2013
LEZIONI DI PIANOFORTE - INTRODUZIONE -
PIANOSOLO.IT LEZIONI A CURA DI CHRISTIAN SALERNO
LEZIONI DI PIANO – INTRODUZIONE
Le lezioni presenti in questa raccolta sono lezioni presenti sul sito in particolare a questo indirizzo: Pianosolo.it, http://www.pianosolo.it/2012/12/09/corso-introduttivo-allo-studio-delpianoforte-0-presentazione/ Sono lezioni tratte da un corso introduttivo di Pianoforte. Ogni lezione è corredata da un video in grado di rendere esplicito ogni dettagli spiegato nell’articolo.
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Per ora non mi resta che augurarti una buona lettura!
1
La postura al Pianoforte – PIANOSOLO.IT
Corso introduttivo allo studio del
su e giù per la tastiera. Una posizione centrale consente inoltre di avere un pieno
Pianoforte – 1. Postura
controllo su tutta la tastiera.
Benvenuto in questa prima lezione del corso. Oggi parliamo dell’impostazioni generali che bisogna assumere quando ci si siede al pianoforte. Nel video che troverai di seguito potrai vedere in che modo è consigliabile sedersi sullo sgabello, in che modo bisogna tenere il busto, le spalle, le braccia e le gambe. http://www.youtube.com/watch?v=6Ni3EfcMOxI
In ogni campo però ci sono le eccezioni.
Hai appena visto quali sono i principi generali
Anche quella di sedersi al centro non è una
per una buona postura al pianoforte. Ci tengo
regola ma solo un buon consiglio. Per
a ribadire il fatto che questi sono dei principi
suonare alcuni brani ad esempio è necessario
generali che ritengo utili per una corretta
spostarsi totalmente con lo sgabello più a
impostazione al pianoforte. Ciò significa
sinistra (come nello Studio Op.10 n.1 di
riuscire a stare al pianoforte col minor
Chopin) o più a destra (come nei brani in cui
dispendio di energie e il minor numero di
entrambe le mani suonano in chiave di
tensioni possibili.
violino).
Ecco qui di seguito i consigli per una buona
Altezza dello sgabello
postura. Potrai vedere, andando ai concerti di grandi pianisti (oppure guardandoli in rete),
Premesso che il braccio deve essere allo
che non sempre questi principi vengono
stesso livello della tastiera, l’altezza dello
rispettati alla lettera. Questo perché esistono
sgabello è molto soggettiva. Il tutto dipende
tanti modi per suonare il pianoforte, e questi
quasi
pianisti ne sono la testimonianza.
dell’individuo. Più si è alti e più lo sgabello
esclusivamente
dall’altezza
deve essere basso. Più si è bassi e più lo Non esiste una postura universale,
esiste
sgabello deve essere alto. Anche qui si tratta
piuttosto una postura consigliata. E’ giusto
sempre di consigli generali. Se provi a vedere
che ogni pianista trovi il proprio approccio
le esecuzioni di Glenn Gold, vedrai il suo
con lo strumento.
modo di sedersi allo sgabello, o meglio… alla sedia!
Posizione sul pianoforte
Il suo braccio e le sue gambe erano ben al di Quando ci si siede al pianoforte ci si siede al centro
(all’altezza
del
Re#4).
Questo
consente alle mani di muoversi liberamente
sotto del livello della tastiera, quando queste ultime generalmente si tengono distanziate solo di qualche decina di centimetri.
2
La postura al Pianoforte – PIANOSOLO.IT
Il braccio troppo basso non ti permette di sfruttare tutto il peso del corpo, poiché il peso si fermerebbe proprio all’inizio del polso. Viceversa, un braccio troppo alto corrisponde anche ad un polso troppo alto, Inoltre bisogna sedersi sulla punta dello
rendendo difficoltoso suonare forte con le
sgabello piuttosto che al centro per favorire
dita.
una movimento completo e libero delle gambe,
e
per
favorire
la
caduta
del
baricentro, e quindi del peso, sulla tastiera.
Posizione delle gambe Le gambe del pianista devono essere innanzi tutto unite, questo soprattutto per una questione di eleganza e raffinatezza. L’angolo delle gambe deve formare un angolo retto, se non si utilizzano i pedali, mentre quando si utilizzano occorre un angolo leggermente più grande.
Posizione della mano Nel video di questa lezione non si è ancora parlato della posizione della mano, ma è
Posizione del braccio Il braccio deve essere sullo stesso piano della tastiera. In questo modo si eviterà di avere il polso troppo alto o troppo basso.
importante
iniziare
riuscire ad avere
ad
accennarvi.
Per
un buon controllo, è
preferibile tenere la mano con le dita raccolte, non troppo distese.
3
La postura al Pianoforte – PIANOSOLO.IT
Su questo argomento ci sono davvero due scuole di pensiero nettamente opposte. La prima scuola sostiene la teoria delle dita raccolta e annulla la possibilità di avere le dita distese. La seconda invece sostiene la teoria delle dita distese ed annulla la possibilità di avere le dita raccolte. Il mio modesto parere è che talvolta è necessario utilizzare le dita raccolte ed altre invece le dita distese, tutto dipende dal passaggio che si sta affrontando. In più non esiste un solo modo per risolvere un passaggio ma più di uno, perciò le possibilità diventano davvero molte.
Christian Salerno
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Postura e principi di Rilassamento – PIANOSOLO.IT
Corso introduttivo allo studio del Pianoforte – 2. Rilassamento Benvenuto in questa seconda lezione del corso. Oggi riprendiamo il discorso dell'impostazione al pianoforte e iniziamo a introdurre un argomento fondamentale poiché sarà alla base di ogni buona esecuzione pianistica: il rilassamento. Qui di seguito puoi trovare il video che espone i concetti preannunciati in maniera semplice e chiara: http://youtu.be/ylwQ-6c_qyM
Abbiamo parlato della nostra posizione al pianoforte. Ci tengo a insistere su questo concetto perché è davvero la base di tutto. Una buona postura consente dei movimenti più fluidi, privi di tensioni inutili e quindi un maggior risparmio di energie. Una postura errata può danneggiare l'esecuzione e l'esecutore. Non sono pochi i casi di infortuni al pianoforte e la maggior parte delle volte si verificano perché si ha un'impostazione errata per un prolungato lasso di tempo. Non dimentichiamoci mai che suonare il pianoforte deve essere un piacere e non un'esperienza da dimenticare per la troppa fatica o i troppi dolori. I dolori li avvertiamo solo quando lavoriamo male o non siamo completamente rilassati. Se sentiamo un dolore alla schiena allora dobbiamo modificare la nostra postura. Se sentiamo dei dolori all'avambraccio allora dobbiamo modificare la nostra postura. Talvolta i dolori si possono percepire anche lavorando correttamente ma per un lungo arco di tempo. Ricordiamoci sempre che i dolori sono l'unico campanello d'allarme che
il nostro corpo è in grado di darci, indicandoci che in quel momento c'è qualcosa che non va. Dobbiamo ascoltare il nostro corpo! c orpo! Quando avvertiamo un dolore dobbiamo fermarci e riposare. Ci sono tantissimi muscoli e movimenti in gioco mentre suoniamo e tante sono le contrazioni che andiamo a compiere (quelle statiche o isometriche oppure quelle dinamiche o isotoniche). Queste contrazioni sono necessarie per compiere i movimenti. Tuttavia non c'è niente da temere quando si alternano a tali contrazioni alcuni movimenti di distensione. Se invece la contrazione è presente per un lungo periodo (come accade in molti esercizi di tecnica, per esempio quelli in cui la mano rimane aperta a lungo) allora si può rischiare l'infortunio se non si sa quando fermarsi e riposare. Riporto da "Come suonare il Pianoforte" di Gyorgy Sandor Ed. BUR Biblioteca Univ. Rizzoli: "Nessun muscolo dovrebbe mai rimanere in stato di estrema contrazione per troppo tempo, e questo va particolarmente tenuto presente quando la mano è aperta. Bisogna permettere
alle
dita
di
ritornare
o
riavvicinarsi alla loro posizione normale quanto più possibile p ossibile." ."
Ecco qui di seguito una serie di errori posturali comuni assolutamente da evitare.
Errori comuni di postura
2
Postura e principi di Rilassamento – PIANOSOLO.IT
Ci sono degli errori di postura ricorrenti negli allievi che spesso possono portare a vivere il pianoforte come un'esperienza negativa. I dolori derivano da delle tensioni eccessive e talvolta inutili. Vediamo quali sono le posizioni assolutamente da evitare per avere un perfetto rilassamento al pianoforte.
Spalle alzate Tenere le spalle alzate è uno degli errori più comuni. Quando si è in tensione spesso si tende a compiere quest'azione. Le spalle alzate in un allievo indicano mancanza di rilassamento. È molto complicato riuscire ad accorgersene da soli, dato che quando si suona si hanno molto cose a cui badare (posizione del corpo, delle mani, diteggiatura, altezza e valore delle note, dinamiche ecc..), perciò in questo caso il compito del maestro è fondamentale, cioè quello di riuscire a rilevare le tensioni nell'allievo, facendogliele notare e insegnandogli a percepirle da solo.
Schiena curva Abbiamo detto più volte che il pianista suona su uno sgabello e non su una sedia. Non essendoci lo schienale sarà nostro compito tenere la schiena dritta. Bisogna fare inoltre molta attenzione nel tenere la parte lombare ben spinta in dentro, onde evitare di avere nel giro di poco tempo forti dolori.
Anche un'altezza dello sgabello errata può portare a dei dolori alla schiena, ma questo è già stato trattato nella lezione precedente (http://www.pianosolo.it/2013/01/04/corsointroduttivo-allo-studio-del-pianoforte-1impostazione-al-pianoforte/). impostazione-al-pianoforte/ ).
Unghie lunghe Un fattore assolutamente da non sottovalutare è la lunghezza delle unghie. La parte del dito che entra a contatto col tasto è la punta più estrema del polpastrello. Dato che questo ci arriva picchiando dall'alto, se si
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Postura e principi di Rilassamento – PIANOSOLO.IT
hanno le unghie troppo lunghe, il dito rischia di scivolare poiché non vi è più aderenza fra polpastrello e tasto. Perciò è necessario curare le unghie in modo tale che queste non superino la punta più estrema del polpastrello. Attenzione però a non tagliarle troppo corte poiché più sono corte e più sono fragili e in alcuni casi può capitare che cadano.
Come tenere la mano In "La Main Du Pianiste Methode d'Education al posturale progressive" di Catherine Bros e Marc Papillon Ed. aleXitère a pag 27 leggiamo: "Esiste una posizione fisiologica che permette al polso un certo riposo muscolo-tendineo: è
è messa proprio come suonano i pianisti il pianoforte! È la posizione più semplice e naturale per la mano, perché non riproporla anche durante l'esecuzione al pianoforte? Non teniamo la mano con le dita distese o eccessivamente rannicchiate, ma in modo giusto per non creare tensioni inutili.
valutabile a circa 15° di estensione e a 15° di inclinazione ulnare ed è giustificata dal fatto
Dita ricurve o dita distese?
che in questa posizione i tendini dei muscoli flessori estrinseci delle dita passano per il tunnel carpale con una direzione rettilinea, favorendo
in
questo
modo
un
minor
dispendio di energia".
La mano dunque deve essere tenuta nel modo più spontaneo possibile. Un esempio che amo fare è pensare alla nostra mano mentre camminiamo. Quando lo facciamo, la nostra mano assume una posizione di totale rilassamento, con lo scopo di disperdere il minor numero di energie possibili. Se provi a guardare la tua mano in posizione naturale, noterai che
In ambito pianistico, questa è senz'altro una delle discussioni più note di sempre. Esistono due scuole di pensiero opposte, i sostenitori di una escludono l'altra. Secondo loro, non esistono via di mezzo, la mano deve avere le dita o distese o ricurve a seconda della scuola di pensiero che si intende seguire. Secondo il mio parere, in alcuni brani si presentano delle situazioni in cui avere le dita distese favorisce la riuscita di quel passaggio, e altre in cui è necessario avere le dita ricurve. Per esempio è risaputo che per suonare sui tasti neri è più comodo avere le dita distese.
4
Postura e principi di Rilassamento – PIANOSOLO.IT
La mano si deve adattare alle situazioni. Talvolta ha bisogno delle dita distese e talvolta di quelle ricurve, delle volte è necessario spingersi fin dentro ai tasti ed altre volte è meglio uscire fuori dai tasti neri. Tutto dipende da ogni singolo caso e non esiste una posizione universale che può andar bene per tutti, anche perché ognuno di noi ha un tipo differente di mano, sia per grandezza che per conformazione.
Christian Salerno
1
La caduta – PIANOSOLO.IT
Corso introduttivo allo studio del
maestro
se
l'allievo
è
in
completo
rilassamento oppure no. Certo, ci sono degli
Pianoforte – 3. Caduta
indicatori inconfutabili come le spalle alzate,
Benvenuto in questa terza lezione del corso.
la respirazione poco regolare, i gomiti
Oggi parliamo ancora di rilassamento e in
all'esterno, le gambe molto divaricate e così
particolare della caduta.
via, ma la tensione in eccesso può esserci anche quando tutte le componenti sono al
Nel video che troverai di seguito potrai
proprio posto.
vedere in che modo è consigliabile fare i primi esercizi al pianoforte per imparare a
La musica abbraccia spesso diverse materie
prendere confidenza con il concetto di peso di peso e
come la Matematica. Molto spesso si sente
rilassamento. rilassamento.
parlare di frazioni numeriche o di somme di valori. Ma nella musica, soprattutto dal punto
[VIDEO]
di vista esecutivo c'è anche un po' di Fisica. consigli
Hai appena visto quali sono i
principali per effettuare una buona caduta al pianoforte. La caduta è uno degli elementi più essenziali per il pianista poiché questa verrà adottata sia all'inizio, come hai appena visto, ma anche di continuo nel corso del proprio cammino di studi. E' importante
Eh sì, sto parlando della forza di gravità. Ricordiamoci sempre perciò che tutto ciò che è libero di muoversi tende a muoversi verso il centro della terra, è una legge fisica. Tale forza trasforma la massa in peso e dobbiamo sempre tenerlo presente, qualsiasi cosa facciamo.
prendere sin da subito confidenza con questo elemento, anche perché è alla base del rilassamento che abbiamo ormai capito essere a sua volta alla base di una buona tecnica pianista. Personalmente ritengo che in questo caso, più che mai, la calma sia la virtù dei forti. La voglia di iniziare a mettere la mani sul pianoforte, la voglia di suonare la prima melodia, la voglia di far sentire agli altri il frutto del nostro lavoro, devono essere contenute.
Dobbiamo
avvicinarci
al
pianoforte per piccoli passi graduali, ma soprattutto
corretti.
passo
Ma a cosa serve conoscere la forza di gravità?
potrebbe significare perdere un aspetto
Risposta: "Ci serve perché in molti casi può
essenziale
potrebbe
essere una potente alleata". Non dobbiamo
ripercuotersi per tutto il resto dei nostri
combattere contro di essa, ma piuttosto
studi. Il concetto di rilassamento è uno dei
dobbiamo
concetti più difficili da apprendere, proprio
assecondare la sua forza, risparmiando così
della
Saltare
tecnica
che
un
perché è anche difficile verificare per il
farci
trasportare,
dobbiamo
2
La caduta – PIANOSOLO.IT
La forza di gravità può giocare a nostro favore soprattutto nella fase di caduta . Questo termine sta ad indicare la caduta m orto della mano sulla tastiera. quasi a peso morto Si tratta di un movimento che consente di prendere piena coscienza del proprio braccio e delle proprie forze e pesi in azione. Per effettuare una caduta, occorrono tre fasi: sollevamento, caduta, impatto.
Prima fase: Sollevamento La prima fase è data dal sollevamento della mano. Anche in questa semplice fase bisogna prestare molta attenzione. Bisogna infatti stare attenti a disperdere poche energie in questo movimento. Per far sì che questo non avvenga bisogna compiere un " leggero
ammortizzare elasticamente l'impatto stesso trasferendo l'energia al tasto nel modo più corretto possibile. possibile.
Seconda fase: Caduta La seconda fase, quella della caduta vera e propria, è una fase di totale rilassamento in cui il nostro compito è passivo. Non dobbiamo agire in nessun modo se non lasciandoci andare alla forza di gravità. Dal medesimo libro, a pagina 76 cito: " non dovrebbe esservi nessuna interferenza con l'accelerazione
provocata
alla
forza
di
gravità."
Terza fase: Impatto
movimento della parte superiore del braccio, che sarà immediatamente seguito da un movimento verso l'alto dell'avambraccio che a sua volta solleva la mano e le dita " (Come
Suonare il Pianoforte di Gyorgy Sandor, pag.74 Ed. Biblioteca Universale Rizzoli). Bisogna fare in modo inoltre di non alzare troppo il braccio perché creerebbe fatica. All'incirca l'altezza ideale va dai 20 ai 30 centimetri. Ora dobbiamo fare attenzione a che il nostro gomito sia aderente al nostro busto, poiché la caduta del braccio dovrà essere verticale e non obliqua. Bisognerà sfruttare la forza di gravità nel miglior modo possibile in quest'esercizio. Cito inoltre un'altra precisazione essenziale dal libro Come suonare il Pianoforte, a pag 76 dice: "Importante anche notare la posizione delle dita e del polso: questa posizione garantisce che al momento dell'impatto con la tastiera, tutte
le
giunture
siano
in
grado
di
Ed eccoci al momento più cruciale, ovvero quando le dita entrano in contatto con i tasti del pianoforte. In questo caso si verifica un leggero irrigidimento in tutte le articolazioni. Tale irrigidimento permette di conferire energia ai tasti e permette alla mano di rimbalzare. È importantissimo che l'irrigidimento sia solamente per quella fase e che non si protragga a lungo. Come puoi
3
La caduta – PIANOSOLO.IT
evidentemente sotto il piano della tastiera, in
Di seguito trovate una serie di
questo modo è più facile ammortizzare il
interessanti con caduta:
14 esercizi
colpo. Viceversa se il polso è troppo alto, non sarà in grado di effettuare il rimbalzo sui tasti.
1) Lasciar cadere la mano sulla tastiera senza
Se non disponi di un pianoforte acustico
alcuna precisione.
questo rimbalzo potrebbe essere difficile da
2) Ora si sceglie una nota precisa. Prima di
ottenere. Nelle tastiere solitamente i tasti
lasciar cadere è consigliabile cantare la nota
oppongono meno resistenza all'impatto e
prescelta.
ritornano su, una volta abbassati, con minor spinta, cosa che invece accade sui pianoforti
3) Ripetere gli esercizi precedenti mirando
acustici e meglio ancora nei pianoforti a
uno o più tasti neri.
coda.
4) Nel momento dell’impatto della mano con i tasti, bisogna far ammortizzare la caduta con un abbassamento del polso.
Esercizi 5) Ripetere tutti gli esercizi precedenti Perché la caduta è così difficile? Perché è così
partendo con il braccio inerte e la mano
difficile
completo
appoggiata sul ginocchio, e alzando il braccio
rilassamento? Lo è per via del sistema
per poi lasciarlo ricadere con un movimento
extrapiramidale, un insieme di
continuato ed omogeneo.
raggiungere
il
centri nervosi
che hanno lo scopo di controllare le reazioni istintive orientate e adattarle al movimento volontario. L’unico modo per superare questo “ostacolo” è quello di avere piena coscienza e controllo di quello che si vuole fare. Abbiamo detto che la caduta altro non è che lasciar cadere la mano a “peso morto” sulla tastiera. Ecco in che modo devi realizzare una caduta: 1. pre-esecuzione mentale 2. esecuzione reale con piena coscienza 3. inspirazione nel momento di tensione ed espirazione durante il rilassamento 4. uso della comune sedia prima e uso dello sgabello dopo.
6) Dopo la caduta, tenere abbassato il tasto premuto e avvicinare e allontanare dal fianco il gomito, tenendo il polso e la mano fermi. 7) Dopo la caduta, tenere abbassato il tasto e portare il gomito in avanti e indietro. 8) Dopo la caduta, tenere abbassato il tasto e spostare lateralmente il polso verso destra e verso
sinistra,
senza
però
coinvolgere
avambraccio e gomito. 9)
Uguale
a
prima,
ma
facendo
un
movimento di rotazione completo del polso. 10) Cadere col giusto allineamento del dito rispetto al proprio tendine. 11) Esercitarsi a cadere su tasti diversi, abituandosi a cantare il tasto che si sta per
4
La caduta – PIANOSOLO.IT
abbassare prima che il movimento venga effettuato. 12) Ripetere gli esercizi con le due mani. 13) Esercitare la caduta del solo avambraccio, avamb raccio, tenendo fermi: braccio, spalla e gomito. 14) Esercitare la caduta della sola mano, tenendo fermo tutto il braccio, dalla spalla al polso.
Christian Salerno
1
L’esercizio di Chopin – PIANOSOLO.IT
Corso introduttivo allo studio del
L'esercizio è dunque diviso in due due parti: parti: la prima parte
Pianoforte – 4. Esercizio di
ascendente
(dal pollice al
mignolo) e la seconda parte discendente (dal
Chopin
mignolo al pollice
Benvenuto in questa quarta lezione del corso. Oggi iniziamo a mettere le mani sulla tastiera andando ad eseguire il nostro primo vero e proprio esercizio al pianoforte. Nel video che troverai di seguito potrai vedere in che modo è consigliabile fare il primo esercizio al pianoforte, avere la corretta impostazione e il pieno controllo dell'esercizio. http://www.youtube.com/watch?v=Vjfx4jYFm6U
Come puoi notare si tratta di un esercizio piuttosto semplice ma che non deve essere per nessuna ragione semplificata. Ripeto
La stessa cosa vale per la mano sinistra. In
ancora che quello che premierà l'allievo sarà
questo caso si parte a suonare dal mignolo
sempre la costanza e la pazienza. Cercare di
(nota più bassa) fino ad andare al pollice
fare il passo più lungo della gamba non farà
(nota più alta) e poi si ritorna al mignolo. In
altro che distruggere tutto ciò che di buono è
questo esercizio ci sono diverse cose da
stato creato sino ad ora.
tenere bene in considerazione.
L'esercizio consente nel suonare a mani
Buon suono: il pianoforte deve emettere un
separate una successione di tasti bianchi
buon suono. Uno degli errori principali è
congiunti
essere
quello di premere i tasti troppo forte,
obbligatoriamente le note Do, Re, Mi, Fa,
andando a martellare ogni nota pensando
Sol), a mani separate, prima una e poi l'altra.
che la tastiera sia una macchina da scrivere.
(che
non
debbano
Oppure un altro errore comune è quello di sfiorare i tasti . Il suono del pianoforte deve
Se iniziamo ad esercitarsi con la mano destra,
essere pieno e deciso, ma non metallico e
posizioniamo ogni dito della mano su di un
pesante. In ogni modo sono tutte cose che
tasto bianco qualsiasi. A questo punto
col tempo vanno a svilupparsi. L'orecchio
dobbiamo
la
diventerà sempre più musicale e sensibile, e
successione di note che va dalla nota più
avrà sempre più esigenze che dovranno
bassa (suonata col pollice) a quella più alta
essere soddisfatte mediante un buon tocco
(suonata col mignolo) e una volta arrivati al
che lo si può acquisire solo con tanto
mignolo
esercizio,
suonare
si
ritorna
lentamente
al
pollice
mantenendo la stessa velocità.
sempre
ricerca
e
ascolto
registrazioni di brani classici. c lassici.
di
buone
2
L’esercizio di Chopin – PIANOSOLO.IT
Regolarità: è importantissimo mantenere il
posizionarsi
tempo con estremo rigore. Ogni nota deve
immediatamente
avere la stessa identica durata di tutte le
abbiamo questa posizione:
altre e non si devono sentire scatti o accenti che non sono stati inclusi nell'esercizio. Tutte le note devono avere eguale velocità e
sui
tasti
bianchi
successivi.
In
non pratica
Pollice = Mi Indice = Fa#
intensità. Medio = Sol# Preparazione delle note: prima che ogni dito
vada a toccare il tasto, ricordati sempre di prepararlo.
Preparare
un
dito
significo
Anulare = La# Mignolo = Do
renderlo pronto ad emettere un buon suono. Un suono energico e pulito lo si ottiene con una buona percussione del dito sul tasto. Per avere questa percussione è necessario (per ora) sollevare il dito che si intende suonare prima che questo suoni. In questo modo si riesce a dare più corsa al dito con un evidente volume di suono maggiore. Compattezza: le dita della mano devono
sempre stare tutte al proprio posto, sia le dita che stanno suonando sia quelle che non
Ci tengo a precisare che non ci sono posizioni
devono suonare. Come sempre, se senti
predefinite per cominciare a suonare il
dolori non continuare a sforzarti, riposati e
pianoforte. La mano non deve posizionarsi
riprendi dopo qualche minuto.
sempre su dei determinati tasti (anche se i primi esercizi hanno quasi sempre la mano
Lo stesso esercizio appena effettuato ora va traslato su di una nuova posizione che è quella che Chopin faceva adottare ai suoi allievi poiché riteneva che quest'ultima era la
sui
medesimi
tasti),
I tasti neri sono raggruppati in sezioni di due e tre che si alternano. Chopin riteneva che le tre dita più lunghe della nostra mano, ovvero l'indice, il medio e l'anulare, dovevano essere posizionati sul gruppo dei tre tasti neri. Le dita resta, pollice e mignolo, dovevano
seconda
mano dovrà posizionarsi su dei tasti rispetto ad altri.
che era anche la più comoda per la mano.
Il pianoforte è formato da tasti bianchi e neri.
a
dell’esercizio, dello studio o del brano, la
posizione migliore per poter cominciare dato
Come si ottiene questa posizione?
ma
Christian Salerno
1
Riconoscere i Tasti – PIANOSOLO.IT
Corso introduttivo allo studio del Pianoforte – 5. Riconoscere le note sulla tastiera del pianoforte
Bene, questa scala si sviluppa per tutta la tastiera che è formata da 88 tasti nei
pianoforti
(anche
se
alcuni
antichi
ne
possono avere anche alcuni meno e altri moderni anche di più). Ora c’è una domanda che può sorgere
spontanea:
“se ho 88 tasti e solo 7 note
musicali, come faccio a dare un nome ad ogni tasto??”
I tasti si chiamano sempre Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si, ma a seconda della loro altezza, sono seguiti da un numero che sta a indicare precisamente la loro posizione sul pianoforte. Benvenuto in questa quinta lezione del corso. Oggi iniziamo a riconoscere le note sulla tastiera del pianoforte.
A partire da sinistra verso destra del pianoforte abbiamo Do1, Re1, Mi1, Fa1, Sol1, La1, Si1.
Nel video che troverai di seguito potrai vedere in che modo è possibile riconoscere le note sui tasti: http://www.youtube.com/watch?v=KADubTW0r 44
Come puoi notare si tratta di memorizzare poche semplici cose per riuscire a individuare qualsiasi nota. Ci sono diversi metodi per farlo, e adesso andiamo a elencarli. Abbiamo un metodo accademico (quello corretto), e due metodi non accademici che spesso si utilizzano con i bambini. Partiamo prima da quello corretto.
Una volta finita una scala musicale, si dice che abbiamo concluso un’ un’ottava. ottava. Ne segue quindi un’altra: Do2, Re2, Mi2, Fa2, Sol2, La2,
Si2. Poi ancora un’altra: Do3, Re3, Mi3, Fa3, Sol3,
La3, Si3, così fino al Do8. Per ora stiamo parlando esclusivamente dei tasti bianchi, nella pagine che seguono
troverai la spiegazione riguardante i tasti neri. Se hai a casa un pianoforte fai molta
Per riconoscere qualsiasi tasto del pianoforte
attenzione a non confonderti. C’è una cosa
ci è necessario conoscerne almeno uno,
che devi assolutamente ricordarti:
dopodiché sarà possibile individuare gli altri per logica. Hai presente la scala musicale? Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si?
Il primo tasto a sinistra non è un Do. Do.
Il primo tasto è un La. Impariamo ora a riconoscere i Do in modo tale da non poterci più sbagliare.
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Riconoscere i Tasti – PIANOSOLO.IT
ma ci possono essere alcuni escamotage che
Riconoscere il Do
possono risultare molto utili,.
Quando uno studente inizia a orientarsi sulla tastiera, prende come riferimento il Do, mentre
il
tasto
di
riferimento
degli
accordatori è il La.
Alcuni pianoforti hanno un buco per la serratura
sotto
la
tastiera
per
poterli
chiudere a chiave. Questa serratura è quasi all’altezza de l
Do centrale, perciò non
Il Do è apparentemente un tasto bianco
possiamo confonderci. Un altro trucco che
simile
sembra
spesso si utilizza è quello di guardare l’altezza
semplice
della marca del pianoforte. In genere questa
trucchetto per riconoscerlo. Guarda i tasti
è sempre scritta nella parte centrale del
neri del pianoforte, noti qualcosa? Sono
pianoforte, di conseguenza la marca ci
raggruppati a gruppi di due e di tre.
indicherà l’ottava centrale ovvero l’ottava del
agli
impossibile.
altri In
e
distinguerlo
realtà
c’è
un
Do centrale. Il Do è quel tasto bianco posizionato immediatamente alla sinistra del gruppo dei
Sono piccoli trucchi che possono rendere più
due tasti neri, sempre.
veloce l’individuazione del Do centrale, ma
ripeto Conoscendo un tasto (il Do), possiamo
che
non
si
tratta
di
metodi
convenzionali e didattici.
riconoscere tutti gli altri. Infatti, se ci muoviamo verso destra dal Do otterremo i suoni che compongono la scala musicale ascendente (Re, Mi, Fa, Sol, La, Si, Do ecc..),
viceversa muovendoci verso sinistra abbiamo la scala musicale discendente (Si, La, Sol, Fa, Mi, Re, Do ecc..).
I nomi dei tasti neri Come già scritto sopra, i tasti neri sono divisi in gruppi di due e di tre. I tasti neri hanno lo stesso nome dei tasti bianchi, solo che a questo nome ne va aggiunto un altro.
Altri modi per riconoscere il
I tasti neri, come anche gli altri tasti, hanno più di un nome (3 nomi per ciascun tasto
Do
escluso il Sol# o Lab). Lo stesso tasto quindi
Ci sono tanti Do sulla tastiera. Quello che
quali sono questi.
viene maggiormente preso in considerazione in un primo momento è il Do centrale, ovvero il Do che divide quasi a metà la tastiera e questo Do è il quarto da sinistra. Tutti impariamo a riconoscere il Do centrale con un po’ di allenamento e colpo d’occhio,
può essere nominato in più modi. Scopriamo
I tasti neri hanno dei nomi che si riferiscono ai tasti bianchi adiacenti. Prendiamo in considerazione l’ottava musicale che trovi
nella figura qui di seguito.
3
Riconoscere i Tasti – PIANOSOLO.IT
Il primo tasto a sinistra che vedi in figura bianco è un Do, subito a destra trovi il Re, poi
il Mi e così via. Ma, come si chiama invece il primo tasto nero a sinistra, per intenderci quello subito
alla destra del Do? Quel tasto può essere un Do# (si pronuncia Do diesis) oppure un Reb (si pronuncia Re bemolle). Si tratta di un Do# se io guardo questo tasto in senso ascendente (ovvero dal Do verso destra). Si chiamerà invece Reb se io guardo questo tasto in senso discendente (ovvero dal Re verso sinistra). Si tratta, come vedi, dello stesso tasto, eppure a seconda di come noi lo vediamo, questo prende una denominazione piuttosto che un’altra.
Christian Salerno
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Le 3 Fasi del suono – PIANOSOLO.IT
Corso introduttivo allo studio del pianoforte – 6. Le tre fasi del suono Benvenuto in questa sesta lezione del corso.
semplice da suonare e questo per
alcuni aspetti è vero. È il più immediato per un principiante. A premere un tasto sono capaci tutti, emettere emettere un bel suono da un flauto, un violino o un clarinetto è una cosa un po’ più complicata.
Oggi vediamo in che modo l’esecutore può controllare il suono. Qui di seguito trovi un video esplicativo. http://www.youtube.com/watch?v= tLZaWRug9pE . Il suono non nasce nelle mani, bensì nel cervello. È proprio il tuo pensiero che che crea il suono, le mani sono solo un mezzo. Se a monte il pensiero non è chiaro, allora neanche il suono che verrà fuori lo sarà. Nel nostro pensiero dobbiamo già sapere se vogliamo ottenere un suono debole o forte, un suono dolce o graffiato e così via. Ovviamente tutte queste sfumature di suono si riescono ad ottenere con tanta pratica ed esperienza, tuttavia è bene iniziare a esplorare questo immenso, direi infinito, mondo sonoro. Spesso il pianoforte viene considerato come lo strumento più
Tuttavia, andando un po’ più in profondità, ci rendiamo conto che pur essendo semplice premere dei tasti e ottenere un suono, non è altrettanto scontato che questo sia un bel suono ed è qui che entra in gioco l’abilità del musicista. Il pianoforte dispone di moltissime sonorità ed è nostro compito andare a scoprirle. Qui di seguito trovi le tre fasi del del suono.
Fase di Preparazione (1)
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Le 3 Fasi del suono – PIANOSOLO.IT
Il suono nasce dal pensiero. In questa prima fase dobbiamo già avere ben chiaro in mente che tipo di suono vogliamo ottenere. Non è possibile ottenere un suono particolare se non si ha ben chiaro in mente quel tipo di suono. Sulla base del suono che abbiamo in mente dobbiamo adeguare la nostra mano, il nostro polso e il nostro braccio per far sì che quella data sonorità venga fuori.
Fase dei Tasti abbassati (2) Una volta che hai deciso che tipo di suono ottenere è arrivato il momento di abbassare il tasto. Nel momento in cui i tasti sono abbassati siamo entrati nella seconda fase.
In questa seconda fase ti consiglio caldamente di goderti i suoni che che hai appena prodotto.
È un brutto vizio di noi pianisti quello di concentrarci troppo sulle note che vengono dopo, perdendo così l’interesse per le note appena suonate.
Fase di Rilascio dei tasti (3) Ed eccoci all’ultima fase, non per questo meno importante, anzi…! È importantissimo imparare anche a dosare il rilascio dei tasti, dato che sollevare la mano bruscamente può interrompere il suono in maniera troppo netta e questo, in alcuni casi, può dare fastidio all’orecchio.
Christian Salerno
Il Pentagramma – PIANOSOLO.IT
appartiene, se è un tasto bianco oppure nero e la sua durata.
Lezione n.7 Introduzione Per suonare il pianoforte è necessario conoscere anche la teoria musicale. Infatti, se il pianista ha la necessità di riprodurre un brano attraverso la lettura di uno spartito, necessita di determinate conoscenze. In questa lezione inizieremo ad introdurre alcune nozioni, a partire dal pentagramma:
Ricordiamoci sempre che anche la durata delle note è essenziale anche se agli esordi del Pentagramma questo parametro non era preso in considerazione. Inizialmente il Pentagramma era composto da 4 righe e 3 spazi. Oggi il pentagramma (penta = cinque) è formato da 5 linee che formano al loro interno 4 spazi.
(VIDEO) Facciamo ora un breve riassunto di ciò che hai appena ascoltato.
Il Pentagramma Il Pentagramma è un sistema che è stato inventato e modellato nel corso della storia della musica e ha la funzione di riuscire a far decifrare al musicista con estrema esattezza l’altezza e la dura ta delle note.
All’interno
del
pentagramma
vengono inserite le note musicali, che per ora analizzeremo solo dal puto di vista dell’ altezza, e solo in un secondo momento anche dei loro valori.
Nei libri, una nota priva di valore musicale è spesso rappresentata come un ovale nero privo di gambette.
In pratica quando un pianista legge delle
note
all’interno
di
un
pentagramma, riesce a capire di che nota si tratta, a quale ottava
Le note musicali vengono inserite all’interno di questo pentagramma,
o sulle linee o negli spazi.
Corso introduttivo allo studio del Pianoforte – Il Pentagramma e le Note
Il Pentagramma – PIANOSOLO.IT
È bene sapere, senza approfondire per ora, che è possibile trovare talvolta le note anche al di fuori del pentagramma, poi capiremo anche come fare per riconoscerle.
lettura che ci indichi con precisione quali note leggere. La prima chiave musicale (in totale sono sette ) che si incontra nei propri studi di pianoforte è la chiave di Violino (o di Sol o di Canto). Questa chiave ha questa forma:
Le note Abbiamo detto che le note sono questi ovali che vengono inseriti nel pentagramma. Un errore comune è quello di pensare che una nota messa in una determinata posizione sul pentagramma corrisponda sempre allo stesso suono.
Come vedi la chiave è collocata
Mi spiego meglio: spesso ci viene detto che sulla prima riga in basso del pentagramma abbiamo un MI.
all’interno del pentagramma perché
Questo è parzialmente vero. In
La Chiave viene posizionata subito all’inizio del pentagramma , in modo tale da stabilire in che modo leggere le note.
chiave di Violino quest’affermazione
è vera, ma in chiave di Basso o in qualsiasi altra chiave questa affermazione e scorretta.
La Chiave Dato che su una stessa linea o spazio possono esserci note diverse, abbiamo bisogno di una chiave di
non esiste chiave pentagramma e viceversa.
senza
Qui di seguito segue uno schema in grado di farti capire la posizione delle note nel pentagramma ma allo stesso tempo la corrispondenza coi tasti del pianoforte.
Corso introduttivo allo studio del Pianoforte – Il Pentagramma e le Note
Il Pentagramma – PIANOSOLO.IT
Fa), proprio come nelle figure che seguono:
Puoi vedere che la prima nota nell’immagine (che si trova sotto il pentagramma) è un Do. La seconda
nota sotto il pentagramma è un Re, la prima nota sulla riga è un Mi e così via. Impara a memoria questo schema
che è fondamentale. Ci tengo a sottolineare che questo discorso è valido solamente per la chiave di Violino che è quella che stiamo esaminando ed esamineremo anche nelle prossime lezioni. Per un apprendimento più facile delle note spesso queste vengono suddivise in note negli spazi (Fa La Do Mi) e note sulle righe (Mi Sol Si Re
Qui di seguito trovi due esercizi di lettura che ho preparato per te. Tutto quello che devi fare è leggere le note cercando di rispettare il tempo iniziale che hai scelto. Cerca di non fare pause e di non “ singhiozzare”.
Ti conviene partire dalle note negli spazi che sono solo 4 e successivamente quando avrai acquisito sicurezza, passare a quelle sulle righe: http:/www.pianosolo.it/multimedia/e sercizi/eserciziodilettura.pdf
Corso introduttivo allo studio del Pianoforte – Il Pentagramma e le Note
I valori musicali – musicali – PIANOSOLO.IT PIANOSOLO.IT
considerazione. I canti venivano scritti
Lezione n.9
all’interno di un pentagramma attraverso note aventi tutte la stessa figurazione, cioè note nere e prive di gambette.
Introduzione Benvenuto in un nuova lezione del corso introduttivo allo studio del Pianoforte. Nella lezione di oggi vedremo come riconoscere la durata delle note, ovvero come individuare il valore musicale di ogni nota. Per
approfondimenti,
guarda
questo
video: http://www.youtube.com/watch?v=n3xRG YRGaZI Come puoi vedere dall’immagine sopra, c’è solo una serie di note nere disposte una dopo l’altra, senza riferimenti di tempo, senza battute e senza pause.
Un po’ di storia Per leggere uno spartito scritto in una qualsiasi epoca musicale occorre saper
Probabilmente
ti
starai
chiedendo:
“perché scrivevano senza tempo? “
riconoscere non solo l’altezza delle note
La risposta è semplice. Non scrivevano e
ma anche il loro valore.
non indicavano il tempo non perché
Non possiamo per esempio suonare lo spartito di un brano che non conosciamo solo
suonando
le
note
giuste
senza
rispettare i valori delle note. Viceversa, è impensabile rispettare solo i valori delle note e suonare note diverse da quelle scritte in partitura. Ai tempi del canto gregoriano i valori musicali
non
erano
stati
presi
ancora non ci avessero pensato, ma per motivazioni religioso-filosofiche. religioso-filosofiche. L’uomo del Medioevo non era padrone del tempo. Il tempo non apparteneva dell’uomo ma a Dio. Dunque l’uomo non si poneva il problema di gestire il tempo. Ti ricordo inoltre che le giornate dell’uomo del medioevo erano scandite in base alle ore canoniche, ovvero le ore della preghiera.
in
Corso introduttivo allo studio del Pianoforte Pianoforte – – II valori musicali
I valori musicali – musicali – PIANOSOLO.IT PIANOSOLO.IT
Con l’evoluzione del pensiero l’uomo inizia
semibreve). Essa dura 4/4, ovvero l’intero, e
a prendere possesso del tempo e ad
viene raffigurata in questo modo:
avvertire l’esigenza di gestire il tempo anche nella musica. Così nascono i valori
musicali.
Un ovale bianco, senza gambe né altro. Può
Le figurazioni Come faresti a scrivere una nota sul pentagramma e al contempo specificarne sia l’altezza che la durata? Per l’altezza basta solamente disporre la nota in uno spazio o rigo differente del pentagramma, mentre per la durata serve una notazione grafica relativa alla durata.
essere
posizionato
ovunque
nel
pentagramma.
Cosa significa che una nota dura 4/4? Per chiarezza di esposizione, ma soprattutto per semplificazione, possiamo dare una definizione molto approssimativa. Perciò diciamo che per ora una nota da 4/4 dura all’incirca 4 secondi.
Le figurazioni principali che esaminiamo in questa lezione sono solo 4, le principali, quelle che incontrerai spesso nei primi
Minima
esercizi di pianoforte. Specifichiamo però
La minima è un’altra nota molto utilizzata e
che in totale le figure dei valori musicali
vale
sono 9 (comprese la breve e la fusa). fusa).
precedenza. Ti voglio ricordare inoltre che
la
metà
della
nota
vista
in
ogni valore musicale è multiplo dell’altro. Vediamo come sono convenzionalmente Quindi la minima varrà 2/4, che per ora
riconosciute queste figure.
possiamo semplificare come due secondi.
Semibreve La semibreve è la nota più lunga che abbiamo
nel
nostro
sistema
musicale
attuale (non lasciarti ingannare dal nome
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I valori musicali – musicali – PIANOSOLO.IT PIANOSOLO.IT
Come notazione musicale è molto simile
Aggiunta la gambetta all’ovale vuoto,
alla semibreve, con la differenza che a
colorato l’ovale di nero, ora non ci resta
questa
che aggiungerci una coda alla gambetta.
nota
è
stata
aggiunta
una
gambetta .
La
gamba
della
nota
puoi
trovarla
indifferentemente in alto (posizionata alla destra della nota) o in basso (posizionata a sinistra della nota). Ed ecco come viene raffigurata la croma dal valore di 1/8, e cioè mezzo secondo.
Semiminima
Le crome, a differenza degli altri valori,
La semiminima è solitamente l’unità di
hanno una particolarità. partic olarità. Se c’è una
misura.
questa nota dura all’incirca un secondo.
due o più consecutive, queste possono raggruppate raggruppate in questo modo:
La semiminima è simile alle minima, con la
Si tratta sempre di 4 note dal valore singolo
sola differenza che l’ovale l’ ovale è nero anziché
di
essere bianco (e quindi vuoto).
cambiate graficamente.
Croma
Perplessità
Vale
metà
della
minima,
di
conseguenza dura 1/4. Ciò vuol dire che
In questa lezione ci fermiamo alla croma
successione
1/8,
con
di
la
differenza
che
crome essere
sono
Qualche dubbio ora potrebbe risultare
anche se è bene sapere che esistono
spontaneo. Per esempio potremmo porci
valori ancora più piccoli per poter scrivere
questa domanda:
note ancora più veloci.
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I valori musicali – musicali – PIANOSOLO.IT PIANOSOLO.IT
“ Ma se è vero che la semibreve dura 4/4 e
Proprio a casaccio no. C’erano delle
quindi 4 secondi… i 4 secondi contati da
convenzioni
me possono essere differenti dai 4 secondi
sapeva perfettamente che l’andatura di
contati da un’altra persona. Come fa il
una sarabanda una sarabanda era differente da quella di
pianista a stabilir e quanto l’autore voleva
una giga, ed era molto presente il fattore
che durasse realmente la nota?” nota?”
umano.
Proprio per questo è stato inventato il
Per esempio quando il direttore di coro
metronomo, uno strumento in grado di stabilire esattamente la velocità di un brano e quindi i valori musicali (in uso tuttora).
doveva dare il tempo ai coristi, si toccava il
polso
per
musicali.
poter
Per
sentire
esempio
le
si
proprie
pulsazioni e dare quindi il tempo in base a queste.
Nelle prossime lezioni parleremo ancora di durate, valori, tempo, ritmo, pause e frazioni musicali per entrare più nel vivo del
concetto. Per qualsiasi dubbio non esitare a lasciare un commento sotto l’articolo sul sito Pianosolo.it
Christian Salerno
Grazie a questo strumento è possibile rispettare
perfettamente
la
volontà
dell’autore. “ Ma allora prima dell’invenzione di questo strumento, si andava un po’ a casaccio? casaccio? ”
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Lezione n.10
bada a rinnovare spesso il pedale di risonanza, bada a tenere la mano che suona la linea melodica ad un livello sonoro superiore rispetto all’altra, bada
Introduzione Benvenuto in questa nuova lezione del Corso introduttivo allo studio del pianoforte. Nella lezione di oggi vediamo che cosa sono le dinamiche e come queste possono portare un contributo artistico significativo alla nostra esecuzione. Per approfondimenti, guarda questo video: http://www.youtube.com/watch?v=W s3xFAlgoDc
a rispettare il legato e lo staccato, bada ad inserire ritenuti, accelerazioni e rallentamenti laddove la partitura lo richiede e tanto altro. Come vedi non è poi così semplice. Un errore spesso commesso dai principianti è quello di non suonare con la variazioni di dinamica.
La dinamica, che altro non è che la gestione delle intensità sonore (suono forte, suono piano ecc..), non è da confondere assolutamente col movimento e la velocità.
In ambiti extramusicali questa può darci l’idea
Le dinamiche C’è una frase che riesce sempre a rendere bene l’idea di quanto sia
complesso il pianoforte: “tutti sanno suonare il pianoforte, ma in pochi sanno suonarlo bene”.
In effetti è davvero così. Cosa ci vuole a mettere le mani sulla tastiera ed abbassare i tasti? Niente! Tuttavia, fortunatamente, il pianista non si limita solo a questo. Il pianista bada all’uguaglianza del tocco, bada a non
dare accenti laddove non ci sono, bada a cambiare spesso il colore per non rendere il brano troppo “piatto”, CORSO INTRODUTTIVO ALLO STUDIO DEL PIANOFORTE – LE DINAMICHE
di
qualcosa
che
si
muova
all’interno di un dato tempo. Qui invece
non si parla assolutamente di tempo ma bensì di volumi sonori. È bene iniziare subito a usare le dinamiche! Non esistono note senza dinamiche. Certo, per un allievo che è alle prime armi è già tanto riuscire a suonare guardando le note sullo spartito mantenendo le mani in posizione corretta, ma personalmente ritengo che occorra riuscire sin da subito a buttare l’occhio sulle dinamiche altrimenti si può prendere l’abitudine di metterle sempre
in secondo piano dopo la lettura delle
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note, mentre dovrebbe essere una cosa simultanea.
Il rischio che corriamo noi pianisti è quello di risultare monotoni. A differenza degli altri strumenti noi non abbiamo bisogno di respiri forzati. Non suoniamo un clarinetto dove prima o poi dovremo prendere fiato, non suoniamo un violino dove prima o poi dovremo cambiare arcata. Di conseguenza, poiché il pianoforte non richiede questo, dobbiamo e renderlo noi uno strumento vivo dinamico, andando, per esempio, a chiudere le frasi in modo elegante con un leggero sfumare del suono. Questa è la difficoltà del pianista. Rendere il proprio strumento, uno strumento cantabile ed è molto difficile dato. Meccanicamente abbiamo dei martelletti che battono su delle corde ed è difficilissimo ottenere un legato perfetto come avviene con gli altri strumenti. Tuttavia possiamo cercare di simularli.
partitura la propria intenzione espressiva, così abbiamo già tutte le indicazioni degli autori su come suonare tutti i passaggi del pezzo in questione. Le indicazioni di dinamica sono solitamente inserite fra i due pentagrammi, pentagrammi, quello della dell a mano destra (solitamente chiave di Sol), e quello della mano sinistra (solitamente chiave di Fa). In questo caso la modulazione di dinamica è da intendere per entrambe le mani (quasi mai una mano ha un’intensità diversa dall’altra).
Il suono può partire da un pianissimo sino ad andare ad un fortissimo (anche se
possiamo
il
“piano
pianissimo” o il “forte fortissimo”).
Ecco qui di seguito le principali abbreviazioni abbreviazioni che puoi trovare su di uno spartito:
pp: pianissimo
p: piano
mp: mezzopiano
mf :
Ciò è possibile solo con un lavoro di cambiamento di intensità del suono, passando dal suono piano a quello forte tramite delle gradazioni intermedie oppure di colpo, come avviene in diversi casi.
trovare
mezzoforte f : forte ff : fortissimo
A seconda delle abbreviazioni che troviamo, dobbiamo regolare il nostro volume di suono. Per esempio in questa figura
Dinamica sullo Spartito Fortunatamente i compositori erano molto attenti a segnare con cura sulla CORSO INTRODUTTIVO ALLO STUDIO DEL PIANOFORTE – LE DINAMICHE
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Bisogna suonare tutte queste note con un’intensità sonora che non superi mai il piano.
Ovviamente piano è soggettivo. Non esistono indicazioni internazionali che indicano quanti decibel di suono deve avere un “piano” o un “mezzoforte”.
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CORSO INTRODUTTIVO ALLO STUDIO DEL PIANOFORTE – LE DINAMICHE
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