Italiano: lezione di Martedì 13 gennaio 2009
Giacomo LEOPARDI LA VITA
Leopardi, Giacomo (Recanati 1798 - Napoli 1837), poeta italiano, tra i maggiori dell'Ottocento. LA FORMAZIONE E LE PRIME OPERE
Giacomo Leopardi era figlio del conte Monaldo, uomo colto ma reazionario e chiuso nei confronti delle innovazioni del mondo, e di Adelaide Antici, energica e poco affettuosa. Giacomo, primo di otto figli, studiò privatamente, dapprima sotto la guida di due sacerdoti e poi da solo, attingendo alla ricchissima biblioteca paterna. Imparò il latino, il greco, l'ebraico e alcune lingue moderne. A diciotto anni era già un erudito dall'eccezionale formazione filologica, ma la sua salute era ormai compromessa per sempre. LA CRISI
Già nel 1816 Leopardi cadde in un periodo di crisi, durante il quale mise in discussione tutta la sua formazione: del 1816 è infatti L'appressamento della morte , una cantica in terzine in cui il poeta sente la morte, che crede imminente, come un conforto. In questi anni cominciarono sofferenze fisiche e una preoccupante malattia agli occhi che nel 1819 lo costrinse a interrompere lo studio. Nel suo carattere, intanto, si andava sviluppando la presa di coscienza del lacerante contrasto tra l'intensità della sua vita interiore e la sua incapacità di manifestarla nei rapporti con gli altri. In seguito a una sorta di conversione letteraria , abbandon abbandonò ò gli studi filologici filologici e si accostò accostò alla poesia, attraverso la lettura degli autori italiani del Trecento, Trecento, del Cinquecento Cinquecento e del Seicento, e dei
suoi contemporanei italiani e francesi. Anche la sua visione del mondo subì una svolta radicale: Leopardi smise di cercare conforto nella religione, di cui era stata permeata tutta la sua fantasiosa fanciu fanciull llezz ezza, a, e si avvici avvicinò nò a un'in un'inter terpre preta tazio zione ne della della vit vitaa vicina vicina alle alle filoso filosofie fie sensi sensist staa e meccanicistica. Grazie all'amicizia con Pietro Giordani, con il quale nel 1817 iniziò una feconda corris corrispon ponden denza, za, il dista distacco cco dal conser conservat vatori orismo smo pater paterno no si fece fece più netto netto:: all'an all'anno no segue seguent ntee Sopra a il monume monumento nto di Dante Dante, canzoni patriottiche molto retoriche e risalgono All'Italia e Sopr classicheggianti nelle quali Leopardi espresse la sua adesione alle idee liberali di stampo laico. Nello stesso periodo prese parte attiva al dibattito, di respiro europeo, che contrapponeva classicisti e romantici, affermando la sua posizione a favore dei primi nel Discorso di un italiano attorno alla poesia romantica (1818). Cominciò a covare rancore anche verso la casa natale e Recanati, in cui individuava la causa della propria infelicità e da cui tentò di fuggire. Nel 1822 venne mandato a Roma dallo zio materno, Carlo Antici, ma fu un'esperienza deludente e il poeta, tornato a Recanati l'anno seguente, si chiuse ancor più in se stesso. IL PESSIMISMO LEOPARDIANO
In quegli anni Leopardi elaborò il proprio sistema di pensiero, imperniato su una concezione concezione pessimistica della realtà che espose nelle pagine dello Zibaldone (1817-1832), appunti e pensieri morali scritti senza l'intenzione di formare un'opera organica e pubblicati postumi nel 1898 in occasione del centenario della nascita del poeta.
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Nello Nello Zibald Zibaldone one,, Leopar Leopardi di mise mise a confro confronto nto l'innoc l'innocent entee e felice felice stato stato di natura natura con la condizione attuale dell'uomo, corrotta dalla ragione che, rifiutando l'illusione e svelando il vero, genera l'infelicità.
Il concetto si amplia e si radicalizza nelle Operette morali (1824-1835), dove la Natura stessa, pri prima ma dipi dipint ntaa come come madre madre bene benefi fica ca,, si tras trasfo form rmaa in una una matr matrig igna na che che spin spinge ge l'uo l'uomo mo al conseguimento di una felicità irraggiungibile e insieme gli procura una sofferenza insanabile proprio perché connaturata nella condizione umana. È in questo periodo che trova sfogo una delle vene liriche più autentiche della poesia leopardiana, quella meditativa e malinconica: malinconica : nascono i piccoli idilli L'infinito, La sera del dì di festa , Alla luna, Il sogno, La vita solitaria (1819-1821). Sempre nel periodo tra il 1820 e il 1822 Leopardi scrisse anche canzoni di argomento filosofico: Ad Angelo Mai, Mai, Bruto minore e Ultimo canto di Saffo, Saffo, accomunate da una rivolta contro la tirannia del destino e le oppressive leggi universali. In Alla sua donna (1823) la figura femminile è dipinta come evanescente e irraggiungibile. È il primo nucleo di componimenti che andrà a costituire la raccolta dei Canti, Canti, 41 poesie in tutto, scritte dalla giovinezza fino alla morte. LONTANO DA RECANATI
Nel 1825 si recò a Milano con l'incarico di curare per l'editore Stella una pubblicazione delle opere di Cicerone, che però non fu mai realizzata. Trasferitosi Trasferitosi a Bologna, vi rimase fino al 1827, quando andò a Firenze. Nel 1826 pubblicò un commento alle Rime di Francesco Petrarca. Nonostante l'attività lavorativa e le nuove conoscenze, il suo pessimismo non si attenuò. Nell'epistola in versi sciolti Al conte Carlo Pepoli annunciò di aver perduto ogni conforto nella poesia e di volersi dedicare alla filosofia. A Firenze Leopardi conobbe Giovanni Battista Niccolini, Pietro Colletta, Niccolò Tommaseo e Alessandro Manzoni. A Pisa, dove si stabilì dopo qualche mese, ritrovò almeno in parte la salute e con essa la vena poetica: scrisse la canzone Il Risorgimento, che lancia sul mondo uno sguardo fresco e nuovo, e A Silvia, uno dei suoi componime componimenti nti più belli. belli. Ma fu una breve parentesi parentesi:: ben presto fu di nuovo sopraffatto dalle sofferenze fisiche e dalla malattia agli occhi. Tornato a Firenze nel 1828, sperò di trovare un impiego che gli desse modo di vivere senza il supporto della famiglia, ma le sue condizioni fisiche non gli permettevano di lavorare in modo cont contin inua uati tivo vo e nel nel dice dicemb mbre re dell delloo stes stesso so anno anno torn tornòò a Reca Recana nati ti.. Il rito ritorn rnoo ai cari cari ogge oggett ttii dell'infanzia gli ispirò i cosiddetti "grandi idilli ", ", giudicati tra le sue opere migliori: Le ricordanze (1829), La quiete dopo la tempesta (1829), Il sabato del villaggio (1829), Canto notturno di un pastore errante dell'Asia (1830), Il passero solitario, concepito nella giovinezza ma terminato
solo in quegli anni. Nel 1830 Pietro Colletta gli propose di tornare a Firenze: Leopardi accettò allora una somma messagli a disposizione da anonimi, con l'impegno che l'avrebbe restituita con i proventi dei suoi primi lavori. Tuttavia, non avendo ottenuto i frutti sperati dall'edizione fiorentina dei Canti, Canti, si ridusse a chiedere un assegno alla famiglia, che lo mantenne fino alla morte. A Firenze il poeta conobbe Antonio Ranieri, un giovane napoletano bello ed estroverso, con il quale strinse una salda amicizia e convisse fino alla morte. Sempre a Firenze si innamorò della nobildonna Fanny Targioni Tozzetti, nella quale sperò di aver trovato un'anima gemella: 2
ma anche questa speranza finì in un'amara delusione. Intorno a questa relazione Leopardi scrisse Il pensiero dominante (1831), Amore e morte (1832), Consalvo (1832), A se stesso (1833) e Aspasia (1834), dove l'amore viene visto come l'unica via di salvezza dal tedio e si afferma che l'uomo non si innamora tanto della donna, quanto dell'amore stesso, o dell'idea che se ne è fatto. Nel 1833 Leopardi seguì
Ranieri a Napoli Napo li,, dove trascorse gli ultimi quattro anni della sua vita: il clima non alleviò la sua asma cronica e, afflitto dalle sofferenze, il poeta non fece che invocare la morte. Qui compose, tra il 1834 e il 1837, la maggior parte dei suoi scritti satirici: I nuovi credenti, credenti, carme in terzine, Palinodia terzine, Palinodia al marchese Gino Capponi e i Paralipome i Paralipomeni ni della Batracomiomachia Batracomiomachia , ispirato a un poemetto pseudo-omerico sulla lotta tra rane e topi, dove satireggia le futili e disordinate sollevazioni dei patrioti contro gli austriaci ( vedi Risorgimento). Con La Con La ginestra (1836) Leopardi sembrò avere un tardivo risveglio dell'antica giovinezza e cantò la ribellione contro la natura e il destino. La sua ultima poesia è Il tramonto della luna (1837), di smisurata tristezza, la cui ultima strofa pare sia stata dettata dal poeta all'amico all'amico Ranieri in punto di morte. LA POESIA E LO STILE
Secondo Leopardi la poesia è una folgorazione interiore, rapida e segreta. Per questo non può esservi altra poesia che la lirica. Essa non esclude la meditazione, ma la rielabora nella musicalità e nell'immagine del componimento poetico. I suoi capolavori sono da ricercarsi tra gli idilli della prima giovinezza giovinezza e quelli della maturità, canti sgorgati dal cuore, confessioni nostalgiche e ricordi della giovinezza perduta, teneri e rassegnati. Spesso il poeta compiange se stesso per essere uscito dall'illusione fanciullesca della felicità ( A Silvia, Silvia , Il passero solitario). solitario). Altre volte, come nell' Infinito, Infinito, si immedesima con il battito vuoto e meccanico della natura e sembra trovare, in questo annientamento, la pace. Una poesia poesia volt voltaa a esprimere esprimere folgoraz folgorazioni ioni interiori interiori non può essere essere contenut contenutaa in una struttur strutturaa metrica fissa: Leopardi ricorse all'endecasillabo sciolto, sciolto, oppure a endecasillabi e settenari alternati, a volte rimati e a volte no, riuniti in strofe di lunghezza diversa, che stravolgevano i tipi metrici tradizionali. Riuscì a ottenere effetti potentissimi semplicemente con la collocazione delle parole, e usò la punteggiatura in un modo del tutto personale, privilegiando le pause liriche rispetto alle consuete suddivisioni logiche e grammaticali. Test: 1) 2) 3) 4) 5) 6)
Quali Quali sono i princip principali ali avvenim avvenimenti enti della della vita vita di G. Leopardi Leopardi?? Quale Quale impre impressi ssione one ricev ricevee di Roma? Roma? Cosa sostiene sostiene la teoria teoria del del piace piacere? re? Cos’è Cos’è la teori teoriaa del vago e dell’in dell’indefi definito nito?? Quanti Quanti infin infiniti iti ci sono sono nell’Idi nell’Idillio llio “ L’Infinito” L’Infinito ” In cosa cosa cons consis iste te il il Pessimismo Pessimismo storico ? Perché la natura è considerata benigna? benigna? Come sono visti gli antichi e i moderni? 7) Quali Quali sono le carat caratter teris istic tiche he della della fase fase di transi transizi zione one del Pessimismo storico a quello cosmico? cosmico ? Qual è il canto di transizione? 8) In che che cos cosaa cons consis iste te ilil Pessimismo cosmico? cosmico? Perché la natura è considerata maligna? Come sono visti gli antichi e i moderni? 3
9) 10) 11) 12) 13) 14) 15)
Perché Perché la poetica poetica negli negli ultimi ultimi anni è consid considerat erataa anti-idillica? anti-idillica ? Cos’è Cos’è la “social-catena” “social-catena ” descritta nella Ginestra? Ginestra ? Cos’è un idillio idillio per G. Leopardi? Cos’è il Tedio e in quali opere è presente? Cos’è “l’arido-vero”? “l’arido-vero”? Cosa sono le Operette Operette Morali? Cosa sono sono i Grandi Grandi Idilli o Idilli Pisano-R Pisano-Recan ecanates atesi? i? E in cosa differi differiscon sconoo dai primi Idilli? 16) Quali sono i ttemi emi del “Ciclo di Aspasia”? Aspasia”? 17) Qual è l’ultima opera di G.Leopardi?
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