I testi testi d i Carlos Carlos Castaned a e la ri-soci ri-socializzaz alizzaz ione d el loro loro lettor e. Manuel Montemurro
Ringrazio per l’indispensabile aiuto fornitomi nella stesura della tesi la luna, Elvira, Nicola, Dora, Roberto, Rita, Francesco, i praticanti del gruppo di Roma, ed in particolare Giada, Zoì, Eléne, Stefano, Clara e R., le praticanti del gruppo di Matera .
Indice: cap.I – la vicend vicend a e l’eredità l’eredità d i Castan eda,
p. 8
cap.II cap.II - inqu ad ram ento teoricoteorico-m m etodo logico, logico,
p. 32
cap.III cap.III - an alisi d el testo,
p . 81
III. III.1 1 – an alisi na rra tologica,
p . 83
III.2 III.2 – an alisi tem atica, at ica,
p . 117
III. III.3 3 – stra tegie retor iche,
p . 148 148
cap.IV - d iscussion e d ei risu ltati,
p . 164 164
conclusion i,
p . 205 205
ap pen d ice, ice,
p. 231 231
2
INTRODUZIONE
Con il presente lavoro si intende dimostrare la suscetti bilità dei testi letterari di Carlos Castaneda a generare occasioni di ri-socializzazione. N ell’insieme ell’insieme la prod u zione dello scrittore, in tutto dod ici ici testi che copron o un arco di temp o di trent’ ann i, d al 196 1968 8 al 199 1998, 8, si cara cara tterizza p er essere un resoconto dell’apprendistato conseguito dallo stesso Castaneda in Messico, prim a in qu alità alità d i antrop ologo, ologo, poi in in qu ella ella di affil affiliato, iato, pr esso un gru pp o di sedici sedici sciaman sciaman i app artenenti ad un ’antica antica linea trad izionale. izionale. I testi di Castaneda sono stati indagati in altre occasioni secondo tre tipi di app roccio: roccio:
polemico, polemico, volto a provare la la loro loro presu nta inau inau tenticità; tenticità;
descrittivo, nel tentativo di ricostruire la visione del mondo di cui sono portatori; ermenuetico, con l’obiettivo di ricavarne delle interpretazioni e di istituire dei paragoni. Solo episodicamente, ed in maniera del tutto superficiale, per quello che si è riusciti ad appurare nel corso della ricerca bibliografica, bibliografica, i testi in qu estione sono stati oggetto di un a valu tazione da pa rte d ella ella critica critica letterar letterar ia. Questi aspetti della della ricezione ricezione criti critica ca del lavoro lavoro di Castaneda , assie assieme me ad un a succinta
presentazione
informa zioni biografiche biografiche
della
sua
produzione
letteraria
e
ad
alcune
essenziali alla comp ren sione d ella ella vicenda
esistenziale dell’ind dell’ind ividu o, form form an o l’arg l’arg om ento d el cap cap . 1° 1° . Attor no alla alla p rod uz ione d ello ello scrittore si è costitu costitu ito nel corso dei decenn i un pu bblico bblico del qu ale si possono rilevare rilevare tracce tracce interessanti interessanti . Tali tracce tracce sono rap presentate dall’esi dall’esistenza stenza
d elle elle comun ità w eb di
appassionati del mondo letterario (e non solo letterario) collegato a Castan eda , e dai flussi com com un icativi icativi che vi circol circolan an o all’intern all’intern o.
3
Da una indagine esplorativa informale delle comunità 1, consistita in una frequentazione gua rd avano
quotidiana
di
dodici
mesi2, è emerso che i soggetti
sé stessi stessi ed il loro mon do attraverso
le rap presentazioni, le
descrizioni descrizioni ed il lessi lessicco contenuti nella nella p rodu zione letteraria letteraria di Castaned a ed appartenenti alla visione del mondo propria degli sciamani messicani. In qu ell’ ell’occasione occasione emer geva che che i m emb ri d elle elle comu nità eff effettu ettu ava no
un
adattamento delle formulazioni sciamaniche alla vita quotidiana, rileggendo sé stessi stessi ed il mon do attra verso una n uova interp retazione. La trasposizione alla vita quotidiana di una visione antica ed aliena al contesto contesto di ap par tenenza faceva faceva sospettare sospettare un ’operaz ione di tradu zione e reinterpretazione. Emergeva una situazione in evoluzione ricca di tutta la contrad contrad dizione prop ria dell’esperienza dell’esperienza vissuta. Per completezza d’informazione va detto in questa sede che molti lettori si sono spinti così oltre la dimensione della sola pratica di lettura da diventare veri e propri apprendisti al seguito degli allievi che Castaneda ha direttamente istruito ed addestrato alle arti sciamaniche di cui era a conoscenza, tra la fine fine degli ann i ottanta e l’inizio l’inizio degli an ni nova nta . L’adesione ad una sorta di movimento da parte di questi apprendisti trova il suo momento di conferma e di convalida nella partecipazione ai seminari tenuti dagli alli allievi evi di Castaneda e nella nella frequen frequen tazione di gru pp i di pr atica, atica, sorti num erosi negli negli ultimi anni in tu tti i Paesi Paesi europei, nel Nord America, in America Latina, nell’Europa dell’Est ed in Giappone . La pratica si incentra fondam entalmente attorno a sp ecial ecialii tecnic tecniche he corpor ee ed energetiche, energetiche, antica risorsa del lignaggio di sciamani messicani di cui Castaneda è diventato erede.
1 2
A cui si è aggiunta successivamente successivamente una frequen tazione, tutt ’ora in corso, di alcuni grup pi di pr atica. Dal settem bre 2001 al nov embr e 2002. 2002.
4
La versione m odern a d i queste tecniche tecniche è stata ribattezzata “Tensegrità”. “Tensegrità”. Per una descrizione degli avvenimenti che hanno portato alla nascita del movim ento si riman riman da al cap. cap. 1°. 1°. La presa d’atto dell’esistenza delle comunità sul web e dei contenuti della comunicazione che in esse si verificava, unita alla constatazione che negli ultimi anni, attorno al Castaneda individu o reale, reale, era era sorto un m ovimento di pratica dell’insegnamento, faceva sorgere interessanti interrogativi. Si è quind i ipotizza to che che i testi avessero pot uto stimolare ed innescare, in in un a parte del
pu bblico bblico dei lettori, lettori, un p rocesso rocesso di assimil assimilazione azione d egli egli
element i lessicali lessicali e cogn cogn itivi itivi che che essi gener ano come imm agina rio letterar letterar io. Soprattutto una questione al riguardo si prestava ad un’analisi: quali aspetti degli scritti scritti erano stati capaci di suscitare suscitare u na ad esione esione ed un a p ratica. ratica. Infatti tra la lettura ed il risultato finale ( di cui sono traccia le comunità web, quindi una realtà di fatto, data per acquisita ) c’era un vuoto che corrispondeva al processo, più o meno graduale, che in qualche modo doveva essere essere av venuto, d i introiezione introiezione ed a ssimili ssimilizazione zazione d elle elle componen ti del mon do d egli sciaman sciaman i. Ipotizzare i meccanismi che con qualche probabilità avevano agito dall’interno del testo indirizzando l’esecuzione del lettore verso un processo di ri-socializzazione avrebbe potuto allora colmare parzialmente questo vuoto. Quindi, rispetto ai lavori esistenti svolti sui testi di Carlos Castaneda, questa indagine ha un scopo scopo differente, differente, che è ap pu nto quello quello di individu are quali element i intern i al testo letterario
han no posto in in essere essere nel lettore le
cond cond izioni izioni per un a trasformazione, innescand innescand o in lui lui il processo di ad esione esione sul piano intellettuale e biografico ad una visione della vita e del mondo aliena al suo contesto di appartenenza. Ciò non toglie che gli scritti di 5
Castan eda agiscano e siano agiti anche in altre direzioni, anche se qu esti altri aspett i non int eressano il pr esente lavoro. L’inqu ad ram ento d ell’ipotesi nella corn ice teorica che assegna alla letteratu ra la cap acità di influenz are il contesto sociale ed ag ire su di esso, la limitazione d ell’oggetto d i stu d io e la definizione dei criteri di an alisi, infine la scelta d egli stru men ti metod ologici sono discussi nel cap. 2° . In questo capitolo si fornisce una rassegna degli autori che hanno trattato il problema della letteratura come luogo di costruzione sociale della realtà , ricostruen d o
così il quad ro teor ico d ella disciplina sociologico-letterar ia.
sull’ argom ento : esso è infatti tale da a ttraversare in man iera trasversale tutto il campo disciplinare della sociologia della letteratura, mentre in realtà sono p ochi i lavori specifici che ne ha nn o ap pr ofond ito le dim ensioni reali . Un’altra rassegna d escrive brevemen te le idee di quegli autori che hann o inteso il rapp orto testo-lettore come u n p rocesso di interazione nel corso del qua le vengono a costituirsi contemp oraneam ente e l’opera letteraria e il suo lettore . Qu esto ennesim o richiam o teorico sostiene l’ ipotesi che l’efficacia
d i un
possibile risultato ri-socializzante d a p arte d el testo trovi il suo comp imento nel farsi dell’interaz ione testo-lettore. Si definiscono in oltre i criteri di ver ifica e d i confut azione d ell’ipotesi, cioè i requisiti che i testi di Castan eda d evono avere p er essere detti suscettibili di generare occasioni di ri-socializzazione: si stabilisce che in un processo di risocializzazione siano ar gomen ti sensibili ed im portan ti i temi narrativi della na tur a d ella realtà, d el sé e dell’iden tità perso nale e sociale, l’arg omen to della morte etc.; si stabilisce inoltre la rilevanza sia degli stratagemmi stilistici e retorici messi in opera dall’autore che di quelle comp onenti narrative capaci d i influ ire sulle dinam iche di identificazione - d istanza . Qu ind i si istitu isce 6
un riscontro tra i risultati a cui si è giunti e le dichiarazioni dell’autore sulla sua
produzione
contenute
nei
pochi
documenti
a
disposizione,
principalmente introdu zioni ed interviste . Qu ind i si sceglie d i comp iere u n’ana lisi del testo con alcun i d egli stru men ti pr op ri dell’ana lisi nar ratologica, un m etodo d i ind agine che nell’am bito della sociologia della letteratu ra risulta legittimo anche se problematico, ed i cu i risultati saran no
ricond otti, nel cap. 4°, nell’am bito d elle
categorie d i
d iscorso e d i riflessione p rop rie della sociologia d ella letteratu ra . In questo
capitolo si d ichiaran o anche i criteri e le m otivazioni della
decisione di selezionare
-RXUQH\ WR ,[WODQ
quale testo-campione su cui
cond urre il lavoro di indagine . Il cap . 3°, il cu ore d el presente lavoro, svilup p a l’analisi d el testo che segue le ind icazioni metod ologiche illustrat e nel cap . 2° e si orienta su lla base della griglia teorica pr eceden temen te richiam ata.
N el cap. 4°
vengon o infine
d iscu ssi e messi in relazione recipr oca i risultati ottenu ti dallo stud io testuale. Nel cap. 5° si recuperano e si integrano gli sviluppi dell’ipotesi iniziale, nel tentativo di costru ire ed elaborare d elle conclusioni e d i ind icare linee d i svilup po futu ro dell’ind agine. Ancora una volta vengono richiam ate le linee d i svilup po d ella recente riflessione teorica
sull’effettiva capacità della
letteratura d i influenza re il contesto sociale all’interno d el qu ale avviene la ricezione. Il testo letterario ha la fun zione sociale d i pr od ur re realtà e fornire all’attore sociale strum enti di comp rensione/ interpretazione d el mon do e d i sperimentazione di nu ove p ossibilità di azione. In qu esta m aniera la riflessione sociologica contem por anea articola gli effetti della lettura e della frequentazione del testo letterario nel cammino comp lessivo d i socializzazion e d ell’ind ividu o.
7
La pa rzialità del metod o di analisi utilizzato
lascia aperta la strad a ad
ulteriori sviluppi dell’indagine, che potrebbero andare nella direzione di un confronto tra
il testo letterar io e testi che si occup an o degli stessi am biti
tema tici ( lo sciama nism o ) m a all’intern o di altri ordin i d i d iscorso, al fine d i fare em ergere la specificità sociologica d el discorso letterar io. Emerge in m aniera evidente quan to la caratteristica plurivocità e polisemia del testo letterario, assieme alla sua am biguità di realtà-finzione, perm etta al soggetto l’incontro con l’alterità e la sp erimen tazion e della d iversità , lun go le linee di confine d ello spa zio, d el tem po e d ella cultur a, che la letteratu ra sembra in alcuni casi rend ere meno rigide .
8
1 – LA VICENDA E L’EREDITA’ DI CARLOS CASTAN EDA.
Dalla ricerca cond otta in sed e bibliografica emerg e che la letteratu ra critica sulla produzione letteraria di Carlos Castaneda è, al giorno d’oggi, assai scarsa,
forse anche a causa della contemporan eità d ell’autore,
ma
più
verosimilmente per una sorta di rimozione della sua produ zione da parte della critica 3. Quel poco che c’è è spesso inutilizzabile a causa della faziosità dell’impostazione, volta a stroncare l’autore e la sua opera, a dimostrarne aprioristicamente l’inconsistenza 4. Questo atteggiamento viene ricordato da Elémire Zolla:
(…) finchè sulla stam pa cessò ogni men zione a Castaned a che non accettasse di unire al suo nome e cognome KRD[, sostantivo-aggettivo-verbo insieme, che significa tru ffa, tru ffatore, tru ffare. 5
Nel presente lavoro, interessato ad indagare un aspetto della produzione di questo
autore,
è
stato
necessario
superare
l’occultamento
prodotto
da ll’anatem a. Si segnala, comu nqu e, la mancanza d i un lavoro critico che pr end a in consideraz ione l’insieme delle oper e e le inserisca in un contesto più am pio; contesto nel quale possa emergere la specificità d ella prod uz ione Elémire Zolla, ,OHWWHUDWLHORVFLDPDQR, Mar silio Editor i, Venezia, 1969 ( nu ova ed. 1989 ), p.365. Si consultino al pro posito i lavori di Mary Douglas, “Aut henticity of Castaneda”, sta in ,PSOLFLW0HDQLQJV (VVD\VRQ$QWKURSRORJ\, Routled ge & Kegan Pau l, Lond on, 1975; Jay Cou rtn ey Fikes, &DUORV&DVWDQHGD $FDGHPLF2SSRUWXQLVPDQGWKH3V\FKHGHOLF6L[WLHV, Millenia Press, 1993. 5 Elémire Zolla, idem, p.388. Osserva R. Escarpit :“ Il problema del successo dell’opera letteraria è complesso. ( … ) La sola azione delle esigenze economiche elimina in un anno circa il 90 % delle opere pubblicate e ciò che resta subisce una seconda eliminazione del medesimo ordine da parte dei gruppi che dirigono l’opinione letteraria ( essenzialmente la critica e l’Università ). Vent’anno dopo la loro pubblicazione l’1% delle opere sono divenute “classici” e appartengono a un catalogo QHYDULHWXU che costituisce lo stereotipo della cultura letteraria, quella che p resso l’Università viene d efinita “ la letteratu ra”. Il libero atto d i lettura è confinato nel ristretto ambito d i questa antologia la cui dispon ibilità è stata, a dire il vero, considerevolmente aum entata ( … ), ma la cui stru ttur a riman e rigida e le frontiere strettamente sorvegliate. Siamo in p resenza di u n NOpURV, di u n’eredità cultu rale iniziatica e gli u niversitari, successori diretti d ei chierici, la proteggon o attraverso i r iti della dissertazione di laurea o dei concorsi.” Robert Escarpit, ( éd. par .) /HOLWWpUDLUHHWOHVRFLDO, Flamm arion et Cie, Paris, 1970 ; /HWWHUDWXUDH6RFLHWj, a cura d i G. Pagliano Un gari, Il Mulin o, Bologna , 1972, p. 35 3 4
9
letteraria di Castaneda
ed essere valutato con serenità il valore del suo
contribu to. Va in questa d irezione il recente saggio d i M. Cap aldi, il qu ale però, più che sull’aspetto letterario dei testi, si concentra sul loro contenuto an trop ologico e conoscitivo 6 . La ma ncanza di un a letteratur a critica significativa
non ha perm esso
l’utilizzo di precedenti inquadramenti teorico-interpetativi. Inoltre, preso atto della scarsità di notizie riguardo il percorso biografico di Castaneda, per ricostruire la sua storia si sono dovu ti
considerare come
fonte di
informa zione anche i testi , in qua nto resoconti di fatti accad ut i . A proposito della ricostruzione biografica, e della scelta di presentarla affiancandola alla presentazione della produzione letteraria, va fatta una precisazione. Per M. Foucault il nome d ell’autore è un a funz ione di u n testo o di un insieme di testi nei confronti dei quali agisce da mezzo di classificazione 7. Il nome dell’autore è funzionale al discorso che la società istituisce su un insieme di testi, per definirne lo statuto giuridico ed istituzionale, come nel caso del diritto d’autore o in quello della censur a. Gli aspetti che vengono selezionati come importanti per descrivere la biografia di un autore o la sua personalità
d ipend ono da una scelta
determinata storicamente dagli interessi e dai valori della critica. Lo stesso atto di accomunare sotto il nome d’autore opere che potrebbero differire notevolmente per stile o approccio può impedire alle differenti voci dei singoli testi di farsi ascoltare. Le seguenti note sono state quindi realizzate seguendo un certo criterio di selezione guidato dall’interesse primario della ricerca.
Maria Capaldi, 2OWUHLOLPLWLGHOFRUSR, Edizioni Il Punto di Incontro, Vicenza, 2001 Michel Foucault, 4X·HVWFHTX·XQDXWHXU", in “ %XOOHWLQGHOD6RFLHWpIUDQoDLVHGH3KLORVRSKLH “ , lugl.-sett. 1969 ; &KHFRV·qXQDXWRUH", in 6FULWWLOHWWHUDUL, a cura di C. Milan ese, Feltrin elli, Milano, 1971. 6 7
10
Carlos Aranha nasce a Cajamarca, in Perù, nel 1925. Dopo dei tentativi di stu diare arte, all’età di
trenta an ni si trasferisce negli Stati Uniti, do ve
intraprende gli studi di antropologia alla Università di California di Los Angeles, acquisendo il nome di Carlos Castaneda. Tra gli altri ha come pr ofessore H arold Garfinkel, il fautore dell’orientam ento etnom etodo logico. Agli inizi degli anni sessanta, per compiere una ricerca di etnobotanica, Castaneda si spinge in Messico, dove incontra u n an ziano indio
Qu and o incontrai
Don Juan ero un o stud ente di antrop ologia abbastanza
dedito ai miei studi e volevo iniziare la mia carriera di antropologo professionista pubblicando la maggior quantità possibile di materiale. Ero deciso a scalare il mondo accademico e, secondo i miei calcoli, il primo passo avrebbe dovuto essere la raccolta di informazioni sull’uso delle piante med icinali da p arte d egli ind iani della regione sud -occidentale d egli Stati Uniti. (…). Mi propon evo
di raccogliere piante med icinali, portar e i campioni al
Giard ino Botan ico d ell’UCLA
p erché fossero ident ificati, d escrivend o p oi le
mod alità e i motivi per cui gli ind iani del sud -est li utilizzavano. Imm aginavo di raccogliere migliaia di voci e di pubblicare una vera e propria enciclopedia sull’argomento.8
In realtà l’indio, che si fa conoscere con il nome fittizio di don Juan Matus, è uno sciamano che porta il giovane studente di antropologia ad intraprendere un lun go app rend istato che du ra, con delle interruzioni, più di dieci ann i, d al 1961, da ta d el loro pr imo incontr o, al 1973.
Castaneda, 7KH $FWLYH 6LGH RI ,QILQLW\ Lauga n Prod uction s Inc., USA , 1997 ; ,OODWR DWWLYR GHOO·LQILQLWR, trad . di Alessand ra De Vizzi e Maria Barba ra Piccioli, RCS Libri S.p.a. , Milano, 1998, ( ed. Superbur Saggi 2000 ), pp. 39-40 . 8
Carlos
11
L’impostazione etnometodologica riveste un’importanza fondamentale in tutta la vicenda intellettuale di Castaneda, come egli stesso scrive nella nota per il trentesimo a nn iversario del suo p rimo libro :
Mentre accadeva tutto ciò, ebbi la fortuna di seguire le lezioni del professor Harold Garfinkel della facoltà di sociologia dell’UCLA. Egli mi fornì uno straordinario modello di metodologia etnologica, in base al quale le azioni pratiche della vita quotidiana sono un oggetto ERQD ILGH per la speculazione filosofica e ogni fenomeno analizzato deve essere esaminato per se stesso e in base a regole e concordanze proprie. Se c’erano leggi o prescrizioni da estrapolare, esse avrebbero dovuto essere adeguate al fenomeno stesso. Di conseguenza, le azioni pratiche degli sciamani, viste come sistema coerente dotato di regole e configurazioni proprie, costituivano un oggetto valido per un’indagine seria. Questa indagine non doveva essere soggetta a teorie costituite a priori o a confronti con i dati materiali ottenuti sotto gli auspici di un d iverso assun to filosofico. 9
C astaneda dà notizia delle vicende in cui è coinvolto solo a partire dal 1968, con la pubblicazione di un’opera che è diventata per più motivi storica, 7KH
7HDFKLQJVRI'RQ-XDQ²$
appar entemente
vive
isolato
nel
deserto
di
Sonora . Dand o am pio spaz io all’uso tra dizionale delle pian te psicotrope ed all’esperienza diretta dei viaggi da esse provocati , il libro diventa subito un
FXOW della generazione del sessantotto, entran do a far par te dell’imm aginario Carlos Castaneda, 7KH7HDFKLQJVRI'RQ-XDQ$
12
della contestazione e della rivolta d i quegli anni. L’imp atto che qu esta opera, assieme alle
tre seguen ti,
ebbe sul p ub blico,
sug li intellettuali e
sull’atmosfera d el temp o fu notevole 10. Viene introdotta da don Juan la figura del ‘guerriero’ e la celebre formu lazione d ella ‘via con un cuore’:
Para m i solo recorrer los camm inos que tienen corazon, cualqu ier camino qu e tenga corazon. Por ahi yo recorro, y la unica pru eba que vale es atraversar todo su largo. Y por a hi yo recorro mirand o, mirand o, sin aliento.11
Si inaugu ra così quel legame affettivo tra il mond o d escritto da Ca staneda ed i
suoi lettori che du rerà per più decenni coinvolgend o in un ’avventu ra
collettiva m igliaia d i persone in tutto il mon do. Da allora u n p ubblico attento segu e
la pa rabola letterar ia che le successive u nd ici oper e d ell’au tore
traccian o lung o l’arco d i trent’an ni12. Dopo le iniziali manifestazioni di apprezzamento, anche in ambito accademico, giungono le critiche su un’opera che tende a distanziarsi
10
Una r accolta articolata e discussa dei comm enti del tempo di intellettuali, artisti e giornalisti alle opere d i Carlos Castaneda è contenuta in Daniel C. Noel,6HHLQJ&DVWDQHGD5HDFWLRQVWRWKH¶'RQ-XDQ·:ULWLQJVRI &DUORV&DVWDQHGD , P erig ee Book s, 1976 11 Carlos Castaneda, 7KH7HDFKLQJVRI'RQ-XDQ , op . cit., p. 23. 12 Se è esatta la considerazione di R. Escarpit che la UHFRJQLWLRQ di uno scrittore ha una sopravvivenza di una quind icina d i anni circa, corrispond ente all’arco di d urata dell’influenza del pu bblico che lo sostiene, dopo d i che è necessario il sostegno di u n nu ovo p ubblico più giovane, si può calcolare in via ipotetica la presenza d i tre generazioni di lettori di Castaneda, la prima che ha esaurito il suo ciclo all’inizio degli anni ottanta, la seconda durata fino alla fine degli anni novanta e la terza che tuttora alimenta a livello commerciale la fortuna dello scrittore ( in Italia, per esempio, la casa editrice Rizzoli ha avviato la ristampa di tutta la produzione dello scrittore, ad iniziare dai suoi primi tre scritti ). Si veda /HWWHUDWXUDHVRFLHWj, a cura di R. Escarpit, op . cit., p. 133.
13
notevolmente per la forma, lo stile e soprattutto il contenuto dai precedenti lavori etnogr afici sullo sciam anesim o 13. Un au tore in pa rticolare,
Richar d
De Mille 14 si perita di provare
l’inau tenticità d el lavoro d el giovan e an trop ologo. N ella cerchia d ei suoi sostenitori Castaneda
continu a
però a riscuotere successo, per esempio
presso il professor Garfinkel, che trova nelle idee e nelle conoscenze sciamaniche la conferma della sua concezione della realtà come costruzione forgiata dalla società, tan to che la terza pu bblicazione, -RXUQH\WR,[WODQ7KH
/HVVRQV RI 'RQ -XDQ15, d el 1972, pr ocura a Castaned a il titolo d i PhD in antropologia presso l’Università di California. Nell’opera, il cui testo verrà indaga to nel p resente lavoro, vengono pr esentate le componenti dell’insegnamento che attengono al ‘giusto modo di vivere’, il mod o di vivere di un guerr iero compagn o don Genaro inducono
della conoscenza . Don Juan ed il suo Castaneda, attraverso una serie di
espedienti didattici, a ‘fermare il mondo’, ad interrompere cioè il flusso di interpretazioni ordinarie per consentire il dischiud ersi in lui della percezione pura, non interpretata, cioè della percezione sciamanica così come viene intesa d ai d ue ma estri. Tra la prim a op era d el 1968 e -RXUQH\WR,[WODQ del 1972 Castaneda ha però già d ato alle stam pe
nel 1971 u n altro scritto $ 6HSDUDWH 5HDOLW\ )XUWKHU
&RQYHUVDWLRQVZLWK'RQ-XDQ
16
. L’opera, d ivisa in d ue p arti, “I preliminar i del
Questa informazione e le seguenti sono state tratte da Nevill e Susan Dru ry , 6KDPDQLVP, Element Books Ltd, Longm ead , Shaftesbur y, Dor set ( GB ), 1989; *OLVFLDPDQL , trad . di Aldo Troisi, Xenia Edizioni, Milano, 1995 14 Richard De Mille, &DVWDQHGDV-RXUQH\7KH3RZHUDQGWKH$OOHJRU\ , Sphere Books, Lond on, 1978; R. De Mille, 7KH'RQ-XDQ3DSHUV)XUWKHU&DVWDQHGD&RQWURYHUVLHV, Ross-Erikson, Santa Barbar a, 1980. 15 C. Castaneda, -RXUQH\WR ,[WODQ7KH/HVVRQVRI GRQ-XDQ , Baror International Inc., Armonk N ew York USA, 1972 ( 6th pr int., Pocket Book edition , 1975 ); 9LDJJLRDG,[WODQ , trad . di Giusi Signor i , RCS Libri S. p. a., Milano, 2000 16 C. Castaneda, $6HSDUDWH5HDOLW\)XUWKHUFRQYHUVDWLRQVZLWKGRQ-XDQ, Baron International Inc., Arm onk New York USA, 1971; 8QD 5HDOWj 6HSDUDWD, trad . di Marina Panat ero e Tea Pecun ia Bassani, RCS Libri S.p.a., Milano, 2000 13
14
vedere” e “Il comp ito di vedere”, anticipa m olti d egli argomenti che verrann o approfonditi nelle successive produzioni, come appunto quello del vedere sciamanico. In $ 6HSDUDWH 5HDOLW\ continuano le lezioni con le piante psicotrope, mentre entra in scena p er la p rima v olta l’altro protagon ista a cui si è accennato, d on Genaro, indio 0D]DWHFR e comp agno sciam ano d i don Jua n, immortalato nella celebre sequen za di salti sul baratro di una cascata, evento che ricorderà a Barbara Myerhoff , antropologa presso gli +XLFROHV, una simile esecuzione compiuta dallo sciamano Ramón Medina di cui era stata testimone oculare assieme a Peter Furst 17 . Castaneda conduce durante gli anni settanta ed ottanta una vita elusiva, lontana dalle luci della ribalta mass-mediatica nonostante la notorietà dei suoi libri. Di lui non si sa quasi niente, non esistono in circolazione sue fotografie, giornali
18
rilascia soltanto poche interviste ad alcune rad io e ad alcuni in cui par la esclusivamente d elle esperienze con d on Juan .
Il silenzio che avvolge la sua figura e l’assenza di una immagine a cui far aderire una così vasta attenzione pubblica immediatamente alimentano il mito. La figura di Carlos Castaneda si moltiplica, si espande, si contrae, si sospetta che d ietro tale nom e si celi l’op era d i più m ani; in realtà egli è solo molto abile a non farsi intrapp olare da lle aspettative suscitate dai suoi libri e da i suoi racconti, in un p eriodo storicamente caratterizzato da lla ricerca del
JXUX 19. Dura nte questi ann i
continua a lavorare in ambito accademico
all’intern o della UCLA, tenen d o regolari lezioni d a professore un iversitario a classi di studenti. 17
N. & S. Drury , op. cit., trad . it., p. 96 1968 ElectroPr int Grap hics; 1968 KPFA Rad io; 1972 Psychology Tod ay; 1973 Time M agazin e; 1985 Magical Blend n.°14, n°15 . Queste interviste sono state raccolte e rese dispo nibili sul sito ww w.nagu al.net 19 Si veda l’episodio del sosia raccontato da Castaneda a Keith Thomp son in “Il sentiero del cuore”, intervista di Keith Thom pson a Carlos Castan eda, 1993, sta in &DVWDQHGDHOHVWUHJKHGHO1DJXDO, Stamp a Alternativa, Roma, 1998 18
15
Sempre negli anni settanta, dopo che il sodalizio con il suo maestro è terminato, Castaneda attraversa una crisi che lo porta a mettere a confronto quello che d on Juan gli ha trasm esso con gli insegnamenti d i altri sistemi e d i altre tradizioni. Si mette così alla ricerca di un maestro, ma il confronto con alcun e
a lternative
convince
del
pan oram a
definitivamente
della spiritualità contemp oranea
dell’importanza
e
lo
dell’originalità
dell’insegnamento che ha ricevuto 20. In 7DOHVRI3RZHU 21 ( 1974 ) Castaneda fa introd ur re a don Juan la distinzione, fondam entale per gli sciaman i come lui, tra WRQDO, tutto ciò che si conosce, e
QDJXDO, tutto ciò che è al di là del conosciut o. Di consegu enza la stru ttu ra d ella narr azione si articola in base a questo d ualismo p ercettivo; ne consegue che le lezioni e gli episodi sono dell’uno o dell’altro tipo, con un’ evoluzione dal
WRQDO al QDJXDO. Per tutto quello che l’apprendista ha sperimentato c’è una spiegazione, la spiegazione degli stregoni. Per arrivare ad essa c’è bisogno di accumulare potere sciamanico. La spiegazione può essere anche rivelata, ma se l’ascoltatore non ha potere a sufficienza per esso rimarrà una sequela di parole. Le spiegazioni di don Juan circa il ‘vedere’ ed il semplice guardare sono che gli uomini adeguano la loro percezione del mondo alla loro descrizione del mondo, sostenuta da abitudini e pensieri circa gli oggetti che popolano questo mondo, e che il ‘vedere’ è possibile quando si interrompe il flusso interpretativo. L’antropologo della scuola di Garfinkel sente riecheggiare nelle par ole dello sciama no i term ini della filosofia fenomen ologica:
Queste informazioni sono tr atte da “M isteri sfuggenti”, intervista di Graciela Corvalan a Car los Castaneda, sta in ,QWHUYLVWHD&DUORV&DVWDQHGD6LYLYHVRORGXHYROWH., trad . di Roberto Fedeli e Matteo Guarnaccia, Stampa Altern ativa, Roma, 1997, pp . 103-104 21 C. Castaneda, 7DOHVRI3RZHU , Simon & Schu ser, New York, USA, 1974 ; /·LVRODGHOWRQDO, RCS Rizzoli Libri S.p.a., Milan o, 1975 ( 1997, 8ª ed., tr ad . d i Furio Jesi ) 20
16
Le sue p arole mi gettarono in un o stato di grande eccitazione intellettuale. ( ... ) Cercai di riformulare quanto egli aveva detto, e iniziai con lui una lunga discussione sulla natur a riflessa del nostro mon do. Il mon do, second o don Juan, doveva conformarsi alle descrizioni di esso; le descrizioni si riflettevano, ed era questo riflesso ciò che noi chiamiamo mondo. Don Juan spiegava, inoltre, che noi avevamo imparato ad entrare in rapporto con la nostra descrizione del mondo in termini di ciò che egli definiva “abitudini”. Gli sottoposi un altro vocabolo che mi sembrava più appropriato: intenzionalità, cioè la proprietà della coscienza u man a grazie alla qu ale un oggetto è configura to o inteso. 22
Appare ancora una volta Don Genaro, insegnante di Castaneda per quanto attiene alle lezioni su llo sconosciuto . Con un accento lirico, il libro si chiud e sul salto nel vuoto d egli app rendisti in u n FDQ\RQ, salto che li scaraven ta n ella loro interezza nel dom inio del QDJXDO . Nel frattemp o un
grup po di
altri
app rendisti delle arti
sciamaniche,
comp osto in p arte da ind ios messicani ed in p arte da alcun e donn e americane iniziate an ch’esse al mon do d i Don Juan , affianca Castaneda . Delle avventure del gruppo dopo la dipartita di don Juan parla 7KH6HFRQG
5LQJ RI 3RZHU 24, del 1977, ma solo per quanto riguarda la componente indigena . L’antropologo peruviano ritorna in Messico per chiarire i suoi dubbi cresciuti dopo la partenza di don Juan, ma scopre che i maestri sono ormai irrintracciabili e che gli apprendisti, dopo averlo messo alla prova, riconoscono in lui la loro nuova guida, il 1DJXDO. Attraverso i dialoghi e le
22
C. Castaneda, idem, p. 55. Per un approfond imento del rap porto Castaneda-fenomenologia si veda l’app endice 1 del presente lavoro 23 La resa dell’istrionismo delle du e figure di sciamani in queste pagine ha ricord ato a Furio Jesi la figura d el WULFNVWHU , del bu ffone sacro. Cfr. l’ introd uzione d i Furio Jesi a /·LVRODGHOWRQDO, op. cit., p.5 . 24 C. Castaneda, 7KH6HFRQG5LQJRI3RZHU , Simo n & Schu ster, New York , USA, 1977; ,OVHFRQGRDQHOORGHO SRWHUH, RCS Rizzoli Libri S.p.a., Milano, 1978 ( 2000, 1ª ed. Sup erbu r Saggi, trad . di Pier Francesco Paolini ).
17
avventu re vengono app rofonditi molti aspetti dell’insegnamento, sopr attutto qu elli riguar da nti l’arte d i ‘sognar e’. Si staglia sug li altri ap pr end isti il pr ofilo d el per sonag gio d ella Gord a, che, come d on Jua n e d on Genaro, assurgerà a simbolo dell’imma ginario prodotto d ai testi castan ed iani, specialmen te nella cerchia d elle lettrici25. In 7KH (DJOH·V *LIW
26
( 1981 ) i fili dispersi nei precedenti libri vengono
intrecciati in un u nico, ma estoso disegno graz ie all’emer gere dei par ticolari e delle memorie che Castaneda ha acquisito nello stato sciamanico detto ‘consapevolezza intensa’ Come osserva Zolla:
Un fascio di luce a scatti cadenzati si è dilatato, illuminando a grado a grado ulteriori spazi di una volta immensa e, ancora incompiuto, ma già delineato nella sua maestosa complessità, il capolavoro s’inarca sopra di n oi (…) 27.
Don Juan e don Genaro fanno parte di un gruppo composto da una qu ind icina di veggenti, eredi di un a conoscenza trad izionale che affond a le sue radici nella storia più antica del Messico precolombiano, alla ricerca di quella che essi chiamano la libertà totale. Gli apprendisti guidati da Castaneda sono stati designati per essere i continu atori di questa tradizione. Le du e attività
fond am entali degli stregoni vengono
definite
l’arte
dell’agguato e l’arte di sognare , e sono entram be finalizzate ad am pliare e controllare le possibilità p ercettive dell’uom o. Nella parte terminale dell’opera viene descritto il momento in cui il gruppo di don Juan trapassa definitivamente e intenzionalmente, bruciando con il
M. Capaldi, 2OWUHLOLPLWLGHOFRUSR, op. cit., p. 186 C. Castaneda, 7KH(DJOH·V*LIW , Simo n & Schu ster, New York, USA, 1981; ,OGRQRGHOO·DTXLOD, RCS Rizzoli Libri S.p.a., Milano , 1983 ( 2000, 1ª ed . Sup erbu r Saggi, trad . di Fran cesca Dragon e Band el ) 27 E. Zolla, ,OHWWHUDWLHORVFLDPDQR, op . cit., p.375 25 26
18
‘fuoco da l profond o’, cioè realizzan do un a finale consuma zione mistica di fusione con il flu sso di energia d el cosmo. The )LUHIURP:LWKLQ
28
( 1984 ) è la descrizione dettagliata della padronanza
d ella forza chiama ta ‘intent o’ e della conoscenz a connessa alla man ipolazione del ‘pu nto d i unione o pu nto d i assemblaggio’, il luogo, second o i veggenti m essicani della linea d i d on Ju an , resp onsab ile d ella percezione negli esseri senzienti, posto n ell’uom o ad un braccio di d istanza d ietro le scapole. E’ probabilmente l’opera dell’autore nella quale la conoscenza degli sciamani si rivela più compiutamente come sistema di sapere organico e coerente, indipendente dall’apporto o dall’influenza di elementi esterni appartenenti ad altri sistemi d i conoscenza , qua li la religione o la filosofia. Uno scrittore occiden tale, a pa rtire d alle
risorse fornitegli da lla pr opr ia
cultura di appartenenza, non avrebbe potuto elaborare le descrizioni contenute in
7KH )LUH IURP :LWKLQ , perché esse esulano da qualcosa di
par agonabile o di già conosciuto, anche dal contenu to dei generi par aletterari della fantascienza o del IDQWDV\ a cui una lettura molto superficiale potrebbe accostarle, o da qu ello dei rom anz i del filone 1HZ$JH . A differenza d i questi ultimi, gli scritti di Castaneda non hanno niente di consolatorio, sono anzi spesso inqu ietanti, costruiscono un m ond o in cui si alternano lo stup ore allo sconcerto e la meraviglia alla ferocia. E’ interessante quanto dice l’autore stesso al riguard o nel seguente p assaggio di un ’intervista:
K.T.: “Il suo a mico d on Juan insegn a ciò che è, come conoscere ciò che è, e come vivere in accordo con ciò che è: ontologia, epistemologia e etica. Troppo bravo per essere vero, dicono molti, stando ai quali lei ha creato uno strumento allegorico p er imp artire saggi insegnam enti.”
28
C. Castaneda, 7KH)LUHIURP:LWKLQ, Simo n & Schust er Inc., N ew York, U SA, 1984; ,OIXRFRGDOSURIRQGR, RCS Rizzoli Libri S.p.a., Milano, 1985 ( 1999, 7ª ed. Super bu r Saggi, trad . di Fran cesca Band el Dragon e ).
19
C.C.:”L’idea che abbia inventato un personaggio come don Juan è ridicola. Io sono il prodotto della tradizione intellettuale europea, che non ha nulla a che vedere con un don Juan. Sono un reporter. I miei libri sono il resoconto di un fenomeno insolito che mi ha costretto a cambiare radicalmente la mia vita per and are incontro al fenom eno in qua nto tale.” 29
Nel 1987 viene d ato alle stamp e 7KH3RZHURI6LOHQFH 30. Don Juan e Castaneda continu ano
a p ellegrinare attrav erso p aesaggi m essicani e stati d i
consapevolezza. Don Juan insegna al suo studente come una particolare attenzione venga d ata, dagli sciamani d ella su a linea , ai ‘racconti di potere’. Nella narra zione vengono affrontate le mod alità
di
man ifestazione, i
cosid d etti ‘ noccioli astra tti ‘, della forza cosm ica chiam ata intent o . Le storie di stregon eria sono d ei mod elli tipici e ricorren ti, veicoli attrav erso i quali viene trasmessa la conoscenza dello spirito. Don Juan porta il suo apprendista a sperimentare personalmente le potenzialità di tale tipo di conoscenza, detta conoscenz a silenziosa perché l’acquisizione di d ati avviene senza l’u so della ragione.
Dura nte gli ann i in cui ap paiono le sue opere per sonag gio inaccessibile; a par te le inter viste, app are pubblicamen te
Castaneda resta un
le u niche occasioni in cu i
sono rare conferenze e lettur e da vanti a piccoli
pu bblici riun iti per l’occasione in q ua lche libreria d i Los An geles31. Con il senno di poi, oggi si può riconoscere in quel ventennio di silenzio ed inaccessibilità l’attesa del momento propizio per realizzare verso l’esterno
29
“Il sentiero d el cuor e”, cit., pp .86-87 C. Castaneda, 7KH3RZHURI6LOHQFH, Simon & Schuster Inc., New York, USA, 1987; ,OSRWHUHGHOVLOHQ]LR , RCS Rizzoli Libri S.p.a., Milano, 1988 ( 2001, 2ª ed . Sup erbu r Saggi, trad . di Fran cesca Band el Drago ne ) 31 Qu este e le successive informazioni sono state tratte da Nor bert Classen, &DVWDQHGDXQGGDV9HUPlFKWQLVGHV 'RQ -XDQ, Hans-Nietsch-Verlag, 1998; &DVWDQHGD H L JXHUULHUL GL GRQ -XDQ, Edizioni Il Punto di Incontro, Vicenza, 1998, trad . di M. Por iati. 30
20
un ’apertu ra
della trad izione sciamanica
d i cui Castaneda era diventato
erede . Com e scrive Nor bert Classen:
Castaneda ed il suo gru pp o vennero a trovarsi in u na situazione completamente nuova per la storia della stregoneria, nella quale furono costretti a cercare nuove risposte.
32
In qu esto progetto di lun ga du rata trova senso l’attività d i divu lgazione né comp letamente antropologica né comp letamente romanzesca portata avanti da Castaneda attraverso i suoi libri. Castaneda stesso ha sottolineato che l’obbiettivo d ei libri era la cattu ra intellettua le d el lettore interessato, al fine d i agga nciarne l’attenz ione all’intento d egli sciaman i d ell’Antico Messico. Dur ante un a delle nell’ann o 1985,
33
conferenze, al Phoenix Bookstore in Santa Monica Castaned a incontra nu ovam ente Carol Tiggs, la sua
contropa rte femm inile, comp agna d i app rendistato e parimenti responsabile del nuovo grup po d i sciamani, tornata a farsi viva d opo una assenza du rata d ieci anni 34 . Il fatto che qu esto evento sia accad uto d ur ante u na conferenza pu bblica viene letto
da
Castaneda
come un suggerimento a diffond ere le idee d egli
sciam an i ap rend o le por te d ell’insegnam ento a chiunq ue sia interessato:
Castaneda e compagni interpretarono un segno il fatto che Carol fosse riapp arsa loro pr oprio in occasione d i una conferenza e in presenza d i pubblico. Ciò doveva significare che avrebbero dovuto aprire maggiormente il loro sapere al grande pubblico perché il loro destino potesse compiersi. Del resto
N. Classen, ibidem, p . 16 Su questa progettualità d ell’opera letteraria, e sulla verifica dell’ipotizzata potenzialità risocializzante d ei testi di Castaneda che da essa deriva, verte , come si è detto nell’introduzione e come si vedrà più dettagliatamente nel successivo capitolo, il presente lavoro. 34 N. Classen , op. cit., p. 52 32 33
21
essi erano l’ultimo anello della catena e stava solo a loro decidere cosa ne sarebbe stato d ella trad izione dei loro pred ecessori. 35
Castaneda d ecide du nqu e di selezionare i cosiddetti
‘passi magici’ come
elemento di trasmissione della conoscenza in quanto appaiono lo strumento più pr agma tico a d isposizione per d are la possibilità, a chi ne abbia voglia, di intraprendere questo percorso : verso il finire di quegli anni i movimenti sciamanici vengono insegnati ad una ristretta cerchia di interessati, in incontri informali guida ti da llo stesso Castaneda 36. Verso l’inizio degli anni novanta le compagne occidentali di Castaneda, sotto i nomi d i Taisha Abelar, Carol Tiggs e Florind a Donn er-Grau si presentano al pubblico
attraverso
la
pubblicazione
dei
loro
libri-testimonianza
dell’istruz ione ricevuta ed attraverso conferenze ed interviste. Taisha Abelar, l’autrice de
7KH6RUFHUHU·V&URVVLQJ
37
, tiene letture a
Pasad ena nell’ottobre 1992 ed a Berkeley nel nov emb re 1993. L’ultim o d ei tre libri di Florind a Donn er-Grau, %HLQJLQ'UHDPLQJ
38
, completa il quadro: tali
pu bblicazioni rientrano nel pr ocesso di apertu ra della trad izione, fornendo nuovi punti di vista, soprattutto un punto di vista femminile, sull’intera vicenda. Vi sono narrati l’incontro delle autrici e protagoniste con don Juan e con il suo erede Car los, quest’ultimo nel ruolo di nuova gu ida d el nascente grup po di ap prend isti.
35
ibidem. idem, p . 53 37 Taisha Abelar, 7KH6RUFHUHU·V&URVVLQJ , Viking Penguin, USA, 1992; ,OSDVVDJJLRGHJOLVWUHJRQL9LDJJLRGLXQD GRQQD, Edizioni Il Pun to d ’Incontr o, Vicenza, 1996, ( 1998, 2ª ristam pa, tr ad . di Pietro Sanjust ). 38 Florinda Donner, %HLQJLQ'UHDPLQJ , Harper Collins Publishers Inc., USA, 1991; (VVHUHQHOVRJQR , Edizioni Il Punto d’Incontro, Vicenza, 1996, ( 1998, 2ª ristampa, trad. di Laura Caraffa ). 36
22
Nel 1993 la H arp er Collins p ub blica 7KH$UWRI'UHDPLQJ39 . Questa ennesima raccolta di esperienze si concentra, com e dice il titolo, su u na d elle due arti della stregoneria, quella appunt o della padronanza dello stato chiamato ‘il sogna re’ . Castaneda, sotto la guida attenta di don Juan, ripercorre le tappe del suo cammino iniziatico attraverso i mondi che il sognare gli dischiude, mondi reali come il nostro in cui il guerriero va a caccia di potere e conoscenza. Alcuni episodi forniscono ulteriori informazioni sugli sviluppi storici della linea di discendenza di don Juan. Inoltre, per la prima volta nei suoi libri, Castaneda fa riferimento alle sue comp agne occid entali di app rend istato. Intanto, verso il finire degli anni ottanta, alcune delle persone selezionate du rante le letture, le conferenze ed i gru pp i di pra tica avevan o intrapr eso a loro volta un apprendistato con Castaneda e le sciamane. Questi individui sarann o i futur i istruttori ed istruttrici dei seminari d i tensegrità, il nom e che viene dato alla pratica contemp oranea d egli antichi movim enti40. Sempre durante il 1993, Castaneda tiene quattro letture al Phoenix Bookstore di
Sant a
Monica,
novem bre/ dicembre
a
Los
Ang eles,
in
Californ ia,
. In quelle occasioni, Castaneda
nei
mesi
di
par la di energia, di
ricapitolazione, di non-fare, del sognare e di molti altri temi contenuti nelle sue opere e correlati alla visione del mondo degli sciamani messicani, a cui egli si riferisce con il termin e cognizione
.
C. Castaneda, 7KH$UWRI'UHDPLQJ , H arp er Collins Publishers, Inc, N ew York, 1993; /·DUWHGLVRJQDUH , RCS Libri & Grand i Oper e S.p.a., Milano, 1993, ( 1997, 4ª ed . BUR Supers aggi, trad . di F. Band el Dragon e ). 40 Il termine tensegrità app artiene al vocabolario dell’architettura e dell’arte e designa la proprietà di struttu re caratterizzate dall’alternanza di elementi discontinu i in compr essione tenuti insieme da un sistema di elementi continui ed elastici in tensione. Nei SDVVLPDJLFL tale termine è stato adottato per designare la presentazione contemp oranea degli antichi movim enti, che consistono di contrazioni e rilassamenti dei mu scoli e dei tendini ( tensione ) e prend ono in considerazione il corpo in quanto unità perfetta, completa ed integra ( integrità ). Lo stesso corpo umano è una struttu ra di tensegrità. P. Forbes, “Tow er of Strength ”, in “The Guar dian ”, 5 set. 2002 41 Per quanto riguarda la definizione e le implicazioni della cognizione sciamanica contrapposta alla cognizione di senso comun e, si veda il cap. 4° del presente lavoro . 39
23
Si può individuare nell’anno delle conferenze al Phoenix Bookstore la data di inizio d ei seminari d i insegnam ento d iretto dei passi magici:
Toltec Artists organizzò nel 1993 i primi seminari degli stregoni, che vennero tenuti con il titolo Toltec Dreaming da Florinda Donner-Grau, Taisha Abelar e Carol Tiggs, ed ebbero luogo complessivamente tre volte: nel RIM Institut in Arizona, nella Akahi-Farm nell’isola di Maui, Hawaii, e nel famoso EsalenInstitut in California. Insieme a nu ovi par ticolari sugli insegnam enti di don Juan , vennero d ate le prim e dim ostrazioni della Tensegrità (…). 42
Duran te il 1994 sembra che la spinta ad aprirsi trovi un mom ento d i stanca, m entre si tratta d i un a pau sa che precede i cicli d i semina ri che coinvolgon o m igliaia d i ind ividu i in giro per gli Stati Uniti e, su ccessivament e, an che all’ ester o :
Dopo la riuscitissima prova generale del 1993, il 1995 divenne l’anno di nascita ufficiale del m ovimento d ella ten segrità. 43
N el 1997 Casta ne da dà alle stampe la sua decima opera, che però questa volta non è un resoconto in bilico tra la letteratu ra e l’etnogr afia, m a manuale
pratico, 7HQVHJULW\44, che
più imp ortanti del
sistema cognitivo
un
alterna a brevi note sugli elemen ti dei veggenti messicani descrizioni
particolareggiate, corredate di fotografie, delle serie di movimenti chiamati passi magici.
N. Classen, op. cit., p. 58 Idem, p . 59 44 C. Castaneda, 7HQVHJULW\, Lauga n Prod actions Inc., USA, 1997; 7HQVHJULWj , VHWWH PRYLPHQWL PDJLFL GHJOL VFLDPDQLGHOO·DQWLFR0HVVLFR, RCS Libri S.p.a., Milano , 1997, ( 1999, 2ª ed. Sup erbu r Saggi, trad . di Alessand ra De Vizzi ) 42 43
24
I
pa ssi ma gici, scoperti nel sogna re dagli stregon i dell’an tico Messico,
ha nn o lo scopo di rid istribuire l’energ ia all’intern o del corpo dell’ uom o allo scopo d i
ragg iun gere il benessere e l’am pliam ento della per cezione. In
precedenza nei suoi libri Castaneda non aveva mai accennato in maniera esplicita a i pa ssi magici. Nello stesso ann o, in u n crescend o finale di p rodu ttività ed attività letteraria che preluderà alla sua scomp arsa, Castaned a dà alle stamp e 7KH$FWLYH6LGHRI
,QILQLW\45, e l’anno successivo 7KH :KHHO RI 7LPH46 , silloge di tutto il suo percorso e testam ento finale. Nella prima delle d ue opere Castaneda ripercorre diversi episodi della sua vita
seguend o la pratica degli sciaman i di realizzare un album d i eventi
memorabili, al fine di scuotere l’energia connessa a questi eventi per prep ararsi all’incontro con quella regione d i esperienza cui va incontro chi va rca la soglia dell’ ‘infinito’. Gli episodi vengono selezionati seguendo un criterio di astrattezza: eventi apparentemente connessi al singolo ma che hanno la forza di significare aspetti della condizione generale dell’uomo. I ricordi di Castaneda hanno forma di figur e grottesche,
pezzi d i letteratur a dell’assurd o che riman dan o
ai più abituali elementi d ella qu otidianità . La n ota che pr evale nelle righe d i
7KH$FWLYH6LGHRIWKH,QILQLW\ è u n’ ironica spietatezza su lla trivialità della vita dell’uom o comun e. Gli episod i veng ono alterna ti
alle
lezioni d i d on Jua n, d elle qu ali
Castaneda, dopo trent’anni di affiliazione al mondo degli sciamani, sembra aver preso piena consapevolezza e padronanza. La trivialità e la morbosità del mond o di tutti i giorni risaltano al d iapason per via dell’accostamento
C. Castaneda, 7KH$FWLYH6LGHRI,QILQLW\, op. cit. C. Castaneda, 7KH :KHHO RI 7LPH Laugan Productions, USA, 1998; /D UXRWD GHO WHPSR RCS Libri S.p.a., Milano, 1999, trad. d i Maria Barbara P iccioli 45 46
25
con le formulazioni degli sciamani, intrise di timore reverenziale nei confronti di un mondo che, al contrario, essi considerano meraviglioso ed insond abile. Il tenor e è il seguent e:
Ridemmo insieme dell’orrore che si nasconde nelle situazioni della vita quotidiana. Nel frattempo mi ero completamente perso nei meandri della morbosità e gli raccontai le vicende del mio carissimo amico Roy Goldpiss. In realtà il suo vero nome era di origine polacca (…) gli amici gli avevano attribuito quel soprannome, perché era un grande uomo d’affari (…). Il suo talento commerciale lo rendeva estremamente ambizioso, al punto che voleva essere l’uomo più ricco del mondo. Si rese però conto che la competizione era troppo dura. A sentire lui, lavorando da solo non poteva competere, per esemp io, con il capo d i una setta islamica che in qu el periodo veniva retribuito ogni anno con una quantità d’oro pari al suo peso. E ogni volta che doveva essere pesato, quel tizio cercava di ingrassare il più possibile. Il mio amico Roy abbassò poi le sue p retese, accontentand osi di diventare l’u omo p iù ricco degli Stati Un iti, ma an che in qu el caso la comp etizione era feroce. Scese ancora: forse avrebbe potuto raggiungere tale primato nell’ambito della California, ma era tropp o tardi anche p er quel risultato. Smise quind i di illud ersi che la sua catena di p izzerie e gelaterie potesse consentirgli di inna lzarsi fino a comp etere con le antiche famiglie che dominavano la California e si accontentò dell’eventuale sup remazia a Woodland Hills, il sobborgo di Los Angeles in cui viveva. Per sua sfortuna, in fondo alla strada viveva un certo signor Marsh, proprietario delle fabbriche che prod ucevano m aterassi di prim a qu alità in tu tta l’America e ricco oltre ogni possibile imm aginazione. La frustr azione d i Roy non conobbe limiti e la sua brama di successo divenne così potente da provocargli gravi danni alla salute, fin che u n giorno m orì per u n an eurisma al cervello.” (…) “ Sua moglie (…) decise di farlo seppellire con tutto lo sfarzo che secondo lei meritava. Gli aveva comperato una bara molto costosa, fatta appositamente per lui, a forma
26
di cabina telefonica. L’idea le era venuta vedendo un film. Roy sarebbe stato sepp ellito sedu to, come se stesse facend o un a telefonata d i lavoro.
47
In questa atmosfera dichiaratamente grottesca sfilano una serie di figure, tra cui l’au tore stesso in pa rticolari ep isodi
p receden ti l’ap pr end istato,
accomunate dal fallimento, dalla frustrazione, dalla brama di affermazione sociale e p ersona le. Incombe su di esse, costante, la morte, che getta un a lu ce d i inu tilità e follia sui tenta tivi um an i. Gli obbiettivi consentiti e promossi dall’ordine sociale sono delle vie senza uscita seguen do le quali gli uom ini dimenticano il loro vero d estino d i esseri che vann o incontro alla m orte e, secondo gli sciam ani, all’infinito; d a questa presa d’atto pr end ono le mosse i guerrieri, nella battaglia per affrancare la prop ria energia, la prop ria p ercezione ed il prop rio essere d all’ord ine sociale .
7KH:KHHORI7LPH, invece,
è u na collezione d i citazioni che Castan eda ha
tratto dai primi otto scritti, animata dall’intento di comunicare lo stato d’animo del guerriero. Il criterio di selezione della silloge è quello di fornire una descrizione pa nor am ica della cogn izione degli sciam an i d ell’ant ico Messico, sulla base di un a cernita degli elemen ti comp onenti
il sistema. Castaned a recup era le
definizioni precedentemen te d isperse all’interno d elle sue opere, le astrae d al contesto narrativo che le contiene e le ripresenta, in forma di massime, nei loro reciproci nessi. Si è detto d ei seminari : contemp oraneam ente al loro afferma rsi , nascono u na serie di strutture organizzative e di mediazione tra il mondo inaccessibile della vita quotidiana di Castaneda e colleghi e quello dei praticanti sempre più numerosi ed interessati. Queste corporazioni sono la Toltec Artist, un ’agen zia p rep osta a cura re gli 47
interessi letterari d egli stregon i, alla cui
C. Castaneda, 7KH$FWLYH6LGHetc., op. cit., p p. 27-28
27
direzione venne messo un n oto produ ttore di Hollywood, T. Kramer;
il
Cha cmool Center for Enhan ced Perception, all’intern o d el qu ale lavora no le istruttrici Kylie Lun dah l, N yei Murez e Reni Mur ez all’ad eguam ento degli antichi movimenti alla pratica attuale ; infine la Cleargreen co., una casa editrice fondata d alla Toltec Artist , che ha prod otto le quattr o videocassette tuttora in commercio di passi magici e si è definitivamente incaricata dell’organizzazione e della gestione d ei worksh op, tan to che al giorno d ’oggi la Cleargreen è assurta a generale pu nto d i riferimento d i tutto il movim ento dei p raticanti a livello mond iale, sopr attutto a ttraverso le news e le direttive eman ate d al suo sito ufficiale sul w eb. Solitamen te chi conosce Castan eda d all’esterno n on ha id ea di simili svilup pi, e che al giorno d’oggi sono i giovani istruttori, dopo la scomparsa dell’antropologo-sciamano, avvenuta nel 1998, i rappresentanti , assieme alle don ne sciamane, del mon do di cui Castaned a è stato il simbolo. In questa maniera si è app rofondita la distanza che separa chi conosce la saga letteraria e solo quella da chi ha intrap reso una pratica prop ri gli orizzonti di senso di quei libri. Si è creata
ed ha fatto
un a comun ità che
condivide saperi ( trasmessi oralmente ) e pratiche ( apprese direttamente ) che sono d el tutto o qu asi del tutto sconosciuti a chi è esterno e n on conosce che l’immagine pubblica dello scrittore discusso o dello sperimentatore di piante p sicotrope. Il cosiddetto movimento neo-sciamanico48, fenomeno contemporaneo dai confini incerti,
ha inglobato nelle prop rie referenze Castaned a, ma
non
48
“ C’è una parte di pubblico, tuttavia, che sta crescendo rapidamente e attualmente ammonta a migliaia di persone negli Stati Uniti e all’estero, che ha accettato lo sciamanismo e ne ha fatto una parte della vita quotidiana.” Michael Harner, 7KH:D\RIWKH6KDPDQ, Harper & Row Publishers, San Francisco, USA, 1980; /D YLDGHOORVFLDPDQR , Edizion i Mediter ranee, Roma , 1995, ( 1999, 2ª ed ., trad . di Lorenza M enegon i ), p. 17. Sul fenomeno neo-sciamanico si vedano: Gary Doore ( comp. e curatore ), 6KDPDQ·V 3DWK +HDOLQJ 3HUVRQDO *URZWK DQG (PSRZHUHPHQW, Shambhala Books, Boston, 1988; Neville & Susan Drury, op. cit.; Shirley Nicholson ( compilatrice ), 6KDPDQLVP DQ ([SDQGHG 9LHZ RI 5HDOLW\, Theosophical Publishing House, Wheaton, Illinois, 1987; Joan B. Townsend, 1HR6KDPDQLVP DQGWKH0RGHUQ 0\VWLFDO 0RYHPHQW, sta in Gary
28
pa rtecip a d egli svilup pi successivi d ella sua vicend a e nella m aggior p arte d ei casi li ignora. A Castaneda va il merito di aver resa pubblica la conoscenza di un modo diverso di vedere il mon do che è la d iretta eredità delle più antiche figure d i sciam an i, gu aritori e veggen ti d el Messico pr ecolom biano. La vicenda di Carlos Castaneda rimane, a livello di opinione pubblica, un episod io inqu ietante, che sembr a sfu ggire ai var i tenta tivi d i chiarificazione e d i classificazione. Per qu esto mot ivo è stata, come altre vicende critiche d ella storia contemporanea, rimossa dall’immaginario collettivo:
Se tu ttavia si vuole conoscere minutam ente ciò che è avvenuto, come tutta un a cultura esoterica sia stata in ap pa renza assimilata e tuttav ia in sostanz a scartata, occorre riflettere sull’episodio più sconvolgente: l’eccezionale fortuna e quindi la disfatta di Castaneda dal 1968 al 1980. In questo caso la smottatura è stata occultata. Non credo che esista un ribaltamento più sgomentevole, dalla fama di cui Castaneda fu circondato fino al 1974, alla calcolata denigrazione che divenne inflessibile e massiccia negli anni successivi. L’opera sua si sviluppò linearmente e, quan do toccò il vertice, fu maledetta in m odo irato ed efficace. 49
La rimozione e la censura cui è stata sottoposta la testimonianza di vita e di pen siero di Castaneda ha m otivazioni profonde:
(…) sia intellettualment e che esistenzialmen te, la rivend icazione da parte di Castaneda
di
un’esperienza
percettiva
radicalmente
diversa
da
quella
Cow an, 6FLDPDQLVP DV D 6SLULWXDO 3UDFWLFH IRU 'DLO\ /LIH, USA, 1996; 6FLDPDQLVPR8QDSUDWLFDVSLULWXDOHSHUODYLWDTXRWLGLDQD, Edizioni Crisalide, Spigno Saturnia (LT), 2000, trad. di Lorenza Menegoni. Un docum ento di qu esto interesse all’adat tamento ed alla rielaborazione delle tecniche sciamaniche, in Italia, è il testo di Maurizio Dina, ,QL]LD]LRQH DOOR VFLDPDQLVPR /D YLD GHOOD OLEHUWj, Edizioni Mediterranee, Roma, 1998. 49 E. Zolla, op . cit., p.365 Doore, op. cit., pp. 73 – 83; Tom
29
dell’Occidente moderno, rappresentava una sfida di prima grandezza alle forme americane d el pensiero e d ell’azione.
50
Non ostante ciò essa ha contaminato in p iù am biti la cultur a occidentale, nella scienza come nell’arte. A titolo di esemp io, in qu esta sede si ricord ano i du e casi più famosi, quello d ello p sicologo Cha rles Tart
51
e qu ello d el fisico Fritjof Cap ra
52.
Nonostante
l’opera di Castaned a sia stata ignorata o rigettata d al mond o accad emico, non sono
mancate
sue
influenze
sull’ant rop ologia, come
sullo
studio
dello
sciamanismo
ricorda il caso d i Michael H arn er53 ,
e
anch’egli
iniziato a trad izioni sciaman iche am erindie e d ivenuto, col tempo, pr aticante, conoscitore esperto e curatore. In ambito artistico, bisogna menzionare l’attenzione riservata dal regista teatrale J. Grotowsky e da l suo team del “Workcenter of J. Grotowsky and T. Richard ” d i Pontedera al lavoro d i Castaneda54. Il collegamento con il mondo del cinema è un tratto caratteristico della vicenda dell’antropologo-sciamano55. Egli ha più volte ricevuto pr oposte di mettere su pellicola le avventure narrate nei suoi libri, dal già menzionato Kram er assiem e allo sceneggiatore Bru ce Wagn er, d a Jua n Tovar , d al regista Feder ico Fellini.
56
6HPEUDLQROWUHFKH'R D6ROHGDGXQ·DOOLHYDGLGRQ-XDQ
sia attualmente impegna ta nel camp o del cinema.
50
P. W. Williams, “Popular Religion in America”, Englewood Cliffs 1980, p. 54, n. 25, sta in E. Zolla, “Il decenn io 1970 – 1980 in Am erica” , in “Fond amen ti”, 4, 1986, pp. 184 - 185 51 Charles T. Tart, 6WDWHVRI&RQVFLRXVQHVV, E. P. Dutt on & Co. Inc., New York , USA, 1975; 6WDWLGLFRVFLHQ]D, Casa Editrice Astrolabio – Ubaldini Editore, Roma, 1977, trad. di Alberto Sciaky. 52 Fritjof Capra, 7KH7DRRIWKH3K\VLFV , Flamingo , Lond on, 1983; ,O7DRGHOODILVLFD, Adelphi, Milano, 1982, trad. G. Solio 53 Michael Harner, 7KHZD\RIWKH6KDPDQ, op. cit. 54 Si vedano le trascrizioni delle conferenze tenute da J. Grotow sky a Ponted era e Firenze nel 1987, stanno in “Teatro e Storia”, a. III, n.1, apr ile 1988 55 Le seguenti inform azioni sono state trat te dall’opera d i N. Classen. 56 Per maggiori informazioni si veda l’ intervista a Fellini accessibile all’indirizzo web ww w.brightlightsfilm.com/ 26/ fellini1.html
30
Un altro regista influenzato dalle opere di Castaneda è stato Gorge Lucas. Oliver Stone è da semp re stato seguace d i Castaneda , al pu nto d a battezzare una sua casa di produzione ‘Ixtlan’, dal titolo del celebre racconto di avventure ed insegnamenti 57. Infine in letteratu ra, tra gli altri casi, si registrano l’incontro d i Castaned a con lo scrittore e regista Alejand ro Jod orow ski58, e le simp atie nei confronti d ello scrittore peru viano. Paz
d i Octavio Paz
ha an che cura to la prefazione
dell’edizione spagn ola d i 7KH7HDFKLQJVRI'RQ-XDQ
59.
Nel film 7KH'RRUV di Stone l’esperienza d el cantant e e poeta Jim Morr ison e le intuizione tratte d all’opera di Castaned a si mescolano in un inseparabile tutt’uno. Bruce Wagner ha lavora to, in alcun e occasioni, con Stone. Per una d iscussione più am pia del rapp orto Castaneda - cinema si rimanda all’opera d i Classen. 58 Alejando Jodorowsky, 3VLFRPDJLD8QDWHUDSLDSDQLFD&RQYHUVD]LRQLFRQ*LOOHV)DUFHW , Giangiacomo Feltrinelli Editor e, Milano, 1995, (1997, 1ª ed . Univ ersale Econom ica, trad . di Silvia Meu cci, pp . 103-107 ) 59 Graciela Corvalan, “Misteri sfuggent i”, intervista a Carlos Castaned a, op. cit., pp . 110-111 57
31
2 – IN QU ADRAM ENTO TEORICO E METODO LOGICO
Il contesto in cui si inserisce l’ipotesi d el pr esente lavoro si rifà ad alcun i svilup pi della sociologia d ella letterat ur a
nei qu ali si è p reso atto d ella
scarsa atten zione teorica pr estata all’influenza d el testo letterario sulla vita sociale. Le d inam iche
e le dim ensioni reali d i qu esta influen za sarebbero
state altrettanto scarsam ente considera te ed esp lorate60. Pu r se nell’insieme d elle riflessioni di qu elli che p ossono essere d etti i classici d ella sociologia d ella letteratur a il tem a del cond izionam ento sociale d ell’arte è stato predominante
61,
non son o man cati, in via d i pr incipio, riconoscimen ti
teorici d ella possibilità inversa
d i un ru olo attivo dell’oper a letteraria nei
processi di prod uzione e trasformazione della società . Per esemp io per G. Lukà cs :
Il signif i cato sociale d ell’arte va valutato (…) in term ini di int erdip end enza, sia cercando di stabilire l’influenza dei condizionamenti sociali sulla genesi delle forme e dei contenuti della letteratura, sia cogliendo le modalità specifiche attraverso cui la letteratura influen za effettivamente la realtà sociale.
Anche
L. Goldm ann non esclud e che esista un a d etermina zione recipr oca
tra letteratu ra e società, aldilà di un a un idirezionale influenza d ella second a sulla prima. Egli ricond uce tale possibilità alla stru ttura d el testo, in quan to “l’influenza che il testo può avere sull’ambiente sociale e la sua capacità
Franco Crespi, (VSHULHQ]DHVLVWHQ]LDOHHFRLQYROJLPHQWRQHOWHVWROHWWHUDULR , premessa a 3HUFKpOHJJHUH, a cura di Graziella Pagliano, Bonanno Editore, Catania, 1994, pp.9 –13. 61 idem, 0DQXDOHGLVRFLRORJLDGHOODFXOWXUD , Laterza, Roma-Bari, 1996 ( 4ª ed., 1998, p.186 ); di G. Lukàcs si vedan o in particolare gli 6FULWWLGLVRFLRORJLDGHOODOHWWHUDWXUD, Sugar co, Milano , 1963. 62 idem, p . 193 60
32
innov ativa r ispetto all’ord ine sociale costituito vien e anch’essa ricond otta alla funzione prop ria della struttu ra imm anente al testo stesso.” 63 Altri autori hann o espresso pareri simili64 sulla base della considerazione d i cui è
stato oggetto, nelle var ie epoche, il p otere mo dificatore delle arti
nei confronti d ell’ord ine esistente,
come
nel
caso
d ell’ istitu to d ella
censur a :
(…) l’importanza conferita all’istituto della censura nelle varie arti indica che queste ultime sono considerate in possesso di un certo potere e che la loro influen za p uò esercitarsi non soltanto a livello estetico quan do v iene accordata loro una completa libertà. Questa fede nel potere riformatore, educativo e trasformativo della cultura non sembra avere nulla a che fare con qualsiasi mod ello di base e sovrastruttu ra; semm ai essa sembra r ibaltarlo. 65
Anche
G. Pagliano ind ividu a nella censu ra un elem ento che corrobor a
l’ipotesi dell’efficacia sociale della letteratura:
Lo stud io di qu este variazioni ( dell’istituto d ella censu ra ) nella considerazione di un determinato testo costituisce dunque un valido profilo sociologico della
idem, p. 195. Per un approfondimento sull’argomento nella riflessione estetica di tradizione marxista e per una bibliografia si veda la nota 18 dell’articolo di Alfredo De Paz, $OFXQHWHQGHQ]HDWWXDOLQHOOD VRFLRORJLDGHOOD OHWWHUDWXUDHQHOODFULWLFDVRFLRORJLFD, “ Il M ulino ”, Bologna, XI, n. 221, m aggio-giu gno 1972, pp .552-570 64 Si veda per un app rofond imento la rassegna panoram ica curata da Franco Crespi nel suo 0DQXDOH GL VRFLRORJLD GHOOD FXOWXUD, pp . 183-191, dove l’autor e osserva : “Sembra che il miglior mod o di affrontare il problema, dal punto di vista sociologico, sia di tenere conto, al tempo stesso, dell’influenza che i condizionament i sociali hann o su ll’espressione artistica e della relativa autonom ia dell’arte, ovvero d ella sua capacità anticipatrice e rivoluzionaria rispetto alle forme codificate della cultura costituita. (…) Pur conservando il potenziale contenuto nel suo rapporto privilegiato con la trascendenza del senso, cui prima si accennava, l’arte appare, in molte situazioni storiche, come la più alta espressione dell’immaginario collettivo, svolgendo fu nzioni d i integrazione e d i conferma d ell’identità sociale. D’altro canto, l’arte app are, in molti casi, come ciò che rimette in discussione i modelli estetici della tradizione, in quanto elemento profondamente innovativo, che denuncia l’ordine costituito e apre a nuove interpretazioni della realtà e dell’esperienza individuale e collettiva.” p. 184, e più avanti: “L’arte appare quindi, al tempo stesso, come ULIOHVVRHVLQWRPR dell’esperienza sociale e come u no d egli HOHPHQWLFRVWLWXWLYL del processo di costruzione della realtà sociale stessa.”, p. 186. 65 Janet Wolff, 7KH6RFLDO3URGXFWLRQRI$UW, The MacMillan Pr ess, Lond on, 1981; 6RFLRORJLDGHOOHDUWL, Il Mulino, Bologn a, 1983, trad . di R. De Roma nis e M. A. Saracino, p . 109 63
33
sua ricezione, ma concerne anche il profilo della trasmissione
, vietata o
modificata, e la funzione della letteratura , considerata pericolosa ed efficace al massimo su l piano sociale.66
ed oltre :
Occorre comunque ricordare che per motivi religiosi, morali e politici le produzioni poetiche, narrative e teatrali sono state sovente condannate dalla censura , il che dimostra, a prescindere dal significato contingente individuato nel testo ( offesa ai governa nti o n orme vigenti), la consid erazione d i inciden za sulle conven z ioni dei lettori e d i pe ricolosità sociale che accomp agn a i testi. 67
Per H . Zalamansky lo studio d el contenu to dei libri ci inform a su ciò “che è destinato a permeare lo spirito dei nostri contemporanei, a creare il clima intellettuale nel quale essi vivranno” 68, per cui egli conclude che tale studio è il comp ito più u rgente p er la sociologia della letteratu ra. Quelli citati sono solo alcuni degli autori69 per i quali il rapporto letteraturasocietà va letto non solo nel senso d ella d eterminazione
operata d alle
strutture economiche, sociali, etc. , ambito di indagine che privilegia l’influenza dei rapporti di potere esistenti nel contesto della produzione sul testo che verrà prod otto, ma an che nella d irezione d i un’effettiva ricadu ta sul
Graziella Pagliano, 3URILOR GL VRFLRORJLD GHOOD OHWWHUDWXUD , La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1993, (3ª ed., Carocci ed itore, 1998, S. 74). 67 idem, p . 105 68 Henri Zalamansky, L’analisi dei contenuti, tappa fondamentale di una sociologia della letteratura contemporanea, in /H OLWWpUDLUH HW OH VRFLDO, a cur a di Robert Escarp it, Flamm arion et Cie, Paris, 1970 ; /HWWHUDWXUDH6RFLHWj, a cura di G. Pa gliano U ngar i, Il Mulino, Bologna, 1972, pp . 104 – 105. 69 Sulla relativa autonomia della letteratura e sul potere dell’arte di influenzare l’azione sociale si vedano anche: Fokkema , D. W., Kun ne-Ibsch, E., 7KHRULHVRI/LWHUDWXUHLQ 7ZHQWLHWK&HQWXU\, C. Hurst & Company, London, 1977, p.155; Guerard, A., /LWHUDWXUH DQG 6RFLHW\, Lee & Shepard, Boston, 1935 e Tomars, A. S., ,QWURGXFWLRQ WR WKH 6RFLRORJ\ RI $UW, Ph. D. Thesis, Columbia University, Mexico City, 1940 , che app rofond iscono l’idea di Sorokin della realtiva auton omia dell’arte; Hoh endah l, P. U., ,QWURGXFWLRQ WR 5HFHSWLRQ$HVWKHWLFV, in “New German Critique”, X, p. 53; 66
34
contesto sociale del le id ee e dei significati che un t esto letterario pu ò genera re nella sua attivazione da p arte d el lettore . Quanto
detto
trova
un
interessante
formulazione
nella
seguente
considerazione di Crespi, per il qua le la letteratura ap pa re:
da un lato, come profondamente influenzata dalle condizioni e dalle strutture sociali e, dall’altro, come un insieme di interpretazioni che aiutano a compren d ere il nostro rap porto sia con il nostro passato storico e la tradizione, sia con il presente: come tali, esse costituiscono anche un fattore attivo di costruzione e d i trasformazione d ella realtà sociale stessa .
70
L’ aspetto interessante di questa interpretazione d el rapp orto sta nel fatto che tale pr ospettiva
perm ette di ind agare il testo letterario e la pratica della
lettura come OXRJKLGLFRVWUX]LRQHVRFLDOHGHOODUHDOWj Rispetto alla consap evolezza teorica, per ò,
.
la p rod uz ione d i ricerche
concrete sull’argomento72 ha dato scarsi risultati, e questo a causa: 1) della difficoltà di interpellare il pubblico dei lettori 73 ; 2) perché le poche inchieste che hanno coinvolto i lettori hanno potuto verificare i livelli di comprensione o il tipo di interpretazione dei testi, ma nulla hanno potuto dire a proposito d egli “effetti” d ella lettur a 74 .
F. Crespi, 0DQXDOHGLVRFLRORJLDGHOODFXOWXUD, op. cit., p.193. Si veda al prop osito anche l’introd uzione di G. Pagliano alla sua antologia 6RFLRORJLDGHOODOHWWHUDWXUD , Il Mu lino, Bologna, 1972. 72 Si ricord ano Loran g 1945, Pur ves 1973, H olland 1975, Leenhar dt 1982. Si ved a anche R. Escarpit, N. Robine, $WODVGHODOHFWXUHj%RUGHDX[, Centr e de Sociologie de faits littéraire, 1963.) 73 G. Pagliano, 3URILORGLVRFLRORJLDGHOODOHWWHUDWXUD, op . cit., p. 160; idem , 3HUFKpOHJJHUH, op. cit., p. 16 74 idem, 3HUFKp OHJJHUH, op. cit., p. 21 . “Anche gli importanti orientamenti della teoria della ricezione e dell’ermeneutica gadameriana, in particolare con la scuola di Costanza e con i lavori di Jauss ( 1987 e 1988 ) e di Iser ( 1987 ), che hanno precisato operazioni e funzionamenti dell’incontro testo-lettore, come dal canto suo veniva op erand o Eco ( 1979 ), mancano d i riscontri emp irici fattuali (…). “ idem, pp . 15-16 70 71
35
In Italia, u n esempio di ricerca emp irica qua litativa in questo cam po è quella che un team di ricercatori ha condotto per verificare l’ipotesi che i testi letterari agiscano in profondità sul vissuto del lettore, con effetti sulla struttu razione d ell’identità d el soggetto75. Come ambito di indagine è stato prescelto quello della situazione psicanalitica, in qua nto questa perm ette agli effetti pr ofond i della lettura di essere espr essi consap evolmen te, d i essere riconosciuti. L. Gallino,
in riferiment o al più am pio am bito d i stud io d ella sociologia
d ell’arte, sintetizza così il prob lema:
In via d i principio si afferma solitamen te che codeste relazioni [ tra i contenut i e le forme dei diversi generi e tipi di opere, le interpretazioni correnti dell’arte stessa, i modi di fruizione, la posizione sociale dell’artista da una parte e la stratificazione sociale, la struttura di classe, le forme di dominio, l’assetto politico, i fenomeni di mutamento sociale e culturale, l’ideologia dall’altra ] sono relazioni di interdipendenza, visto che si imputa all’Arte la capacità di influire su dette variabili non meno che di subirne gli effetti; di fatto, la quasi totalità d egli studi d i sociologia d ell’Arte si concentrano su quest’ultima come variabile GLSHQGHQWH , le cui m odalità sono app un to ricond otte ai fattori indicati e spiegate con il variare d ella configura zione di q uelli.
76
La nuova sensibilità teorica permette di app rofondire gli spu nti che, negli autor i del periodo precedente,
più attenti all’influenza della società
sull’oper a letterar ia , eran o rimasti solo accenni di u na riflessione; d iventa necessario allora pren d ere in consid eraz ione all’intera zione
gli effetti sociali conseguen ti
tra il testo letterar io ed il lettore in qu ant o attore sociale.
Formulando il problema diversamente, per tradurlo nella problematica in
75 76
G. Pagliano, 3HUFKpOHJJHUH, op . cit., pp. 15 - 23 Luciano Gallino, 'L]LRQDULRGLVRFLRORJLD, UTET, Torino , 1978 ( 3ª ed . TEA, 1998, pp . 37-38 ).
36
oggetto, bisognerebbe provare a rispondere alla domanda: a quali esigenze sociali dell’ind ividu o d à risposta la p ratica di lettu ra 77? La letteratu ra è a tu tti gli effetti un ’istituzione sociale cap ace d i contr ibuire, attraverso il testo e la sua attivazione da parte del lettore, ai processi di produzione del significato e di costruzione e di mutamento della realtà sociale . La letteratu ra op era sull’attore sociale ad u n livello profond o, agend o sul suo immaginario e sulle sue rappresentazioni 78; ne
med ia l’espressione d elle
emozioni79; permette la sperimentazione dei ruoli sociali 80, contribuendo in qu esto mod o ai pr ocessi di socializzazione e di costruzione d ell’ident ità. Infatti il testo letterario forn isce delle possibilità di med iazione simbolica che perm ettono al soggetto d i
da re un a forma socialmen te significativa al
rap por to con il mond o e con gli altri, e, contemp oraneam ente, al rap por to con il proprio sé
81.
Dal pu nto d i vista dell’attore sociale, il testo letterario diven ta u na tr a le altre riserve di risorse simboliche e cu lturali a cui il soggetto pu ò attingere per costruire l’ azione second o le
strategie
che si rivelano più ada tte alle
esigenze dei differenti contesti di vita. Si tornerà su questo punto nelle conclusion i d el capito lo 5°.
“ Si tratta di stabilire a sua volta , ciò che viene proposto alla società, ovvero quali risposte i libri della nostra epoca offrono ai nostri problemi; in quale universo intellettuale si situano le nostre letture e a quali pressioni siamo sottoposti in seguito ad esse. Una tale ricerca, che ci sembra non sia stata ancora intrapresa, dovrebbe consentirci di ottenere informazioni del massimo interesse sul mondo culturale nel quale viviamo, nonché d i chiarire meglio il rapport o fra letteratura e società.” H. Zalamansky, /HOLWWpUDLUHHWOHVRFLDO , op. cit., p. 110 78 Franco Crespi, Esperienza esistenziale e coinvolgimento nel testo letterario, op. cit., pp.9 -13 79 ibidem 80 G. Pagliano, Azione sociale e pluralità cultu rale, in $]LRQHVRFLDOH HSOXUDOLWjFXOWXUDOH, a cura di F. Crespi, Franco Ang eli, Milano, 1992, pp . 143-148. 81 F. Cresp i, Esper ienza esistenziale e coinvo lgimen to nel testo letterario, cit., p. 11; H. D. Du ncan, /DQJXDJH 77
DQG/LWHUDWXUHLQ6RFLHW\$6RFLRORJLFDO(VVD\RQ7KHRU\DQG0HWKRGLQWKH,QWHUSUHWDWLRQRI/LQJXLVWLF6\PEROVZLWK D %LEOLRJUDSKLFDO *XLGH WR WKH 6RFLRORJ\ RI /LWHUDWXUH, Univ ersity of Chicago Press, Chicago, 1953 ( 1961, Bedm inst er, N ew Yor k), p p . 7; 10; 12-13; 17-18; 73-74;106-107.
37
Portand o come esemp io la ricerca d i J. Demorgon sulla canzon etta d ’amore, Zalaman sky sottolinea l’imp ortanza per la sociologia della letteratura di u no studio che si proponga di “ analizzare il contenuto ideologico offerto agli uomini della nostra epoca, vedere come i libri trattano i nostri problemi e qua li risoluzioni ci prop ongono.” 82 L’ipotesi circa la
suscettibilità d ei testi d i Carlos Castaned a a gener are
occasioni d i ri-socializzazione,
pr oblema che interessa il p resente lavor o,
viene inserita nella considera zione teorica letteratur a
qua le
luogo
di
d ella funz ione sociale d ella
prod uz ione
e
negoziazione
d elle
rap pr esentaz ioni della realtà sociale e del sé . Di fatto, l’ipotesi che un testo possa prod ur re nel lettore
un a disposizione alla ristruttur azione dei
contenu ti della sua socializzazione rientra nella prosp ettiva sopra richiama ta e trova in essa il suo argom ento d i valid ità teorica83. Questo lavoro si pon e a metà strad a tra l’ambito di studio esclusivam ente testuale e l’ esigenza d i una v erifica sul cam po, in quan to non interpella il lettore reale dei testi di Castaneda, ma p rend e le mosse da l riconoscimento di un processo di influenza già avvenuto ( cfr. introduzione, pp. 2-3; anche più sotto in questo capitolo ), processo del quale va chiarita la genesi, da iden tificarsi in un percorso che pr ocede dal testo alla p ratica. Di tale percorso avvenu to l’indagine vuole esplorare la pa rte che concerne l’interazione testo-lettore quale momento ( di valore ) euristico rispetto al fenom eno riscontrato .
H. Zalamansky, /HOLWWpUDLUHHWOHVRFLDO , op. cit., p. 106. Jacques Dubois ritiene che il compito d i una critica sociologica debba essere, più che la ridu zione delle letteratura a d ei modelli astratti, quello di “ riattivare i significati grazie ad un ap proccio inedito” cogliend o nell’opera le imm agini del pro cesso sociale o sue specifiche funzioni e dinam iche “ ( Dubois riporta l’esempio d el conflitto ). E’ quello che in qu esto lavoro si è cercato di fare attraverso l’uso di a lcuni concetti sensibili dell’analisi sociologica ( VHOI , senso comune, etc. ) Jacques Dubois, Per una critica letteraria sociologica, in /HOLWWpUDLUHHWOHVRFLDO, op . cit., pp . 51 – 67. 82 83
38
Si è det to della difficoltà di comp iere verifiche d egli effetti del testo letterar io m edian te inchieste che coinv olgono il lettore : d a qu i
l’imp ortan za di
interrogare il testo in merito alla funzione che da qu esto pun to di vista affida a se stesso 84 . La difficoltà d i ind agar e gli effetti del testo su l versan te d ella ricezione è stata aum entata in qu esto caso specifico da lla r eticenza d ei praticanti di tensegrità a concedere inform azioni di tipo biografico. D’altro can to, non è stato possibile rintr acciare ed id entificare i comp onen ti delle
comu nità virtuali, estremam ente attenti a celare la loro identità, non è
stato possibile quindi entrare in possesso dei dati circa il loro profilo sociologico e la loro biografia, né tanto meno quantificare le dimensioni del fenomeno . Alla presente indagine delle comunità virtuali interessa solamente l’ esistenza, in quanto prova della suscettibilità dei testi presi in esame a pr ocessi d i ri-socializza zione avven ut i: il lavoro p rend e le m osse d alla pr esa d ’atto che l’ effetto d el testo sulla realtà c’è già stato, è un d ato d i fatto con cui bisogna confrontarsi. Si tratta di comprendere i meccanismi che hanno suscitato un cambiamento a livello individu ale du rante e d opo l’esperienza d i lettura , enucleando gli elementi interni al testo che han no un qu alche tipo d i relazione con l’effetto r iscontr ato . Quind i l’am bito di inda gine verte sul versan te d el testo , esclud end o il lettore, una procedura metodologicamente valida 85 anche
se non comp letam ente
sodd isfacente, come si ved rà in seguito.
G. Pagliano, 3URILORGL6RFLRORJLDGHOOD/HWWHUDWXUD, op. cit., p . 117 “E’ questo un risultato che conferma la validità dell’attuale tendenza a cogliere l’influenza del testo nell’ambito d ei processi di costru zione d ella realtà sociale “ F. Crespi, (VSHV op. cit., p.13 84 85
39
Si tratta ora di passar e in rassegna gli
au tori che, anche se in man iera
implicita o all’interno di altri ordini di discorso, hanno considerato la possibilità che la letteratu ra, in d eterminate circostanze, possa d ivenire un luogo di costruzione sociale della realtà. L’obiettivo di questa rassegna è quello di selezionare tra
le varie prop oste
quelle che rap presentan o dei
validi pu nti di riferimento per l’ indagine. A voler fare un breve H[FXUVXV delle prime forme di riflessione sul rapporto letteratura-società, si può affermare che nel pensiero borghese romantico la credenza che l’arte più in generale, e la letteratura all’interno di questa, possa influire sulla società va di pari passo con il conferimento all’arte dell’ufficio civile e mor ale d i elevar e e civilizza re gli anim i86. Qu esta ideologia della funz ione sociale d ell’arte e della letteratur a m ant iene il su o WHORV d u ran te tutto il xix° secolo, an che quan d o l’obiettivo cui l’art e d eve tendere diventa ora la coscienza nazionale, ora quella pr oletaria, opp ur e la solid arietà d elle pa rti nell’orga nismo sociale87. Bisogna sottolineare la distanza che corre tra questa concezione, si ripete, ideologica perché finalistica , dal riconoscimento avalutativo dell’importanza dell’arte e della letteratura in quanto luogo di costruzione sociale della realtà, nei due sensi della riproduzione e della legittimazione dell’esistente e della critica dell’esistente e/ o del contributo al mu tamen to ed alla prod uzione d i nu ovi significati e nuove pr ospettive da cui guard are il mon do. Di fatto, l’assegnazione di un a funzione ped agogica d a pa rte dell’ideologia borghese
ha portato a prod uzioni letterarie effettivamente orientate verso
tale compito, e quindi, proprio in virtù della forza socializzante di questo campo dell’arte, a contribuire all’adesione di certe fasce della popolazione a
G. Pagliano, 3URILOR GL VRFLRORJLD GHOOD OHWWHUDWXUD, op. cit., p. 14 ; Bosco, U., 5HDOLVPR URPDQWLFR, Sciascia, Caltanissetta-Roma, 1959 87 G. Pagliano, idem, p. 107-108 86
40
determinati
orizzonti
di
valori;
come
ricorda
Pagliano
“il
pensiero
sansimoniano ebbe notevole influenza negli anni 1830-40 anche su scrittori come Hugo, Lamartine, Sand, a loro volta dotati di ampio raggio di incidenza” 88. Anche se in qu esto tipo di pensiero, accomu nato da l finalismo, l’arte deve perseguire un fine mora lmente edificante o comun que socialmen te positivo, c’è un abb ozzo di riconoscimen to, a volte imp licito, altre volte d ichiara to , come in Saint-Simon o in G. Tarde, del potere dell’arte di influenzare la realtà, il contesto sociale89. Come si è visto, anche la censu ra ra pp resenta, nel pen siero m orale, un sim ile imp licito riconoscim ento. In am bito ma rxista, il tema viene affront ato in un ’accezione rivoluzionar ia, ancora una volta in prosp ettiva ideologica, come era accad uto nel caso della sociologia d i stam po positivista. Si p ensi ai d ibattiti
sulla capa cità d ell’arte
di mobilitare le masse e più in generale sulla sua efficacia politica in Unione Sovietica p rima e d opo il 1917 90. Spesso intellettuali marxisti, d ur ant e il XX° secolo, ha nn o prom osso d ibattiti sul tem a d ell’efficacia po litica d ell’art e,
articoland o am pie
riflessioni
teoriche al riguardo: è questo il caso di Brecht , Lukacs, Adorno, Benjamin, prota gonisti d i un a prod uzione
i cui contenuti in questa sede è impossibile
anche soltanto riassum ere. La scuola d i Francoforte, considerand o i p rodotti artistici della cultura di massa funzionali al sistema capitalistico, ha riconosciuto il ruolo socializzante dell’arte nella società contemporanea, la sua funzione di integrazione dell’individuo alla realtà sociale. Parte di tale riconoscim ento è an che la consap evolezza
delle poten zialità
d ell’arte
88
ibidem. G. Pagliano, 6RFLRORJLDGHOODOHWWHUDWXUD, op . cit., p. 14 e sgg., p. 26. 90 J. Wolff, 7KH6RFLDO3URGXFWLRQRI$UW , op. cit. p. 109. Interessante è al riguard o il pensiero del russo Nicolas Roubakine, la cui ‘psicologia bibliologica’ si proponeva lo stud io, con i metod i propr i delle scienze naturali, degli effetti d ella lettur a d el libro sulla p siche d egli individu i, sulla società, sulla storia. Si veda l’app endice quarta di /HOLWWpUDLUHHWOHVRFLDO, op. cit., pp. 243 – 251. 89
41
autentica di configurare la protesta nei confronti del reale, indicando così i suoi limiti e, ind irettamente, la possibilità d i intendere in man iera diversa le relazioni tra gli uomini e tra gli uom ini ed il mond o
91
( questa convinzione
è stata propria anche di vari settori delle avanguardie artistiche e, più di recente, par te integran te degli orizzonti di idee d ei movim enti sociali d egli ann i sessanta e settanta ). Come osserva J. Wolff:
Dietro tutto questo necessariamente sta la convinzione che l’arte, almeno in certe condizioni, possegga questo potenziale potere di trasformazione e che la pra tica cultu rale e la politica cultu rale abbiano un ruolo d a giocare all’interno d i un cambiamen to sociale e politico. 92
Il tem a d ell’imp egno p olitico nell’arte e quello delle p olitiche cultur ali sono i due modi in cui il conferimento ideologico di un obiettivo , che nel pensiero borgh ese era ra pp resenta to d all’ ufficio civile e sociale dell’arte, si riaffaccia in
am bito mar xista
93
. L’arte può essere uno strumento al servizio della
rivoluzione e della rivolta. In questo ambito s fa riferimento alle potenzialità dell’arte nei confronti dell’orizzonte sociale che la accoglie attraverso i concetti d i “rad icalità”, “critica”, “utop ia”94 .
G.E. Rusconi, /D VFXROD GL )UDQFRIRUWH, De Donato, Bari, 1972; Aa. Vv., 7HRULH OHWWHUDULH QHOOD VFXROD GL )UDQFRIRUWH, Savelli, Roma, 1976; anche P. V. Zina, *XLGDDOODVFXRODGL)UDQFRIRUWH, Rizzoli, M ilan o, 1974 ( 1976 ). 92 J. Wolff, op. cit., p. 109. 93 Il tema viene trattato, tra gli altri, nei seguenti autori e nelle seguenti opere: Baxandall, M., 5DGLFDO 3HUVSHFWLYHV LQ WKH $UWV, Harmondsworth, Penguin, 1972; Bloch, E. ed altri, $HVWKHWLFV DQG 3ROLWLFV, London, New Left Books, 1977; Ehrmann, J., ( a cura di ), /LWHUDWXUH DQG 5HYROXWLRQ, Boston, Beacon Press, 1967; Marcuse, H., $Q(VVD\RQ/LEHUDWLRQ, Boston, Beacon Press, 1969; 6DJJLRVXOODOLEHUD]LRQH, Einaud i, Torino, 1969 Mehlmann, J., 5HYROXWLRQ DQG 5HSHWLWLRQ 0DU[ +XJR %DO]DF , Berkeley – London, University of California Press, 1977. C. Caudwell, nel suo ,OOXVLRQDQG5HDOLW\D6WXG\RI6RXUFHVRI3RHWU\ MacMillan, London, 1937; ,OOXVLRQH H 5HDOWj, Einau di, torino, 1950 ) affronta l’argomento della funzione sociale della letteratur a di struttu razione dell’identità da un pu nto di vista marxista. 94 Per completezza, va detto che, quasi come prosecuzione di questa linea di pensiero in tempi in cui ogni “contestazione” sembra avere perso d i senso, alcuni autori vedono, come caratteristica prop ria dell’arte 91
42
Eagleton, dal canto suo, afferma che è necessario pren dere in considerazione le connessioni storiche tra il modo di produzione e l’ideologia di una società da un lato, e dall’altro il modo di produzione letterario e l’ideologia estetica del periodo, per individu are il grad o di auton omia
e di efficacia della
letteratur a su lla storia95. In tu tt’altro camp o d i stu d i viene toccato il p roblem a d a U. Eco, che nel suo saggio “Del modo di formare come impegno sulla realtà”96
individua
nella sp erimentazione e n ell’innovazione formale lo stru mento attraverso cui arte e letteratura p ossono incidere sugli schemi mentali e sociali di tutto un periodo storico. Per esempio, l’autore sottolinea la fondam entale funzione di med iazione e di rifornimento d i griglie interpretative svolta d alla letteratu ra rispetto alle nuove
concezioni
del
cosmo
che
vengono
elaborate
dalla
fisica
contemporanea:
Ancora una volta la letteratura esprimerebbe il nostro rapporto con la conoscenza, la nostra inquietudine di fronte alla forma che abbiamo dato al mon do, o alla forma che n on p ossiamo d argli; e lavorerebbe per p rovvedere alla nostra immaginazione schemi senza la mediazione dei quali tutta una zona dell’attività tecnica e scientifica forse ci sfuggirebbe, e diverrebbe veramente qua lcosa di altro da n oi, da cui al massimo lasciarci cond urre. 97
contempor anea, l’incapacità di farsi portatr ice di u n qu alche ‘possibile realizzabile’, divenend o la sua carica negatrice un gioco vu oto e gratuito. Si veda, per esempio, A. De Paz, /·DUWHQHOO·HSRFDSRVWPRGHUQD, in $]LRQH VRFLDOHHSOXUDOLWjFXOWXUDOH, a cura d i F. Cresp i, op. cit. , pp . 99-109. 95 J. Wolff, op. cit., p. 119. 96 Umbert o Ecco, 2SHUDDSHUWD, Bompiani, Milano, 1962 ( 3ª ed., 1971, pp. 229 – 284 ). 97 Idem, p. 283
43
Anche Adorno, Marcu se
e Brecht cond ivideva no l’idea che il pot enziale
radicale delle arti è da ricercarsi nell’ influenza e nell’efficacia dell’ innovazione della forma artistica. 98 N ella critica d el nov ecento esiste qu ind i un a riflessione, che Eco comp end ia nel suo saggio, che individua il momento di efficacia sociale dell’arte e della letteratu ra nelle operaz ioni che l’artista comp ie a livello forma le. Inoltre in Eco c’è un chiaro riconoscimento della funzione cognitiva della forma letteraria e d ella sua stretta corrispond enza ai processi di elaborazione d elle visioni del mond o. Un’altra pr op osta della riflessione semiotica
interessan te rispetto all’
l’argomento trattato è quella della Kristeva. Per quest’ultima le attività artistiche sono pra tiche significant i, viene prod otto.
d ei pr ocessi d ur an te i qu ali il senso
Quind i la prod uz ione di realtà, ancor prim a d i essere
an corata agli orizzon ti cultur ali e sociali che fann o da sfondo a qua lsiasi testo letterario, diventerebbe il risultato stesso del testo generatore e trasformatore d el senso
in quanto app arato
99.
N ell’am bito d ella riflessione erm eneu tica Pau l
Ricoeur ha ampiamente
indagato il nesso esistente tra il testo e l’azione , rilevando una sorta di omologia tra i du e ambiti, tanto che la nozione di testo sembra essere un buon par ad igma per riferimento
valido
l’azione um ana e l’azione per tutta un a categoria di testi
sembra essere un 100.
Per
Ricoeur
l’esperienza umana ed il discorso narrativo sono entrambi accomunati dalla
98
J. Wolff, op . cit., p. 125 e sgg. Chiara Giaccardi, 6HQVR LQWHUSUHWD]LRQHLQWHUD]LRQH3HU XQ DSSURFFLRSUDJPDWLFRDO WHVWR FRPHD]LRQH, Angeli, Milano, 1991, pp. 51 – 51 . Di Julia Kristeva si ved ano 6HPHLRWLNHUHFKHUFKHVSRXUXQHVHPDQDO\VH, Editions de Seuil, Paris, 1969; Problem i della stru ttu razion e del testo, in 1XRYD&RUUHQWH, n. 54, 1971, pp . 3-19. 100 Paul Ricoeur, 'XWH[WHjO·DFWLRQ, Editions du Seuil, Paris, 1986 ; 'DO WHVWR DOO·D]LRQH, Jaka Book, Milano, 1989, trad. G. Grampa., p. 168. Dell’autore si sono anche consultati 7HPSVHWUpFLW7RPH, , Editions du Seuil, Paris, 19837HPSRHUDFFRQWR, Jaka Book, Milano, 1983, trad. G. Grampa ; 6RLPrPHFRPPHXQDXWUH, Editions d e Seuil, Paris, 1990 ; 6pFRPHXQDOWUR, Jaka Book, Milano, 1993, trad . D. Iannot ta. 99
44
loro temporalità costitutiva, per cui il racconto diventa una sorta di forma D
SULRUL dell’azione stessa. Questa affinità ha un a ricad uta sul soggetto, per il qua le il testo scritto diventa un a med iazione per mezz o della qu ale egli si comp rend e
in un movim ento d i espansione, di apertu ra al significato
attraverso l’interpretazione e d i ritorno all’identità che viene in tal mod o a costituirsi :
( … ) ci chiederemo innanzitutto quale HVWHQVLRQH GHO FDPSR SUDWLFR susciti la funzione narrativa, se l’azione descritta deve potersi equiparare all’azione raccontata. Esamineremo, poi, in che modo il racconto, mai eticamen te neutro, si riveli come il primo ODERUDWRULRGHOJLXGL]LRPRUDOH . Su qu esto du plice versante, pratico ed etico, della teoria narrativa, proseguirà la reciproca costituzione d ell’azion e e del sé. 101
Quello che Ricoeur
prop one
è
un
approccio
contemporan eamente
interpretativo e pragmatico al testo ; infatti, rispetto agli ambiti dell’atto creativo ( « p oiesis » ) e di qu ello d ella ricezione ( “aisthesis” ), egli ne individu a u n terzo, la “catharsis” , nel quale :
( … ) l’interpr etazione realizza la sua funzione in m odo p ieno ( … ) . Attingere il significato implica ricontestualizzare il testo, dargli il potere di liberare il destinatario consentend ogli nuove valu tazioni della realtà. Al suo potere “affettivo” di distanziamento del lettore dalla propria emotività imm ediata si aggiu nge qu ello cognitivo d i chiarificazione, che consente n uove valutazioni della realtà e produce un effetto morale di ripensamento e trasformazione di convenzioni e norme.
101
Ricoeur, 6RLPrPHFRPPHXQDXWUH, op. cit., p. 231.
45
Solo al livello della catarsi comunicabilità e referenzialità sono manifeste nelle loro reciproche im p licazion i ( … ).102
Per L. Goldmann, che si è citato in precedenza, il testo letterario dà forma ad un a visione del mond o preesistente, app artenente ad u n gru pp o sociale103. La struttu ra d el testo è om ologa a quella della visione d el mond o cui il testo fa riferimento; quest’ultima viene d efinita da Goldma nn struttu ra categoriale signficativa o più sem plicemente stru ttura menta le. Il testo letterario porta al suo livello più alto l’espressione di una determ inata visione del mon do. In qu esto caso il testo non è più solo un r iflesso dei valori o dell’ideologia d i una società o della distribuzione di potere esistente all’interno di essa, ma una struttura
di
significato
socialmente
condivisa
che
contribuisce
alla
costituz ione di diverse id entità coesistenti in un a stessa società, restituen d o a qu esti insiemi sociali, attra verso la forma letteraria,
un a pr esentaz ione d ella
loro
e
visione del mon do altamente
consapevole
coerente104.
Questo
Chiara Giaccardi, 6HQVRLQWHUSUHWD]LRQHLQWHUD]LRQH, op. cit., p. 123 Di L. Goldmann si è consultato 3HUXQDVRFLRORJLDGHOURPDQ]R, Bompian i, Milano, 1967; si ved ano anche 0DU[LVPHHWVFLHQFHVKXPDLQHV, Gallimard, Paris, 1970; 6WUXFWXUHPHQWDOHVHWFUpDWLRQFXOWXUHOOHAnthropos, Paris, 1970 . 104 Così De Paz riassume le premesse del metodo genetico-strutturalista di Goldmann: “ (i) la relazione essenziale fra vita sociale e creazione letteraria non concerne il contenuto di questi due settori della realtà umana, ma solamente le strutture mentali, come categorie che organizzano contemporaneamente la coscienza empirica di un grup po sociale e l’un iverso imm aginario creato dallo scrittore. “Si tratta – è stato osservato ( Jacques Leenhard t, 3VLFRFULWLFDHVRFLRORJLDGHOODOHWWHUDWXUD, in “Nuova Corrente”, n. 51, 1970, p. 10 ) – di una ricerca di strutture, cioè dei rapporti fra gli individui e fra questi e l’universo e non di una ricerca dei contenuti calati in tali forme essendo questi sovente del tutto contigenti e rappresentando la zona di libertà assoluta dello scrittore”;(ii) l’esperienza di u n singolo ind ividuo è assai tropp o breve e trop po limitata per poter creare una simile struttura mentale; “essa non può essere che il risultato dell’attività congiunta di un considerevole numero d’individui che si trovano in una situazione analoga, costituenti, cioè, un gruppo sociale privilegiato, individui che hanno vissuto per lungo tempo in maniera intensiva un insieme di problemi e che si sono sforzati di trovare una soluzione significativa. Il che significa che le strutture, o per impiegare un termine più astratto, le strutture categoriali significative, non sono dei fenomeni individuali, ma d ei fenomeni sociali.” ( Lucien Gold mann , 0DU[LVPHHWVFLHQFHVKXPDLQHV, pp . 57 – 58 ) ; (iii) la relazione fra la struttura della coscienza d’un gruppo sociale e quella che regge l’universo dell’opera “ costituisce, nei casi più favorevoli per il ricercatore, un’omologia più o m eno rigorosa, m a il più delle volte anche un a semp lice relazion e significativa “ ( Gold man n, idem , p. 58 ) .” A. De Paz, op. cit., p. 261. 102 103
46
autor e, come si è pr ecedentem ente osservato, pu r r iconoscend o l’esistenza n el rapporto letteratura-società di un ruolo svolto da parte della prima nella genesi d el significato e nella pr omo zione del mu tam ento sociale, tralascia d i indaga rne le form e di manifestazione . Si può dire che
/DQJXDJHDQG/LWHUDWXUHLQ6RFLHW\
di H . D. Dun can è il
lavoro nel quale, per la pr ima volta, il tema trattato viene messo al centro di una riflessione organica. Du ncan , rifacend osi alla riflessione teorica di
K . Bur ke106 ,
letteratu ra costituita essenzialmen te da atti simbolici
intend e la
( V\PEROLFDFWLRQV ) ,
insiemi d i imm agini e significati che ha nn o lo stesso valore d ell’esper ienza concreta e ne sono anzi l’indispensabile forma d’espressione socialmente convalidata . Essendo l’esperienza
semp re compresa attraverso forme di med iazione
simbolica socialmente codificate, la letteratura, fornendo queste forme, permette la comprensione dell’azione. La letteratura, in altre parole, provv ederebbe ad org anizzare la fase simbolica dell’esperienza. E’ d agli atti simb olici, in qua nto rap pr esentaz ioni comp lete d i ru oli, e dalla loro azione sull’imm agina zione e sulle em ozioni, che il testo letterar io d eriva la sua efficacia: Literary dep iction of a role functions in somewhat the same w ay as play amon g children ( … ). Literary symbols (…) are presentations of roles which are given to individu als to use in imagining wh at it wou ld be like to play such roles . 107
H. D. Duncan, /DQJXDJHDQG/LWHUDWXUHLQ6RFLHW\, op. cit. Kenneth Burke, 7KH3KLORVRSK\RI/LWHUDU\)RUP6WXGLHVLQ6\PEROLF$FWLRQ , University of California Pr ess, Berkeley and Los Angeles – London, 1941 ( third ed., 1973 ); /DQJXDJHDQG6\PEROLF$FWLRQ, University of California Press, Berkeley, 1966 . 107 H. D. Duncan, idem, p. 5 105 106
47
Ogni azione richiede che l’uso dell’imma ginazione struttu ri un m odello di azione p ossibile, e nella letteratu ra l’imm agina zione “is the specific m eans by w hich the symbolic ph ases of literary action help society.
us to enact our roles in
( … ) Imagina tion is an explora tory ph ase.” 108
Per Duncan la letteratu ra gioca un ruolo rilevante, nelle società comp lesse , nella costitu zione iden titaria: rifacend osi all’intera zionism o simbolico, a più riprese sottolinea come la letteratur a, nella misura in cui l’imm ed esimaz ione nei d iversi
ru oli sociali
egli
perm ette
che rap pr esenta e m ette in
scena, perm ette l’ad ozione di pu nti di vista e possibilità di comp ortam ento d ifferenti d a quelli
che sono alla base
d ell’ iden tità
per sonale del
lettore. Nelle società complesse questa sperimentazione, data la natura virtuale delle situazioni di vita create da l testo letterario,
perm etterebbe
l’arricchimento della personalità e la messa in atto, anche se temp oranea e revocabile, d i altern ative
p ossibili ,
op eraz ione qu esta
altrimen ti
d ifficilment e realizzabile a causa d ella estrem a specializzazione d ei ru oli e delle comp etenze p ropria di tali società: If he is concerned with great art in democratic society, the writer must create forms w hich give us a mean s for achieving m oments of profound integration of the man y roles, as well as an in tensification of the sp ecialized roles, wh ich w e are required to play in modern u rban society.109
------------------------
What we mean by “originality” is not that a writer is able to create great number of fantasies ( … ) but that he presents new actions, or phases of social actions, wh ich give u s, as we say, a new life. Our self-consciousness is raised to new intensity because we are able to enter into great un d erstand ings on a 108 109
idem, p . 16 idem, p.4
48
symbolic level among characters whom we would know nothing of in our ordinary life . 110
Ed ancora : Ou r heroes and villains in literature are significant
others to us, like our
mothers and fathers during childhood, although we use these fictive characters only in t he sym bolic ph ase of action. The range of these significant others has been increased enorm ously amon g the literate members of our society. Cultu re heroes distant in both time and space can now affect us because we are now enable to enjoy an increasing nu mber of persp ectives up on ou rselves. Any self, to become a self in modern society, must use literary symbols, for in our society every important action is distributed among a number of individuals; and, as our society becomes more complex, there is a wider d istribut ion of roles, as well as a greater sp ecialization in roles.
Literar y
communication, the fixing of a set of significant symbols which will have common mean ings, consensus.
is one of
our most imp ortant ways of achieving
111
Quind i la letteratura, per Dun can, presiede
alla
fun zione, fond amentale
nella elaborazione del senso d ’identità personale, di assunzione del pu nto di vista d ell’altro e
per m ette , in tal m od o,
la comu nicazione e l’
interp retaz ione dei significati . In qua nto istituzione sociale, la letteratura è un consenso ed al limite anche
potente stru men to di
d i m anip olazione, nel caso in cui il pot ere in
un a società si concentri tutto nelle ma ni
di una élite
o d i un a singola
istituzione.
110 111
idem, p. 5 idem, pp. 17-18
49
Dun can è il riferimento teorico della nu ova interp retazione che assegna un ruolo alla letteratur a
nell’elaborazione ed
innovazione degli orizzonti
sociali di significato della società. In sintonia con le
considera zioni d i
Dun can ,
K. Stierle112 vede nella
pseu d o-referenzialità di un certo tipo d i testi letterari la rad ice della loro capacità d i organizzare l’esperienza in schem i struttu rati astratti ( “structura l m atrix” ), schemi
d i cui il lettore u sufru isce nel mom ento in cui pa rtecipa
ad ed ificare l’illusion e del racconto . La libertà da ta da llo statuto d i finzione del testo perm ette così al soggetto di sperimentar e
nu ove
possibilità concettuali e di azione
al di fuori
dell’abitudine e d egli stereotipi d ella v ita qu otidiana. Anche P. Maran da 113 affronta il rap porto tra innova zione seman tica ap portata da lla letteratura e
inerzia culturale . Egli istituisce un para gone tra
l’antropologo ed il poeta ( lo scrittore ) : entrambi introducono elementi par zialmen te estranei alle struttu re semantiche di discorso cui sono abituati i loro ascoltatori . In questo caso si possono generare rigetto o accettazione, per ché sono in gioco determ inate.
asp ettative d i accettabilità del discorso cultur almen te
Gli scrittori abituano il loro pu bblico a nu ove connessioni
semantiche. L’arte
si pr opone come esplorazione d i
nu ove risorse
individu ali , ma Mara nd a, dichiarato antropologo struttu ralista, confina tale esplora zione all’am bito na rcisistico d i u n HJR che si difende ed ai processi di man tenimento dell’ord ine di un a
cultura che si riafferma : le metafore
poetiche servono ad organizzare lo sconosciuto nei termini del conosciuto . Le nuove connessioni semantiche cui abituano gli scrittori, tra l’altro, avvengono sempr e tra elementi già esistenti, cioè Maran da non prend e in Karlheinz Stierle, The Reading of Fictional Texts, in S. R. Suleiman, I. Crosman, 7KH5HDGHULQ WKH7H[W (VVD\VRQ$XGLHQFHDQG,QWHUSUHWDWLRQ, Princeton University Press, Princeton, New Jersey, 1980, pp. 83 – 105. 112
113
Pierre Maran da, The Dialectic of Metapho r : an Anthr opological Essay on Herm eneutics, in S. R. Suleiman , I. Crosm an, op . cit., pp. 183 - 204
50
considerazione
la possibilità dell’ app orto di
elemen ti
autenticamente
innov ativi, com ’è nel caso dello scam bio tra cultu re d ifferenti . M. Picard, partendo da un orizzonte teorico principalmente psicoanalitico, focalizza la sua riflessione sulla lettura , assimiland ola
al gioco. Infatti la
lettura, oltre che consentire il libero svolgersi delle proiezioni e delle sub lim azioni d a pa rte d el
lettore,
alla stessa stregu a d el gioco infantile
permetterebbe al soggetto di sperimentare la propria creatività, la fiducia nella propria capacità di ristrutturare il rapporto per qualche motivo comp romesso con il mon do, infine di ristruttura rsi114 :
Ainsi le lecteur, le joueur, passent-ils de l’Immaginaire, de la solitude, de la détresse d ’un e du rée répétitive ou morcelée, au Symbolique, aux totalités, à la temporalité. Dans l’espace étrange où il se meut, il édifie à tâtons, interminablement, avec gravité ou jubilation, une bien curieuse forme, qui est peu t-être aussi l’image de son prop re corps. C’est bien de lui TX·LOHVWTXHVWLRQ . (…) Le lecteur au ssi peu t m anipu ler l’objet d e sa lecture, et sa lecture elle – mêm e, qui le manipulait. Cependant, l’acquisition de cette maîtresse est en étroite relation avec le renforcement, grâce à tout cet exercice, de ce que les psychologues app ellent les défenses psychiqu es. 115
La lettura
richiede un temp oraneo allontanamento d al contesto in cui il
soggetto è abitualmente immerso,
un disinvestimento d el mon d o esteriore
al testo. Quest’oblio pren de le forme d i un a mom entanea messa tra parentesi della quotid ianità e perm ette un a insostituibile occasione d i sperimentazione:
114 115
Picard, M., /DOHFWXUHFRPPHMHX, Ed. d e Minu it, Paris, 1986, p. 56. idem , pp . 52 - 53
51
Le péripéties d e l’histoire, les mises à l’épreu ve d u héros, les situations d e crise auxquelles nous nous sommes identifiès, la progression vers le rèel et la découverte conjointe de l’altérité ( … ) tout donc nous offre une sorte d’app rentissage par ticulier et, comm e tal, irremp laçable. 116
La letteratura, proprio come il gioco a vari stadi della vita, serve all’integra zione ( “int égration ” ) p sicologica e sociologica d ell’ind ividu o.
L’argom ento, nella sua complessità, tocca anche il pr oblema d i qua nto peso effettivo abbia la letteratu ra nell’influenza re l’attor e sociale e nei processi d i costruz ione d i realtà rispetto alle altre tecnologie comu nicative oggi d iffuse nella società; ma tale aspetto del problema esula dagli obiettivi di questo lavoro. Il pr oblema v eniva p reso in considera zione già nel 1970 d a R. Escarp it:
Dopo l’avvento dei mezzi di comunicazione di massa audiovisivi, questa situazione tende un po’ a modificarsi e la lettura partecipa a un consumo culturale globale la cui dinamica interna non è ancora ben conosciuta. Gli adattamenti
cinematografici,
radiofonici
e
soprattutto
televisivi,
hanno
influenzato profondamente la visione della letteratura. Il fumetto attualizza le opere del p assato, UpSRUWDJH e pu bblicità p opolarizzano lo scrittore e la sua op era al pari d i ogni altra etichetta d i marca. Più che un a vita letteraria, che in fondo non è che una parte della sua attualità, il consumatore culturale possiede la visione d i un imm enso men ù offerto al suo ap petito di svaghi.
116 117
117
idem, p . 161 R. Escarp it, Il letterar io e il sociale, in /HOLWWpUDLUHHWOHVRFLDO, op . cit., pp. 35 - 36
52
E’ nella lettura , quale m om ento d i inter azione tr a testo letterario e lettore, che avviene il processo di costruzione della realtà attraverso la creazione
di
nu ovi significati o la negoz iazione d ei pr ecedenti. A p artire d agli anni sessanta d el novecento vari stu di d i critica letteraria , di ermeneu tica,
di estetica della ricezione
e di semiologia hanno messo al
centro d ella loro riflessione l’atto d el leggere, ponen d o l’accento sul ru olo del lettore nel lavoro di decifrazione del testo ed attribuendo sempre maggiore rilevanza “ai processi di ri-lettura e di ri-creazione del testo da parte dei lettori, a second a d elle loro asp ettative sp ecifiche, nei diversi contesti storicosociali nei qua li la lettur a viene effettuata ”118 . L’opera letteraria non viene più considerata come una entità indipendente, con una vita propria, ma come una possibilità latente nel testo che viene ricondot ta all’esistenza solo nella misur a in cui esiste u n lettore d isponibile a riattivarla second o semp re nu ove ri-letture. Essend o qu esta consap evolezza lo sfond o teorico che accoglie la possibilità d i u na ri-socializza zione letterar ia,
anche in qu esto caso si è sentita la
necessità di passare in rassegna i più importanti contributi sull’argomento. Infatti, essend o l’ipotetico evento ri-socializza nte il d erivato di un a pratica d i lettura , bisogna individu are nell’HVHFX]LRQH
il mom ento costitutivo
di tale possibilità
d el testo d a part e d el lettore , il qu ale, m entre ri-costruisce
il testo portan d olo a nuova
vita, viene ri-costru ito a sua volta d al testo
rileggend osi attraverso d i esso.
F. Crespi, 0DQXDOHGLVRFLRORJLDGHOODFXOWXUD, op . cit., p. 195 Scrive Federico Bertoni: “ ( la lettura ) Somiglia, per un’analogia musicale, all’esecuzione di una partitura: leggere equivale infatti a realizzare il testo, a trarre in luce le sue possibilità semant iche, traspor tand olo nella realtà attuale di un mondo e di un soggetto ( … ).” La metafora dell’esecuzione di una partitura viene ut ilizzata da Pareyso n, Jau ss, Rifaterre, Eco. Federico Berton i, ,OWHVWRDTXDWWURPDQL3HUXQDWHRULDGHOODOHWWXUD, La Nu ova Italia, Firenze, 1996, pp. 84 – 85. 118 119
53
Questo movimento di ritorno dell’attività interpretativa messa in campo dal lettore rientra in quella più generale dinamica d i
circolarità ermeneutica
amp iamente indagata d a H . G. Gadam er120. Non essendo possibile uscire dal linguaggio, per Gadamer l’attività conoscitiva non pu ò atting ere all’esterno di un orizzon te già costitu ito, ad un m omen to di neutr alità priva di concezioni d ate; i presu pp osti intellettuali e culturali sono anzi ciò che consente
di
instaurare il dialogo tra d ue
orizzon ti storici di significato. Ma qu esti stessi pr esup post i ven gono a loro volta
trasformati
attraverso un a pa rziale
da l dialogo , perm ettendo l’attività interpretativa fusione di orizzonti
121.
Da un punto di vista ermeneutico, la lettura è dell’interpretazione per varcare la distanza
un mezzo
a disposizione
che separa storicamente e
culturalmente l’opera da l suo interprete ed attivare il dialogo . Gada mer osserva come il concetto stesso d i lettur a imp lichi necessariam ente un rapporto con il fruitore del testo letto
122;
la
par tecipazione
d i un
soggetto fruitore alla riattivazione del testo scritto è qu indi fond am entale :
Come abbiamo potuto mettere in chiaro che l’essere dell’opera d’arte è gioco che si compie solo con la fruizione da par te dello spettatore, così si mette in luce qui, per i testi scritti in generale, che solo nella comprensione si verifica la riconversione d i un a m orta traccia di significato in sen so vivo e concreto. 123
Si è già accennato alla riflessione ermeneutica di P. Ricoeur . Anche per qu est’ultim o testo e lettore sono imp licati nei rispett ivi orizzon ti,
che la
Hans Georg Gadamer, :DKUKHLWXQGPHWKRGH , J. C. B. Mohr ( Paul Siebeck ), Tübingen, 1965 ( IIª ed. ) ; 9HULWj H PHWRGR, Fratelli Fabbri Editor i, Milano, 1972; Di Gadam er si è consu ltata anche la raccolta di interventi intitolata 3HUVXDVLYLWjGHOODOHWWHUDWXUD, Transeuropa, Ancona, 1988. 121 Cfr. 9HULWjHPHWRGR, cap . II, pp . 313 - 437 122 idem, p . 199 123 idem, p. 202 120
54
lettura provv ede a mettere in contatto e a fare interagire . Il contributo alla costruzione del senso avviene da entrambe le p arti :
Da un lato, i paradigmi recepiti strutturano le attese del lettore (… ). Essi forniscono linee direttr ici p er l’incontr o tra il testo ed il suo lettore. ( … ) Da un altro lato, è l’atto del leggere che accompagna la configurazione del racconto e attualizza la sua capacità d’essere seguita. Seguire una storia vuol dire attu alizzarla nella su a lettu ra. 124
Il contributo specifico di H. R. Jauss al dibattito sulla relazione di reciprocità che
intercorre tra il testo
ed
il lettore sta
versa nte d i un ’estetica della ricezione, letture
interpretative
che
nell’ aver
come l ’orizzon te
completano
la
sottolineato, d al d elle p ossibili
struttu ra
aperta
e
( ap par entemente ) indeterm inata del testo rientri semp re nelle cond izioni storiche e sociali d i ap p arten enza d el lettore. :
La teoria della ricezione estetica dev e consid erar e un ’op era letteraria nel suo contesto di esperienza letteraria, in modo che una particolare lettura possa essere compresa. Essa deve anche porre l’opera in rap porto con la storia generale.125
Assume quindi un particolare interesse lo studio nel tempo della catena d ialogica delle ricezioni
di un testo, più che l’ana lisi d i un p resu nto
imm uta bile significato inter no ad esso. Infatti, nell’intera zione prod otta da lle Paul Ricoeur, 7HPSVHWUpFLW7RPH, , op. cit., p. 151. J. Wolff, op. cit., p. 160. Di Jauss si vedano : /LWHUDWXUJHVFKLFKWHDOV 3URYRNDWLRQ GHU /LWHUDWXUZLVVHQVFKDIW, Univ.- Druckerei GmbH, Konstanz, 1967 ; 3HUFKq OD VWRULD GHOOD OHWWHUDWXUD", Guida, Napoli, 1969; 5H]HSWLRQVlVWKHWLNXQGOLWHUDULVFKH.RPPXQLNDWLRQLQ$XIGHQ:HJJHEUDFKW , H. Sund, M. Timmermann ( hrsg.), Konsta nz, 1979; (VWHWLFDGHOODULFH]LRQH, Guida, Napoli, 1988; $HVWKHWLVFKH(UIDKUXQJXQGOLWHUDULVFKH+HUPHQHXWLN, Suhrkamp , Frankfurt, 1982; (VSHULHQ]DHVWHWLFDHGHUPHQHXWLFDOHWWHUDULD, Il Mulino, Bologna, 1987-88, 2 voll. 124 125
55
domande che i lettori gli rivolgono, un testo manifesta le sue potenzialità latenti, rispond end o
in man iera diversa ai differenti contesti nei quali le
interrogazioni si caricano di senso. Jauss intende il pubblico dei lettori come un “ composto dinam ico, un camp o di reazioni che si mod ifica ad ogn i nuova lettura (…).” 126 Anche n ell’ap pr occio fenomen ologico d i W. Iser127
il testo, preso a sé, è solo
un insieme d i pagine scritte senza significato né vita; per esistere come op era letteraria, esso deve venire concretizzato da u na coscienza lettore ) che,
utilizzan d o
( quella del
gli schemi d i riferim ento pr esentati d al testo e
riempiend one i vuoti ( “blanks” ), si attiva nella prod uzione e riprod uz ione del significato . La lettura non coincide né con una funzione precostituita nel testo, né con le pr ocedu re soggettive messe in atto dal lettore; semm ai è un a realizzazione che si situa nell’incontro d i un atto con una forma . L’attività del lettore è una vera e propria seconda creazione, o ri-creazione dell’opera letteraria, nella quale questi mette in opera tutta una serie di attività:
strategie combina torie,
p roten sioni e ritensioni,
an ticipaz ioni,
smentite d i congettur e etc. Il cammino del lettore trascorre tra qu esti giochi di aspettative fino a formare un’impressione di realtà nella quale il soggetto si apr e all’interazione tra le nu ove prosp ettive dischiusegli da lla narr azione e quegli elementi del passato personale e sociale, a cui egli ha attinto per colm are le lacune d el testo. Non esiste una corrispond enza tra testo e mond o reale né tra testo ed u n solo significato, qu ind i non esiste un a sola interp retaz ione valida. Il testo è u na struttu ra poliseman tica ed indetermina ta. Il significato viene
fissato da l
126
F. Berton i, op. cit., p . 95 . Di Wolfgang Iser si vedano 7KH,PSOLHG5HDGHU3DWWHUQVRI&RPPXQLFDWLRQLQ3URVH)LFWLRQIURP%XQ\DQWR %HFNHWW, Johns Hopkins University Press, Baltimore,1974; 7KH$FW RI5HDGLQJ D 7KHRU\RI $HVWKHWLF5HVSRQVH , Johns H op kins Un iversity Press, Baltimore, 1978; / DWWR GHOOD OHWWXUD XQD WHRULD GHOOD ULVSRVWD HVWHWLFD, Il Mu lino, Bologna, 1987. Nel presente lavoro si è tenuto conto in particolare di quest’ultimo testo . 127
56
lettore, che però non può inventare qualsiasi cosa perché la sua attività interpretativa viene comunque in qualche modo indirizzata dalla struttura testuale. Il grad o di convergenza d i testo e lettore determ ina la prod uz ione d el significato.
(…) Iser contrap pon e fin d al principio il modello di u na relazione bivalente, per cui il processo scorre semp re nei d ue sen si come interazione d ialettica, facend o del testo una guida e del lettore un produttore attivo di significato. L’opera, second o qu esto ap proccio fenomenologico, sorge alla vita p er la fusione d i du e intenzioni ( o poli ) che si trovano a convergere nella lettura: quando il “polo artistico”, come testo dell’autore, incontra il “polo estetico” della realizzazione del lettore, si scava a mezzo tra i due un oggetto dinamico e virtuale, che non può combaciare con la realtà del testo né con la soggettività del singolo individu o: è l’opera letteraria. 128
Il binar io sul qu ale il testo incanala in ma niera flessibile l’attività d el lettore è, per Iser, un modello precostituito di lettore interno al testo stesso : LOOHWWRUH
LPSOLFLWR. Il lettore imp licito è quella “rete di strut tur e di rispo sta-invito che offre ad ogni lettore concreto un ruolo prestrutturato che lo conduce ad afferrare il testo, per u n’inter azione n ecessitante”129 . Anche
Eco 130
crede che il testo preveda per il lettore una serie di
competenze, che egli riassume nella figura del lettore modello, tali da permettere la piena fruibilità del significato nel momento in cui vengono soddisfatte . Il lettore modello, nell’interazione testo-lettore, guida lungo i trag itti pr esup p osti di sp ecifiche comp etenze encicloped iche
le possibilità
interpretative del lettore reale. 128 129 130
F. Berton i, op. cit., p. 76 idem , pp . 76-77 . Cfr. U. Eco, /HFWRULQIDEXOD, Bom pian i, Milano, 1979
57
Eco distingue le operazioni che il lettore compie in intensionali ed estensionali131: le pr ime si realizzano su i vari livelli delle strut tu re discorsive, narrative ed attanziali e ideologiche, le seconde riguardano primi riferimenti non impegnativi alla realtà ( le “estensioni parentetizzate” ), quindi il riferimento ai mon di rapp resentati e
le pr evisioni sul corso degli eventi,
oltre che le inferenze che il lettore compie per riempire i vuoti del testo ( le “p asseggiate inferenz iali” ); le classi d i azion i estensionali, combinan do si ed interagend o con le elaborazioni avvenu te sul piano attanz iale ed ideologico, sfociano nell’attualizzazione del contenuto del testo e nella costruzione del
PRQGRSRVVLELOH generato a partire dalla narrazione. Per J. Culler 132
il lettore deve essere dotato di adeguate e complesse
competenze letterarie che, sole, lo mettono nella condizione di convertire in significati le sequ enze verba li. Il lettore, d ovend o
recup erar e il testo
ai
mod elli di coerenza previsti da una data cultura per rend erlo verosimile , si impegn a in tutta un a serie di operazioni
testuali
di selezione, di
iden tificazione , di d om inazion e etc. La riflessioni d i Culler mette in r isalto il ruolo p erformativo d ella cultura a tu tti i livelli dell’incontro tr a u n testo ed il suo lettore.
Il ruolo attivo del lettore viene ulteriormente enfatizzato nelle riflessioni teoriche di H olland , Bleich, Fish . Se per Rosenblatt la dinam ica della lettu ra conserva una modalità transazionale, per i tre autori si può parlare di una vera e p ropr ia psicologia della lettura 133.
Cfr. lo schema riassun tivo contenuto alla p. 72 di /HFWRULQIDEXOD . Jhonatan Culler, Prolegomena to a Theory of Reading, in Suleiman, R. S., Crosman , I. , 7KH5HDGHULQWKH 7H[Wop. cit., p. 53 e sgg. 133 F. Berton i, op. cit., p . 107 e sgg. 131 132
58
Per Holland 134, che si rifà alla teoria psicanalitica, il lettore proietta d ur ant e la lettura d elle fan tasie inconscie nel testo, il cui contribu to funz ione di
convalida delle d inam iche
si ridu ce alla
d i d ifesa d ell’iden tità d ell’io ed a
quelli che H olland chiam a tem i d’identità. Evidentemen te questa p rospettiva non potrebbe essere u tile nel caso di u no stu dio testua le, come il presente, che volesse mettere in connessione gli effetti del testo con la socialità costitutiva del soggetto se H olland non riconoscesse che l’identità è da ta d a sistemi di
IHHGEDFN tra l’io ed il mondo, IHHGEDFN che si attivan o, alla fine, anche nel rapp orto di lettura. Per Bleich, invece,
la lettura è un ’attività esclusivam ente soggettiva, nella
quale sono centrali i processi cognitivi del soggetto e non c’è contributo da parte del testo. I testi non esistono se non come oggetti simbolici nella mente del lettore, il quale attiva una serie di processi di comprensione interiori che non sono in alcun modo controllati dal testo. Anche per Fish l’esperienza della lettura si concentra sul polo del soggetto e quindi l’analisi di essa dovr ebbe riguard are le m odalità d ell’esperienza e gli effetti che n e d erivano. Le strategie interpretative messe in campo dal lettore vengono attribuite a delle proprietà del testo che, in realtà, non esistono se non nella mente d el lettore. Fish, come Bleich, crede che le strategie interpretative si generino a livello di gruppo , e non individuale: sono le comunità che sanciscono la correttezza della lettura d i un testo. Per R. Escarp it quello che si viene a creare nell’interaz ione lettore-testo è un a sorta d i “gioco d ei quattr o cantoni” tra coscienza ed inconscio d el soggetto e significante e significato d ella scrittura , con
l‘ap pa rentem ente infinita
possibilità dialettica combinatoria che ne deriva, ed il cui risultato è sempre
N. Holland, 7KH'LQDPLFVRI/LWHUDU\5HVSRQVH, Oxford Univ. Press, Oxford, 1968; /DGLQDPLFDGHOODULVSRVWD OHWWHUDULD, Il Mu lino, Bologna, 1963; )LYH5HDGHUV5HDGLQJ, Yale University Press, N ew Hav en-London, 1975. 134
59
un “ equilibrio – ad eguam ento o opp osizione – fra la pred isposizione ( del lettore, par. agg. ), e la prop osta d i questo p rod otto sociale che è il libro.”135 A. De Paz così sintetizz a le osservazion i di Escarp it:
Per quanto riguarda la GpPDUFKHGXOHFWHXU il critico fran cese osserva ch e l’atto d i lettura riproduce nelle sue grandi linee l’atto della scrittura, anche se nel caso del lettore non si pu ò parlare d i progetto bensì di pred isposizione che gli deriva dalla sua formazione scolastica, dalle proprie esperienze di lettura anteriori, dalla sua informazione e soprattutto dalla sua problematica personale. L’elemento psicologico risulta qui intimamente legato a quello sociale. Per Escarpit la problem atica
second o la qu ale il lettore d ecodifica il libro
realizzando l’opera in ciò che la concerne, è conscia o subconscia, formulata o informulata, ma è tuttavia sempre individuale. La GpPDUFKH del lettore si disp iegherebbe , così, su d ue p iani: da un lato quello del p ensiero concettuale e dell’immaginazione obiettiva, entrambe socializzate, dall’altro quello del sogno, dell’ossessione, della frustrazione, le un e e le altre trad ucend o la su a libertà in una situazione che il libro ricondurrebbe a un’esperienza particolare. Proseguend o nella sua argomen tazione Escarpit rileva che la grande d ifferenza fra il lettore e lo scrittore è che per quest’ultimo l’elemento psicologico si situa prima della formulazione dell’opera e si trova quasi interamente fuori del processo mentre per il primo è uno degli elementi essenziali della sua pred isposizione quan do affronta l’opera e fa pa rte del p rocesso.
136
Per inquadrare le proposte presentate, si può utilizzare lo schema utilizzato da F. Bertoni nel suo lavoro sulle teorie della lettura, testo a cui ci si è amp iamente rifatti nelle pagine p reced enti137.
Robert Escarpit, /HOLWWpUDLUHHWOHVRFLDO, op . cit., p. 31 Alfredo De Paz, $OFXQHWHQGHQ]HDWWXDOLHWF, op. cit., pp.552-570 ( pp. 554-555 ) 137 L’altro testo a cui si è fatto riferimento è stato il cap. 3° del già citato saggio di Chiara Giaccardi, 6HQVR LQWHUSUHWD]LRQHLQWHUD]LRQH. 135 136
60
Egli
raggru pp a gli au tori
attorn o ai
p oli d ella
relazione d ua le testo
letterario-lettore, in base all’enfasi posta sull’uno o sull’altro termine del binom io : ai d ue estremi si trova no, d a un lato, le teorie semiotiche d el testo, che ridu cono il lettore ad un a fun zione testu ale e, così facendo, lo incollano a l significato d ell’op era, e d all’altro le p ratiche decostruz ioniste, che assegna no al lettore il comp ito infinito di spostare, disfare, d ifferire un significato per altro inattingibile, e quind i negano qualsiasi interpretazione corretta138; nel m ezzo ci sono le grad azioni possibili d ell’interaz ione e della reciprocità , che fanno ruotare l’evento della lettura contemporaneamente sui cardini delle struttu re p recostituite d el testo Hsu quelli d ei meccanismi di interp retazione e d ecodifica interni al lettore. J. Wolff, do po av er confrontat o il pen siero di Hirsc, Gad am er, Iser e Jau ss, così inquad ra il problema d a un pu nto di vista sociologico:
Il lettore è guidato dalla struttura del testo, il che significa che l’arco delle possibili letture n on è infinito. Ma, cosa ancora p iù imp ortante, il modo in cui il lettore o la lettrice imp egna se stesso/ a nei confronti del testo e costituisce il significato, è in funzione del p osto che qu esti occup a all’interno d ella ideologia e d ella società. In altre parole, il ruolo del lettore è creativo ed al temp o stesso situato.
139
In conclusion e, oltre le d ifferenze d i posizione tr a le varie teorie della lettura sembrerebbero esistere d ei comu ni d enominatori. La lettur a è un ’attività collaborativa . E’ simile ad un
contratto che viene
stipulato implicitamente nel momento in cui il lettore, aprendo un libro, crede
al m ond o fittizio che si ap pr esta a costruire,
come se fosse vero,
In realtà Bertoni sottolinea come il decostruzionism o, decentran do anche il soggetto, apra un campo d i estesa “intertestualità” che supera la dicotomia testo-lettore riassorbendola n el problema d el lingu aggio. 139 J. Wolff, op. cit., p. 162 138
61
calandosi, con le prop rie comp etenze interpretative, in un ruolo sdopp iato che pu ò anche ricordare le regole di un gioco. La pr assi d i lettura che non tra disce il testo non è quella che si attiene ad un a presunta interpretazione valida ( che in realtà non esiste né all’interno del testo né fuori ), ma una pratica
capace di sintonizzare sulle
esigenze
auten tiche e vitali del presente le dom and e poste dall’opera letteraria, in mod o tale da prod urre u na semp re nuova ed inesauribile consonanza pregna d i significato
140.
“ 7UDGXWWRUH, WUDGLWRUH non è una formula vana, bensì l’affermazione di una realtà necessaria. Ogni trad uzione è un tradiment o, ma un tradim ento che può essere creatore quan do consente al significante di significare qualcosa anche se il significato or iginale è divenu to insignificabile. Ora, ogni lettura al d i fuori d el contesto ( … ) è in una qu alche misura u na trad uzione. In altri termini l’eterna TXHUHOOH degli adattamenti non ha alcun senso. L’adattamento non è che un caso particolare della lettura. Proiettando sulla coppia EttoreAndromaca la mitologia del reduce e della vedova di guerra, Giraudoux ha certamente tradito Omero, ma lo ha fatto rivivere in m odo autentico per dei nu ovi lettori. Può accadere anche che si elimini quan to l’autore h a ritenuto essenziale e che si conservi quanto invece è secondario. E’ questo il caso di Robinson Crusoe dei Viaggi di Gulliver dei quali è stato conservato soltanto l’aspetto spettacolare marittimo ed esotico ad uso della letteratura infantile, dimenticando in quanto appariva difficilmente comunicabile, il loro significato implicito profondo. Ma il cinema sovietico non ha avuto difficoltà ad inventare un Gulliver impegnato nella lotta di classe e la robinsonata è stata utilizzata per tre secoli per illustrare tutti i tipi di ideologie alle quali Defoe è in apparenza estraneo. Ma in apparenza soltanto, in quanto si può tradire qualsiasi opera , si può imporre a un’opera qualsiasi interpretazione. Ogni testo informativo può essere l’oggetto di un controsenso ma in tal caso l’informazione è distrutta. Solo da un’opera letteraria si possono trarre nuovi sensi senza distruggerne l’identità. Vediamo qui un quarto criterio di definizione della specificità letteraria: è letteraria un’opera suscettibile di venir “tradita”, ovvero un’opera che possiede una disponibilità tale che è possibile, senza che essa perda la sua identità, ricavarne in un’altra situazione storica un diverso significato da quello apparentemente visibile nella sua situazione storica originale. Questa disponibilità, ovviamente, non è inesauribile. Quelle che noi definiamo opere eterne sono opere il cui contenuto latente non è stato ancora esaurito. Si può d ire soltanto che un’opera è tanto più letteraria – ovvero letterariamente “valida” – quan to più la sua d isponibilità e dun que la sua capacità di comu nicazione è più du revole e più estesa.” R. Escarp it, /HOLWWpUDLUHHWOHVRFLDO, op. cit., pp . 28 - 29 140
62
La restante part e di qu esto cap itolo si occup a di d efinire i criteri d i verifica d ell’ipotesi ed i suoi limiti e d i argom enta re la scelta d ei m etod i utilizzati per verificare attra verso l’an alisi d el
testo
la p resenz a d ei requ isiti
selezionati. Qua li requisiti devono avere i testi di Castaned a p er essere detti suscettibili di generare occasioni di ri-socializzazione141 ? Bisogna dire a che condizioni un testo si fa suscettibile di generare occasioni di ri-socializzazione , definire in m aniera
u nivoca tali cond izioni e poi verificare
se qu este cond izioni
vengono date nelle opere di C., attraverso una ri-lettura dei suoi scritti guid ata da i criteri operativi in pr ecedenz a definiti con l’intento di rinvenirvi prove di convalida d ella tesi che si vuole dim ostrare. Le condizion i d i verifica esplicitate dev ono corrisp ond ere agli
elemen ti
effettivamente presenti nel testo. Se si riscontra la presenza di questi elemen ti, bisogna
individu are in che grad o per mezzo di essi la narr azione
si pr esta ad innescare la ristruttur azione del soggetto nel lettore. Non esistendo u na letteratura sul tema a cui attingere note m etodologiche , si sono dovuti adottare dei pu nti di partenza
mantenendo
aperta la
possibilità d i riad atta re nel corso d ell’esplora zione d el testo i criteri
alle
esigenze d i atten dibilità e verifica dell’ind agine 142 .
141
Per ri-socializzazione qui si intend e ciò che P. Berger e T. Luckmann h anno p referito indicare con il termine ristru ttur azione. Cfr. P. L. Berger, T. Luckmann, 7KH6RFLDO&RQVWUXFWLRQRI5HDOLW\, Doubleday and Co., Garden City, New York, 1966; /DUHDOWjFRPHFRVWUX]LRQHVRFLDOH, Il Mulino, Bologna, 1969 (1999, trad. di M. Sofri Innocenti e A. Sofri Peretti, p. 214 e sgg. ). Le condizioni di verifica dell’ipotesi sono state costruite a partire dagli elementi che questi due autori hanno selezionato come rilevanti all’interno del loro modello di ristruttu razione – ri-socializzazione. 142 Il lavoro che più si avvicina a questo p rogetto è quello che Gorge Just ha condott o su “Il tambu ro di latta” di Gün ter Grass. Sfortunata mente, non esistend o la trad uzione inglese di questo testo, si è potu to solamente prendere atto della sua esistenza alle pagine 175-177 di Theories of Literature in the Twentieth Century , di D. W. Fokkema e E. Kunn e-Ibsch, op. cit. : “ ( Just ) mette in p rimo p iano la qu estione centrale : se l’opera d i Grass favorisca il sorgere di una ‘coscienza critica’ nel lettore. L’aggettivo ‘critica’ significa ( … ) la capacità di sup erare gli orizzonti di aspettative del lettore e di rifiutare di sottoscrivere lo VWDWXVTXR po litico e sociale.” Georg Just, 'DUVWHOOXQJ XQG $SSHOO LQ GHU ´%OHFKWURPPHOµ YRQ *QWHU *UDVV 'DUVWHOOXQJVlHVWKHWLN YHUVXV :LUNOXQJVlHVWKHWLN, Athenäu m, Frankfur t, 1972.
63
La complessità dell’argomento richiede di prendere in considerazione un insieme d i fattori143.
Cond izioni alle qu ali un testo rientra nella definizione d ell’ipotesi: 1) si stabilisce che u n p rocesso di ri-socializzazione è sen sibile a tem i correlati al VHOI , al consenso sulla realtà, alla pr escrizione d i atteggiam enti ed al confronto di regole comp ortamen tali e/ o modelli di vita tra loro diversi, a discorsi
sull’DOWUR var iamen te inteso, p er es. il pr ossimo,
ciò che non è
um ano ( mond o animale e vegetale, realtà natura li ), la morte . Il testo in questo caso si confronta con le p ietre angolari d ella socializzazione e con i contenu ti che fann o da base all’accord o intersoggettivo sulla realtà, rend ono possibile la
compren sione e fondan o la certezza di vivere in un o
stesso mondo. La messa in discussione di questi temi all’interno dell’opera potrebbe comportare la messa in discussione degli stessi all’interno del lettore, vera la
simbiosi che viene a costitu irsi d ur ant e l’attivaz ione e
l’esecu zione d el testo nella p ratica d i lettu ra. Se tali temi fann o par te del discorso narra tivo, questo è un elemento a favore della possibilità che il testo a cui il discorso appartiene sia un testo suscettibile d i genera re occasioni d i ri-socializzazion e. La presenza Bisogna
di par ticolari temi
valutare anche il
da sola non è un a cond izione bastante.
mod o in cui il discorso narr ativo, attraverso i
per sonag gi, gli am bienti e gli eventi, si fa carico di questi temi.
143
“Secondo Memmi uno studio sociologico dell’opera letteraria può essere svolto in alcune direzioni di ricerca che sono soprattutto: a) sociologia dei generi e delle forme; b) sociologia dei temi; c) sociologia dei caratter i e dei per sona ggi; d) sociologia degli stili. “ ( sott. agg. ). A. De Paz, $OFXQH WHQGHQ]HDWWXDOL QHOOD VRFLRORJLDGHOODOHWWHUDWXUDHWF, op . cit., p. 569 not a 20 144 Ci si sta ovviamente riferendo al VHOI così come è stato descritto e concepito prim a da G.H. Mead e successivamente d agli interazionisti simbolici. Si veda la nota al riguard o nel capitolo 4°.
64
2 ) infatti posson o d arsi un a serie d i condizioni che logicam ente favoriscono l’afferm arsi d el pr ocesso ri-socializza nte
se : - nel testo si riconosce un
conflitto od uno scontro tra due o più visioni del mondo 145; - i per sonag gi ( comp reso il pr otagonista ) incarna no in vari mod i questo conflitto; - un o o più personaggi
sono
porta tori
positivi / non pr oblematici
di un
orizzon te di valori
d iverso d a qu ello del lettore; - la stessa visione d el
mon do del lettore viene condivisa d a un o o più persona ggi pr oblema tici diversi dai pr ecedenti. Se
qu esti casi sono comp resenti,
narr azione
allora , nella misu ra in cui
nella
il personaggio-pun to di vista estraneo al lettore si affermerà
positivam ente dava nti alla vita ed alle situazioni da te rispetto al personaggio cognitivamen te ed assiologicamen te vicino al lettore, si avr à la p ossibilità , attraverso meccanismi di iden tificazione e di distanza d a mettere in luce ed an alizzare , che il testo pr od uca nel lettore un a crisi d elle certezze d el VHOI ed un a ristruttura zione dei suoi contenu ti second o le coord inate più o meno esplicitamen te suggerite da l discorso narr ativo146 . 3 ) si stabilisce che su d i un p rocesso di ri-socializzazione p ossano influire gli stratagemm i retorici intenzionalmente m essi in op era d all’autore. In questo caso si tratta d i dimostrare che l’uso d i certe strategie persua sive pu ò
favorire, a second a dei casi concreti, un a par tecipazione
emotiva e
145
Nell’accezione goldman niana d el termine, di cui si sono viste a grand i linee le caratteristiche nelle pagine precedenti e che verrà ripresa ed articolata nelle conclusioni. 146 La critica che potrebbe essere mossa a questo tipo d i argomentazione è la stessa a cui ha risposto H. Zalamansky : “ Potremmo sentirci dire , ad esempio, che un autore non scrive a fini propagandistici per un mercato ideologico, ma il suo scopo è essenzialmente la creazione di un universo estetico. Ora, in considerazione di ciò, un libro non dovrebbe trasmettere alcuna informazione, poiché non è un documento e du nque non può essere interrogato per conoscere un p roblema o un avvenimento. E’ vero, rispondiamo noi, ( … ) uno scrittore non si propone essenzialmente di prender partito nella sua opera e a v olte non ci pensa affatto. Ciò non di m eno, egli si accosta alla realtà in un certo m odo , fa agire dei personaggi, segue un ‘discorso’ che p ossiede un contenuto. (… )” L’analisi dei contenuti etc., in /HOLWWqUDLUHHW OHVRFLDO, op. cit., p. 107. Anch e Just crede che un mo tivo d i efficacia nella forma zione d ella ‘coscienza critica’ nel lettore sia dato dalla contrarietà delle disposizioni D SULRUL di quest’ultimo rispetto all’orientamento narrativo del testo. D. W. Fokkema, E. Kunne-Ibsch, op. cit., p. 176. Si vedano anche le considerazioni della nota successiva.
65
cognitiva
profonda
da parte del lettore.
Si deve indagare il grad o di
intenzionalità da parte dell’autore nel mettere in opera
certe struttu re di
discorso, perché queste potrebbero essere un indizio di un a progettua lità ( e nel caso di Castan ed a il sospetto è forte, visto il contesto che ha genera to la sua prod uzione letteraria e le motivazioni
che sono dietro di essa ,
intima m ente legate a quel contesto, com e si è spiegato nel cap.1° ) aven te per obiettivo la messa in discussione delle certezze di cui il lettore è portatore in qua nto individu o socializzato. Quindi
,
riarticolando
i
precedenti
passaggi
e
problematizzando
le
affermazioni fin qui fatte, si dirà che un testo genera occasioni di risocializzazion e : - se propone idee, valori e discorsi sulla realtà che: 1) esulano dalle idee, dai valori, da i discorsi sulla realtà d i cui è p ortatore il lettore in qu anto ind ividu o socializzato ( altrim enti non farebbero
altro che conferma re e rafforzar e
l’iden tità pr ecedente ); ed 2) entra no in conflitto , nel tessut o na rra tivo, con gli stessi . Da sola qu esta condizione non sembra sufficiente a fare d i un testo letterario il terreno di una ri-socializzazione , in quanto il lettore potrebbe rifiutare le idee contenu te nel testo, o accettarle
con quel grad o di tolleranza con cui
viene spesso disinnescata la carica sovversiva della diversità. In questo caso le componen ti di par tecipazione e d’
identificazione
pr oprie del gioco
narr ativo non porterebbero il lettore a vivere un a autentica crisi delle sue certezze 147.
Si potr ebbe criticare la prem essa che un testo SURSRQJD idee o valori o che FRQWHQJD delle idee, per il motivo che, ancora una volta, un testo letterario non può essere ridotto a strumen to di diffusione di un’ideologia. Per il momento basterà rispondere che un testo, se non altro, è DQFKH questo, cioè è, tra le altre cose, il prodotto di u na d eterminata visione del mond o che riproduce secondo m odalità ovviamente complesse e da mettere in luce e con la quale instaura un certo tipo di dialogo. Si rimanda, per ulteriori considerazioni, alle conclusioni. 147
66
- se esso genera un a forte iden tificazione tra il lettore e qu elle figu re na rrative che si fanno carico delle medesime idee, valori, discorsi di realtà del lettore. Anche in questo caso la sola identificazione non p uò basta re, perché il lettore potrebbe identificarsi pr ofond am ente con u n p ersonaggio ma poi decidere di circoscrivere l’esperienza sp erimentata alla virtua lità d i un mon do solam ente immaginario. - se è capa ce / ha la portata d i mettere in questione o in crisi le certezze del lettore perché le stesse certezze, sul p iano della narraz ione, sono incarna te da un personaggio che sperimenta / va incontro ad una crisi e perché l’oggetto d el conflitto sono in par ticolare qu ei temi 148 che al pu nto 1 si sono ind ividu ati come assunti base di ogni socializzazione, corde profonde che , toccate, coinv olgono n ella loro totalità le cred enze, le aspira zioni, le pa ur e inconsce , i cardini del vissuto individu ale in qu anto p rod otto di una socializzazione. Questo terzo elemento diventa discriminante: un testo nel quale prende la par ola un a visione del mond o aliena, se provoca nel lettore un qu alche tipo di identificazione e prod uce un a crepa
nelle sue credenze
e/ o nella
concezione che egli ha di sé stesso, sarà più atto di un altro testo privo delle precedenti caratteristiche a generare un ’assimilazione del nu ovo mod o di vedere le cose ed il mond o pr oposto d al testo stesso. - se si individuano nel testo elementi che permettono di asserire l’esistenza d i un a
intenz ione esplicita
d ell’au tore d i sovvert ire , nel lettore, l’ord ine
delle priorità e la concezione del mondo, per fare posto ad un nuovo ordine di cose che viene presentato come intrinsecamente
migliore rispetto al
A proposito dell’analisi dei temi, bisogna considerare i singoli elementi nelle loro relazioni reciproche, e non come le diverse voci di un elenco casuale; quindi bisognerà tenere a mente l’avvertenza di Zalamansky, il quale ricord a che “un libro inoltre è un fenomeno globale: ded icarsi all’analisi del contenu to significa isolare una certa parte dell’insieme che ha un’unità estetica, frammentarla artificiosamente.” L’analisi dei contenuti etc., in /HOLWWqUDLUHHWOHVRFLDO, op . cit., p. 109 148
67
precedente. In questo caso deve esistere qua lche nu ova possibilità latente nel testo stesso e dispon ibile ad un recupero da parte del lettore. Comp resenti le precedenti quattro
condizioni ( diversità dell’orizzonte
culturale, presenza di forti meccanismi di identificazione, capacità di mettere in crisi le precedenti certezze e progettualità miran te ad u na qu alche forma d i conversione ), un testo pu ò dirsi suscettibile di gener are occasioni di risocializzazion e nel lettore. Da un p un to di vista operativo, si procede qu indi: 1) alla
ricostruz ione d ella storia e d el
d iscorso na rra tivo attra verso gli
stru men ti d ell’ ana lisi na rra tologica, al fine di mettere in eviden za all’intern o del testo le visioni del mon do di cui si fanno portatori i personaggi e le dinam iche di identificazione/ distanza che p ossono scaturirne . Riprendendo lo schema illustrato da Marchese 149, la narrazione può essere
scomp osta nel seguente mod o:
eventi
storia:
esistenti
testo narrativo: processi discorso: stasi Che a sua volta illustra uno schema di S. Chatman. Angelo Marchese, /·RIILFLQDGHOUDFFRQWR6HPLRWLFDGHOOD QDUUDWLYLWj, Arn old o Mon da tor i Editore S.p.a, Milano, 1983 ( 9ª ris. Oscar Saggi, 2000 ). 149
68
Se la storia è il contenuto della narrazione, il discorso è il modo in cui il testo pr esenta , tessend oli tra loro, gli eventi e gli esistenti,
la forma che viene
da ta a questo contenuto. Nella categoria degli eventi Chatm an
150
distingue tra D]LRQL ed DYYHQLPHQWi;
in qu ella d egli esistenti tra SHUVRQDJJL ed DPELHQWL. Nel su sseguirsi degli eventi e degli avvenimenti avviene una WUDVIRUPD]LRQH, il cambiamento di una situazione precedente attraverso delle rotture e/ o un a evoluzione. Qu esto cambiamento, nella categoria dei pr ocessi, può essere un IDUH dei personaggi o qu alcosa che accad e m osso da cause esterne ai personaggi, cioè un DYYHQLUH. Nella mod alità d ella stasi del d iscorso rientrano gli enu nciati di HVVHUH . E’ eviden te che, dal pu nto di vista dell’ana lisi testu ale rispetto ai pr oblemi posti dall’ipotesi di fondo, risulta di estremo interesse portare alla luce le dinam iche d i trasformazione che coinvolgono i p ersonaggi e l’azione, perché è nell’azione che i personaggi manifestano l’orientamento di valore di cui sono portatori. Per qua nto rigua rd a i persona ggi, si ritiene utile indaga rne
anche il loro
statuto attanziale, utilizzan do il mod ello par ad igmatico di Greimas151 :
“Tanto il personaggio qu anto l’evento sono necessari alla narrativa d al pun to di vista logico ( … ). Le storie esistono soltanto dove si presentano sia eventi che esistenti, e non vi possono essere eventi senza esistenti.” S. Chatman , 6WRU\DQG'LVFRXUVH , Cornell University Press, Ithaca, 1978; 6WRULDHGLVFRUVR/DVWUXWWXUD QDUUDWLYDQHO URPDQ]RH QHO ILOP, Prat iche Editr ice, Parm a, 1981, p.117. Per l’analisi della nar razion e da un pu nto di vista formale si è fatto ampio riferimento anche al lavoro d i Claud e Bremond , /DORJLTXHGXUpFLW, Seuil, Paris, 1973 ; /DORJLFDGHOUDFFRQWR, Bompian i, Milano, 1977. 151 Per l’utilizzazione della proposta narratologica greimasiana ci si è rifatti principalmente al testo /HV $FWDQWV OHV $FWHXUV HW OHV )LJXUHV, in 6pPLRWLTXH QDUUDWLYH HW WH[WXHOOH, édit pa r Chabr ol, C., Coqu et, J. C., Larou sse, Paris, 1973, p . 161 sgg. ; *OLDWWDQWLJOLDWWRULHOHILJXUH, i n 'HOVHQVR,, , Bompiani, Milano, 1984 ( ed. or . 'X6HQV,,(VVDLVVpPLRWLTXHV, Editions du Seuil, Paris, 1983 ) , ed a J. Courtés, ,QWURGXFWLRQjODVpPLRWLTXH QDUUDWLYHHWGLVFXUVLYH, Librairie H achette, Par is, 1976. “Secondo Greimas esistono tre livelli d el racconto che bisogna ind ividua re nell’analisi semiotica d el testo: 1) un livello profondo d elle istanze fondam entali che struttur ano il senso, definibile in un PRGHOORFRVWLWX]LRQDOH ( o struttura elementare della significazione ) di carattere logico ( è il quadrato semiotico, par. agg. ); 2) un livello superficiale intermed io dove le istanze profond e sono investite dalla antrop omor fizzazione narrativa regolata GDO PRGHOOR DWWDQ]LDOH; 3) un livello di manifestazione dei significanti testuali del racconto. Quest’ultimo livello, che potremmo definire linguistico-stilistico ( con riferimento al racconto scritto ), non interessa in modo specifico lo studioso e comunque non è il luogo decisivo della costruzione del senso.” A. March ese, op. cit., p. 37 150
69
DESTINATORE
2**(772
'(67,1$7$5,2
AIUTANTE
62**(772
23326,725(
Dove il rap por to tra Destinatore e Destinatario istituisce nella narr azione l’asse d el sap ere, qu ello tra Soggetto ed Oggetto desid erato l’asse d el volere ed infine quello tra Aiutante ed Opp ositore l’asse del potere152. Lo studio degli enun ciati narrativi riguard anti un Soggetto-eroe che mu ove verso
un
Oggetto di valore
per conquistarlo è necessario
alla
comp ren sione d egli elemen ti che la na rra zione ritiene essere significativi, per esempio per quan to concerne
le d imensioni della comp etenza o del
mandato . Bisogna a qu esto pu nto chiedersi se è legittimo adop erare un mod ello di an alisi d el racconto app lican dolo a dei testi che, com’è nel caso di Castan ed a, sono d ei resoconti autobiogra fici. N el caso specifico in questione, però, si tratta di autobiografie roman zate, nelle quali si pu ò semp re riconoscere un a struttura narrativa con un eroe-soggetto che riceve un compito-missione ed attraverso delle prove ed una acquisizione di competenza si appropria, sempr e pa rzialmente ed in ma niera non-d efinitiva, dell’oggetto del desiderio. Bisogna sottolineare la necessità, anche in un lavoro sociologico sulla letteratur a,
di questo tipo di “delicata analisi forma le di tipo seman tico-
Per una rassegna critica degli appro cci al problema del personaggio si veda G. Marrone, 6HLDXWRULLQFHUFDGL SHUVRQDJJLR, CST, Torin o, 1986. 152
J. Cour tés, op . cit., p. 62 e sgg.
70
linguistico , che sola può dar conto della specificità della produzione letteraria”
153.
Ancora su lla lla bontà d i u n’ ana lisi lisi nar ratologica in soci sociologia ologia
della letteratura, letteratura, vale la pena citare citare per esteso esteso i seguenti brani :
La lettura del testo letterario è stata tradizionalmente affrontata secondo tre prosp ettive. L’un L’un a tend e ad evid enziare secondo teorie e metodi relativi al testo, le sue caratteristiche ( di tipo linguistico, stilistico, semantico, etc. ), la sua specificità, la riconducibilità di genere, e da ciò fa discendere delle ipotesi di leggibilità, che possono essere considerate anche attuazioni di un programma costituito costituito d al testo. Le Le altre, trascuran do qu alsiasi alsiasi ipotesi relative relative al testo, hann o affrontato aff rontato l’evento l’evento d el leggere leggere u tilizzand tilizzand o metod i di osservazione e rilevazione rilevazione p sicologici o sociologici. ( … ) Queste prospettive ( … ) non si sono incontrate, non facendosi carico generalmente la ricerca psicologica e sociologica delle specificità proposte dai linguisti, semiologi, teorici della letteratura e restando la teoria letteraria d all’altro all’altro lato p riva d i riscontri emp irici ( … ).
154
Il punto è che i codici estetici operano come influenze che mediano tra l’ideologia e particolari opere artistiche frapponendo se stessi come insiemi di regole e di convenzioni che modellano i prodotti culturali e che devono essere usati dagli artisti e dai produttori culturali. ( … ) Le forme della produzione artistica artistica a disp osizione osizione d ell’ ell’artista esercitano esercitano u na part e attiva nella costruzione dell’opera d’arte. In questo senso le idee e i valori dell’artista, essi stessi format format isi socialmente, socialmente, sono m ediati d a convenz ioni letterarie letterarie e culturali d i stile, stile, di linguaggio, di genere e di vocabolario estetico. (… ) Ciò comporta che nel leggere i p rodotti cultu rali dobbiamo comp rend ere la loro loro logica logica di costruzione e i particolari codici estetici impegnati nella formazione di questi prodotti. Nell’opera Nell’opera l’ideologi l’ideologiaa n on è esp ressa nella sua forma forma pu ra e l’opera l’opera stessa n on agisce com com e veicolo veicolo pas sivo.
153 154
G. Pagliano, Pagliano, La lezione lezione di Goldmann , in in ,O0XOLQR, Bologn a, XIX, XIX, n. 212, nov .-di c. 1970 1970 G. Pagliano, 3HUFKpOHJJHUHop . cit., pp. 15-16
71
ed an cora, p oco oltre: oltre:
Questa ripresa di interesse per l’analisi semiotica in particolare ha favorito lo svilupp o d i un a estetica sociol sociologic ogicaa che è in grado di inglobare l’estetic l’esteticaa come uno dei livelli determinanti per suo proprio diritto, specificando le strutture letterarie ed artistiche attraverso le quali viene formulata. Nel caso della produzione letteraria l’analisi formalista ci consente di analizzare la struttura dell’intreccio, i vari artifici letterari impiegati e gli usi specifici del linguaggio e ci consente anche di individuare il modo in cui questi elementi letterari influen influen zano l’ideologi l’ideologiaa e la trasforman o. 155
Anche K. Burke propone di interessarsi alla forma che il testo letterario dà al conflitto conflitto ( “agon ” ) : “First : We should w atch for for the dra m atic alignm ent. What is vs. wha t.”156 Per Duncan la comp comp rensione d elle elle motivazioni motivazioni che che sostengono sostengono l’azione l’azione deve procedere d alla alla sodd isfazione isfazione di alcun alcun e dom and e fondam entali : “ ( … ) who is involved in the act we are considering, what he is doing, by what means, w here, or und er wh at cond cond itions, itions, and, finall finally, y, for for w hat p urp ose.” ose.”
157
Entrambi gli autori quindi sottolineano la rilevanza sociologica di un indagine sui p ersonaggi e su ll’ ll’azione.
Janet Wolff, op . cit., 117. K. Bur Bur ke, 7KH3KLORVRSK\RI/LWHUDU\)RUPop. cit., p. 69 157 Dun can, op. cit., cit., p. 86 155 156
72
Si
interroga
ricorrenti
inoltre
158.Nella .Nella
il testo
cercand cercand o
di
ind ividu arn e
i
temi
narraz ione i temi posson o essere essere recup erati, second second o la la
metod ologia ologia prop osta da Burke Burke
e ripresa
da Duncan, dallo stud io d elle elle
imm agini e d el loro uso. In qu esto m etod o gli atti
simbolici simbolici ( tra i qu ali
rientrano anche quelli linguistici ) vengono considerati completamente effi efficac cacii sul piano d el compo rtam ento . I nom i che d esignano un a situ situ azione non sono solo un veicolo di comunicazione, ma forniscono anche una attitudine struttu struttu rata nei confronti confronti di quella quella situazione situazione
IRU WKH LQGXFHPHQW RI FRUUHVSRQGLQJ DWWLWXGHV
( sono YHUEDOJHVWXUH
) attraverso attraverso una gamm a
di
d irettive imp licite, licite, d i pr edisp osizioni, di aspettative, d i strategie d i azione previste e raccoman raccoman da te. Quindi lo studio d ei temi, temi, più che essere uno sterile sterile esercizi esercizio o di riesumazione del contenu contenu to, rap pr esenta
un
imp imp ortante
strumento di analisi sociologica: “ A sociology of literature must codify the various strategies which artist have developed for naming situasions.” 160. I brani che seguono chiariscono chiariscono questa p roposta op erativa :
Many metaphors for social action are possible. For operational pu rposes it is enough to state clearly clearly wh ich ich m etaph or ( … ) is to be used; collect and order data in terms of it; and state a conclusion w hich can can be validated thr ough r eference eference to the data. Literature as Equipment for Action cap. VI di /DQJ /DQJXD XDJH JH DQG DQG
/LWHUDWXUHLQVRFLHW\, p. 86
“ Vi è una ‘pratica’ primitiva della quale dobbiamo occuparci in primo luogo e che consiste nella composizione di un repertorio, nell’osservazione delle analogie e delle induzioni congruenti. “ Charles Bouazis, La teoria d elle elle strut ture delle opere, in /HWWHUDWXUDHVRFLHWj a cura di R, Escarpit, op . cit., cit., p.91 159 H. D. Du ncan, op. cit., p. 87 160 idem, p . 85 85 158
73
Without such w ays of pointing pointing a t certain certain elements elements common to both audience and speaker, there can be no communication at all. But in this naming process the artist seeks to affect human action, for, as we use such names, we evoke attitudes in others, and hence in ou rselves. Idem , p. 90
Burke’s technique of symbolic analysis consists of codifying the “associati “associational onal clusters” clusters” in th e w ork of a w riter or speaker. The basic unit for such analysis is the image, not the word, sentence, par agrap h, or other lexi lexical cal un its as such. He contends that the w ork of every writer contains a set of implicit equations which are manifest in certain kinds of acts, images, personalities, and situat ions w hich express the writer’s notions of heroism , villainy, villainy, consolation, despa ir, etc. The interr interr elationship s amon g these clu clu sters of imagery will lead to un understanding of the writer’s motives. (…) (…) These These clusters clusters of images and the interrelationship interrelationship amon g them are both private and public. (…) We must specify the image or images which we consider to be representative of the symbolic w ork; key im im ages w hich w e classif classify y in term s of frequen cy, intensify, relational linkages, or other categories. ( … ) Selecting representative images, classifying associational clusters, and
charting
their
interrelationships
constitute
essentially
a
structural app roach. ( … ). idem , pp . 90 -91 -91 Meaning in expressive language occurs in images which are related to one anoth er within the stru cture of a given work in terms of the ideas or values values of the au thor. ( … ) Within an y symbolic work there are d epictions epictions of actions, actions, the expression of attitudes as incipient acts, the declaration of ideas, and the 74
development of images. That is, images are about something, they are not simp simp ly patterns or ornaments. What they are about w ill ill be determined by the ph ase of action action in wh ich ich they are invoked in the w ork un der consideration. Persu asion an d Id entification in Rhetoric, cap. VIII VIII , p. 110 110 But, w hile this may be th e “idea” in h is work, it it is no expressed as an id ea but in terms of images, and it is with these that we must begin our hard, concrete analysis. If we ask, for example, what kinds of images a writer uses to characterize his heroes, what actions he honors, what events he considers sacred, we are on the way to a codification of honorific images and, finally, of the value system of the wr iter. Once we have ind icated icated enou gh of these, we can begin to classif classify y them . The The assu mp tion basic to this meth od is that langu age is a phase of action, that we act in terms of how we name things as much as how things ( … ) affect us through instincts, drives, etc. Even if we assume that langua ge symbols are m erely “signs” “signs” or r eferents eferents to som e kind of reality reality which must be explained by extra-symbolic factors, we still must develop specific sociological categories for these. ( … ) For sociologists, like psychoanalysts, must be able to demonstrate what they mean by the specific sociological comp onen t in symbolic usage ( … ) . pp . 112 112-1 -113 13
The search search for these image , their relatio relationship nship to ideational images ( secu secu rity as linked with th e mother, for for examp examp le ) and the recognition recognition of the relationship relationship between image and idea ( with the development of specific techniques for analysing such relationships ) are the bases for Burke’s analysis of all symbolic m aterial. Not e, n. 28, 28, p. 235
Infine Infine si valu ta l’intenz ionalità p rogettu ale d ell’ ell’au tore attra verso l’ana l’ana lisi lisi delle strategie retoriche all’opera nel testo 161. La sociologi sociologiaa d ella ella letteratura cerca cerca di p ond erare n ella ella m aniera p iù oggettiva il peso effettivo effettivo che che ha il pr ogetto poetico nello stru ttu rar e la la dinam ica ica della ricezione. ricezione. Senza necessariam ente cader e nella concezione m istific istifican an te d ello ello scrittore-creatore, scrittore-creatore,
è legittim legittim o tenere conto
d el significato significato intenz ionale
d ell’au ell’au tore, ricostru ricostru ibile ibile anche da lla lla lettura d i d iari, lettere, interviste etc. 162 :
L’au L’au tore inteso
come come
fonte fonte
creativa creativa
fissa, fissa, u niforme
e
non -costitu -costitu ita è
effettivamente morto. Anche il concetto del dominio dell’autore nel testo è
Per prend ere familiarità familiarità con il camp camp o della retorica quanto p otesse bastare bastare agli obiettivi obiettivi del lavoro lavoro si è consultato il 0DQXDOHGLUHWRULFDd i A. Plebe, Laterza, Roma, 1988 1988.. 162 J. Wolff, op . cit., p p. 139 – 148. 148. 161
75
rimasto aperto a domande. Ma l’autore, ora inteso come costituito nel linguaggio, nell’ideologia e nei rapporti sociali, conserva una importanza centrale, sia in rapporto al significato del testo ( … ) che nel contesto della compren sione sociologica d ella letteratu ra.
163
Per Goldmann la sociologia della letteratura deve valutare le reali intenzioni dell’autore “come un indice fra gli altri, una sorta di riflessione sull’opera, che gli apporta delle suggestioni come qualsiasi altra opera critica, ma che deve giud icare a lla luce d el testo senza accord argli nessun pr ivilegio”164. Si può an che richiama re in questa sed e la riflessione di W. Booth, per il qu ale la letteratura q
procedimento retorico, forma inscindibile dai contenuti
um ani, attitud ine precostituita a comu nicare ed imp orre un sistema di norm e e giudizi di valore
165
:
Le intenzioni, per quanto oscu re e anticonvenzionali possano essere ( … ) sprigionano un’energia retorica che induce comunque il lettore ad inferirle e a cond ividern e i valori ( … ).166
N el suo saggio Du ncan riassu me le idee d i Bur ke sulll’uso d ella retorica come categoria di analisi sociologica :
A prop ortional type of analysis
( … ) considers other elements.
These are the hortatory or persuasive functions of symbols in the pr odu ction of co-operative an d nonco-operative attitud es ( … ) and the way in which symbols are used to “name” or chart experience ( as in the p roverb or a w ), so that w e can act effectively. 163
idem, p. 190. A. De Paz, op . cit., p. 562. 165 W. Booth, 7KH5HWKRULFRI)LFWLRQ , The University of Chicago Press, Chicago, 1961 & 1983; 5HWRULFDGHOOD QDUUDWLYD, La N uo va Ita lia, Scand icci ( Firenze ), 1996. 164
166
F. Berton i, op. cit., p. 11.
76
Literatu re as Equ ipm ent for Action, cap . VI, p. 87 Burke holds that, once we consider the symbolic work as a communication to an au dience, we cannot analyze it without making u se of theories of rhetoric ( which he conceives of as the study of efficient verbal means for affecting a given audience ). ( … ) The importance of Burke’s analysis of rhetoric ( and his review of theories of rhetoric ) lies in his an alysis of how th e speaker m akes his app eals. ( … ) There is no scheme of symbolic analysis w hich d oes not assu me ( imp licitly or explicitly ) that th e symbolic work is ad dressed to another. p. 88
Rhetoric is the use of language as an inducement to action ( … ). Such inducement always takes the form of address in a situation where there are three element - speaker, speech, and “spoken to” ( or audience ). (…) Rhetoric, then, “is the study of the persuasive aspect of language, the function of language DV DGGUHVVHG, as direct or roundabout appeal to real or ideal aud iences , with out or within”. The simp lest kind of persu asion takes place when the speaker “talks our language.” But in analysis this turns out to be far from simp le, for it involves the prop er use by the speaker of word s, gesture, tonality, order , image, attitud e, and ideas before we identify with him . In this sense rheto rical d evice ( enth ym em es, Aristitele’s “p laces”, etc. ) are not ornam ents but functions in the act of persu asion, for the pur pose of these devices is to move us to express ou rselves in specific ways. (… ) The relation within th e triad of speaker, speech and au dience must , how ever, be analysed in term s of the sym bolic action itself. For, wh ile we may know a great deal about the nature of the occasion on which the rhetoric is used , the character of the speakers, or the end s wh ich the sp eaker and aud ience must to achieve, we still must explaine how all these are manifest in the symbolic material. Rhetoric app eal is emotional, imaginative, and hortatory, wh ile philosoph ical or scientific discourse is rat ional, ideational, and conceptu al. The best examp le of the imaginative use of words is to be found in poetry. The distinction between conceptu al and poetic descriptions of an object, such as a hou se, is that , while the conceptu al house is a d welling of a certain shap e, material dimensions, etc., the p oetic hou se is made u p of identification. Persu asion an d Id entification in Rhetoric, cap . VII, p .109
In rhetoric , on the other hand, the “other” is not an heretic who mu st be destroyed, exorcised , interd icted, or excomm un icated bu t a very necessary communicant, without whom, indeed, no rhetorical search for agreement w ould be possible. ( … ) The stu dy of rhetoric 77
shows us how w e accept the divisiveness of the “I” and the “Me”, the “I” and the “You”, and the “I” and the “They” and finally overcome it by various symbolic identifications.(… ) Burke insists that, if we are to talk about modern societies , we must accept competition as basic in comm un ication and ma ke use of acceptan ce and rejection as polar constru cts. Certainly, this fits the facts
of
modern communicative experience far better than does the heavy emp hasis on conformity in noncomp etitive situations. N ote, n . 17, p p. 233, 234
Problem i d i criterio circa la scelta dell’oggetto su cui com piere l’ana lisi
Il pr oblema del criterio di d elimitazione dell’am bito d ell’an alisi rigu ard a, oltre che le condizion i di verifica d ell’ipotesi, anche
il restrin gimen to del 78
campo d’indagine, e quindi la scelta di un testo nell’ambito della vasta produzione letteraria di Castaneda. I risultati ottenuti su qu esto testo d evono in qu alche m odo essere estendibili alle altre opere dell’autore, senza che qu esto implichi un allargam ento dei confini della ricerca all’intera produzione con un lavoro di approfondita comp arazione intertestuale . Si è proceduto in via preliminare ad una prima lettura di tutte le opere e ad un approfondimento della conoscenza dei singoli testi, per entrare in confidenza con ognuno di essi167; questi due WRXU di ricognizione sono stati effettuati sulle traduzioni italiane dell’autore. Per poter preliminare
ad operare un
criterio d i scelta, si è dovu ta
effettuar e un a
ridu zione di comp lessità, in qua lche modo arbitraria come
qua lsiasi rid uzione d i complessità. Nella produzione letteraria di Castaneda si possono distinguere tre diverse isotopie: 1 ) un resoconto nell’insieme cronologicamente ordinato e coerente delle tappe dell’apprendistato e della storia del gruppo di sciamani; 2 ) una descrizione del sistema di conoscenza degli sciamani; infine 3 ) una d escrizione del mod o di vita degli sciam ani detta la ‘via del guerriero’.
167
Tutto il lavoro compiuto sui testi di Castaneda è stato caratterizzato dallo sforzo di saper ascoltare la diversità lasciandola par lare e di deformare il meno p ossibile le comp onenti del sistema cognitivo degli sciamani messicani forzandole nelle griglie di qualche D SULRUL sociologico. Si concorda con P. Jedlowski quan do egli si riferisce ad una sorta d i implicazione etica che deve caratterizzare la sociologia d ella plu ralità culturale: “ Essa dov rebbe consistere nel rifiuto di ridu rre o norm alizzare la complessità delle differenze e nel tentativo invece di ascoltarle e interpr etarle. Ciò è assai meno semplice di quanto sembri a prima vista, specialmente per una corporazione professionale che fino a poco temp o fa cercava p iù d i dar voce all’altro che di ascoltarla, perché significa rend ersi conto che qualsiasi fenom eno si stud i è incapsulato in una specifica forma di vita che occorre pr ima comp rend ere e poi tradurre con la massima fedeltà possibile. E questo richiede delicatezza, umiltà e paziente esercizio, tutte cose più facili ad enunciare program maticamente che a fare.” Paolo Jedlowski, 3OXUDOLVPR3UHJLXGL]LRHFRPXQLFD]LRQH, in $]LRQHVRFLDOHHSOXUDOLWjFXOWXUDOH, op. cit., p. 235 . Si vedan o anche al p roposito: F. Crespi, (UPHQHXWLFDHULFHUFDVRFLDOH, in G. Bechelloni ( a cu ra d i ), ,OPXWDPHQWR VRFLDOHLQ,WDOLD, Nap oli, Ligu ori, 1989, pp. 29 – 45; F. Cassano, $SSURVVLPD]LRQH, Bologna, Il Mu lino, 1989.
79
La ‘via del gu erriero’ è
il sentiero fatto d i scelte e cambiam enti che gli
sciamani devono percorrere lungo il corso della loro vita se vogliono d iventar e ‘uom ini d i conoscenza’. Per ciò stesso, essendo incentrato sul cambiamento e sulla trasformazione personale, il tema del guerriero ricade in p ieno nell’am bito di un discorso sulla
suscettibilità
del
testo
letterario
a
stimolare
occasioni
di
ri-
socializzazione. Per il suo pra gmatismo, il tema riman da con più forza degli altri du e ad un fare effettivo, ad un ambito operativo extra-narrativo, sebbene anche la componente conoscitiva possa avere un’importanza notevole come tema di ri-socializzazione. Buona la precedente tripartizione tematica, si è scelto -RXUQH\WR,[WODQ
168,
il
terzo scritto di Castan eda d el 1972, in quan to esso è risultato il testo più impr egnato d el motivo del ‘guerr iero’, nel quale cioè vengono rassegna in man iera più esaustiva le un ità di
pa ssate in
azione che pr odu cono il
cambiamento nel comp ortam ento dell’app rend ista. Considerando un caso a parte il testo “A Scuola dallo Stregone”, per l’ampiezza che in esso assumono le descrizioni degli stati di consapevolezza indotti dalle piante psicotrope, comp onen te
le altre opere sono più orientate verso la
conoscitiva ( “Un a Realtà Sepa rata ”, “L’Isola del Tona l”, “Il
Fuoco d al Profond o”,
“L’Arte di Sogna re” ) o verso il racconto d ella storia
d el grup po ( “Il Second o Anello del Potere”, “Il Dono d ell’Aqu ila” ). In JtI
è fortemen te p resente anche la comp onen te conoscitiva. Ciò che è
invece meno centrale nella na rrazione è la storia d el grupp o di sciam ani, dei tre asp etti quello che m eno h a a che fare con l’ipotesi di risocializzazion e.
168
Da or a in p oi ci si riferirà al test o con la sigla JtI
80
Non che il tema del ‘guerriero’ manchi nelle altre opere, dato l’inestricabile intreccio, nei testi di Castaneda , dei tre aspetti su men zionati ( pra gma tico, conoscitivo, ineren te alla storia del gru p po e d el lignaggio trad izionale) d el mondo degli sciamani: infatti le avventure sono il pretesto per le lezioni e viceversa; e le u ne e le altre si insegu ono senza sosta. Ricorda nd o che la d istinzione effettu ata è solamen te stru men tale all’an alisi affermar e che
in atto, si p uò
JtI si pr esta meglio degli altri testi alla verifica dell’ipotesi
d’ind agine . Riman e aperto il pr oblema d el grad o con cui
le conclusioni
ottenute dallo studio di un singolo testo possono essere rappresentative di un ’intera prod uzione letteraria.
Infine bisogna ricorda re che, an che se riconosciu to come
pr ocedimen to
fruttuoso, lo studio sociologico del testo letterario deve essere completato da un lavoro di tipo comparativo volto a far emergere la specificità sociale della funzione letteraria r ispetto a qu elle di altri tipi d i testo scritto app artenenti ad altri ordini di discorso. Da questo pu nto d i vista, il presente lavoro si prop one come proped eutico rispetto ad ulteriori svilup pi
e suscettibile di
vari
app rofondimenti. L’ am bito extratestuale è il luogo dep utato quind i ad un a definitiva convalida o smentita d ei risultati ottenuti .
81
3 – ANALISI
-RXUQH\WR,[WODQ²7KH/HVVRQVRI'RQ-XDQ un a pr ima par te,
è diviso in una introdu zione170, in
intitolata 6WRSSLQJ WKH :RUOG, che consta di diciassette
capitoli, ed in una parte seconda, omonima del titolo principale, di soli tre capitoli . JtI è, come il resto della produzione letteraria di Castaneda, un resoconto autobiografico romanzato, dove agli eventi ed agli avvenimenti di ogni capitolo il contratto d i lettura preved e che corrispond ano le relative pagine di app un ti di un ipotetico taccuino d a campo, rielaborate in forma nar rativa. Per questo, subito d opo il titolo di ogni capitolo, app are la d ata d egli accad imenti comp rensiva di giorno della settimana, mese ed an no. Prima di tutto si procederà ad una parafrasi diegetica, nella quale verrà dato spazio ad un approccio fenomenologico operando contemporaneamente sul versante degli eventi ( azioni più avvenimenti ) e su quello degli esistenti ( principalmente personaggi ). Quindi, tenendo presente la riduzione effettuata, si isoleranno le sequenze narrative che corrispondono alle unità fondamentali o funzioni della IDEXOD , orientate sull’asse del loro sviluppo logico e cronologico.
Dalla ricostruzione della IDEXOD si deriveranno i programmi narrativi che si avvicendan o n ella narrazione. Il modello paradigmatico che di seguito sarà adottato per mettere in luce le relazioni di tipo attanziale , corrisponde come si è detto a quello di un Soggetto che si adopera al conseguimento di un Oggetto desiderato.
Infine, si dedicherà un momento dell’analisi all’intreccio narrativo, al fine di valutare qua le contributo le catalisi del racconto p ossono dar e al chiarimento d egli obiettivi d ’ind agine . Da ora in poi ci si riferirà al testo in questione con la sigla JtI. Le pagine tra parentesi si riferiscono all’edizione americana che si è u tilizzata per l’analisi, riportata in bibliografia. 170 Per qua nto r iguard a l’introd uzione si ved ano le riflessioni del capitolo successivo. 171 “Il concetto di fabula o “schema compositivo” diventa pertinente quando evidenzia il paradigma delle unità funzionali nella loro successione logico-cronologica. Si tratta p ertanto d i un’astrazione del criticolettore che non va confusa con la diegesi del racconto, semp re concreta e specifica, mentre la IDEXOD è già un modello o, se si vuole, un dispositivo di unità semantico-sintattiche virtuali. “ A. Marchese, /·RIILFLQD GHO UDFFRQWR6HPLRWLFDGHOODQDUUDWLYLWj , Arnold o Mond ator i Ed itore, Milano, 1983 ( 9ª rist., Oscar Saggi, 2000, p. 88 ). 169
82
Il secondo paragrafo del capitolo si occupa dell’analisi tematica del testo, men tre il terzo passa in rassegna
le sue
strategie retoriche in qua nto
pot enziali spie indicatrici d elle inten zioni d ell’au tore imp licito. Le sequ enze in cui si è d isarticolata la nar raz ione per consentire l’ana lisi sono state individuate soltanto in base all’azione, comprendendo in questo am bito an che le azioni di tipo verbale ( i d ialoghi ) . Infatti non sem pr e lo sviluppo di una sequenza di azione corrisponde ai limiti che potrebbero essere fissati in base ad altri principi selettivi, quale per esempio quello cronologico:
Lo smontaggio in sequenze può essere spesso agevolato dalla scansione del racconto in unità temporali ( anni, mesi, giorni … ). Va però detto che la sequen za è un u nità di conten uto e non cronologica, per cui è più che probabile un a sfasatura tra l’ordine d elle azioni e qu ello temp orale ( nello stesso giorno possono accadere fatti strutturalmente diversi oppu re un evento pu ò du rare più giorni ).
172
3.1 - An alisi na rra tologica
La nar raz ione incomincia con Castan ed a che, nell’intento di fare chiarezza sugli aspetti del suo ap pren distato che gli sembran o rimasti in om bra nei du e pr ecedenti libri, torn a su ciò che gli è accadu to a com inciare da l pr incipio, qua nd o, stud ente di antrop ologia, si attiva alla ricerca di inform azioni per la 172
A. March ese, op. cit., p. 89
83
sua tesi di laurea sull’uso che gli indiani del sud-est degli Stati Uniti fanno delle piante m edicinali e p sicotrope. Corre l’an no 1960. Un amico pr esenta a Carlos u n vecchio ind iano
rintr accia l’abitazion e d ell’uom o e gli p rop one di
diventare il suo informa tore. Don Juan accetta d i collaborare, m a d alla p rima passeggiata assieme nel d eserto Carlos si rende conto che l’individu o che ha affianco ha qualcosa di speciale e che le informazioni che da esso riceve non corrispond ono a ciò che si aspettava. Don Juan è un personaggio brillante, acuto nelle sue osservazioni; ha pron tezza di spirito, è dotato di YHUYH e di umorismo, è sempre padrone di ciò che dice e di ciò che fa. Non p erd e ma i l’equ ilibrio, l’un ica cosa a cu i sembra abband onarsi in m aniera incontrollata sono le sue sincere esplosioni d i ilarità. Nel secondo incontro con don Juan Carlos viene ulteriormente depistato rispetto a gli obiettivi della sua ricerca d alle affermaz ioni del suo collaborator e che, invece di fornire informazioni etnografiche, sembra interessato ad un cambiamento n elle abitudini e nel comp ortamen to di Carlos. Così nei successivi incontri, vagabondando attraverso il deserto di Sonora, don Juan insegna a Carlos che per imp arare d alle piante è necessario perdere la propria importanza personale, assumere la morte come consigliera e diventare responsabili delle proprie azioni, anche le più insignificanti. Emergono altre caratteristiche del personaggio: è capace di alternare momenti di intensità lirica a momenti di comicità farsesca ; la serietà e la pregn anza con cui affronta temi fond amen tali dell’esistenza ( qua le quello 84
d ella m orte ) sono accomp agn ate d a un a certa pr op ensione al gioco ( le canzoncine p opolari m essicane, le battu te, i gesti osceni con cui ridimen siona le reazioni di collera d i Castaned a). Carlos, se da u n lato è costantem ente spiazzato dai mod i e dalle idee di don Juan , e vuole sapere p erché don Juan è così interessato al suo cambiamento, da ll’altro è affascinato da lla forza che prom ana da l personaggio e d agli eventi non-ordinari che sembra in grado d i produr re . Carlos ama la comprensione intellettuale, agisce su basi razionali, cerca di giudicare la diversità di don Juan, ridurla alle categorie del conosciuto per m eglio gestirla; ap pa re spesso succube dell’ orgoglio e d ella d ignità ferita, d isorientato, costretto a subire accadim enti di cui non sa spiegar si il p erché. Il m istero e l’au stera bellezza d el m ond o in cui vive il suo comp agn o allo stesso temp o lo terrorizzano e lo intrigano. Durante questa prima fase della loro associazione accadono due cose importa nti: in primo luogo, don Jua n, a seguito del superam ento positivo di un a p rova p ercettiva da pa rte d i Carlos, decide d i concedergli l’iniziazione al
SH\RWH; qu ind i, nello stesso giorno, ribalta le basi del loro pr ecedent e accord o, ann un ciand o che reindirizzerà i suoi sforzi nel tentativo di insegnare a Carlos come diventare un cacciatore. Nelle successive scorazzate per il deserto don Juan e Carlos danno la caccia ad u n serpen te a sonagli, a delle quaglie e a delle ma rm otte. Carlos appren de da don Juan che un cacciatore, per sopr avvivere ed agire efficacemente, deve impa rare a nascondersi e mostrarsi deliberatam ente e deve perd ere le propr ie abitudini acquisendo un comportamento fluido ed imprevedibile. Inoltre deve vivere nella consapevolezza che ogni suo atto è la sua ultima battaglia sulla terra, perché la morte potrebbe mettere fine alla sua vita in qualsiasi
85
momento, proprio come accade al coniglio che Carlos involontariamente uccide. In seguito alla buona riuscita di un avvenimento significativo ( l’incontro di Carlos con lo spirito del SH\RWH, che gioca con lui tut ta la n otte nelle vesti di un cane ) don Juan decide di introdu rre qu ello che è orma i il suo app rend ista al cammino del ‘guerriero’ ( “ to became a warrior ” ), il modo di vita di chi dà la caccia al ‘potere’ . Ciò che d istingue u n cacciatore d a u n ‘guerr iero’ è infatti la ricerca d eliberata d el potere sciaman ico ( “ a warrior seeks power ” ). Le attitudini del personaggio di don Juan sono inestricabilmente collegate a quelle del guerr iero, forma d i comp ortamen to d i cui egli è l’esempio vivente . Bisogna precisare che i cambiamenti apportati da don Juan al rapporto con Carlos sono sempre cambiamenti di atteggiamento, riguardanti la sfera del fare. Di contro, i cambiamenti cui va incontro Castaneda sono relativi al carattere ed al “modo di essere”. I primi sono espliciti e dichiarati, i secondi, impliciti, avvengono pr evalentemente nei sentimenti p iù intimi d i Carlos. Inoltre i cambiamenti apportati da don Juan sono sempre in rapporto a degli avvenimenti esterni ( i presagi ), come se il maestro fosse solo un tramite attraverso le cui azioni si compie la volontà di un progetto più grande. In questo senso, i cambiamenti app ortati d a don Jua n sono dei cambiamenti di necessità, legati alle leggi di causa ed effetto, men tre l’evoluz ione d i Carlos è legata al tempo, al lento mu tamen to che avviene per successione ed accum ulo nello scorrer e dei m esi e, infine, degli anni. Tornan do alla nar razione, un a volta pr esa
la decisione di
mod o di proced ere del guerr iero, don Jua n incita
comu nicare il
Carlos ad
acquisire il
controllo sulle scene dei suoi sogni, controllo che chiama ‘sognare’ ( “ tackling dreaming” ). Da ora, le camminate non saranno più vagabondaggi nel d eserto, ma visite a ‘luogh i di poter e’. 86
Lo scenario degli eventi cambia: non più il deserto, ma le catene montuose che lo sovrastano. Don Juan e Carlos cercano così di richiamare l’attenzione dello spirito di una pozza d’acqua e lo incontrano sotto le sembianze di un animale terrificante; frequentano un antico luogo di potere dove Carlos si seppellisce e prende consapevolezza dell’inautenticità che deriva dalla sua cond otta d i vita; attirano in u na tra pp ola un leone delle montagne p er il solo scopo di far entrare Carlos nel giusto stato d ’animo, lo stesso stato d’animo che caratterizza la condotta d el guerriero. In realtà il profilo emotivo di Carlos in queste pagine è, nella media, agli antipodi dello stato d’animo del guerriero: egli è succube delle proprie emozioni ( risentimento, paura, ansia, sfiducia ) che lo travolgono come forze incontrollate. Sta al gioco di don Juan, ma non tollera l’idea di oltrepassare i pr op ri limiti . D’altro can to
si è affezionato allo ‘stran o vecchio ind iano’ (
“ the strange old Indian ” ). Il pr ogressivo ma nifestarsi del cambiam ento lo apr e ad un grad o semp re maggiore di accettazione emotiva delle esperienze . In un ’altra occasione, sempr e tra le forre rocciose delle mon tagn e, ciò che don Jua n chiam a ‘il poter e’ si fa incontr o a Ca rlos che riesce, sotto la guid a att enta del suo m aestro, a m ettere insieme la percezione d i un p onte nella nebbia e d i un sentiero tra alte conifere che menano ad altri domini di realtà: ma Carlos non vi accede, non possedend o ancora abbastanza ‘potere personale’. La successiva scorazzata sulle montagne v iene interp retata d a d on Jua n come l’attesa di un p resagio da cui potrà dip end ere il pr osieguo dell’app rend istato di Carlos. Ma il sole dell’alba mattutina non ‘bagna’, come dovrebbe, qu est’ultim o,
che invece, incomp rensibilmen te, viene investito d alla luce
infuocata del tramonto. Don Juan riconduce la stranezza di questo presagio alla p rofonda differenza che secondo lui esiste tra d i loro.
87
La sped izione si conclud e con d on Jua n che consegna alla respon sabilità di Carlos un’intera collina con tutto ciò che ci vive sopra e attorno, e spiega al suo studente che quel luogo accoglierà l’ultima danza del guerriero, il racconto delle sue battaglie di potere, una sequenza di movimenti capace di sedurre, sospendendola temporaneamente, perfino la morte. A qu esto pu nto sar à d iventata evidente l’importa nza che riveste, in JtI, nella classe d egli esistenti il paesag gio natu rale, che per il peso che assu me assu rge a vero e proprio personaggio capace di agire ed interagire per proprio conto ed in rispost a agli stimoli di don Jua n e Carlos: i corvi, le foglie, il vento, il sole etc., tutti qu esti elementi instauran o con i d ue un incessante d ialogo. Mentre l’abitazione di don Juan, pur essendo isolata da qualsiasi contesto urba no, è ancora uno spaz io um ano ( esclusivamente destinato ad accogliere le conversazioni o a fare da
base di pa rtenza per le sped izioni ), il vero
scenario dell’azione è indu bbiamente prim a il FKDSDUUDO d esertico, poi le aspre montagne rocciose messicane. L’ am biente selvaggio, a cui vengono d edicate am pie panora miche, non
è
mai identificato geograficamente con precisione ( il che contribuisce al senso di straniamento e di perdita delle coordinate: si è nel mondo magico di don Jua n, non in qu alche luogo d el Messico reale, d ato che il riferimento a Sonora è tropp o generico ); nell’insieme è un am biente caratterizzato, dotato di sue prop rietà specifiche che lo distingu ono, per esem pio, dal d eserto stereotipato d ei ILOP ZHVWHUQ ; infine è un ambiente disarmonico, dove predominano d isequilibri e forti contra sti. Più in generale, in JtI la realtà è un principio proteiforme, perennemente in procinto di subire un a d eforma zione nelle linee e nei contorni d egli oggetti e d elle cose, d i contener e
oggetti
negli
oggetti, d i
gener are
nu ove
88
configu razioni
a p art ire dagli elementi apparentemente più banali, quali
l’ombra dei ciottoli, i movimenti di un a ma no, l’incontro di un o sguard o . Con un brusco salto tempor ale , il racconto riprend e con d on Juan e Carlos immersi nella discussione di alcuni aspetti della conoscenza emersi negli avvenimenti di alcuni mesi prima. Come si è detto, l’insegnamento orale è riservato
all’ambiente
domestico
della
casa
di
don Juan,
mentre
le
corrispond enti concretizzazioni pra gmatiche han no come scenario l’esterno: i due quindi, alla fine della conversazione, si dirigono ancora verso i monti della Sierra Madre occidentale. Don Jua n continua a descrivere gli elementi che caratterizzano
il potere
personale. Ancora una volta spinge Carlos a superare i suoi limiti, e per insegnargli una speciale corsa che definisce ‘l’andatura di potere’ lo lascia solo a confrontar si con la sua pa ur a ed alcu ne non m eglio
specificate ‘entità
della notte e delle montagne’. Le sue dram ma tizzazioni ottengono, come risultato, l’effetto voluto; Carlos si ritrova a correr e nell’oscurità senz a cader e o inciam pa re nei cespu gli e nelle rocce, senza sap ere come. Nei giorni seguenti, du rante un a escursione, don Juan rip rend e l’argom ento in precedenza solamente accennato del ‘non-fare’ ( “not-doing ” ), articolando sulla salva di d oma nd e d i Carlos le p ossibili specificazioni di qu esta un ità di azione
d ella stregoner ia, specificazioni che hann o il loro corollario nelle
esperienze concrete di Carlos tra le balze basaltiche delle montagne. Ciò a cui condu ce il ‘non -fare’, d ice don Jua n, è la meta d i tutte le attività d el guerriero, e cioè la temp oranea sospensione del mond o come norma lmente lo conosciamo: nel lessico dell’insegna m ento, qu esta m eta è d efinita ‘ferm are il m ond o’ ( “ stopping the w orld ” ) .
89
Su l lor o camm ino d i ritorno, i du e, dopo un a sessione d i ‘non-fare’ tra i p icchi assolati della Sierra, si imba ttono in qua ttro giovan i, che don Ju an riconosce come app rend isti di un altro stregone, alla ricerca di cristalli di qu arzo. Dava nti ai giovan i ed allo stup efatto Carlos, il ma estro sciama no inscena , con l’aiuto d ell’oscur ità e di u n fuoco di bivacco, un pezzo d i magia, app arend o a ciascuno dei suoi spettatori contemporaneamente con quattro differenti travestimenti. La spiegazione che questa volta don Juan ad du ce a Carlos, in un ristorante sul confine tra Messico e Stati Uniti il mattino seguente, è il pretesto per illustrare nuove definizioni e nuovi concetti della stregoneria. Per quest’ultim a, per cezione e realtà sono un tu tt’u no inestricabile, p er cu i non è inesatto dire che chi sta costruendo la stanza del ristorante, in quel momento, sono loro due; ma se questo vale per un uomo di sapere, è anche vero che il terreno d i caccia del gu erriero principiante n on è p osto in qua lche altra dim ensione o nella natura più selvaggia, ma nel mond o di tutti i giorni, tra la gen te che Carlos vede cam minare nella strad a oltre i vetri d el locale. Parecchi mesi dopo, Carlos e don Juan sono a caccia insieme nel deserto, quando don Juan si accorge che qualcosa sta intralciando l’andamento della battu ta; il tem ibile avver sario d i Carlos, “la Catalina” , è torn ata a mo lestarlo imped end o il buon esito d ella sua attività. Più di un m ese prim a don Juan aveva spinto il suo apprendista ad inimicarsi questa potente strega per fornirgli
un
degn o avversario
che lo spingesse ad ap plicare i pr incipi
app resi sul mod o di vivere di un guerriero. “La Catalina” appare a Carlos una donna bella, dalla carnagione scura, dal corp o forte e mu scoloso, app arentem ente giovane. Dopo aver subito un attacco nel cuore della notte nei pressi di un a comu nità Yaqu i in festa per la Vergine di Guad alup e, a Carlos non resta altro da fare che accettare il consiglio di don Juan, che lo esorta a non temporeggiare più 90
sul cambiam ento del suo comporta mento, p erché ora è in gioco la sua stessa sopravv ivenza. E qui si chiud e, in man iera d ram ma tica, la prima p arte di JtI. Nel 1971 Castaneda torna a far visita a don Juan; il narratore informa che questa visita segnerà la conclusione dell’apprendistato. Il maestro è in compagnia di un altro stregone, don Genaro, che Carlos ha avuto modo di conoscere in p recedenz a, quan do il compagn o d i don Juan lo ha investito con un a man ifestazione del suo potere personale che ha ulteriormen te incrinato la
fiducia
nell’intrinseco
ordine
razionale
del
mondo
del
giovane
antropologo. La scena si ripete. Don Genaro e don Juan spingono Carlos in un a sorta d i sogno ad occhi aperti, nel quale fanno spa rire misteriosamente la macchina con cui egli aveva raggiunto l’abitazione di d on Juan ed inscenano un divertente FDEDUHW ma gico che mina le restanti certezze dell’ap pren dista. Alla fine fann o ricomp arire la macchina in un luogo d iverso da q uello in cui era parcheggiata, ma Carlos non riesce lo stesso ad usare la WULFNHU\ dei due sciam an i per ‘ferma re il m ond o’. Don Genaro è un indio Mazateco. Castaneda lo descrive attraverso le sue incredibili sm orfie, acrobazie, imitazioni grottesche e p arod ie: d on Gena ro è il perfetto WULFNVWHU sciamanico. E’ la controparte di don Juan, tanto l’uno è comp rensivo qu anto l’altro è imm ediato in tu tto ciò che compie. La sequ enza comica
che lo ved e, assieme a don Jua n, alla ricerca della
vettura scomp arsa rimane un pezzo memorabile d i letteratur a dell’assurd o . Forse per questa sua forte caratterizzazione don Genaro, che pu re è pa rte importante dell’insieme della narrazione ( se non altro è dal suo racconto finale che trae origine il titolo del libro ), risulta un personaggio più piatto ed un idimensionale di don Juan e di Carlos. Per riuscire a ‘ferm are il mon do’ Carlos viene ma nd ato solo a vagare sulle mon tagne
lontane. Alla fine la repentina pr esa di consap evolezza della 91
giustezza del modo di procedere suggeritogli da don Juan ( cambiamento individuale esplicito nel “modo di essere” ), unita alla strepitosa natura selvaggia del paesaggio messicano rendono possibile l’insperato: dopo aver avuto un dialogo con un FR\RWH ma gico, Carlos vive u n’esperienza estatica in cui abbatte i confini abituali che lo avevano fino a quel momento illuso di essere un io diviso dal resto del mondo e si fonde nella contemplazione d ell’energia che flu end o prorom pe d a ogni cosa che lo circond a. Il comm ento d i d on Jua n alla realizzazione di Carlos, il giorno seguen te, è che egli è riuscito a ‘ferm are il m ond o’ ed a guard are ad esso come fann o gli stregoni, ma che il vero obiettivo è quello di superare tutte le possibili d escrizioni d ella realtà e di ‘ved ere’ ( “ wh at I want you to learn is seeing ”, p . 254 ). Per fare qu esto Carlos deve incontra re il suo ‘alleato’ ( “ the ally” ) al limitare di un a pianur a, dove verrà accomp agnato da d on Juan e d a don Genaro. Così
i tre raggiun gono per l’ultim a volta le m onta gne. Prima di lasciare
Carlos al suo destino , don Genaro r acconta l’incontro con il pr opr io ‘alleato’, avvenuto molti anni prima. L’alleato, dopo una lotta breve e feroce, scaraventa lo stregone, allora giovane, in un mondo solo apparentemente simile a quello quotidiano, dove oramai i pun ti di riferimento non erano più gli stessi e l’ uom o della strada rap presentava poco più d i un om bra fugace, un fantasm a sempr e desideroso di sedu rre don Genaro all’idea di un ritorno impossibile alla sua preced ente cond izione di uom o comu ne. Don Juan comm enta che per il suo compagn o, come p er ogni ind ividu o sulla strada del sapere, gli affetti di un tempo sono lasciati per sempre alle proprie spalle ed il viaggio di ritorn o, che per d on Genaro aveva la direzione della sua natia Ixtlan, non p otrà m ai trova re conclusione.
92
Mentre i suoi tu tori si allontana no, Castan ed a sente che il momento dell’ incontro con l’alleato non è ancora arr ivato, e, tornato alla vettura, abba nd ona l’arena del suo app rend istato sciamanico. Alcun e considerazioni conclusive sul carattere d ei du e personaggi p rincipali. Non ostante la sua stabilità e costanza , don Juan non è affatto un p ersonaggio piatto. La sua persona è resa da Castaneda nella sua profonda um anità, per nulla irrigidita nella veste di insegnante. Don Juan non è moralista, sta agli antipodi della pedanteria, la sua aura picaresca disperde la potenziale morbosità generata da lla stranezza d el mon d o in cui vive. N ell’azione d on Jua n si d imostra
efficace, flu ido ed impr eved ibile; la sua
forza ed agilità non corrispond ono in alcun mod o alla sua età, e Castaneda ne riman e ripetutam ente sconcertato: il corpo di d on Juan è, alla prova dei fatti, più giovane d el suo. Il suo comp ortam ento ed atteggiamen to qua si mai è messo in riferimento ad una tipicità indiana, a qualche caratteristica di comportamento propria degli
una figura contrastata, instabile e contraddittoria. Inoltre è un personaggio dinam ico, a motivo del suo an da re incontro ad un ’evoluzione. Mentre l’evoluz ione di d on Juan è un a sorta d i man ifestazione ( d all’indiano taciturno della stazione degli autobus all’insegnante potente e poliedrico degli ultimi capitoli, in cui i tratti indii si sono stemperati fino ad annullarsi sopraffatti dalla intensità delle altre caratteristiche ), l’evoluzione di Carlos è un m utam ento di carattere, una conversione. Il comportamento di don Juan è intenzionale, cosciente e transitivo, nella misura in cui le sue azioni si riverberano su quelle di Carlos; plurimo e ripetitivo, in qu anto p arte d i una genera le strategia di lun go periodo. Il comportamento di Carlos è spesso involontario, incosciente e intransitivo, soprattutto quando non riesce a compiere ciò che don Juan gli suggerisce di fare . I suoi gesti sono soven te delle reazion i. Dalla riduzione parafrastica della vicenda, che ha permesso di ricostruire i tratti ind ividu ali dei personaggi ed il loro comp ortamen to, bisogna p assare al livello forma le d ella IDEXOD. Qu esta
oper azione critica risulta nel
contesto d ell’ipotesi d i estrem o
interesse, perché, ind ividu and o la rete di relazioni che esiste tra i personaggi e tra i personaggi e l’azione, definisce questi ultimi nel loro status di ruoli funzionali e consente qu indi l’individu azione d ei sistemi d i valore di cui sono rappresentanti e portatori. La privazione che fornisce la mancanza iniziale e dà l’avvio alla vicenda è data dal bisogno di Castaneda di procurarsi informazioni sull’uso che gli Indiani del Sud-Est degli Stati Uniti fanno delle piante medicinali e psicotrope.
Il miglioramento da ottenere costringe Castaneda, do po l’incontro con don Juan, all’ allontanamento ( ripetuto ) dal suo luogo di residenza ( che non viene nominato ) per raggiu ngere l’abitazione d el suo inform atore. L’allontanamento dà l’avvio alla funzione narrativa ‘viaggio’. Il viaggio in macchina che Castaneda comp ie in p iù occasioni per raggiun gere il Messico 94
è la m acro-corn ice
in cui van no ad
inserirsi tut ta la serie d i successivi
sposta m enti m inori, sia i trasferimen ti fisici ( le escur sioni in n atu ra ) attinen ti all’esterno, sia i tragitti interiori ( i sentieri psicologici che il protagonista si trova a d over percorrere ) . Nessuno di essi, alla prova dei fatti, è funzionale al conseguimento d ell’oggetto d i p rivazion e: la ricerca di Castaned a ( il ‘lavoro sul camp o’ ) viene frustrata fin d all’inizio d a d on Juan. Infatti quest’ultimo impone a Carlos di svolgere delle operazioni su se stesso 173 se vu ole ‘imp ara re su lle pian te’ ( fun zione n arr ativa d ell’obbligo, che assume le vesti di un insieme di compiti da eseguire ); ma non fornisce neanche un’informazione del tipo di cui lo studente di antropologia ha bisogno. Il protagon ista non ad emp ie in m aniera sodd isfacente ai compiti da svolgere ed il miglioram ento non viene ottenuto; anzi, rispetto alla mancanza iniziale, l’agire di don Juan rappresenta nell’ottica del protagonista un processo di peggioramen to, perché lo svia d alla sua ricerca. Ma qui il processo della IDEXOD si inverte, Carlos sperimenta una scissione interiore ( che si narr azione ), e
riper cuote
su tut to il successivo svilup po
d iviene man ma no chiaro che
d ella
il pr ocesso di app arente
peggioramen to portato avanti da d on Juan altro non è che un inaspettato ( né tanto meno desiderato ) nuovo processo di miglioramento di cui il protagonista è beneficiario. Sul suo percorso il persona ggio d i Carlos sperimen ta anche
un d opp io
inganno che prende le vesti del tranello : prima don Juan cattura la sua attenzione con la scusa di insegnarli qualcosa sulle piante, poi, una volta
173
I compiti assegnati da don Juan a Carlos sono: cancellare la storia personale, perdere l’importanza personale, prend ere la morte come consigliera, assumersi la responsabilità delle propr ie azioni.
95
esau ritosi l’imp ulso d ella pr ima ricerca d i miglioram ento, si ripete la top ica con l’insegna m ento sulla caccia. Nella veste di agente-aiutan te, don Juan sta
in realtà
trasmettend o al
prota gonista, sotto le app arenze d ell’inganno, il nu ovo comp ito, ancora non enu nciato, e gli strum enti per
il conseguimen to dell’oggetto ma ncante
connesso a tale compito 174. Per questo, ad un certo livello, tra i due c’è, rispetto all’inganno, un a necessaria connivenza. Carlos si trova davanti ad una nuova mancanza: non possiede la capacità di ‘fermare il mondo’, di bloccare la descrizione della realtà all’interno della quale vive, mentre ‘fermare il mondo’ è tutto ciò che gli viene richiesto dalla sua nuova condizione di apprendista. Per raggiungere tale oggetto narrativo gli viene assegnato un nu ovo comp ito da eseguire: è suo dovere d i ad ottare il mod o d i procedere d el ‘guerriero’. A questo pu nto si pu ò osservare che la struttura d ella
narr azione è resa
eccentrica dall’esistenza d i più d i un p arad osso: l’oggetto della ma ncanza ( ‘ferma re il m ond o’ ) non è sottratt o a Carlos, per ché egli in preced enza n on ne era il possessore; la mancanza all’inizio non è sentita tale dal soggetto, ed anzi qu est’ultimo non la sente tale per lunga pa rte d el racconto , quasi fino al mom ento della appr opriazione finale. La mancanza iniziale, inoltre, viene per così dire decisa dall’aiutante del protagonista, in contemporanea all’assegnazione del compito, e questo par ticolare segnala come d on Juan sia un alleato-comp lice ( non aiuta Carlos come contropa rtita ad u na su a p receden te prestazione o come riconoscimento di u n servizio passato, ma p erché ha bisogno di trasferire la sua conoscenza
174
Il fare di don Juan è cumulativo, non si disperde nell’attraversamento delle diverse tappe della vicenda, perchè fin dall’inizio egli ha perseguito il suo obiettivo di fondo, spingere il protagonista a ‘fermare il mondo’.
96
ad u n app rend ista, qu ind i il suo agire si situa nella corn ice d i u n beneficio comu ne ) . A questo punto nella IDEXOD c’è la presenza di una serie di prove di tipo preliminare, volte al conseguimento del mezzo ( il ‘potere personale’ ) atto a rafforzar e Carlos in vista d ella p rova fina le: così è per l’incontro con lo sp irito della pozza d’acqua, per la trappola tesa al leone di montagna, per il ponte magico e per il sentiero tra le conifere che conducono ad altre realtà e per la fuga d alle ‘entità d ella notte e d elle m ontagne’ . Don Juan , in queste sequenz e narr ative, riveste il ruolo di aiutante d i Castaneda. Un altro paradosso rispetto ad un ipotetico modello tipico di narrazione è d ato d al fatto che l’ostacolo che si frap pon e tra Carlos e l’oggetto ma ncan te, imped end one l’ottenimento, è il protagon ista stesso, o meglio, quella pa rte d el suo sé, a cui d ’ora in p oi ci si riferirà con l’etichetta d i “vecchio sé”, che fa resistenza al processo di miglioramento inaugurato dall’aiutante e si configura, in quanto personaggio ‘in carne ed ossa’, come vero e proprio agente-antagonista. Gli ostacoli che il protagonista deve superare sono la d escrizione d i realtà, le resistenz e al cambiam ento , la pa ur a d ell’ignoto d i cu i è p ort ator e il ‘vecchio sé’. Il processo di miglioramento si traduce allora nel processo di eliminazione dell’antagonista ( il vecchio sé ) attraverso i mezzi ( il modo di procedere di un guerriero ) messi a disposizione dall’aiutante ( don Juan ). L’eliminazione avverrà attraverso u n m isto d i ostilità e negoziazione. Tale processo, nell’alternativa che si prospetta, non approda all’ottenimento d el miglioram ento . Il vecchio sé, aggr ed ito, avv ia un pr ocesso di protez ione che risulta parzialmente positivo: comunque Carlos non riesce da solo ad eliminare l’ostacolo, cioè non accumula abbastanza ‘potere personale’ per
97
mettere anche solo temporan eamente tra parentesi la precedente descrizione d i realtà ( il vecchio sé ) e ‘ferm are il mon d o’. Questa carenza del mezz o ( il potere ) apre un a fase di peggioramento, nella qua le avviene lo scontro tr a Carlos e “la Catalina”. Ancora un a volta bisogna evidenziare la p articolarità d elle funzioni narr ative tipiche: “la Catalina” è u n falso antagonista che nasconde un aiutante, in quanto è un avversario intenzionalmente fornito a Carlos da don Juan con l’ennesimo ingannotranello, per a ffrettare i temp i di m atur azione d el suo app rend ista ( a livello della narraz ione, per accelerare il pr ocesso di miglioram ento generale )175. Con un salto temporale di quasi dieci anni si arriva alla prova definitiva, quella che consente al personaggio di affrontare e superare la causa della m ancan za ( il vecchio sé ). Il momento che apre il processo è dato questa volta dalle esibizioni picaresche ed istrioniche d i un nu ovo aiutan te, don Genaro, che si affianca al precedente per cond urr e un a diretta aggressione al vecchio sé d i Castaneda . Il vecchio sé qu esta volta fallisce nella p rotezione ed il p rotag onista, solo sulle mon tagne, pu ò finalmente liberarsi d ella privazione sofferta comp rend end o, in un m om ento d i intu izione intellettu ale e ‘fisica’, l’intrinseca esattezza d ella visione di don Juan e così reintegrand o
( ma sarebbe più corretto dire
LQWHJUDQGR) l’oggetto ma ncante: Carlos è capace per la prima v olta di fermar e il mondo e vedere le linee di energia sprigionate dal suo corpo e dalle cose intorno a lui.
Il processo di ( falso ) peggioramento d ello scontro con “la Catalina” non si conclud e, ma rimane aperto, pendente sulla testa di Castaneda come una spada di Damocle. Qui si introduce nella vicenda quel senso di in-finitezza, di in-conclusione che si sublima nel racconto finale di don Genaro ed è uno dei possibili sensi del libro ( la strada d ello spirito è un p rocesso senza fine, il suo valore sta nell’essere percorsa, non nel mettere capo ad un risultato ) favorito tra gli altri dalla presenza nel titolo del libro del “viaggio”. Per quan to suggestiva, questa ipotesi-interpr etazione non viene presa in considerazione nel presente lavoro, che si concentra, in vista degli obiettivi dell’ipotesi, di più sugli aspetti contrattu ali e conflittuali della narrazione. Si vedan o al riguard o, più sotto, le considerazioni sulle struttu re attanziali che innervan o il testo. 175
98
Questa vittoria del ‘nuovo sé’ di Castaneda non è un momento conclusivo, perché la IDEXOD si sviluppa immed iatamente dopo in una nuova privazione ( Carlos ha conqu istato la d escrizione d i realtà della stregoneria, ora si tratta di abban don are an che questa e qu alsiasi altro tipo d i descrizione p er ‘vedere’ senza mediazioni il mondo ) ed in un nuovo compito ( appropriarsi di un ‘alleato’, di u na entità il cui p otere consent e d i ‘ved ere’ ). Ma davanti alla prova che gli deve consentire, una volta superata, la d efinitiva trasfigura zione e celebraz ione, il pr otagon ista sceglie l’alterna tiva dell’evasione da l dovere, e va via da l Messico con un ritorno al suo luogo di provenienza che sembra più che altro un nuovo abbandono: ormai la vera vita di Castaned a è lì, tra il deserto e la m ontagna messicani. Riassumendo, in tutto lo schema della fabula si compone di tredici funzioni fondam entali ( ma ncanza iniziale miglioramento
VHFRQGRLQJDQQR
miglioramento
WHU]RLQJDQQR
nuova mancanza
YLDJJLR
SULPRLQJDQQR
QXRYRFRPSLWR
QXRYDSURYD
SURYH
PDQFDWR PDQFDWR
PLJOLRUDPHQWR RWWHQu to
HYDVLRQH
In conclusione, si posson o enu nciare alcun i tratti che caratt erizzan o i ru oli d ei due personaggi principali: don Juan è un personaggio attivo, da cui l’azione prom ana; principalmente influenza tore, nella misura in cui fa eseguire al suo apprendista tutta la serie di attività necessarie alla realizzazione della sua strateg ia; m od ificatore d elle situa zioni in senso positivo. Carlos ap p are invece subire l’azione di don Juan
( personagg io passivo ); è autonom o, perché
compie direttamente le azioni richieste nelle varie prove ; quando incarna il ‘vecchio sé’ si comp orta d a conserv atore della situ azione, pr otettore del suo pr ecedente ‘equ ilibrio’ interiore e frustr atore delle iniziative sia di don Ju an che del ‘nu ovo sé’ che in Castaned a sta lentam ente emergend o.
99
Un’ ultima annota zione sul personaggio di don Juan : esso, essend o privo di incertezze, è una figura integra, portatrice di un’assiologia definitiva che non va incontro a trasformazioni; eppure, ciò non lo priva di concretezza, di comp lessità, in una par ola di effetto di realtà. Non si tratta dell’ buon o”
“eroe
di uno schema narr ativo ma nicheo . Come si è detto, egli è un
personaggio ambiguo, che sta sul confine: non esita a sopprimere il coniglio caduto nella trappola, anche di fronte alla compassione del suo allievo, se questo è richiesto dalla lezione in corso, come non esita ad ingannare ripetutamente Carlos, pur di raggiungere il suo scopo; d’altra parte, una quantità di tratti quotidiani ne fanno un vero e proprio compagnone, imped end o che il suo p rofilo spietato si app iattisca su quello di un grottesco ed irreale super-uomo . Da ciò deriva un effetto antischematico sull’intera narrazione. Qua l è l’orientamento del racconto? Il racconto qu ale program ma pr edilige? Solitamente il fare del protagonista sostiene l’orientamento del racconto, ma in questo caso esso è contrario. Il progetto portato avan ti da lla narraz ione è chiaram ente qu ello d i don Jua n, non qu ello d el ‘vecchio sé’ di Castan eda.
Al livello d ella struttu ra seman tica pr ofond a che organizza JtI, abbiamo d a un lato la storia del Soggetto ( il percorso narrativo che condu ce Castaneda a 100
sperimentare una conversione ), dall’ altro quella dell’Antisoggetto ( sempre Castan eda , qu an d o veste i p ann i del ‘vecchio sé’ ). I due percorsi, incontrandosi, danno luogo ad un confronto che prende la forma di un conflitto, di una lotta interiore ( Castaneda deve lottare con se stesso per cambiare ) 176. Ma quando si cerca di definire le transizioni che subisce l’Oggetto del contendere, ci si trova di fronte alle anomalie già riscontrate ad altri livelli d ell’ana lisi : il Soggetto
non è in p rincipio possessore dell’Oggetto n é lo
desidera; l’Antisoggetto, di conseguenza, non può provocare alcuna successiva disgiunzione dell’Oggetto del desiderio dal Soggetto, né tanto m eno entra rne in possesso
( il ‘vecchio sé’ per d efinizione è incapa ce d i
‘ferma re il m ond o’, l’un ica cosa che p uò fare è imp edirn e il ragg iun gimen to ). Emerge allora la vera ‘na tu ra’ d el per corso na rra tivo d el Soggetto : si trat ta di una SHUIRUPDQFH costantemen te orientata da ll’abile ed attenta regia di un terzo agente performatore ( don Juan ) che è il vero possessore dell’Oggetto ( è capace di ‘fermare il mondo’ ) e dei mezzi per conseguirlo ( il modo di procedere di un guerriero ); tanto che si può parlare, infine, di due progr am mi: qu ello d i don Juan Matu s e quello d el controp rogetto messo in att o d al ‘vecchio sé’ . Le var iazioni che il Soggetto vive
sono tutt e ricond ucibili, allora, al
tradimento che egli attua nei confronti del proprio percorso narrativo, paradossalmente
corrispondente
a
quello
dell’
oppositore
ed
all’
ad eguam ento ai principi ed alle regole istituite da l suo aiutante.
176
“Le constat de ce dédoublement nous oblige à considérer le schéma narratif comme constitué de deux
SDUFRXUVQDUUDWLIV prop res à chacun d es sujets ( sujet et anti-sujet ) installés dan s le récit. Ces parcours p euvent se dérouler séparément ( … ) : il est nécessaire cependant qu’ils se rejoignent et se superposent un moment pour donner lieu à une FRQIURQWDWLRQ des sujets, qui constitue dès lors un des SLYRWV du schéma narratif. « A. J. Greimas, Les acqu is et les projets, pr efazione a Cou rtés, J., ,QWURGXFWLRQ j OD VpPLRWLTXH QDUUDWLYH HW GLVFXUVLYH, op . cit., p. 11.
101
Nel preciso mom ento in cui Castaneda le fa p roprie con u na rep entina presa di consapevolezza complessiva, LSVRIDFWR entra finalmente, dop o più di dieci an ni,
in congiun zione con l’Oggetto d esidera to
( ‘ferma il m ond o’ ) e la
transazione di quest’ultimo da don Juan al suo apprendista può dirsi comp iuta, a d iscapito del controprogetto dell’opp ositore. Com e si ved e,
si è pa ssati d all’asse d el d esiderio a qu ello d ella
comu nicazione tra u n d estinatore, che d efinisce l’Oggetto da ra ggiungere, e un destinatario, che esegue un m and ato. Questo spostamen to di prospettiva è importante ai fini della ricerca, perché il rapporto tra destinatore e destinatario second o Greima s
semantizza, come si è avu to mod o di
ricord are, la dimen sione d el sapere . Da qui il notevole spazio narr ativo riservat o alla d imen sione d ella com p etenza , agli insegna men ti, alle lezioni, alle applicazioni sperimenta li , ai sentimenti d i ad eguatezza/ inadegu atezza, in una p arola ad u n fare di tipo cognitivo. E se la dialettica all’interno dello spirito di Carlos tra Soggetto ed Antisoggetto può dirsi una lotta, la relazione che regola gli scambi tra l’app rend ista ed il suo maestro assum e ripetutam ente le forme del contratto. Si am plieranno queste pr ime
osservazioni dop o aver
recuperato quei
passaggi nella nar razione in cui emergono conferme interessanti di questo ipotetico modello. Il progetto di cui è p ortatore il personaggio di Car los è quello d i una ricerca di etnobotanica; in questo p rogetto lo stesso Carlos figura come d estinatore, in qu anto egli si è assegnato d a sé il comp ito che va ad eseguire. Dopo l’incontro tra don Juan e Carlos, avviene la stipula del contratto: don Juan accetta di insegnare quello che sa sulle piante a Carlos. In questo momento don Juan è, rispetto alla ricerca di Castaneda, l’ oggetto strumentale che può consentire a quest’ultimo di ottenere ciò che veramente desidera, e cioè le informazioni sulle
102
piante e sul loro uso,
vero oggetto finale dell’ azione intrapresa dal giovane
antropologo.
A Carlos quin di, in questa fase inziale, non interessa direttam ente d on Jua n, e da qui derivano tutta la serie di spiazzamenti delle aspettative che egli subisce nel prosieguo d el loro rapp orto, qu and o don Juan emerge in tutta la sua forza com e figura carismatica : It was obvious to me that he was not a man I could easily contend with. In spite of his age, he was ebullient and unbelievably strong. I had had the idea that, being so old, he could have been the perfect “inform ant” for me. Old peop le, I had been led to believe, mad e the best informants because they were too feeble to do anything else except t alk. ( p. 27 ) Inoltre, per i ru oli previsti dal contratto stipu lato, Carlos non pr end e neanche lontanamente in considerazione la possibilità, cui in realtà sta andando incontro, di un profondo coinvolgimento personale, per cui insiste nel man tenere il rap porto nei canoni etnografici del temp o: I told him that I wanted very seriously to work with him. I said that I needed information, any kind of informa tion, on the u ses of med icinal herbs, and th at I was w illing to pay h im for his time an d effort. “You ’ll be workin g for me,” I said. “An d I’ll pay you wa ges.” (…) “Pay me for my time … with your t ime,” he said. I tought he w as a most peculiar fellow. I told him I did not un derstand w hat he meant. He replied that there was n othing to say about plants, thus to take my mon ey wou ld be un thinkable for him. ( …) I wanted very mu ch to learn abou t plants, especially peyote. I plead ed w ith him to become my informan t in exchan ge
for some sort of mon etary reward.
( pp . 5-6 )
103
Ed oltre:
My explanation was that I wanted bona fide information about the uses of plant s, thus I had asked him to be my informant, I have even offered to p ay him for his time and trouble. “You should take the money,” I said. “This way we both would feel better. I could then ask you an ything I want to because you w ould be working for me and I would p ay you for it. What do you th ink of that?” ( p. 27 )
Ancora d a r iferirsi al malinteso iniziale è la d isposizione d ’animo arrogan te e presu ntu osa di Castaneda , fondata sulla pr esupp osizione d i un imp licita asimmetria tra lui e don Juan che tradisce un sostanziale etnocentrismo :
I wan ted to d iscuss my feelings with h im, but I kept m yself in check; something w as terribly incongru ous in the situation at hand . I felt ridiculous try to get into a philosophical argument with an old Indian who obviously did not have the “sophistication” of a un iversity stud ent. ( p. 13 )
In realtà, fin da ll’inizio dei loro rap porti il fraintend imento tra Castaneda e don Jua n è più sostanziale di un semp lice ma linteso e su di esso si basa la dinam ica della prima parte della narrazione ed i relativi trasformazione.
Spia d i qu esto PLVXQGHUVWDQGLQJ struttu rale
processi di sono le
affermazioni sibilline di don Juan a proposito del fatto che sulle piante non c’è, in r ealtà, niente d a d ire:
104
Then he added a cryptic statement: “Perhaps there is nothing to learn about plant s, because there is nothing to say about them.” “What d id you say?” I asked. He repeated th e statement three times and then the w hole area was shaken by th e roar of an A ir Force jet flying low. “There! The world has just agreed w ith me,” he said, pu tting is left hand to his ear. ( p. 6 )
Mentre Castaneda crede di aver trovato il suo informa tore, d on Jua n si è reso disp onibile ad in segnar e a Carlos ben altro che ciò che conosce sull’uso med icinale d elle piante. Solo come conseguenz a second aria
di un tipo di
conoscenza generale del mon do e della realtà si impa ra
‘sapere’ sulle
a
piante. Non si tratta quind i di un qua lche tipo di conoscenza botanica specifica o di tipo trad izionale ma di un mod o di procedere generale che porta a qu el tipo di conoscenza diretta del mon do che viene raggiunta da gli sciaman i con il ‘vedere’. Il GLUH ( “ to say ” ) in qu esto caso rinvia fin d all’inizio alla stru ttu ra generat iva pr ofond a del testo ed al suo livello ideologico, in qu ant o si riferisce al codice d ella conoscenza intellettuale ( che si trasm ette per m ezzo d elle pa role, scritte o pa rlate ) contrapp osto a quello della conoscenza sciamanica, e rimand a allo scontro che percorre tutto il testo tra questi due diversi sistemi: appunto quello intellettuale ( ra pp resentato d alla SDUROD ) e quello magico ( sostenuto d al SRWHUHSHUVRQDOH )177. Per questo motivo, per don Juan è sensata l’affermazione, altrimenti incomprensibile, che ‘non c’è nulla da dire’ sulle piante.
177
Si vedano più o ltre le riflessioni sul motivo stru ttur ale del sapere.
105
Emerge qu indi il progetto narra tivo di cui è portatore il personaggio di don Juan: egli è alla ricerca di un apprendista a cui trasmettere il suo sapere, e credend o di averlo trovato
in Castaneda , pr ocede nell’ ottenere un
cambiamento nel comp ortam ento dal suo pu nto di vista inefficace di Carlos, che, ignaro delle manovre di don Juan ,
subisce il fare inganna tore e
persuasore. Inoltre don Juan è inizialmen te, da l pu nto di vista del Soggetto, Opp ositore, nella misura in cui lo devia dal
pr oposito iniziale e gli imp edisce di
ricongiungersi alll’Oggetto del suo desiderio ( le informazioni etnografiche ut ili alla ricerca sul cam po ). L’agire influenz atore dello stregon e è , d al
pu nto di vista d el d iscorso
narr ativo, orientante, mentr e Castaneda oscilla tra d iverse chiavi d i lettura d egli eventi :
I confessed that although
I und erstood what
he had said I w as
incapa ble of accepting his premise. I brough t up the p oint that in a civilized world there were score of peop le w ho had d elusions and could not distinguish what took place in the real world from what took place in their fantasies. I said that such persons were un dou btedly menta lly ill, and m y uneasiness increased every time he w ould recomm end ed I should act like a crazy man . ( p. 99 )
Il fare
ingann atore si comp ie per m ezzo del malinteso generatosi sulle
informazioni etnobotaniche. Se Castaneda vuole ottenere le informazioni di cui
necessita,
allora
deve
applicare
alla
sua
vita
un
cambiamento
comp ortam entale e cognitivo :
106
“You said that
you wan ted to learn about p lants,” he said calmly. “Do you
wan t to get something for nothing? What do you think th is is ? (…) “Let’s put it this way then,” he went on. “If you want to learn about plants, since there is really nothing to say about them, you must, among other things, erase your personal h istory.” ( p. 15 )
He th en recapitulated , as if to refresh my m emory, all he had said before on the topic of “learning abou t p lants.” He stressed em ph atically that if I really wan ted to learn, I had to remod el most of my beha vior. ( p. 21 )
Dopo un primo momento di transizione, la narrazione
prend e a ruotare
definitivamente attorno al progetto di don Juan, mentre quello di Carlos si trasforma in un controprogetto che ostacola l’azione. Le sequenze che segnano il passaggio sono le seguenti : don Juan pesca una mem oria sepolta d i Carlos, nella qu ale egli da va la caccia nella fattoria d el nonn o agli animali selvatici ed in pa rticolare ad u n falco albino
( pp . 28-33 ), e lo persu ad e che
il m od o migliore di trasm ettergli le sue conoscenze non è qu ello di insegnar li ciò che sa sulle piante, comp ito che si dilegu a sullo sfond o fino a scom pa rire, ma
d elucid arlo sui segreti d ella caccia, argom ento più conson o alla sua
na tu ra
( pp . 47 - 58 ).
Si tratta di un ulteriore stratagemma di don Juan per catturare l’attenzione del suo apprendista e mantenerla viva, facendo di un argomento concreto, ma meno implicato con le aspettative mondane ( accademiche ) del protagonista, l’occasione di azioni ed avvenimenti ed un a nuova metafora del giusto m odo di p rocedere verso la conoscenza. A questo punto avviene una prima ristipula del contratto, che ridefinisce gli obiettivi e ridistribuisce i ruoli: Carlos rimane il Soggetto implicato negli eventi, ma ora appare come il destinatario del compito di diventare un cacciatore assegnatoli da don Juan, che diventa a sua volta destinatore e mandatario . 107
Il processo di istruzione/addestramento si configura così come un trucco: don Juan , con il pretesto di insegnare a cacciare, sta trasmettendo a Carlos le tecniche per ‘fermare il mondo’; più tardi rivelerà al suo apprendista che l’insegnamento della caccia era stato un trucco per ottenere la sua attenzione:
“Let me tell you something,” he had finally said on that occasion. “If we wouldn ’t be tricked, we w ould n ever learn. The same thing hap pened to me , and it’ll happ en to a nyone. The art of a benefactor is to take u s to the brink. A benefactor can only point the way and trick. I tricked you before. You remember the way I recaptured your hunter’s spirit, don’t you? You yourself told me that hu nting ma de you forget about plants. You were willing to do a lot of things in order to be a hunter, things you wouldn’t have done in order to learn abou t plan ts. ” ( p p . 215 – 216)
Quando si incontrano la prima volta, come si è detto, per Carlos don Juan è solamente Oggetto strumentale, perché il suo vero scopo è legato all’ obiettivo accademico . Dopo le trasformazioni che don Juan fa subire ai loro rapporti, l’Oggetto finale diviene ‘fermare il mondo’, mentre l’Oggetto strumentale è l’insegnamento. Per cui tutta la serie di prove con modalità qualificante che Carlos mette in atto con le sue SHUIRUPDQFH sono volte, tramite l’applicazione di ciò che ha imparato, al conseguimento del mezzo ( il potere sciamanico ) per raggiungere quello stato. Come si è detto, Carlos ha d’ora in poi il suo oppositore in quella parte di sé che fa resistenza al cambiamento. Egli in altre parole, essendo antagonista di se stesso, vive un conflitto interiore.
Lo si ved e lottare contr o le p reced enti abitud ini, credenze e certezze su lla realtà. Anche quando appare la figura del degno avversario ( “the worthy opponent ” ), “la Catalina”, si è d etto che essa p arad ossalmen te è un ’aiutan te,
in qu anto non si frap pon e fra Carlos e l’Oggetto desiderato ( la conoscenza ), bensì lo aiuta a raggiungerlo, obbligandolo a mettere in pratica gli insegnamen ti ricevuti se vu ole sopravv ivere ai suoi aggua ti :
“Of course, you know that from now on you m ust be on the lookout,” he said in a tone of great urgency. “She will try to tap you on you r left shou lder du ring a moment w hen you are anaware and weak.” “What should I do?” I asked. “It is mean ingless to comp lain,” he said. “Wh at’s imp ortant from this point on is the strat egy of you r life.” ( p. 226 )
108
“He p ut a finger to his mouth in a gesture of silence and w hispered in my ear that it was meaningless to say anything, and that in order to survive “la Catalina’s” onslaughts I had to make use of everything he had taught me.” p. ( 230 )
Seguono le ulteriori lezioni di don Juan, incentrate ora sul nuovo argomento, fino alla second a d ecisiva ristipu la del contra tto: in seguito al felice esito dell’incontro di Carlos con Mescalito, il potere contenuto nel peyote, don Juan d ecide di instrad are senza ulteriori med iazioni il suo beniamino sul sentiero d el guerr iero, colui che d à la caccia al poter e. Si assiste ad una moltiplicazione delle prove che ricorda il procedere di una fiaba. Le performance di Carlos sono ora dirette a superare una serie di incontri con ciò che don Juan chiama ‘il potere’. Queste prove hanno modalità qualificante, perché servono all’acquisizione della competenza adeguata richiesta al Soggetto per affrontare il compito che gli è stato assegnato; sono cioè un pretesto per portarlo a superare i suoi limiti e ad attingere a riserve insospettate presenti nella sua natura umana, nel suo essere. La riformulazione del contratto iniziale prevede un compito laterale, sviluppare la capacità di ‘sognare’, ed un compito principale che mette Carlos in una situazione di nuova mancanza, dato che non è neanche capace di concepire cosa possa significare ‘fermare il mondo’: He said th at p roperly I shou ld have su stained th e sight of the live monster for a while longer. In a controlled fashion, without losing my mind or becoming deranged with excitation or fear, I shou ld have striven to “stop the world”. He pointed ou t that after I had r un u p the hill for dear life I wa s in a perfect state for “stopp ing the world”. Combined in that state were fear, aw e, pow er and death; he said th at such state would be p retty hard to repeat. I whispered in his ear, “What d o you mean by ‘stopp ing the world’?” He gave me a ferocious look before he answered that it was a technique pra cticed by those wh o were hu nting for power, a techn ique by virtue of wh ich the w orld as we know it was m ade to collapse. ( p. 104 )
A questo punto occorre fermarsi per tornare alle precedenti osservazioni e considerare con più attenzione la struttura narrativa del contratto, così
109
evidente e iterata nel racconto, di cui l’inganno è solo una variante ( il contratto frodato ) . Scrive A. Mar chese: Come è noto, secondo Greimas il contratto è uno dei sintagmi narrativi essenziali e consiste nel rapporto fra un Destinatore e un Destinatario, mediato da un Oggetto che può essere anche una proposta, un progetto, un impegno, insomma un voler-fare trasmesso dal primo al secondo, in tal modo istituito come soggetto che desidera realizzare il program ma o la ricerca.
Ricordiamo che per Greimas
l’azione può svilup par si second o tre copp ie
atta nziali, sui
d ifferenti assi d el
rap porto
un
( Soggetto
tra
178
Destinatore
sap ere, nel qu al caso si ed
un
Destinatario,
pa rlerà d i un del
voler-far
2JJHWWRHGHOSRWHUH$LXWDQWH 2SSRVLWRUH
Quind i il contratto p revede il trasferimen to di un sap ere e di un saper-fare da un p olo all’altro della narra zione. A tale prop osito va ricorda to che:
Una modalità particolarmente importante è quella della veridizione ( “ver idiction” ),
concernente
il
sap ere, tipica d ei racconti
incentrati su l gioco della verità e dell’inganno, dell’essere e dell’apparire. Greimas pr opone il seguente m odello :
verità -------- ---------
DSSDULUH
essere
178
-----------------
A. Marchese /·RIILFLQDGHOUDFFRQWR, op. cit., p . 91
110
|
|
segreto{ | |
| }menzogna | non-apparire ------------- QRQ-essere --------- ---------falsità
Qui il fare trasformatore è più propriamente un IDUHFRJQLWLYR di du e tipi: un IDUH
SHUVXDVLYR ( da parte del destinatore ) e un IDUH LQWHUSUHWDWLYR ( da parte del destinata rio ).”
179
L’accostamento all’ipotesi di veridizione risulta illuminante. Se il fare di don Juan è di tipo chiaramente persuasivo, da parte sua Castaneda si trova coinvolto per il resto del racconto ( ed il lettore con lui ) a decrittare dietro l’apparenza le reali intenzioni del suo tutore, qual è il punto di arrivo a cui lo stregone lo sta conducendo .
Non solo, ma egli è anche coinvolto in un processo di rivelazione circa la natura della realtà, per cui è impegnato in una seconda investigazione, deve scoprire, cioè, se ciò che d ice d on Jua n della realtà corrisp ond a o men o a verità; in altre parole, conduce un’ investigazione sulla realtà stessa, per svelare, d ietro le app aren ze della descrizione in cui cred e, l’essenza che gli è sempr e stata celata. Sarebbe interessante approfondire il livello della semiosi di base del testo attraverso l’uso d el quad rato semiotico d el metodo n arratologico qui seguito , ma non si ritiene necessario in questa sede affrontare tale tipo di analisi, in quanto risulta soddisfacente agli obiettivi del presente lavoro l’indagine su quel livello più superficiale dei modelli attanziali che Greimas concepisce come intermed io tra le struttu re profonde della significazione e
la loro
m anifestazione lessicale180 .
A. Marchese, op. cit., pp. 40-41 . “Si l’on se situe ainsi à ce plan ( … ) qu’est la modalisation selon le savoir, on peut non seulement prendre en compte les quatre pWDWV ci-dessus prop osés ( vrai, faux, secret, mensonge ), mais introduire également entre eux un faire transformateur qui se définira ici comme IDLUH FRJQLWLI . » J. Courtés, ,QWURGXFWLRQjODVpPLRWLTXHQDUUDWLYHHWGLVFXUVLYH, op. cit., p. 78 180 Cfr. J. Cour tés, op. cit., p. 81 e sgg. 179
111
Tornando agli enunciati della narrazione, vale la pena soffermarsi sulla conquista dell’oggetto. Dopo anni dal primo incontro con l’uomo che gli ha cambiato l’esistenza, Carlos riesce a vedere le ‘linee del mondo’ ( “ the lines of the world” ). Ha fermato il mondo. Come si è accennato, durante la prova con modalità principale che prelude al successo di Carlos, durante l’ultimo solitario vagabondaggio sulle montagne, non appena avviene l’adesione del Soggetto all’orientamento generale del racconto, c’è la sanzione - ricompensa : alleato, FR\RWHmagico e ‘linee del mondo’: The next day I ventured farther east into the high mountains . By late afternoon I came to another even higher plateau. ( … ) After carefully selecting a suitable place I sat down to rest at the edge of a barren rocky area. I felt very warm and peaceful there. ( … ) I looked down at the ground and caught sight of a large black beetle. It came out from behind a small rock, pushing a ball of dung twice its size. ( … ) For all I knew, the beetle was not aware that I was there. The thought occurred to me that I could not possibly be sure that the insect was not aware of me; that thought triggered a series of rational evaluations about the nature of the insect’s world as opposed to mine. The beetle and I were in the same world and obviously the world was not the same for both of us. ( … ) I observed the insect for a long time and then I became aware of the silence around me. Only the wind hissed between the branches and leaves of the chaparral. I looked up, turned to my left in a quick and involuntary fashion, and caught a glimpse of a faint shadow or a flicker on a rock a few feet away. ( pp. 248 – 249 ) Castaneda si rende conto che l’ombra è apparsa alla sua sinistra, il punto da dove don Juan aveva detto che la morte osserva la sua preda fino all’istante finale, ed un pensiero gli attraversa la mente: la morte sta osservando lui e lo scarabeo. Questo pensiero innesca in lui un effetto a catena: The beetle emerged from a deep hole and stopped a few inches away from my face. It seemed to look at me and for a moment I felt that it became aware of my presence, perhaps as I was aware of the presence of my death. I experienced a shiver. The beetle and I were not that different after all. Death, like a shadow, was stalking both of us from behind the boulder. I had an extraordinary moment of elation. The beetle and I were on a par. Neither of us was better then the other. Our death made us equal. My elation and joy were so overwhelming that I began to weep. Don Juan was right. He had always been right. I was living in a most mysterious world and, like everyone else, I was a most mysterious being, and yet I was no more important than a beetle. ( pp. 249 – 250 )
Appena prende coscienza della sua condizione, in un crescendo dal ritmo serrato che prelude alla ricompensa finale appaiono, davanti agli occhi di Carlos, la sagoma antropomorfica di un ‘alleato’, annunciata da una rumorosa vibrazione, e subito dopo un coyote con cui instaura “the weirdest conversation I had ever had” ( p. 251 ) . La tensione viene rotta solo per un istante dal commento ironico di Castaneda sul bilinguismo del FR\RWH, per poi raggiungere l’apice con la descrizione dell’esperienza estatica. Il FR\RWH si trasforma in una massa di luce iridescente: The luminous being touched me in some undefined part of myself and my body experienced such an exquisite indescribable warmth and well-being that it was as if the touch had made me explode. I became transfixed. I could not feel my feet, or my legs, or any part of my body, yet something was sustaining me e rect. I have no idea how long I stayed in that position. In the meantime, the luminous coyote and the hilltop where I stood melted away. I had no thoughts or feelings. Everything had been turned off and I was floating freely. 112
Suddenly I felt that my body had been struck and than it became enveloped by something that kindled me. I could vaguely distinguish a distant range of mountains towards the west. The sun was almost over the horizon. I was looking directly into it and than I saw the “lines of the world”. I actually perceived the most extraordinary profusion of florescent white lines which crisscrossed everything around me. For a moment I thought that I was perhaps experiencing sunlight as it was being refracted by my eyelashes. I blinked and looked again the lines were constant and were superimposed on or were coming through everything in the surroundings. I turned around and examined an extraordinarily new world. The lines were visible and steady even if I looked away from the sun. I stayed on the hilltop in a state of ecstasy for what appeared to be an endless time, yet the whole event may have lasted only a few minutes, perhaps only as long as the sun shone before it reached the horizon, but to me it seemed an endless time. I felt something warm and soothing oozing out of the world and out of my own body. I knew I had discovered a secret. It was so simple. I experienced an unknown flood of feelings. Never in my life had I had such a divine euphoria, such peace, such an encompassing grasp, and yet I could not put the discovered secret into words, or even into thoughts, but my body knew it. ( pp. 252-253 )
Interessante è infine notare che la diegesi del racconto non si interrompe con l’esperienza di Castaneda, mettendo così capo alla sua fine, né con il riconoscimento da parte del destinatore di ciò che ha compiuto, riconoscimento che pure ha luogo, ma prosegue in un finale tronco con una conclusione che in realtà non conclude nulla . Infatti don Juan, dopo aver interpretato positivamente l’evento, assegna a Carlos un nuovo compito, incontrare l’alleato e soggiogarlo . A questo punto la possibilità di una nuova prova principale e definitivamente glorificante si risolve in un fallimento e, quindi, nel mancato raggiungimento del nuovo Oggetto: Don Juan walked away without looking at me, but don Genaro turned a couple of times and urged me with a wink and a movement of his head to go forward. I looked at them until they disappeared in the distance and then I walked to my car and drove away. I knew that it was not my time, yet. ( p. 268 ) Nella conclusione monca risuona come l’ eco del precedente racconto di don Genaro, il suo viaggio di ritorno ad Ixtlan che non potrà avere mai più compimento. Si è già osservato il significato possibile di questa enfasi finale sul processo più che sul risultato.
L’intreccio, che nello schema di Chatman a cui si è fatto riferimento corrispond e al r acconto 181, segue in qu esto caso sostanzialmente la IDEXOD nella disposizione delle unità narrative funzionali, ma si arricchisce di varie stasi,
181
L’intreccio è qui inteso come quella procedu ra critica che individu a la disposizione delle unità funzionali della diegesi e delle sequenze non diegetiche secondo l’ordine estetico effettivo della narrazione, ovvero come il testo mod ula e ricompon e le unità della fabula arricchend ole di elementi ( le catalisi del racconto ) non strettamen te funzionali all’ord ine logico di causazione e disponend o infine entram bi secondo una cronologia non necessariamente lineare ( p ossibilità d i IHHGEDFN, pro lessi etc. ) .
113
principalmente mom enti descrittivi del paesaggio, mem orie dei personaggi e qua lche racconto narrato d a d on Juan . Notevoli per la forza evocativa che procurano alla narrazione sono l’analessi del falco albino, che riporta Carlos ad un evento p articolarmente importan te d ella sua infanzia e si situa tra il p rimo m ancato miglioramen to ed il second o inganno della caccia ( pp. 28 – 35 ), il racconto dell’ episodio collegato al pad re d i Castaneda, mem oria immed iatamente successiva a quella del falco ( pp. 40 – 44 ), la favola pedagogica narrata da don Juan del dono del cervo m agico anch’essa prossim a alla svolta del second o ingan no ( pp . 44 – 47 ) e la memoria narrata da don Juan del suo colloquio giovanile con un cervo, situata tra l’assegnazion e del nuov o com pito e le varie prov e ( pp . 76 – 77 ) e pr emon itrice d el colloquio che questa volta
ved rà coinvolti Carlos ed un
FR\RWH. Confrontando il tempo della storia ed il tempo del racconto, si ha una generale corrispondenza del primo con il secondo all’interno dei singoli capitoli, che forniscono senza soluz ioni di continuità il resoconto solitamen te di u na o d ue giornate, mentre bruschi salti temp orali anche di m esi si hanno tra un capitolo e l’altro . Questi
vu oti cronologici lasciano intend ere u na
precisa selezione avvenuta sull’insieme del materiale scritto raccolto sul camp o d a Castan eda. Di conseguenz a si inferisce che il criterio orientan te d ella selezione è stata l’intenzione di fornire esclusivam ente quegli elementi che p otessero risultare d ecisivi nella trasm issione d ella conoscenza ricevu ta. Tra la prima parte del libro ( “ Stopping the World ” ) e la seconda ( “ Journ ey to Ixtlan ” )
c’è p oi l’accelerazion e m assim a, p er cu i il p assa ggio da l capito lo
pr eceden te a quello successivo cop re l’arco di temp o di u n d ecenn io. Qu est’ultim a enorm e ellissi nel racconto devono aver
avuto
obbliga a pr esup por re che non
alcun a importan za, ai fini del
processo di 114
m iglioram ento, gli eventi nel frattemp o capitati al pr otagon ista, se non nella misura in cui essi sono stati affrontati ap plicand o p ragm aticamen te l’insieme di suggerimenti comportam entali astratti del mod o di pr ocedere guerriero
come
parte
di
un
generale
periodo
di
maturazione
del e
cambiamento . Di fatti, il nu ovo avvio dell’azione non è conseguenza di qua lche evento precedente, ma prom ana
da motivazioni connesse ad un fare cognitivo che
il narr atore si trova obbligato ad enu nciare per spiegare
la ripresa della
narrazione : “ I went to see him on th at occasion in the sam e spirit I had gon e to see him du ring the ten years of our association; that is to say, I was once again seeking th e amen ity of his comp any .” ( p. 231 )
3.2 - A na lisi tem atica
L’an alisi pr osegu e con la verifica dell’esistenza e della ricorrenz a dei temi individuati nell’inquadramento metodologico come elementi narrativi che possono consentire una valutazione del testo alla luce dell’ipotesi su di esso
115
formulata . L’individu azione procederà anche attraverso l’individu azione d i pa role-chiave e camp i sema ntici ru otan ti nell’orbita di tali tem i .
,OWHPDGHOODUHDOWj
E’ davvero impresa ardua affrontare il tema “realtà” in JtI, data la sua onnipresenza nei dialoghi, nelle riflessioni e nell’azione, e la molteplicità dei livelli a cui viene affrontato.
Per incominciare argomentazioni
andrà fatta una distinzione tra le discussioni e le
esplicite
sulle
definizioni
della
realtà
e
le
sequenze
dell’azione che ricad ono p er u no o più aspetti in tale am bito di significato. Per quanto riguarda le prime, va detto che la riflessione di don Juan segue una progressione, che nelle prime pagine orienta i dialoghi al tema attraverso brevi cenni, sfiorando l’argomento, girandoci intorno:
“You see,” he went on, “we only have two alternatives; we either take everything for sur e and real, or w e d on’t. If we follow the first, we end up bored to death w ith ourselves and w ith the world. If we follow the second
( … ), w e create a fog aroun d us, a very
exciting and mysterious state in w hich nobody know s w here the rabbit w ill pop out, not even ourselves.” ( p. 17 )
In più occasioni don Juan asserisce che il mondo è un mistero ( p.22, p.25, varie volte nel capitolo 9). Ciò che viene rimesso in discussione dallo stregone sono i confini stabiliti dal senso comune tra illusione e realtà, tra serietà ed inganno, tra percezione e rappresentazione:
“I never know w hen you are talking seriously,” I said. He m ade a gestur e of feigned im pat ience and smacked h is lips.
116
“You h ave a w eird notion of what it m eans to talk seriously,” he said. “I lau gh a great deal because I like to lau gh, yet everything I say is d eadly serious, even if you d on’t un derstand it. Why shou ld the w orld be only as you think it is? Who gave you th e auth ority to say so?” “There is no p roof that the w orld is otherw ise,” I said. ( p. 60 )
e p oco oltre: I wanted to hum or him, but he seemed to be trying so hard to make his point that I did n ot dare. He looked at me for a moment an d I moved my eyes way. “To believe that the world is only as you think it is, is stupid,” he said. “ The world is a m ysterious p lace. Especially in th e tw ilight.” ( p. 64 )
Carlos è l’indispensabile controparte polemica della dialettica che apre la scatola chiusa del concetto di realtà, ne scompone il significato cristallizzato e monolitico .
La discussione si approfondisce man mano che si va avanti nella lettura, finend o per diventare un vero e prop rio scontro tra due visioni del mon do ap pa rentem ente inconciliabili:
“Dam n it,” he said. “The win d is looking for you.” “I can’t bu y th at, don Juan ,” I said, laughin g. “I really can’t.” I was not being stubborn, I just found it impossible to endorse the idea that the wind had its own volition and was looking for me, or that it had actually spotted u s and rushed to us on top of the hill. I said th at the idea of a “wilful wind ” w as a view of the world that was rather simp listic. “What is the wind then?” he asked in a challenging tone. I patiently explained to him that masses of hot and cold air produced different pressures and that pressure made the masses of air move vertically and horizontally. It took me a long while to explain all the details of basic metereology.
117
“You m ean th at all there is to the wind is hot and cold air?” he asked in a ton e of bafflemen t. “I’m afraid so,” I said and silently enjoyed my triu mp h. (…) “Your opinions are final opinions,” he said with a note of sarcasm. “They are the last word, aren’t they? For a hunter, however, your opinions are pure crap. It makes no difference whether the pressure is one or two or ten; if you would live out here in the wilderness you would know that during the twilight the wind becomes p ower. ( pp. 64 - 65 )
Il capitolo 9 è un concentrato di botta e risposta sull’argomento, che si infittisce di intrecci con altre componenti dell’insegnamento di don Juan e, soprattutto, con il tema del cambiamento personale :
“One must assume responsibility for being in a weird world,” he said. “We are in a weird w orld, you know .” I nod ded my head affirmatively. “We are not talking about th e same thin g,” he said. “ For you th e world is weird because if you’re not bored w ith it you’re at odd s with it. For me the w orld is weird because it is stupendous, awesome, mysterious, unfathomable; my interest has been to convince you tha t you mu st assum e responsibility for being here, in this marvelous w orld, in this marvelous d esert, in this marvelous time. I wanted to convince you that you must learn to make every act count, since you are going to be here for only a short time, in fact, too short for witnessing all the m arvels of it.”
La conclusione di questo segmento di conversazione è particolarmente interessante:
I insisted that to be bored with th e world or to be at odds w ith it was the hum an condition. “So, chan ge it,” he replied d ryly. “ If you d o not resp ond to that challenge you are as good as d ead.” ( pp . 80 – 81 )
118
Messo alle strette, Carlos invoca un argomento esistenziale ( “the human condition” ). Il consiglio di don Juan è allora di andare oltre i parametri sta biliti per la condizione umana, quale che sia il loro ambito culturale di elaborazione. Il fatto è che l’acquisizione di una nuova descrizione di realtà implica una metànoia dell’essere nella sua interezza che, sola, può permettere di corroborare e sostenere la nuova concezione della realtà :
“I agree, don Juan, bu t – “ “Don’t just agree with me,” he snapped. “You must, instead of agreeing so easily, act up on it. Take the challenge . Chan ge.” “Just like that?” “That’s right. The change I’m talking about never takes place by degrees; it hap pens sud denly. And you are not preparing yourself for that sud den act that w ill bring a total chan ge.” ( p. 82 )
Tra le dicotomie più comuni che accompagnano la definizione del principio di realtà, probabilmente la più tipica è quella tra sogno e reale. Il processo di ridefinizione dei confini semantici del concetto di realtà non poteva, naturalmente, non toccare questo punto :
“What do you propose I should do?” I asked. “Become accessible to power; tackle your dreams,” he replied. “You call them dreams because you have no p ower. A warrior, being a m an w ho seeks pow er, doesn’t call them dream s, he call them real.” “You m ean h e takes his dream as being reality?” “H e doesn’t take anything as being anyth ing else. What you calls dream s are real for a wa rrior. ( … ) Dreaming is real for a warrior because in it he can act deliberately, he can choose and reject, he can select from a variety of items those which lead to power, and then he can manipulate them and use them, while in an ordinary dream he cann ot act deliberately.”
119
“Do you m ean then , d on Jua n, that d reaming is real?” “Of course it is real.” “As real as wh at w e are doing now?” “If you want to compare things, I can say that it is perhaps more real. In dreaming you have p ower; you can change things; you m ay find out countless concealed facts; you can control whatever you w ant.” ( pp . 91 – 92 )
A questo pun to, poche pagine oltre, Carlos definisce un simile modo d i intendere la realtà ed il sogno
come follia, rispond end o pienam ente alle
aspettative di senso comune . Ancora una volta la risposta del suo interlocutore conclud e su un a posizione orientata alla prassi :
“Leave your civilized w orld alone,” he said. “Let it be! Nobod y is asking you to behave like a madman. I’ve already told you , a warrior has to be perfect in order to deal with the power he hunts; how can you conceive that a warrior wou ld not be able to tell things a part?” “On the other hand , you, my friend, who know wh at the real world is , would fumble and die in no time at all if you w ould h ave to depen d on you r ability for telling w hat is real and wh at is not.” ( p. 99 )
Probabilmente ci si può fermare a questi esempi, anche se i momenti dedicati alla messa in discussione del principio di realtà ed alla descrizione di ‘altre realtà’ abbondano ancora nel testo fino alla conclusione della vicenda narrata, come testimonia questo passaggio :
“This is all crazy ,” I said . “We are ration al beings.”
120
“You’re rational,” he retorted. “ I am not.” “Of course you are,” I insisted. “You are one of the most rational men I have ever met.” “All right” h e exclaimed.” Let us not argu e. I am ra tional, so wh at?” I involved h im in the a rgum ent of why it w as necessary for two rational beings to proceed in su ch an insane way, as we had proceeded w ith the lady witch. “You’re rational, all right,” he said fiercely. “And that means you believe that you kn ow a lot about th e world , but d o you? Do you really? You h ave only seen the acts of people. Your exp eriences are limited only to wh at peop le have done to you or to others. You know nothing about this mysterious u nknown world.” (p. 216)
Per quanto riguarda le sequenze dell’azione che implicano un riferimento alla definizione della realtà, anche in questo caso ci si dovrà accontentare degli esempi più rappresentativi, essendo letteralmente costellato l’universo del discorso narrativo da simili occasioni .
Nel mondo di don Juan i corvi sono presagi, il mondo dona conferme, le piante han no la stessa imp ortanza d egli uomini e parlano, non tu tti i luoghi si equivalgono tra di loro, i vecchi sono più agili dei giovani. Si sta entrando in un ’altra descrizione di realtà, il che per d on Juan vuol dire entrare WRXWFRXUW in u n’altra realtà.
Si prenda il caso dell’episodio dell’esposizione dell’apprendista al vento del deserto, che sembra reagire al comportamento di Carlos ( pp. 59 – 64 ), o quello del ponte della nebbia, che appare davanti agli occhi di Castaneda in una regione selvaggia e priva di vie di comunicazione ( pp. 121 – 139 ).
Come si è precedentemente osservato, la realtà che la narrazione costruisce segue solo app arentemen te le leggi della fisica d el cosmo new toniano; segue tali leggi solo fino al mom ento in cui il m aestro, d opo aver rintr acciato
la
strada che cond uce al ‘potere’, trova il mod o d i apr ire varchi su prosp ettive 121
terrene
ma non oltre sottostanti alle più elementa ri aspettative um ane sul
corso del mon do ed introdu rvi il suo discepolo. Un episodio al riguard o risulta p articolarmente significativo se lo si rap porta al tema delle diverse descrizioni della realtà, ed è quello del cabaret magico di don Juan da vanti ad alcuni colleghi di app rend istato di Carlos. Don Juan veste i pan ni d i almeno tre persona ggi contemp oraneam ente ( pp . 207 – 210 ), man da nd o in frantum i davan ti agli occhi esterrefatti di Castaneda il principio aristotelico di n on contrad dizione. La successiva discussione che avv iene nel ristoran te di confine il giorn o dop o, come si è visto, è la spiegazione di quan to è accadu to : ogni essere uman o ‘mantiene’ il mondo attraverso la propria percezione di esso, per cui uno stregone ha la possibilità di agganciarsi a quella percezione e, nella misura in cui riesce a modificarla, anche il mondo si modificherà assieme ad essa ( pp. 210 – 214 ). Per cui è legittimo dire, dal punto di vista della stregoneria che don
Juan
rappresenta,
che
di
uno
stesso
oggetto
esistono
tante
concretizzazioni quan ti sono i pu nti di vista d a cui lo si osserva . Ma certamente il momento che più di tutti rimette in gioco il principio di realtà e la fid u cia nell’ord ine stabilito d elle cose
è rap pr esentat o da lla
sparizione della macchina d i Castaned a ad op era di don Genaro : For a momen t I let go and h ad a belly laugh . Bu t then my mind entered into a new state of apprehension, confusion, and annoyance. I thought that whatever was taking p lace th ere wa s imp ossible; in fact, it was inconceivable according to the logical order by which I am accostum ed to jud ge the world at han d .Yet, as th e perceiver, I perceived th at m y car was n ot th ere. ( p p . 238-239)
Senza elevarla necessariamente a metafora dell’intero racconto, si può infine notare l’ampio spazio riservato nella narrazione alla percezione visiva ed a ciò che gravita nel suo ambito semantico .
122
Tale atten zione
si giustifica ricondu cendo ne la ragion e d ’essere alla più
generale affermaz ione contenu ta nel testo che la realtà è un
indissolubile
unità d i mond o e SXQWRGLYLVWD . Non a caso l’incipit del sodalizio tra d on Juan e Castaned a è costituito d a u no sguardo :
It was at that moment that he lifted his head and looked me squarely in the eyes. It was a formidable look. Yet it was not menacing or awesome in any way. It was a look that went through me. I became tongu e-tied at once and could not continue w ith the harangues about myself. That was the end of our meeting. Yet he left on a note of hope.
H e said that p erhap s I could visit him at his
hou se someday . ( p. 2 )
L’ importanza della visuale, del punto di vista e più in generale della percezione visiva in JtI è ribadita dalla continua descrizione degli sguardi di don Juan, ora indagatori, ora ironici, capaci di ‘vedere’ nell’intimità del suo interlocutore, fin dentro a recessi della sua memoria che neanche lo stesso Castaneda è capace di raggiungere. Quest’ultimo tipo di sguardo è quello proprio dello stregone e sciamano, che per definizione è capace di ‘vedere’ ciò che all’uomo della strada è precluso :
He began h um ming a Mexican folk song and then lifted h is head abrup tly and looked at m e. His eyes were fierce and bu rning. I wan ted to look away or close my eyes, but to m y utter am azemen t I could not break away from his gaze. (…) He locked his gaze on me again and comm anded me to remember . He said with an extraord inary conviction that he “knew ” I had seen that look before. Don Juan ha ‘visto’ nel passato di Carlos che, dopo un inutile tentativo di resistenza , ritrova nella fierezza di quello sguardo una memoria dimenticata :
“I’m tr ying to make you remem ber.”
123
“Wh at? For heaven ’s sakes!” “A falcon sw ift as light,” h e said, looking at me in the eyes. I felt my h eart had stopped. “Now look at me,” he said. But I did not. I heard his voice as a faint sound. Some stupendous recollection had taken m e wh olly. The w hite falcon! ( p p. 28 – 31 )
Si conclud erà
qu esta riflessione sull’imp ortan za della vista e dell’atto di
vedere con due episodi di QRQIDUH ambientati tra le m ontagne v ulcaniche. Nel primo ( p p. 196 –197 ), in non p iù di 26 righe si ripeton o 15 volte verbi relativi alla vista
( “ crossing my eyes “, “ perceiving their individual shadows ”,
“ the act of looking without convergine the images ”, “ I stared ”, “ my eyes were focused ”, “ I did not want to blink ” etc. ) m ent re nel secon d o ( p p . 201 – 202 ) i
riferimenti alla percezione visiva sono 19 in u na cinq ua ntina d i righe
e
l’azione del guardare è rafforzata dall’uso degli avverbi ( “ look there fixedly ”, “ look intently ” ) o d i form e rafforzative ( “ I kept a very close watch over th e area ” ), m entre altre azioni ru otano attorn o alle aree d el corpo che hann o a che fare con la visione ( “ I half closed my eyes; they were itching and I rubbed them ”, “ th e sweat mad e my eyes sting ”, etc. ).
,OWHPDGHOVHOI
Tutta un a serie d i d escrizioni d egli stati d ’anim o del pr otagon ista , tut to un succed ersi d i pa nora miche introsp ettive costellano e pu nteggian o il d iscorso narrativo.
124
Il tratto comun e d i queste registrazioni d el flusso di coscienza è d ato pr oprio da lla centralità d i un VHOI ( quello di Carlos ) che rea gisce a d elle prov ocazioni ( quelle di don Ju an ). Il prim o colpo alla continu ità del suo senso d’iden tità Castaneda lo subisce du rante il prim o incontro, quello alla stazione degli autobu s :
It would be difficult to assess the impact of don Juan’s look if my inventory of experience is not somehow brought to bear on the uniqueness of that event. When I began to study anthropology and thus met don Juan, I was already an expert in “getting around”. I had left my hom e years before and that mean t in my evaluation that I was capable of taking care of myself. Whenever I was rebuffed I could usually cajole my way in or make concessions, argue, get angry, or if nothing succeeded
I w ould w hine or complain; in
others words, there was always something I knew I could do u nd er the circumstances, and never in my life had any human being stopp ed m y mom entum so swiftly and so definitely as don Juan d id tha t afternoon . ( p . 2 )
Nei resoconti introspettivi si trova spesso questo riferimento al sé, in questo caso concepito come somma e risultato delle esperienze accumulate durante l’interazione quotidiana con gli altri ( “the inventory of experience” ).
In altre situazioni Juan
le reazioni d el pr otagon ista al fare dissacratorio d i d on
circoscrivono nuovam ente un ’area della narrazione che può essere
ricond otta
alla dimensione del
sé ed alle sue dinamiche d ifensive . Le
man ovre istrioniche di uno d ei par tecipanti all’interazione mettono in gioco i sentimenti di dignità personale, di orgoglio, di rispettabilità, di stabilità, identità e coerenza d el VHOI dell’altro :
125
He laugh ed. Obviously, there was som ething in m y statement w hich was funny to him. He was laughing at me and I felt a bit confused and offend ed. ( p. 3 )
He w as making fun of me in a very subtle and artistic man ner. ( p. 4 )
“ I know, I know” he said. “You are who you are, from whenever you are, as I am a Yaqui from Sonora.” His eyes were very shiny and his laughter was strangely unsettling. He m ade me feel as if he had caught me in a lie. I experienced a peculiar sensation of guilt. I had th e feeling he knew something I did not know or did n ot want to tell. My strange embarassam ent grew . ( … ) Walking back to his home and then d riving into town m ad e me feel better, but I was not qu ite relaxed. I somehow felt threatened , althou gh I could n ot pinp oin the reason. ( p . 7 )
Nella maggior parte dei casi le delucidazioni che don Juan fornisce delle sue affermazioni e consigli toccano in maniera esplicita le dimensioni costitutive del senso di identità del VHOI , tanto che sarebbe impresa vana cercare di darne conto in maniera puntuale. Si possono però fornire esempi significativi e rappresentativi al riguardo, com’è nel caso del suggerimento di cancellare la propria storia personale. Castaneda vorrebbe compilare una scheda etnografica dei rapporti di parentela ed interroga al proposito il suo ‘informatore’:
I tried to make him u nd erstand th e idea of a genealogy and p ersonal history. “What w ere the names of your father and mother?” I asked. He looked at m e with clear kind eyes. “Don’t waste your time with that crap,” he said softly but with unsuspected force.
126
I did n ot
know w hat to say; it was as if someone else had u ttered those
words.(…) “I don’t have any p ersonal history,” he said after a long pau se. ( … ) “I don’t have any personal history any more”, he said, and looked at me probingly. “I drop ped it one day w hen I felt it was no longer necessary.” I stared at him, trying to detect the h idden meanings of his word s. “H ow can one drop one’s personal history?” I asked in an argu men tative mood.
“One must first have the desire to drop it,” he said. “And then one m ust p roceed har m oniou sly to chop it off, little by little.” “Why sh ould a nyone h ave such a d esire?” I exclaimed . I had a terribly strong attachm ent to my personal history. My family roots were deep. I honestly felt that without them my life had no continuity or purpose. ( p p . 10 – 11 )
Il punto di vista di don Juan è comprensibile solo se inserito nel contesto della più generale impresa strategica tentata da ogni guerriero durante la sua vita per allentare i legami che lo tengono avvinto all’ordine sociale, impresa che investe in maniera diretta il VHOIin quanto luogo di mantenimento e riproduzione di tali legami: “Take yourself, for instance,” he went on saying. “Right now you don’t know whether you are coming or going. And that is so, because I have erased my personal history. I have, little by little, created a fog around me and my life. And now nobody knows for sure who I am or what I do.” ( … ) “But, you yourself know who you are, don’t you?” I interjected. “You bet I … don’t,” he exclaimed and rolled on the floor, laughing at my surprised look. ( p. 14 ) In questi passaggi del testo è lo stesso senso d’identità personale che viene messo in questione ed espanso fino a superare i confini dell’individuo . In realtà gran parte degli interventi di don Juan si configurano come robusti attacchi all’idea che Carlos ha di se stesso : “You take yourself too seriously,” he said slowly. “ You are too damn important in your own mind. That must be changed! You are so goddamn imp ortant th at you feel justified to be an noyed with everything. You’re so dam n important that you can afford to leave if things don’t go your way. I suppose
127
you think that shows you have character. That’s nonsense! You ‘re weak, and conceited!” ( p. 21)
“What was wrong with you when I VDZyou , and wh at is wrong with you now , is that you d on’t like to take responsibility for w hat you do,” he said slowly, as if to give me time to understand what he was saying. “When you were telling me all those things in the bus depot you were aware that they were lies. Why w ere you lying?” ( p. 39 )
Bisogna a qu esto pu nto ricord are che nelle pr ime pagine d el testo
gli
aggettivi e gli attributi con cui viene etichettato don Juan sono quasi tutti pegg iorativi : “ silly old fogy”, “ prep osterous old man ”, “ old nuts Ind ian” ( p. 18 ), “ contemptuous man ” ( p. 21 ), “ eccentric”, “ out of his mind ” , “ histrionic” ( p. 24 ), “ strange old Indian ” ( p . 25 ), “ crazy”; la su a insistenza è idiota ( “ idiotic”, p . 26 ), egli è un sog getto “ miserable ”, “ unmanageable and dangerous ” ( p. 26 ), ed in oltre : “ eccentric old Indian ” , “ crazy ” ( p. 26 ), “ preposterous fellow ” ( p. 29 ) ed altri ancora. Ognu no d i questi giudizi è un argine dietro cui Carlos cerca d isperatamente d i pr oteggere il suo sé 182 da ll’offensiva d i d on Jua n . A ben vedere, però, Carlos
si
trova
sin
dal
primo
momento
implicato
in
una
difficile
contraddizione interiore:
182
Inoltre in queste prime pagine Castaneda mette a nudo quel sostrato di sottaciuto etnocentrismo che è spesso parte integrante dell’evento etnografico, ma censurata probabilmente già a livello subliminale nell’inconscio del ricercatore; quel rumore di fondo, tanto significativo quanto irrintracciabile nel risultato accademico, che il Diario di Malinowsky testimonia mirabilmente.
128
I sincerely felt that h is criticism abou t my p ersonality had seriously un derm ined my liking him. Yet I had to adm it that they always been ap rop ros, sharp ly delineated, and tru e to the letter. ( p. 18 )
Il fatto è che, m entre p er Carlos conoscenza e psicologia person ale sono d ue cose scisse , per il modo di p rocedere di d on Juan non c’è d istinzione:
He stressed em ph atically that if I really want ed to learn, I had to rem odel most of my beh avior. ( p. 21 )
“Well, let’s say tha t I know all kind s of things because I don ’t hav e a personal history, and because I don’t feel more important than anyth ing else, and because m y death is sitting w ith me right here.” ( p . 37 )
Gli attacchi di don Juan, come risultato di una precisa strategia volta a penetrare le difese dell’ego di Carlos, raggiungono sistematicamente il loro scopo:
There was such a devasting force in is words that they echoed in my mind. He brough t all my defenses dow n. I could not argu e with him. I took refuge in writing m y notes. ( pp . 42 – 43 )
L’enfasi sulla dimensione del sé segue un crescend o add irittura d ram ma tico nella narr azione, nella misur a in cui
qu esto sé ( che si era definito nelle
pa gine preceden ti il ‘vecchio sé’ )
d eve abd icare per consen tire al
prota gonista d i sup erare l’ LPSDVVH in cui si è venuto trovare:
129
His w eird logic was overw helming. His word s created visions of myself
succumbing
to
something
awesome
and
unknown,
something which I had not bargained for, and which I had not conceived existed, even in m y w ild est fantasies. ( p. 91 )
Strettam ente conn esso al tem a del VHOI è qu ello del cambiam ento . Si è visto il posto che occupa l’enunciato narrativo della trasformazione nella struttura del racconto, enunciato che al livello dei personaggi coinvolge il protagonista in un cambiamento che si configura come una conversione interiore di stati d’animo, atteggiam enti, schem i cognitivi ed orientam enti d i valore. Spesso il cambiam ento viene
tem atizzat o in m aniera esplicita, come nel
seguente brano :
As soon as we sat down h e began talking. He said that I had learn ed a great deal about hun ting, but I had n ot changed as mu ch as he had wished. “ ( … ) Unfortu nately, chan ges are difficult an d hap pen very slowly; sometimes it takes years for a men to become convinced of the need of chan ge. It took me years, but may be I didn’t have a knack for hunting. I think for me the most d ifficult thin g w as to really wa nt to cha nge. ( pp . 78 – 79 ) I vehemently asserted that his insistence about changing my way of life was frightening and arbitrary. I said th at I really agreed w ith him, at a certain level, but the fact that he was always the master that called the shots made the situation u nten able for m e. ( p. 82 )
130
,QGLFD]LRQLGLFRPSRUWDPHQWR
Strettamente affine al tema del sé è quello riguardante il comportamento . Le due categorie sono in questa sede distinte nel senso che, mentre la prima riguarda quelle parti del racconto che fanno riferimento alle dimensioni ed alle dinamiche dell’identità personale, la seconda include tutte le possibili indicazioni esplicite di comportamento presenti nei dialoghi . Le indicazioni di comportamento in JtI sono sempre definite come modi di agire o di non agire, di fare o di non fare ritenuti intrinsecamente più validi di altri orientamenti all’azione, orientamenti con cui viene spesso instaurato un confronto.
Anche in questo caso il testo è segnato per tutta la sua lunghezza da mom enti di questo tipo, per cui se ne potra nno fornire solo degli esempi rappresentativi. Intanto è interessante, nella prima parte del racconto, la constatazione del prota gonista sui suggerimenti ricevuti :
His interest in changing my way of life, I felt, was akin to an impersonal suggestion, or
p erhap s it was akin to an auth oritative commenta ry on my
failures. He had mad e my very aw are of my failings, yet I could not see how h is wa ys would rem edy anyth ing in me. (…) How ever, I had learned to respect his maestry, which had always been expressed in terms of beauty and p recision. ( p. 79 )
131
Castan eda attribu isce precisione alle ind icazioni fornitegli d a don Juan ; in effetti una d elle caratteristiche d i qu este ind icazioni di comportam ento è la loro essenzialità, d a u n lato, e d all’altro la loro connota zione gener ica che ne fa un a sorta d i massime di comp ortam ento in un certo mod o svincolate da l contesto d ella loro formu lazione
( si rimand a al par agrafo 3.3 d i qu esto
capitolo per un ap profond imento del carattere did ascalico d elle ind icazioni di comp ortamen to ) :
“A good h un ter changes his ways as often as he need s,” he replied. ( p. 79 )
“A hu nter mu st not only know about th e habits of his prey, he also must know that there are powers on this earth that guide man and animals and everything that is living.” ( ibidem )
In altre occasioni le indicazioni di don Juan si fanno più contestuali, riferendosi al suo assistito, ma fanno sempre e comunque riferimento a precedenti formu lazioni enun ciate in m odo astratto ed imp ersonale:
“ You a lways feel comp elled to explain you r acts, as if you w ere the only man on earth who’s wrong,” he said. “It’s your old feeling of importance. You have too much of it; you also have too much personal
history.
On
the
other
hand,
you
don’t
assume
responsibility for your acts; you are not using your death as an ad viser, and above all, you a re too accessible. In other w ords, your life is as m essy as it w as before I m et you .” ( p. 80 ) 132
“Acts have power,” he said. “Especially when the person acting knows that those acts are his last battle . There is a strange consuming happiness with acting with the full knowledge that wh atever one is d oing may very well been one’s last act on earth. I recomm end ed that you reconsider your life and bring you r acts int o that light .” ( sott. agg. ) ( p. 83 )
“What am I supp osed to do then?” “Use it. Focus your attention on the link between you and your death, without remorse or sad ness or worrying. Focus your attention on the fact you d on’t have tim e and let your acts flow accordingly. Let each of your acts be your last battle on earth. Only under those conditions will your acts have the rightful pow er. Otherwise th ey will be, for as long as you live, the acts of a timid man .” ( p . 84 – 85 )
Probabilmente il più significativo, quello che riassume tutto un modo di procedere dell’intera narrazione e restituisce così il senso di una continua valutazione d ell’azione, dei suoi p resup posti e d ei suoi risultati è il seguen te:
“Everything you did that night w as clum sy,” he said. “First of all, you w ent to th e part y to kill time. That w eakened you.” “You m ean I shou ldn’t go to parties?” “No, I don’t mean that. You may go any place you wish, but if you do, you mu st assum e the full responsibility
for that act. A warrior lives is life
strategically. He w ould atten d a p arty or a reunion like that only if his strategy calls for it. That means, of course, that he would be in total control and would p erform all the acts th at h e deem s necessar y.” ( p . 226-227 )
133
,OWHPDGHOODPRUWH L’argomento della morte rientra nella dimensione tematica dell’alterità. In JtI la morte è una presenza sfuggente eppure quasi onnipresente, si affaccia nei dialoghi, si fonde con i paesaggi, interviene nell’azione come un personaggio tra gli altri, un personaggio nondimeno molto speciale:
“Your death gave you a little warning,” he said with a mysterious tone. “It always comes as a chill.” “What ar e you talking about?” I said n ervously. He really mad e me nervou s with h is spooky talk. (…) He told me to turn around casually and look at a boulder to my left. He said that my death was there staring at me and if I turned when he signaled me I m ight be cap able of seeing it. (…) “Death is our eternal companion,” don Juan said with a most serious air. “It is always to our left, at an arm’s length. It was watching you when you were wa tching the w hite falcon; it wh ispered in your ear an d you felt its chill, as you felt it today. It has alw ays been wa tching you. It always w ill un til the d ay it taps you .” (…) “How can an yone feel so important w hen w e know that d eath is stalking us ?” he asked. (…) “The thing to d o wh en you ’re impa tient,” he proceeded, “ is to turn to your left and ask advice from you r death. An immense amoun t of pettiness is dropped if your d eath m akes a gestur e to you, or if you catch a glimp se of it, or if you just have th e feeling tha t your comp anion is there wat ching you.” (…)
He replied that the issue of our d eath wa s never pressed far enough . And I argued that it would be meaningless for me to dw ell up on my death, since such a thought would only bring discomfort and fear. “You’re full of crap!” he exclaimed. “Death is the only wise adviser that we have, Whenever you feel, as you alw ays do, that everything is going wron g and
134
you’re about to be annihilated, turn to your death and ask if that is so. Your death will tell you that you’re wrong; that nothing really matters outside its tou ch. Your d eath w ill tell you, ‘I haven ’t tou ched y ou yet ’.” (…) “Yes,” he said softly after a long p ause. “One of us here has to chan ge, and fast. One of us here has to learn again that d eath is the hu nter, and th at it is always to one’s left. One of us here has to ask death ’s advice and d rop the cursed pettiness that belongs to men that live their lives as if death will never tap th em.” ( p p . 33 – 35 )
Non è sbagliato d ire che la conversione interiore del pr otagonista incomincia allorchè don Ju an
introd uce l’insegna m ento d ella mor te come consigliera
( anche se sarebbe più app ropriato dire che introdu ce Carlos alla pr opria morte ) :
He shook his head an d seemed to be waiting for my reply. I had non e. My thoughts were running rampant. He had delivered a staggering blow to my egotism. The pettiness of being annoyed with him wa s monstrous in the light of my d eath. I had the feeling he was fully aware of my change of mood. He had turned the tid e in h is favor. ( p p . 34-35 )
E poco oltre:
He began to laugh and for some unknown reason his laughter was no long offensive and insidious, as it had been in the past. I did not think that it was different, from the point of view of his pitch, or its loudn ess, or the spirit of it; the new element w as my m ood. In view of my impend ing death m y fears and ann oyance were n onsense. ( p. 35 ) 135
Qualche altro esempio aiuterà a rendere la consistenza dell’ attenzione e dell’ampio spazio narrativo riservati a questa sorta di ‘ospite necessario’ del racconto. Quando per Carlos la stranezza del mondo di don Juan diventa eccessiva, o quando egli ricade in stati di sconforto, ecco prontamente emergere il richiamo alla morte :
“Think of your death now,” don Juan said suddenly. “It is at arm’s length. It may tap you any m oment, so really you have n o time for crapp y thoughts and mood s. None of us h ave time for that.” ( p. 39 )
“Look at me,” he said. “I have no doubts or remorse. Everything I do is my decision and my responsibility. The simplest thing I do, to take you for a walk in the desert, for istance, may very well mean my death. Death is stalking me. Therefore, I have no room for doubts or remorse. If I have to die as a result of taking you for a walk, then I mu st die. “You, on the other hand, feel that you are immortal, and the decisions of an immortal man can be regretted or doubted. In a world where death is the hu nter, my friend, there is no tim e for regrets or dou bts. There is only time for d ecisions.” ( p . 40 )
Il tema della morte viene presentato attraverso l’accostamento di diversi registri e toni, caratteristica questa propria dell’insieme del testo, per cui si passa con disinvoltura dagli accenti lirici alla parlata colloquiale e poi di nuovo a quelli:
“This is the p lace w ere you w ill die,” he said in a soft voice. I fidgeted n ervously, chan ging sitting p osition, and he smiled. “I will have to come with you over and over to this hilltop,” he said. “And t hen you will have to come by yourself until you’re saturated, until the hilltop is oozing you. You w ill know the time w hen you are filled w ith it . This hilltop, as it is now, will then be the p lace of your last dan ce.” “What do you mean by m y last dance, don Juan ?” “This is the site of your last stan d,” h e said. “You w ill die here no m atter w here you are. Every warr ior has a place to die. A place of his pred ilection wh ich is
136
soaked with un forgettable mem ories, wh ere pow erful events left their mark, a place where he has witnessed marvels, where secrets have been revealed to him, a place where he has stored h is personal power. (…)
“And finally, one day when his time on earth is up and he feels the tap of his death on h is left shoulder, h is spirit which is always ready, flies to the place of his pred ilection and there the wa rrior dance to his death . (…) “If a dying warrior has limited power, his dance is short; if his power is grandiose, his dance is magnificent. But, regardless of whether his power is small or magnificent, death must stop to witness his last stand on earth. Death cannot overtake the w arrior wh o is recoun ting th e toil of his life for the last time un til he has finished his dan ce.” Don Juan ‘s word s mad e me sh iver. The quietness, the twilight, the magn ificent scenery, all seemed to have been placed there as props for the image of a warrior’s last dan ce of pow er. (…) I experienced a n overw helming an xiety and I talked just t o alleviate it. I asked him if he had known w arriors that had died, and in what way their last dance had affected their dying. “Cut it out,” he said dryly. “Dying is a monumental affair. It is more than kicking you r legs an d becoming stiff.” ( pp . 153-154 )
I dialoghi non solo chiamano frequentemente in causa la prospettiva finale della morte, ma ruotano anche attorno ai tratti della sua descrizione. Per esempio per don Juan la morte, nella realtà quotidiana, occupa uno spazio specifico, alla sinistra di un essere umano. Ma sarà meglio lasciare lo spazio ad uno di questi passaggi :
“Is death a p ersonage, don Juan ?” I asked as I sat d own on the p orch. There was an air of bewilderm ent in don Jua n’s look. He w as holding a bag of groceries I had brou ght him. He carefully p laced them on the groun d and sat
137
down in front of me. I felt encouraged and explained that I wanted to know if death was a p erson, or like a person, when it watched a w arrior’s last da nce. (…) “Was your d eath like a person ?” “You’re a funny bird. You think you are going to understand by asking questions. I don’t think you will, but w ho am I to say? “Death is not like a p erson. It is rather a pr esence. etc. (…)”
( p p . 155 – 156 )
Ancora una volta la dimensione del cambiamento è strettamente implicata, non tanto perché esso viene presentato come una morte simbolica ( anche se poi in realtà lo è ) quanto perché l’idea dell’impermanenza è, secondo il maestro, l’unico deterrente valido per combattere la tendenza ad indulgere propria della condizione umana :
I’m do ing all I can.”
“
“ You’re wrong aga in. You can d o better. There is one single thing w rong w ith you – you think you have p lenty of time. He p aus ed and looked at m e as if wa iting for my reaction. “You th ink you have p lenty of time,” he repeated. “Plenty of time for wh at, don Juan?” “You t hin k you r life is going to last forever.” “N o, I don ’t.” “Then, if you d on’t think your life is going to last forever, what are you wa iting for? Why th e hesitation to chan ge?” ( p . 81 )
$OWULWHPLULJXDUGDQWLO¶DOWHULWj
138
Una riflessione, che p urtr opp o in questo contesto non p otrà che essere breve, va fatta su ll’alterità cultur ale . Il confronto che si instau ra tra i du e person aggi della storia non si svilup pa su ll’asse dell’opp osizione indiano/ occiden tale, ma su quello della distinzione stregone/ uom o comu ne. Don Jua n non viene presentato con u na q ualche tipicità cultur ale prop ria degli ind ios
i suoi tratti sono da
relazionarsi invece con il modo di vita del guerriero, la cui origine culturale non viene specificata in JtI . Questo dato non diminu isce guerriero-stregone
la distanza
culturale, anzi la am plifica : un
vive second o param etri che non cond ivide né con i
‘bianchi’ né con gli indiani ; d’altro canto, può diventare guerriero chiunque, a p rescindere da lla connotazione etnica o razz iale:
I asked him if the mann er in wh ich a warrior saw his death depend ed on the way he had been brought up . I used the Yum a and Yaqui Indians as examp les. My own idea was that culture determined
the way in which one would
envision death. “It doesn’t matter how one was brought up,” he said. “What determines the way one does anythin g is persona l pow er. A man is only the sum of his pow er, and that su m d etermines how h e lives and h ow he d ies.” ( p. 157 )
Altri luog hi dell’alterità nel racconto sono quelli in cui comp aiono an imali e piante . La linea di demarcazione che regola i confini tra mondo umano e mondo anima le e vegetale viene ripetuta mente ma nipolata : lo sguard o di don Juan sembra spesso quello di un uccello; don Juan – tratto tipico dello sciamano,
139
come ricorda M. Eliade nel suo celebre saggio 183 - comp rend e il lingu aggio degli uccelli, delle piante e più in generale è capace d i instaurare un dialogo con ogni elemento d el pa esaggio natur ale ( vento, montagne etc. ); don Genaro ulula come un FR\RWH;
per arrivare infine ad un vero e prop rio
ann ullamento della d ifferenza
con la sequenza del dialogo tra Carlos ed il
FR\RWH (
sequenza come si è detto anticipa ta
alcun i capitoli prima dal
racconto di don Jua n che evoca un suo colloquio con un cervo magico ) . Il secondo esistente non-umano del racconto che si prenderà in considerazione in questa analisi è ciò che don Juan chiama ‘l’alleato’ : l’alleato è un elemento della narrazione che si pone chiaramente fuori dalla descrizione di realtà del senso comune. Cos’è? Il racconto non lo dice: non è un essere umano, ma appare agli esseri umani che vanno a caccia di potere. Gli elementi che vengono forniti per descriverlo sono pochi : la sua presenza è segnalata da un rombo ( p. 202, p. 250 ) ; può essere una entità delle montagne ( p. 202 ) ; un guerriero deve sfidarlo a duello e vincerlo, allora ‘l’alleato’ lo porterà con sé in visita ad altri mondi ( p. 265 ) .
Il simbolo d el taccuino
Infine si indagherà un elemento del testo che per la posizione che occupa rispetto alle dim ensioni tematiche fin qu i analizzate assurge a vero e p ropr io simbolo di conflitto ideologico. Si tratta dello scrivere e della scrittura etnografica, rappresentata dall’oggetto letterario del taccuino, e della sua controp arte par lata, l’indagine attraverso la loquela d ell’interrog ator io, d ell’intervista d ialogata. JtI è un a storia tenu ta assieme da ll’artificio d elle ‘note sul camp o’. Ogn i episodio, come si è detto, è introd otto da lla d ata per esteso ( per esemp io: “ Thursday, June 29, 1961 ” ) in basso a sinistra del titolo, data che dovrebbe rimandare, nell’immaginazione del lettore, alla data della stesura delle note prese du rante o immed iatamente d opo gli avvenimenti su un taccuino da cui
M. Eliade,/HFKDPDQLVPHHWOHVWHFKQLTXHVDUFKDLTXHVGHO·H[WDVH, Edition s Payot, Paris, 1951 ; /RVFLDPDQLVPRH OHWHFQLFKHGHOO·HVWDVL, Edizion i Mediterr anee, Roma, 1974, trad . J. Evola, riv. e agg. da F. Pinto re. 183
140
l’episodio è stato successivamente selezionato ed estratto ed infine elaborato in forma n arrativa. Il riferimento all’operazione di scrittura sul taccuino è frequente e sta a delineare il ruolo di Castan eda all’interno d ei suoi testi in qu anto figura che si app ropr ia dell’insegnamento con i mezz i scrittura , che
è
anche
la
tecnologia
culturali di cui comu nicativa
dispone
con
cui
( la
storn a
l’insegnamento reindirizzand olo verso i lettori ). Epp ur e questi mezzi non sembran o ad atti alla natu ra dell’insegnamen to. Don Jua n all’inizio del sodalizio accetta l’attività d i registraz ione scritta d egli eventi e d i ciò che d ice, ma da l suo p rimo ingresso nella narr azione questa componente si accompagna a situazioni ironiche se non propriamente grottesche:
He looked at m e piercingly. “What are you doing in you pocket?” he asked, frown ing. “Are you playing with your wh anger?” He was referring to my taking notes on a minute pad inside the enormous pockets of my w indbreaker. When I told him what I was doing he laughed heartily. I said that I did not wan t to disturb him by w riting in front of him. “If you w ant to write, write,” he said. “You d on’t d isturb m e.” ( p. 5 )
Il taccuino ( la scrittura ) è in stretta relazion e con la conoscenza in tellettu ale, quella conoscenza
a cui Castaneda si aggrap pa tenacemente ( lui ed il
taccuino sono inseparabili ) ma che, nel mondo di azione della dimensione sciamanica in cui Don Juan lo introduce, non serve più, anzi diventa d’ingombro, goffa e un tantino ridicola. Si notino in questa sequenza l’ ironia
141
d i don Ju an, il mom ento in cui il taccuino ( la scrittur a ) diventa d’intralcio e l’imma gine grottesca che ne d eriva :
“Where’s your writing gear?” don Juan asked as I sat down on the porch. I had left my notebooks in my car. Don Juan walked back to the car and carefully pu lled ou t my briefcase and brough t it to my side. He asked if I usua lly carried m y briefcase when h e walked. I said I did . “ That ‘s mad ness,” he said. “I ‘ve told you n ever to carry anything in your hand s wh en you w alk. Get a knapsack.” I laughed. The idea of carrying my notes in a knapsack was ludicrous. I told him that ordinarily I wore a suit and a knapsack over a three-piece suit would be a p reposterous sight. “Put your coat on over the knapsack,” he said. “It is better that people think you’re a hu nchback than to ru in your body carrying all this aroun d.” He urged me to get out my notebook and write. He seemed to be making a deliberate effort to p ut me at ease. ( p. 89 )
Nelle ultim e righe del bran o emerge anche un altro motivo ricorrente legato al qu ello d ella scrittu ra :
per Carlos lo scrivere
ha spesso un a funzion e
eminentem ente difensiva. Si veda qu est’altro esemp io:
“You’re the boy who stalked game and waited patiently, as death waits; you know v ery well that d eath is to our left, the same w ay you were to the left of the w hite falcon.” His words had the strange power to plunge me into an unw arranted terror; my only defense was my compulsion to commit to writing everything he said. ( p. 34 )
Il taccuino da cam po è l’un ica protezione di cui Castaneda dispon e; dietro l’attività di pren dere appu nti egli si trincera ed attraverso la scrittura riesce a tenere sotto controllo l’ansia generatagli dagli incontri con il potere. Don 142
Juan dim ostra di saperlo, ed è per qu esto che, se da un lato prend e in giro l’abitud ine del suo app rend ista ( la figur a di Carlos che si ostina a scrivere nel mezzo dei p aesaggi del deserto d i Sonora, al buio o nelle cond izioni più impen sabili è alqu anto grottesca ), dall’altro sovente invita il suo app rend ista a prend ere appu nti in pr ossimità di momenti di par ticolare tensione. E’ interessante notare che l’altro mezzo di difesa di Castaneda è la parola pa rlata ( il d ire ), l’interr ogazion e ( il fare dom and e ):
“I know th at the sp irit is out there lurking,” he said in a very low voice. “Where?” “Out th ere in th e bushes.” “What kind of spirit is it?” He looked at me with a quizzical expression and retorted, “How many kinds are there?” We both lau ghed . I was asking qu estions out of nervousn ess. ( p. 96 )
Voler comprendere a tutti i costi att raverso la pa rola par lata, il dialogo, è un altro aspetto di quella conoscenza intellettuale che Castaneda come personag gio incarna n el racconto in qu anto u omo accademico. Entrambe le manifestazioni del ‘potere’ della conoscenza intellettuale ( la scrittura ,
la pa rola ) veng ono infine sbara gliate nel
d ecisivo attacco
concentrico di d on Juan e don Genaro alla razionalità di Carlos, attacco che non a caso p relud e al successo d i quest’ultimo n el ‘ferma re il m ond o’:
“What d o you mean by that, don Juan ?” don Gena ro asked, imitating my voice, mocking my h abit of asking don Juan questions.
143
Don Juan said some absurd things like : “When the world is upside down we are right side up , but when the world is right side up we are upside dow n. Now wh en the world and w e are right side up, we think we are up side dow n … “ He went on and on, talking gibberish while don Genaro mimicked my tacking notes. He wrote on an invisible p ad, enlarging is nostrils as he moved his hand , keeping is eyes wide open an d fixed on don Juan . Don Genaro had caught on to my efforts to write without looking at my pad in order to avoid altering the natural flow of conversation. His portrayal was genu inely ilarious. ( p. 238 )
Concludendo questa rassegna, sarà utile sottolineare come essa non abbia alcuna pretesa di esaustività : in JtI esistono certamente altri luoghi tematici importanti ( basti pensare al peso ed al ruolo che assumono la risata e l’inganno ), ma qui ci si è limitati alla selezione ed alla classificazione di quelle parti del testo che corrispondevano alle caratteristiche esplicitate nelle condizioni di verifica dell’ipotesi , e non altro.
3.3 – Stra tegie retor iche
Durante la frequentazione del testo sono state infine selezionate le caratteristiche narrative che possono essere messe in connessione con quella dim ensione comp renden te strategie retoriche e dinam iche d i persuasione ind ividu ata com e elemento di r ilievo n ella verifica dell’ipotesi. Tali cara tterist iche so no : 1) lo stile 2) la par ziale m od u larità del testo 3) i titoli dei cap itoli 4) gli effetti di ridon d anz a e l’u so della did ascalia 5) il caratt ere referenzia le del resoconto YHUVXV la bassa verosimiglianza 6) i meccanismi di identificazione e di distanza ( i dialoghi, la fusione d elle pr ospettive ) 7) le ellissi e gli opera tori d ’eccezion e 144
Prima di verificarle, possono risultare utili alla comprensione alcune notazioni descrittive generali . In JtI i l narratore è, come si è detto, autod iegetico ed alterna alla prima persona, che descrive “ dall’interno “ le azioni e le reazioni del protagon ista, pa esaggistiche
la terza persona delle descrizioni
e d ella d escrizione d elle azion i
e
reaz ioni d i d on Ju an
opp ure la second a persona plu rale della d escrizione di azioni comp iute in comun e . I due personaggi principali e don Genaro, quando non vengono narrati in terza persona ( per esempio spesso il narratore riassume i discorsi di don Juan ), par lano in pr ima persona attrav erso il frequente discorso diretto dei dialoghi. La narr azione procede quind i alternand o il
discorso mim etico
dei
per sonag gi al discorso trasp osto in stile ind iretto libero. Lo stile di discorso riferito o d iretto
e qu ello d i d iscorso ind iretto libero sono
le forme
di
discorso narr ativo che creano meno distanza tra il racconto ed il lettore e coinv olgono m aggiorm ente qu est’u ltimo in p rocessi d ’iden tificazione 184.
Stile Lo stile di Castaneda è sempre caratterizzato da un’esposizione piana, lineare, priva di sperimentazioni linguistiche e di tecnicismi, ed esente da velleità letterarie. Esso è un o
stile d ivulgat ivo, chiaram ente volto a
rend ere accessibile al
mag gior nu mero possibile di persone il contenuto d i cui è la forma . 184
A. Mar chese, op . cit., pp . 164 - 165
145
Parziale modu larità d el testo
La composizione di JtI è data da una partitura in episodi compresi all’interno di singoli capitoli, senza che per questo ne derivi una struttura
frammentaria, quale
potrebbe essere quella di un diario. Infatti, come si è visto, gli eventi sono connessi gli uni agli altri in un insieme di senso che presenta un’alta coerenza interna : le singole parti ( gli episodi ) si rimandano le une alle altre nella trama organica di una diegesi che sviluppa una precisa evoluzione di eventi concatenati a livello logico, cronologico, strutturale e semantico.
Allo stesso tempo, i singoli episodi nella maggior parte dei casi hanno un certo grado di indipendenza, caratterizzato da una struttura elementare composta da un’apertura, uno sviluppo dell’azione ed una conclusione che ne fanno - p arzialmente - delle storie a sé . Questa particolarità rientra in una sorta di modularità del testo, che ricorda quella delle prop osizioni astratte dell’insegnamen to di don Juan enu nciate nel corpo d ell’azione nar rativa ( si veda più sotto ) . Tale mod ular ità
sug gerisce, accanto alla lettura progr essiva d el testo,
rispettosa dei principi di anteceden za e su ccessione , una fruizione p un tuale e disarticolata , qu ale potrebbe essere quella di un breviario o di un a silloge. 7LWROL
In JtI, i capitoli sono introdotti da un titolo per esteso. Tali titoli sono un altro elemento di estremo interesse . Infatti, osservando il loro elenco, è possibile notare in particolare due tratti che li accomunano tra loro :
“ Reaffirmations from the world ar oun d u s ”; “ Erasing p ersonal history ”; “ Losing self-importance ”: 146
“ Death is an ad viser”; “ Assum ing respon sibility”; ³%HFRPLQJDKXQWHU´ “ Being inaccessible”; “ Disrup ting the routines of life”; ³7KHODVWEDWWOHRQHDUWK´ “ Being accessible to pow er ”; Etc. La prima caratteristica che si evince riguarda l’ambito della forma e del significato : infatti, la magg ior par te dei titoli sono d ati dalla forma in LQJ d i verbi che espr imono az ione. Il secondo a spetto che va rilevato rigua rd a il loro nesso stru ttu rale : l’azione o il tema ind icati da l titolo riassumon o in mod o icastico
il corrispond ente
argom ento d ell’insegnamento a ttorno a cui ru otano le avventu re d el capitolo in qu estione. La forza assertiva e dichiarativa dell ’uso dei verbi in LQJ è
il segnale d i un
più ampio progetto comunicativo . L’elemento con cui il testo modula la pr op ria scansion e inter na ( il titolo d el capitolo ) si trasform a nello strum ento di un a strategia che pu nta oltre i confini d ella ricezione . Il terreno di lettura è così provvisto di una sorta di schema orientato di riferimento mnestico, privilegiato ( legittimato ) dall’autorità testuale rispetto ad altri che il lettore potrebbe
usar e . A che pro
fornire infatti un
memorandum? L’effetto d ei titoli d i JtI è qu ello di richiamar e alla m ente
le stra tegie di
comportamento che innervano il codice proairetico della narrazione . Tale funzione rivela un a prop osta di fruizione del testo da par te del testo stesso estremamente pragm atica .
147
Effetti d i ridon d anz a ed uso della didascalia Volendo trovare un corrispettivo figurato del modo di procedere del testo, si potrebbe proporre la forma di una spirale; la narrazione presenta un elemento, se ne allontana temporaneamente solo per recuperarlo poi ad un livello di maggiore complessità ed articolazione . La continua ripresa e ripetizione delle stesse componenti narrative suggerisce una loro lettura come temi che il pretesto dell’azione e dell’intreccio permette di argomentare, illustrare da diverse prospettive, approfondire, enfatizzare, scandire, mettere in relazione reciproca. La ridondanza del messaggio, la sua funzione illustrativa ed il recupero dei concetti-chiave avviene anche ad un altro livello , di cui la sequenza di dialogo in basso è un esempio:
( don Juan ) “Yesterday you d id all that simply becau se something had stopp ed in you.” ( Carlos ) “ What was the thing that stopped in me ?”
( don Juan ) “ What stop ped inside you yesterday was etc. “ ( pp . 253 – 254 )
Questa sorta di VSHOOLQJ, di rip etizione iterata d ei vocaboli, di scansione d elle par ole
ridotte alla loro veste meno elaborata (
“you did all that ”; “ th e
thing ” ) è da ricond ursi alla funzione illustrativa dei dialoghi contenuti nel
testo, volti ad esplicitare tutto un sistema di conoscenza in un’esposizione il più possibile piana e lineare . La dimostrazione di questa funzione è data proprio dall’ assiduo, costante recupero dei concetti-chiave all’interno di uno stesso dialogo, oltre che tra due dialoghi distanziati da una sequenza di eventi . Il procedimento è il seguente : don Juan in prima battuta, HQSDVVDQW, accenna all’arg omen to in questione
nelle
sue
affermazioni;
prontamente,
nella
interrogazione
successiva,
Carlos
ripr end e l’argo men to, m ettend o così il suo ma estro,
du rante
spazio
della
lo
risposta, nella
cond izione
di
allontan arsi
temporaneamente dalla contestualità del discorso dialogico e di formulare,
148
come
si
era
già
constatato
analizzando
le
indicazioni
esplicite
di
comp ortam ento, delle definizioni di carattere un iversale 185. La ridondanza dei dialoghi, verificabile in lungo e in largo per tutta l’estensione del testo, ha uno scopo chiaramente divulgativo. I due tornano ancora ed ancora sugli stessi temi all’interno di una singola discussione affronta nd o di ogni form ulazion e p ossibili imp licazioni, eccezioni, critiche,
PLVXQGHUVWDQGLQJV . Le domande di Carlos hanno quindi lo scopo di perm ettere a d on Juan di enu nciare gli argomenti dell’insegnam ento. Qu este form ulazioni sono caratterizzate da assertività ed essenzialità: A hunter uses his world sparingly and with tenderness, regardless of whether the world might be things, or plants, or animal, or people, or pow er. A hu nter deals intimately with his world an d yet he is inaccessible to that sam e w orld.
( p. 70 )
A w arrior is an imm aculate hu nter w ho h un ts pow er ( … ). ( p. 91 )
What determines the way one does anything is personal power. A man is only the sum of is personal pow er, and that sum determines how he lives and h ow he d ies. ( p.157 )
A man of knowledge is one who has followed truthfully the hard ships of learning – he said. – A man wh o has, without ru shing
185
“First we must inquire into the relationship between experience and concept ( … ). Concepts are instruments for organizing and communicating our experience. In phenomenological terms they are aspects und er wh ich experience app ears and can be ord ered into classes of experience. Such concepts constituted in language can be removed from their referential context in order to be considered for their own sake. ( .. ) Under this condition, which is the condition of systematic texts, concepts serve to structure the organizing schemes for exp erience.” K. Stierle, op. cit., p. 90 .
149
or faltering, gone as far as he can in unraveling the secrets of person al pow er. ( p. 158 )
Tali descrizioni sono come tante didascalie in margine agli avvenimenti e danno nella loro sommatoria complessiva, come risultato, l’esposizione organica delle componenti cognitive e pragmatiche della visione del mondo degli sciamani messicani186.
Carattere referenziale ostensivo YHUVXV bassa verosimiglianza 187
Carattere referenziale ostensivo del resoconto : il testo dice che 1) esiste un’altra possibilità di vedere il mondo, quella appunto della stregoneria, e che 2) questa possibilità è reale ( cioè non è soltanto una metafora letteraria ) ed è stata realmente sperimentata dall’autore
Bassa verosimiglianza : gran parte degli elementi della narrazione o non evocano corrispettivi nel mondo di tutti i giorni o presentano tratti di decisa distorsione della verosimiglianza ( p. es. le piante che parlano ), cioè esiste un alto grado di improbabilità rispetto alle aspettative di senso comune.
Ogni testo letterario crea u n mon d o di finzion e, regolato d a p rop rie regole interne; allo stesso temp o, prod uce semp re un
grad o più o men o alto di
illusione d i tipo referenziale ad oggetti ‘reali’ o del m ond o reale; qu an d o lo fa in maniera estremamente marcata si parla genericamente di realismo, che comu nqu e non è altro che un d iverso tipo di finzione letteraria e d i gioco lingu istico .
186
Questa constatazione viene rafforzata dall’assenza di episodi di quotid ianità ( scene meram ente descrittive della vita dei person aggi ) ridotti al minimo se non inesistenti per lunghissime sequenze. Non c’è niente di “inutile” nella narrazione, niente che non si possa ricondurre all’obiettivo principale di esplicitare un certo sistema d i conoscenza e di azione. 187 Per qu esta part e d el lavoro si sono consultati in p articolare i paragrafi “Intensità d ell’illusione realistica”, “ Il romanzo come realtà non mediata”, “Diversi tipi di realismo” e “La graduazione dell’intensità” dell’opera di W. Booth 7KH5HWKRULFRI)LFWLRQ , op . cit., pp. 41 – 63
150
N el testo realista l’enfasi sull’ad esione d ella scrittura alla realtà
va d i pa ri
pa sso con u n’alta verosim iglian za d egli eventi e degli esistenti. Ma cosa succede qua nd o la
pretesa referenziale è molto forte, come pu ò
accad ere nei resoconti d i fatti realm ente accad ut i ( si pen si alle m emor ie d i un p rigioniero dei cam pi di concentram ento ), ma è accompagn ata da un a descrizione di realtà che pr odu ce un mond o sostanzialmente pr ivo d i tratti in comun e con qu ello abitualmente conosciuto ? Scartata l’ipotesi semp licistica dell’ingan no, bisogna innan zitu tto chiarire che anche il mon do d el resoconto d i fatti realmen te accaduti, una volta trasposto nell’am bito
letterario, si trasform a in un universo fittizio
governato da
prop rie regole e prop ri pr incipi che non sono quelli della riprod uzione del mon do esterno ma
le regole ed i principi
della verosimiglianza e della
finzione na rrativa. E nonostante ciò, non si può nel caso specifico sopprimere del tutto il riferimento ad u na collezione di fatti anteriore alla creazione del racconto e da cui esso ha preso ispirazione,
non almeno nel caso d ei resoconti
autobiografici. E se questa collezione di fatti ha delle caratteristiche lontane da qu elle della vita quotidiana, ciò non
è un motivo sufficiente per
rinnegarne l’autenticità. Il rap porto che si instau ra in qu esto caso tra ILFWLRQ e realtà è certamente più problematico di quello di un romanzo 188 e difficilmente ricostruibile per via indiziaria; comun que l’aspetto referenziale del segno non p uò p iù risolversi esclusiva men te nell’am bito d el gioco d ’illusione lettera rio.
Per u n app rofond imento del problema si riman da al paragrafo 3 del capitolo III° di 7HPSVHWUpFLW di P. Ricoeu r, op . cit., ed alle pp . 173 – 181 di Berton i, op. cit. ; si vedan o anche le conclusioni del già citato saggio di C. Giaccard i, l’articolo di C. Kerbra t-Orecchioni, Le texte littéraire: non -référence, aut o-référence ou référence, sta in 7H[WH, 1, 1982, p.28 e l’intervento di Karlheinz Stierle The Reading of Fictional Texts, contenuto in S. R. Suleiman e I. Crosman ( eds. ), 7KH5HDGHULQWKH7H[W(VVD\VRQ$XGLHQFHDQG,QWHUSUHWDWLRQ , Princeton Univ ersity Pr ess, Princeton, N ew Jersey, 1980, pp . 83 –105. 188
151
JtI impone fin dal principio un mondo diverso con la pretesa di stare parlando del mondo reale , con una pretesa in altri termini “realista”. La pretesa è giustificata dalle ‘note sul campo’, il nesso referenziale su cui ruota la persuasione di prendere parte ad eventi effettivamente accaduti. Viene affermato che quelle note sono il risultato di una vera ricerca, non sono un pretesto letterario ( tipo “scartafaccio” manzoniano ) . Ma ciò a cui esse danno accesso è un mondo sconosciuto, che nessun lettore ha mai incontrato nella sua vita reale. L’aspetto non-ordinario della descrizione della realtà fornita da Castaneda in JtI non vuole essere ricondotto solamente alla natura letteraria di tale realtà : in altre parole il testo allude esplicitamente ed in continuazione ad una effettiva possibilità extratestuale.
Ciò non toglie che qu ella stessa p retesa sia – dal pu nto d i vista strettamen te narr ativo - un ennesimo gioco di illusione generato d al testo letterario, e quindi un potente stratagemma retorico di persuasione. Infatti, l’adesione che può suscitare un testo che pretende esplicitamente di parlare della ‘realtà reale’ e non di una realtà di finzione sarà notevolmente più forte di quella generata da un racconto che si lascia assegnare in anticipo dal lettore ad un genere puramente fantastico.
Volend o fare un paragone , qua nd o un lettore apre $OLFH·V $GYHQWXUHV LQ
:RQGHUODQG d i Lew is Carroll il pa tto d i lettura stabilisce
( imp licitam ente )
che : “ ELVRJQDFUHGHUHFKHqYHUR”, che p er la forza p roposizionale d ell’enun ciato letterario d iventa: “qYHUR” 189; ma quando lo stesso lettore apre JtI, quello che il testo gli d ice è: “GHYLFUHGHUHFKHqYHURFKHqYHUR”, che diventa : “ qYHURFKHq
YHUR”. Questo rinforzo della funzione referenziale del segno suscita nel lettore delle aspettative che il basso grado d i verosimiglianza e l’alta improba bilità degli eventi e degli esistenti pr ovvedon o a spiazzare in ma niera consistente, ed è da riferirsi
ad un’ intenzione testuale di tipo perlocutorio .
A complicare le cose, va ricordato che un’operazione di traduzione di un discorso generatosi in ambito orale ( quale può essere quello del dialogo etnografico sul campo ) in scrittura implica una serie di problematiche che in questa sede non ha senso trattare, se non per segnalare che la trasposizione dei dialoghi negli appunti del taccuino e la rielaborazione di questi ultimi in fiction genererà inevitabilmente un altro testo rispetto a quello effettivo originale dei dialoghi, andato perduto per sempre .
189
“( … ) la particolare relazione tra lettore e testo letterario, regolata dal contratto fidu ciario e d ai processi di simulazione, ha un potere ulteriore nell’esorcizzare ogni meccanismo polemico e nel trasformare qualunque supposizione in una certezza acquisita, con un semplice atto posizionale che introduce nel campo della “realtà” gli oggetti generati in un dominio alternativo ( il linguaggio ). Il potere SUHVXSSRVL]LRQDOH degli enunciati diventa insomma un potere SRVL]LRQDOH, per cui gli elementi vengono posti nel discorso come dati evid enti e incon testabili.” F. Berton i, op. cit., p. 216
152
'LDORJKL
L’articolazione complessa dei dialoghi e delle risposte di don Juan non è sostenuta
solamente
da
perlocutorio di ricad uta
una
necessità
narrativa,
visto
che
l’ambito
delle argom entazioni di quest’ultimo , specie sui
temi della realtà e d el cambiamento, supera
i limiti della sola fun zione
per sua siva connessa ai pr ocessi evolutivi d el racconto. La conversazione che si instaura tra i du e personaggi è anche un tipo di azione letteraria strategicamente indirizzata a favorire meccanismi di proiezione ed identificazione. A d ifferenza del m onologo, che avrebbe potuto u gualm ente consentire a don Juan d i enu nciare il suo pun to di vista sul mon do, il dialogo preved e nel testo un o sp azio p er il lettore, creand o u na figur a ( qu ella d ell’interlocutore ) che riserva al destinatario del racconto un’apparenza di partecipazione diretta alla conversazione che sta avvenendo nello spazio-tempo illusorio d egli eventi na rra ti . Il lettore d iventa così il term inale d ello scambio
di
informazione intradiegetico . Non a caso il lingu aggio dei d ialoghi riprod uce la conversazione colloquiale, presuppone lo stesso grado di informalità e lo stesso tipo di aspettative e di ellissi del linguaggio ; il WXUQWDNLQJ ed i vari pr ocessi d i negoziazione . L’impressione di una situazione comunicativa interpersonale non mediata, attraverso l’uso dei personaggi calati in una situazione di conversazione quotidiana , è un m odo p er personalizzare e testualizzare il lettore imp licito e per creare uno scambio “interpersonale” : il personaggio a cui è rivolta la comunicazione è collocato in un ambiente colloquiale simile a quello del lettore modello; così il lettore entra nello spazio del destinatario della
153
conversazione e dialoga direttamente con il personaggio che è fonte della comunicazione 190. In generale in JtI si possono riconoscere due movimenti che coinvolgono la distanza nei processi di identificazione, collegati in maniera diretta ai mom enti della veridizione . In un primo tempo don Juan veste i panni del persuasore e Castaneda quelli dello scettico. Dal punto di vista del lettore, don Juan detiene un codice estraneo
( quello della stregoneria ) per cui il norm ale pr ocesso di
identificazione con questo personaggio che la lettura dovrebbe produrre è ostacolato e conflittuale e generator e di disagio. Il lettore invece si riconosce facilmente nel cod ice fam iliare di senso comu ne del person aggio di Carlos . Allora l’incredulità ( = la delusione delle aspettative di senso comune ) generata nel lettore dalle affermazioni di don Juan, ma anche dagli eventi della diegesi ( p. es. dalle esperienze percettive di Castaneda ) viene gestita dal testo che la prevede e la integra al suo interno, istituzionalizzandola a livello narrativo nello scetticismo del protagonista, di cui già si sono incontrate varie testimonianze ( pp. 10-11, pp. 64-65, p. 91, p. 99, p. 171, p. 216, pp. 238-239 ). In questo modo le possibili resistenze del lettore vengono assorbite nelle strategie di rappresentazione attraverso il processo di identificazione con Castaneda, con il quale egli ( lettore ) condivide il disagio generato dall’incontro con l’alterità radicale di don Juan. In qualche modo le riserve sullo statuto di verità e sul grado di probabilità sono così ridimensionate rispetto ad un ipotetico universo di discorso dal quale sia stato esiliato qualsiasi elemento riconoscibile e familiare ( un simile testo sarebbe del resto illeggibile ). Nel processo di identificazione con i personaggi la dissonanza che gli atti e le parole di don Juan aprono nel lettore viene ricomposta dalla figura di Carlos, figura del testo che ha la funzione di vivere il medesimo contrasto e di risolverlo negli ingranaggi narrativi di trasformazione, rassicurando così il lettore e consentendogli : a) il prosieguo sereno dell’immersione in un mondo per altro strano e sconcertante; b) l’abbandono graduale del conflitto che si instaura tra gli elementi cognitivi e pragmatici della via del guerriero e quelli che presiedono alla stabilità, alla continuità, all’ordine ed all’identità del VHOI e della realtà quotidiana. Infatti ( e qui sta il punto di interesse ) in una seconda fase il protagonista vive la propria persuasione ( “Don Juan was right. He had always been right.” ), ed in tal modo fornisce al lettore
Queste righe son o d ebitrici delle riflessioni formu late da Giovann a Petrillo nel suo saggio sul d ialogismo ( Comu nicazioni sociali e comu nicazioni di massa n ella p rospettiva d ialogica, in /HGLPHQVLRQLGHOODSVLFRORJLD VRFLDOH, a cura d i B. Zani, La Nu ova Italia Scientifica, Rom a, 1995, pp . 201- 231, si vedan o anche i bran i di questo saggio riportati in Append ice ) e di quelle di C. Giaccard i a prop osito dei processi di identificazione innescati dall’uso della conversazione colloquiale nella pub blicità d ei mass-media. C. Giaccardi, op. cit., pp . 54 – 55, in cui si rimanda al lavoro di Allen R.C., ( ed. ), &KDQQHOVRI'LVFRUVH , Methuen, London, 1987. Per il WXUQWDNLQJ come categoria di analisi si veda Cou ltard M., Montgom ery M., 6WXGLHVLQ'LVFRXUVH$QDO\VLV, Rkp, London, 1981. Per O·HWKQRJUDSK\ RI VSHDNLQJ si veda Hymes, D., )RXQGDWLRQVLQ6RFLROLQJXLVWLFV, University of Pennsylvani press, 1974. 190
154
che con lui si era precedentemente identificato la possibilità di sperimentare una revisione di presupposti, stati d’animo, giudizi etc.
Il personaggio di Carlos è il luogo della narrazione indispensabile per permettere al lettore la trasformazione di una facile adesione nella sperimentazione problematica di un codice estraneo; i processi in cui è implicata la figura del
protagon ista
sono
i “binari” testuali su cui far
scorrere tale passaggio . Il costrutto descritto nelle righe preced enti è un impianto nar rativo
non
pertinente esclusivam ente a JtI, ma tipico e ricorrente in tu tta la prod uz ione d ello scrittore. Una prova dell’orientamento della narrazione a fare convergere i due punti di vista inizialmente antitetici avvicinandoli tra di loro è data dalla “fusione delle prospettive”, un meccanismo che agisce all’interno dei dialoghi mediante la migrazione dei vocaboli dall’uno all’altro dei due poli della conversazione.
Ad esempio : Castaned a, d a narr atore intrad iegetico, riconosce la m eschinità della sua irritazione ( “the pettiness of being annoyed”, p. 35 ) di fronte alla realtà della pr opria morte. Alcun i capoversi pr ecedenti don Jua n aveva usato lo stesso lemm a per riferirsi alle piccolezze che la consap evolezza della mo rte disperde ( “an imm ense amoun t of pettiness is dropped if your death m akes a gesture to you”, p. 34 ). Quindi, dopo poche righe dal commento di Carlos, don Juan
par la in pr ima persona d ella necessità di abband onare le meschinità tipiche degli uom ini, che v ivono ignorand o il loro inalterabile legame con la mor te, utilizzando ancora il sostantivo ( “drop the cursed pettiness”, p. 35 ). Le d u e pr ospet tive,
qu ella d i senso com un e d ietro cui Carlos si è trincerato ( la
morte è un argomento tetro ) e quella di don Juan ( la morte è l’unica consigliera veritiera ), ant itetiche e in conflitto, convergon o affermandosi
sulla
prima
( p ettiness ), che, come
)
nel
prestito
un a staffetta,
del
vocabolo
( la seconda “meschinità”
ind ifferentem ente pa ssa
d all’un o
all’altro per sona ggio com e se fosse par te di un solo d iscorso. Il lettore, che si era inizialmente identificato con Carlos e non avrebbe potuto fare altrimenti di fronte all’alterità radicale del punto di vista di don Juan ( quale lettore è solito chiedere 155
consigli alla propria morte sul da farsi, voltandosi a sinistra? ), viene guidato dal vocabolo a trasferirsi, assieme ad esso, dentro il punto di vista estraneo. Un altro esempio, nel seguente frammento di conversazione, è dato dall’uso dell’aggettivo “magnificent” : “If a dying warrior has limited power, his dance is short; if his power is grandiose, his dance is magnificent . But regardless of whether his power is small or magn ificent, death m ust stop to witness his last stand on earth. Death cannot overtake the w arrior wh o is recoun ting th e toil of his life for the last time un til he has finished his dan ce.” Don Juan ’s word s mad e me sh iver. The quietness, the tw ilight, the magn ificent scenery, all seemed to have been placed there as props for the image of a wa rrior’s last d ance. ( p. 154 ) Questo tipo di tattiche linguistiche rientrano nel più generale spostamento di punto di vista del protagonista, per cui Castaneda a partire dal proprio assume man mano quello estraneo, mentre la distanza critica del personaggio, pur non scomparendo mai del tutto, si va via via affievolendo.
(OOLVVL
Che ruolo hanno i vuoti, gli elementi della storia las ciati in sospeso o non spiegati? Spesso don Juan è in procinto di dire qualcosa che poi non dice più, o non fornisce le dovute spiegazioni degli eventi, o fornisce spiegazioni sibilline ( come nel caso delle affermazioni sulle piante ) che non spiegano nulla . 191 Affianca le ellissi del discorso in JtI un’abbondanza di RSHUDWRULG¶HFFH]LRQH che il testo può solo nominare, senza spiegare il loro operato o la loro logica narrativa: si prenda l’esempio dei ‘poteri’ che guidano gli esseri viventi, che don Juan non riesce a descrivere ma che hanno una influenza decisiva nell’orientare i suoi atteggiamenti nei confronti di Carlos : “I’ve told you, this is a weird world,” he said. “The forces that guide man are unpredictable, awesome, yet their splendor is something to witness.” He stopped talking and looked at me again. He seemed to be on the verge of revealing something to me, but he checked himself and smiled. “Is there something that guides us?” I asked. 191
Per la definizione di op erator e d’eccezione cfr. U. Eco, /HFWRULQ)DEXOD, op. cit.
156
“Certainly. There are powers that guide us.” “Can you describe them?” “Not really, except to call them forces, spirits, airs, winds, or anything like that.” I wanted to probe him further, but before I could ask anything else he stood up. ( pp. 85 –86 ) Allo stesso modo la morte, che si è visto essere onnipresente, non ha alcuna caratteristica specifica : “Death is not like a person. It is rather a presence. But one may also choose to say that it is nothing and yet it is everything. One will be right on every count. Death is whatever one wishes. ( … ) ( … ) It colud be anything – a bird, a light, a person, a bush, a pebble, a piece of fog, or an unkown presence.” ( pp. 156 –157 )
Un altro operatore d’eccezione lo si può individuare nell’alleato e più in generale nelle varie entità della natura. Ora, queste figure, come le ellissi, contribuiscono con la loro indeterminatezza ad aprire delle aree di dissonanza nella lettura, dissonanza che predispone il lettore, disorientandolo, ad abbassare le difese razionali ed a lasciare passare, nella ricerca di una reintegrazione della completezza del senso, anche quelle componenti in contrasto con il suo codice di senso comune.
157
²',6&866,21('(,5,68/7$7, E’ arrivato il momento di recuperare i risultati dell’analisi compiuta sul testo alle condizioni di verifica.
FRQGL]LRQH La prima di tali condizioni prevedeva che il testo fornisse idee, valori e discorsi sulla realtà differenti rispetto a quelli del lettore ed in conflitto con essi all’interno del tessuto narrativo.
Si è consta tato che JtI è un testo che possiede effettivam ente, al suo intern o, un codice
di
riferimento 192 alieno, che per ora
si pu ò genericam ente
denominare stregoneria o sciamanismo ( poi si approfondirà questa prima d efinizione ) . Il codice della stregoneria messicana non può che essere estraneo al lettore, almeno che questo lettore non sia egli stesso un membro iniziato di questa particolare realtà culturale ( un caso alquanto improbabile, perlomeno al di fuori del Messico ). Si è altresì constatato a più livelli dell’analisi che JtI è attraversato per esteso da uno scontro ideologico, scontro che fa capo da un lato alla stregoneria e dall’altro al codice antitetico del 193 protagonista .
Il pr oblema allora d iventa il seguente : corrispon d ono i codici d el lettore e del protagonista? I du e risultati
effettivam ente
conseguiti
(
cod ice alieno; pr esenza d i
conflitto tra codici d iversi ) pr esi a sé non per met tono infatti
d i asserire
alcunché di significativo riguardo alla prima condizione di verifica, visto che questa,
logicamente, imp licherebbe la conoscenza d egli orientamenti
cognitivi e d i valore d ei lettori reali del testo. Al contrar io, la verifica d egli orizzon ti d i riferimento dei d ue po li ideologici della narra zione ha dimostrato che ciò che si contrap pon e nelle vesti del
Si usa il concetto di codice in questo contesto in un’accezione semiotico-antropologica. Cfr. U. Eco, /HFWRU LQ IDEXOD, pp . 76-77. Scrive Chatm an : “In breve, la caratter izzazion e dell’intreccio in macrostr ut tu re e tipologie dipend e da u na comp rensione dei codici culturali e dal loro intersecarsi con i codici letterari ed artistici e con i codici della vita quo tidiana. ( … ) Le unità si materializzano soltanto quan do u n p ubblico entra in u n p atto con l’autor e sulla base di convenzioni conosciute o ap pren dibili ( sott. agg. ) .” S. Chatman, 6WRU\DQG'LVFRXUVH, op . cit., pp . 97 - 98 193 “ ( … ) una stru ttur a ideologica si manifesta quand o connotazioni assiologiche vengono associate a poli attanziali iscritti nel testo. E’ quando una impalcatura attanziale viene investita di giudizi di valore, e i ruoli veicolano opposizioni assiologiche ( … ) che il testo esibisce in filigrana la sua ideologia.” Eco, /HFWRU LQ IDEXOD, op . cit., p. 176 192
158
protagonista all’insegnamento di don Juan e ciò che questo insegnamento aggredisce e verso cui indirizza il suo confronto polemico specifico
insieme ideologico o teorico, ma
non è
un o
qu ella d isposizione d i livello
sottostante, quella GR[D, quella opinione comu ne diffusa e
precedente
qua lsiasi orientamento cognitivo determinato che è rapp resentata dal senso comun e . Il protagonista non si rifà mai ( o quasi mai, si veda oltre ) ad un sistema di spiegazioni definito e coerente, quale potrebbe essere una specifica teoria scientifica o un pensiero filosofico, ma attinge i suoi argomenti di disputa a quel sostrato di premesse implicite, concezioni convenzionali, luoghi comuni, aspettative date per scontate, apparenti ovvietà, atteggiamenti ‘naturali’ che lasciano intravedere quel tacito consenso sulla realtà che è il nocciolo del senso comune. Ora è nell’ambito del senso comune, quel senso comune che lo compenetra da parte a parte in quanto individuo socializzato, che il lettore ritrova nel testo le proprie idee, i propri valori ed il proprio discorso sulla realtà, e li scopre in conflitto con un’altra visione del mondo la cui 194 diversità origina alle radici stesse della cognizione di senso comune .
Da cosa viene ind ividu ato nel testo il senso com un e? Come viene presentato e d escritto ?
194
Così L. Gallino definisce il concetto di senso comune: “Complesso variamente sistematico e coerente di rappresentazioni della realtà dell’uomo,della società,della natura e della sovra-natura,di giudizi morali ed affettivi sulle loro azioni e condizioni,di credenze sulla concatenazione di cause ed effetti tra eventi umani,naturali e sovrannaturali,di SCHEMI INTERPRETATIVI utili ad orientare ed a conferire ordine e significato alla VITA QUOTIDIANA , che ciascun essere um ano si forma natu ralmente e inconsapevolmente nel corso della SOCIALIZZAZION E prim aria e second aria e che costituisce il presup posto basilare delle sue AZIONI SOCIALI ,cioè di tutte le azioni intenzionalmente dirette v erso altri soggetti;concezione elementar e del mondo e dell’esistenza comune alla maggior parte dei membri di una SOCIETA’, e utilizzata da quasi tutti loro con un grado minimo o nullo di consapevolezza,tale da permettere di predicare come “ovvi” e “dati” i più diversi stati e variazioni di oggetti,fenomeni,accadimenti naturali,sociali e culturali. Il 6F è sempre un costrutto,o insieme di costrutti cognitivi e valutativi,fortemente selettivo e astraente,in quanto presceglie e coordina tra loro una serie limitata di “fatti” dalla congerie sterminata che costituiscono il mon do d ella vita. ( … ) Il 6F è un fattore operante in ogni tipo d i pratica individ uale e collettiva,per qu anto tecnicamente sofisticata e razionale essa sia. Il 6F possiede in misura altissima e peculiare l’app arenza di ovvietà,oggettività,cogenza,costrittività esteriore che il sociologo attribuisce alla realtà sociale,e che ogni individuo esperisce in proprio sin dalla nascita. Della sua ovvietà e costrittività “naturali” la sociologia deve perciò fare un fondamentale problema di indagine.Inoltre il 6F contiene,implicita o esplicita che sia, un a concezione “ra dicale” o “elementare” d el mondo,nel senso assolutamente letterale dei due termini,condivisa anche da individui che professano IDEOLOGIE opp oste ( sott. agg. ), la quale,per il fatto di servire per tutta la vita da fu oco d’orientamento primario di quasi tutti i membri d’una società,e di stabilire in tal modo il confine tra il mero organismo e l’essere umanizzato,è oggetto di attaccamenti morali e affettivi che debordano con frequenza nel VHQVR GHO
VDFURµ L. Gallino, 'L]LRQDULRGLVRFLRORJLD, op. cit., p. 581 – 582. Sarebbe interessante, ma esula dagli obiettivi di questo lavoro, app rofond ire l’incidenza sulla prod uzione letteraria di Castaneda della formazione accadem ica dello scrittore nell’ambito d ella sociologia fenomenologica e compren dente .
159
Il s enso comune può essere rintracciato nella narrazione seguendo due strad e: esso si m an ifesta o nelle azioni e nelle reaz ioni ( an che verba li ) d el prota gonista, o in man iera per così dire ind iretta, per qu ello che non è . Un rimando ai brani già utilizzati nell’analisi del testo, se da un lato sembra sufficiente a soddisfare il primo procedimento, dall’altro lascia emergere una contraddizione nei risultati dell’analisi, che approdano a due esiti apparentemente contrastanti. Infatti, se Carlos non è portatore di alcuna ideologia definita, e le sue posizioni sono da riferirsi al senso comune, in merito alla sua figura nel testo si è però constatato anche un preciso riferimento, nei simboli del taccuino e dell ’ intervista orale, alla conoscenza intellettuale, come gnoseologia della parola ( parlata e scritta ) contrapposta alla conoscenza sciamanica, fondata principalmente sull’azione e sul ‘potere’ . Si sono volute vedere prove di questo ulteriore confronto nelle affermazioni sibilline di don Juan a proposito delle piante, nel tratto grottesco che accompagna l’entrata in scena del taccuino, nella discussione ‘metereologica’ tra i due personaggi etc. In realtà in questo caso la distinzione tra Castaneda e don Juan è più sottile di quanto possa sembrare : infatti don Juan non rifiuta in via di principio la parola parlata ( e come si è visto non rifiuta DSULRUL neanche quella scritta, visto che consente a Carlos di prendere appunti, mentre gli nega il permesso di fare fotografie o registrazioni su nastro ) , ma ne fa un uso per così dire strumentale, in vista della vera conoscenza ( quella sciamanica ) che è azione : alla prova dei fatti il taccuino ( = la conoscenza intellettuale ) diventa d’ingombro. Invece Carlos vede nella parola il fine in sé, crede di poter cogliere la verità esclusivamente attraverso il processo del pensiero e della dialettica ( delle domande, delle riflessioni, dei paragoni etc. ). In maniera ironica, l’autore implicito rivela la motivazione sottostante al costante bisogno di razionalizzare del protagonista : il prendere appunti viene investito di una funzione difensiva, cioè la conoscenza intellettuale viene ridotta ad un mezzo per ridimensionare e gestire l’alterità dell’ignoto e dello sconosciuto; il voler inquadrare a tutti i costi la realtà in uno schema logico o perlomeno ragionevole è principalmente un modo per calmare l’ansia .
Se si assum e che anche qu esta disp osizione cognitiva rientra nella sfera d el senso comu ne , ci si accorge che il vero confronto avv iene tra qu est’u ltim o ed il sistema della stregoneria. Qui allora si seguirà la seconda strada, suggerita dal testo stesso quando, instaurando un confronto tra i due codici, definisce il senso comune per opposizione e differenza .
Si perdonerà lo stile più discorsivo di questa parte dell’argomentazione. Innan zitut to, qu ale lettore
( fatta eccezione per la fam osa eccezione ) non
considera impor tante la prop ria storia personale ? Per don Juan al contrario questo è uno dei primi passi che un uomo deve compiere per istradarsi sul camm ino di ciò che lui chiam a il p otere. A seguire ( vale l’inciso per tu tte le successive dom and e ) qua le lettore non considera la mor te un argom ento tetro? Mentre per d on Jua n essa deve essere un a presenza costante nella vita
160
di un uomo, la sola che saprà dare ai suoi atti la dovuta pregnanza e la necessaria intensità. Quale lettore è solito chiedere ed ottenere informazioni dalle piante parlandovi apertamente ? Quale lettore è solito considerare i prop ri sogni più reali del prop rio stato di veglia? Per don Juan il sogno viene trasformato dall’intenzione del guerriero in VRJQDUH , un campo di azione uguale se non superiore in fatto di possibilità pragmatiche a quello diu rno. Quale lettore considera il vento dotato di coscienza e volontà? Quale lettore, più in gener ale ( e qui ci si fermer à per non ap pesa ntire il d iscorso, ma si potrebbe and are avanti ancora ) , non è solito considerare la realtà come u n insieme di oggetti dotati di una loro concretezza fisica piuttosto che come il prodotto di una descrizione percettiva sottoposta ad una virtualità e ad un a plasticità infinite ? In altri termini, volendo formalizzare la riflessione, ciascun elemento introdotto nella narrazione per mezzo del personaggio di don Juan trova un suo corrispettivo uguale ( dal punto di vista tematico ) e contrario ( per quanto riguarda l’attitudine, la disposizione ) in uno di quegli ‘atteggiamenti naturali’ che rappresentano l’ossatura della vita quotidiana e che a grandi linee non 195 vengono mai messi in discussione dagli orientamenti particolari, di cui sono anzi il comune fondamento. In questo senso JtI si rivela un testo peculiare, che meriterebbe una particolare attenzione anche a livello letterario perché, pur non essendo il risultato di una ricerca formale, conduce una propria 196 corrosiva battaglia contro la citazione volgare e la parola anonima .
“Quando gli individui sono costretti a mettere in dubbio la natura data per scontata dei significati convenzionali, si turbano : intuitivamente si rendono conto che se si inizia a riconoscere l’arbitrarietà delle cose, non ci si ferma p iù. Tutto si sgretola se rifiutiamo di accettare le interpretazioni convenzionali. La realtà sociale è inconsistente. Paradossalmente, la sua forza discende principalmente dalla sua inconsistenza. Le persone sono fondamentalmente conservatrici, non in senso politico ma in senso cognitivo, perché intuiscono che il mondo sociale è un insieme di costruzioni arbitrarie edificate su un abisso. Queste costruzioni restano in piedi perché non le mettiamo in discussione e ci rifiutiamo di farlo per paura che l’intero edificio crolli.” Randall Collins, )RXU6RFLRORJLFDO7UDGLWLRQV, Oxford University Press, 1985; 4XDWWUR WUDGL]LRQLVRFLRORJLFKH, Zan ichelli Editor e, Bologna, 1996, p. 199 195
´2JQLWHVWRLQIDWWLROWUHFKHDXQDVHULHGLFRQYHQ]LRQLOHWWHUDULHULPDQGDDXQDYLVLRQHGHOPRQGRFKH UDSSUHVHQWD LO YHULVLPLOH GL XQD VRFLHWjOD VXDRSLQLRQHFRUUHQWH H LO VXRVLVWHPD GL YDORUL FRQGHQVDWL QHOOH PDVVLPH GL XQ·LGHRORJLD LPSOLFLWD (· XQ FXPXOR GL VFLRFFKH]]H FXFLWH LQVLHPH GDOOD IRU]D GHOOD FLWD]LRQHYROJDUHGDOODULSHWL]LRQHHVWHQXDQWHGLXQDSDURODDQRQLPDµ)%HUWRQLRSFLWS
161
FRQGL]LRQH
La seconda delle condizioni di verifica prevedeva una forte identificazione tra le figure che all’interno della narrazione si fanno carico delle medesime idee, valori, discorsi sulla realtà del lettore, e quest’ultimo. La possibilità di identificazioni importanti all’interno dei testi letterari non è affatto una possibilità remota, come ricorda anche Picard:
L’édification d u M oi n’est jam ais achevée u ne fois pou r tou tes : si le jeu est u ne fon ctio n d u Mo i et le Mo i u n lieu d ’iden tification s successives, il est logique d ’accep ter l’hyp othése d ’ “iden tifications” intervenant da ns le jeu d e la lectur e selon les mod alités comp arables à celle de l’existence rée lle.197
Per comp letezza va detto, però, che per Picard du rata che difficilmen te oltrepassa
l’identificazione ha una
l’evento della lettur a, e
non avviene
direttam ente con i p ersonaggi, ma attraverso d i essi con le situazioni : « Poussons donc un peu plus loin l’idée selon la quelle on s’identifie non à des personnages, VLPSOHVS{OHVUHODWLRQQHOV, mais à des situations, ou même à des schèma s, à des structures. »198 Ciò nonostante Picard deve riconoscere, evocand o u n or izzonte pr opriam ente interazionista-simbolico, che:
( … ) l’objection opposant des personnes réelles à de simplex signifiants, elle perd de sa force si l’on s’avise qu’il s’agit en fait de représentations, d’ LPDJHV ,
197 198
M. Picard , /DOHFWXUHFRPPHMHX op. cit., p. 93 idem, p . 95
162
plu s ou moins lacuna ires, part ielles, « interprétées », dan s les deu x cas, dan s la vie comm e dan s les romans ou les films. 199
Ora, tornan d o al testo, si è detto che il pr otagon ista cond ivide con il lettore, in contrasto con il personaggio di don Juan, un codice di senso comune (1° elem ento d i id entificazione ), e quin di tu tto ciò che ne consegu e : resistenze dav anti a ciò che è diverso, d ubbi
ed
incomp rensioni, pau re,
sorpresa
generata d allo spiazza m ento d elle aspettative etc. Si è visto che il pa rticolare imp ianto d ella nar razione
condu ce
il lettore
ad
un ’iden tificazione
‘d ifensiva’ che ha lo scop o d i proteggerlo e rassicur arlo da lle caratteristiche anomale del mondo di don Juan, portandolo a rifugiarsi nel comportamento più familiare d el protag onista ( 2° elem ento ) . Inoltre il genere del resoconto au tobiografico, non lasciand osi assegnare al genere fantastico e reclam and o per sé un alto grado di referenzialità, adesione 200, perché si ap p ella
suscita un m aggior grado di
all’ au tenticità dei fatti realmen te accadu ti per
legittim are il p rop rio discorso. ( 3° ) . An cora, lo stile d iscorsivo ( d iscorso riferito o diretto e discorso indiretto libero ) è quello che crea meno distanza in assoluto t ra sé ed il lettore ( 4° ). Di norm a in u na n arraz ione ci si iden tifica con il punto di vista del soggetto principale dell’azione, che in questo caso è anche voce narra nte ( si è visto che la na rrazione p one enfasi sulla percezione visiva come concretizzazion e dell’assu nzione d i un o specifico p un to di vista su lla realtà ) ( 5°). Infine nell’an alisi d elle stra tegie retor iche è stata rilevata l’imp ortan za dei d ialoghi in quan to accesso p rivilegiato , attrav erso la figu ra
idem, p . 92 “The reading of fiction in terms of mimetic illusion is an elementary form of reception that has a relative right of its own. Depending on the vividness of the illusion, the reader may be compelled to identify with fictional roles.” Karlheinz Stierle, The Reading of Fictional Texts, in S. R. Suleiman, I. Crosman, 7KH5HDGHULQ WKH7H[W , op. cit., p. 84 199 200
163
pa rtecipan te
d ell’interlocutore,
alla conversaz ione
ed allo scambio
dell’informazione intratestuale ( 6° ). Si può aggiungere una considerazione sul gradiente di emotività della narr azione. Si è visto che il protagon ista va incontro ad u n alternarsi di forti stati emotivi ( ansia, pau ra, euforia, meraviglia etc. ) spesso precedu ti da un clima di acu ta tensione ed asp ettativa . Ora , per
Stierle ( che in qu esto caso
si riferisce a testi che p resenta no u na r ealtà stereotipa ) :
the emotional tension of the text takes the reader ou tside the text itself and p uts him into an illusory state of expectations and fulfilments. The expectations resulting from still unfulfilled illusions are conditioned by hope and fear, emotions tha t one could call the vectors of the illusory tension.201
Cosa accade al lettore di JtI, che si trova di fronte ad una realtà non stereotipa ? Molto pr obabilmen te, come si è d etto,
egli sarà indotto a
rafforzare la sua adesione al personaggio che più sente vicino, che più facilmente pu ò rassicur arlo attrav erso una facile iden tificazione, che reagisce all’inaspettato ed all’ignoto con gli stessi comportamenti che avrebbe messo in opera il lettore se fosse stato posto in una simile situazione
202.
Quindi le
grandi emozioni evocate durante la narrazione possono a ragione essere inclu se in qu esto elenco . ( 7° elemento d i id entificazione ) Tutte queste caratteristiche, che singolarmente sono validi indizi di una tendenza del testo a promuovere dinamiche di identificazione, presi nel loro insieme sembrano verificare ad un grado accettabile la seconda condizione dell’ipotesi. Idem, p. 86. Anche Chatman, commentando Toma HYVNLMULFRQRVFHFKH´GDOPRPHQWRFKHODQDUrativa ricorre alle emozioni e al sentimen to mo rale, essa richiede al pu bblico d i condividere interessi e antagonismi dei p ersonaggi. Di qui n asce la situazione d ella storia con le sue tensioni, i suoi conflitti e le sue soluzioni.” S. Chatman, op. cit., p. 115 202 “This system of affirmations gives a clear orientation to the reader, filling all the gaps for him while he transforms fiction into illusion ( the illusion of the “real” ). This type of quasi-pragmatic reading tend s to dissolve the distinct contours of the text into an illusory continuu m.” Stierle, op. cit., p. 86 201
164
-DXVV KD SURSRVWR XQD WLSRORJLD GHL PHFFDQLVPL LGHQWLILFDWLYL FKH FRVu YLHQH ULDVVXQWDHFRPPHQWDWDGD%HUWRQL
E’ rilevante , in questa equazione tra esp erienza estetica e azione comu nicativa, la riflessione che Jauss dedica alle identificazioni primarie dell’atto di lettura: l’ammirazione, la commozione, il riso, il pianto: reazioni emotive ( … ) che trovano nel processo di identificazione con l’eroe la loro manifestazione più appariscente. Nel modello di interazione del lettore con l’eroe letterario, lo schema di Jauss riflette – sul fronte delle modalità di ricezione cinque fasi elaborate per le forme predicative da Northrop Frye. /·LGHQWLILFD]LRQHDVVRFLDWLYD equivale all’assunzione ludica di un ruolo nel mondo immaginario , oltre ogni barriera convenzionale tra attori e spettatori ( sacre rappresentazioni, OLYLQJ
WKHDWUH ); O·LGHQWLILFD]LRQH DPPLUDWLYD è l’atteggiamento estetico che si prova rispetto alla perfezione di un modello ( eroi, santi ), mentre O·LGHQWLILFD]LRQH
VLPSDWHWLFD porta ad immedesimarsi in un eroe imperfetto; con il distacco dai coinvolgimenti della vita quotidiana, si realizza un’aristotelica liberazione dell’animo
mediante
O·LGHQWLILFD]LRQH
FDWDUWLFD,
infine
,
sul
piano
dell’LGHQWLILFD]LRQHLURQLFD, l’attesa emotiva d el lettore viene app ena stimolata p er essere subito frustrata da una negazione , che trasforma l’illusione in una riflessione autocosciente. Come eccesso di distanza, questo ritorno ironico alla riflessione non fa che rilevare lo sbilanciamento di un tipico “equilibrio instabile”. Nell’alternanza d ei su oi attegg iamen ti il lettore ( o lo sp ettat ore ) oscilla infatti tra l’esp erienza estetica primaria e la riflessione estetica secondaria, tra la comprensione e l’interpretazione, in un va-e-vieni che attraversa il rapporto sottile e problematico tra la finzione e la realtà. Il pregio indiscusso dell’esperienza estetica , il fascino che ne fa un as petto essenziale della vita um ana, è allora di dischiudere nella funzione comunicativa del fittivo l’orizzonte di un mondo mai visto. Come nei giochi, la distanza dal ruolo trasporta il lettore in un’atmosfera di lontananza sospesa, oltre le miserie delle sue esperienze quotidiane, non per affossarlo in una regressione consolatoria ma per fondare
165
nella sua lettura il piacere inaudito di una liberazione. Poter essere un altro e godere n ello ello stesso temp o del p roprio Sé Sé : la la lettura p uò essere anche qu esto.
203
Volendo utilizzare questo schema tipologi co, l’ide l’ide nt ificazion ificazion e d el lettor e con la figur figur a di Carlos all’intern all’intern o di JtI JtI sarà d efinita efinita di tipo sim sim pa tetico, tetico, e qu esto cond cond uce d irettamente alla terza delle cond cond izioni izioni d i verific verifica. a.
FRQGL]LRQH
La terza condizione stabiliva che, se il vincolo tra il lettore e la figura con cui quest’ultimo si identifica fosse stato abbastanza forte ( seconda condizione ), il testo tes to avrebbe potuto generare una crisi nelle certezze del lettore a patto che le medesime certezze fossero state incarnate sul piano della narrazione narrazione da una figura ( quella d’identificazione ) che sperimenta un qualche tipo di crisi. Inoltre la terza condizione richiedeva che l’oggetto del conflitto generatore di questa crisi dovessero essere quei contenuti che rientrano tra i temi di base della socializzazione ( principio di realtà, rapporto con l’alterità, procedure di adeguato comportamento etc. ).
Com e è emer so d all’an all’an alisi d el testo, il VHOI nel corso corso della della narrazione, 203
del protagonista va incontro,
ad un a vera e prop ria scis scissio sione, ne, tanto da
F. Berton i, op. cit., cit., pp . 101 101 –102,
204
Ci si sta ovviamente riferendo al VHOI così come è stato descritto e concepito prima da G.H. Mead e successivamente successivamente dagli interazionisti interazionisti simbolici ( si scuserà la lunghezza delle delle seguenti citazioni, citazioni, necessarie perché riassuntive riassuntive di alcuni aspetti del concetto particolarmente VHQVLELOL alla riflessione in corso ) : “Si può dire che che l’acquisizione l’acquisizione dell’identità personale si esprime nella capacità di rispondere alla domanda domanda : chi sono? Le risposte a questa domanda domanda variano nel tempo e infatti il processo di socializzazione può essere visto come una successione successione di fasi nelle quali il soggetto sviluppa un’identità un’identità sempre più articolata e complessa. La prima fase di questo processo corrisponde corrisponde all’acquisizione all’acquisizione della capacità di riconoscere l’esistenza di un mondo esterno, esterno, di delimitare i confini, sia pure in modo grossolano grossolano ma ma comunque comunque efficace, tra ciò che sta dentro di sé e ci ò che sta fuori di sé. ( … ) La formazione dell’identità personale, pertanto, corre parallela alla scoperta e all’elaborazione cognitiva cognitiva del mondo i cui confini si allargano per cerchi successivi ( … ) e che appare sempre più elaborato e complesso. complesso. ( … ) Questo processo, però, non si svolge in modo lineare e cumulativo e ad ogni svolta l’individuo deve ridefinire la propria identità in relazione alla ristrutturazione della mappa cognitiva cognitiva del mondo esterno. ( … ) In ognuno ognuno di questi momenti , il soggetto è posto di fronte alla necessità di ‘socializzarsi’ alla nuova situazione, di definirla e strutturarla sia dal punto di vista cognitivo, sia dal punto di vista emotivo; in altre parole, è necessario che l’individuo cambi e nello stesso tempo mantenga stabile la propria identità. Si tratta sempre di momenti di inevitabile crisi dell’identità personale che comportano sempre difficoltà, pericoli di regressione e richiedono un investimento notevole di energia, sia da parte del soggetto stesso, sia da parte delle agenzie di socializzazione.” A. Bagnasco, M. Barbagli, A. Cavalli, &RUVR &RUVR GL Bologna, 1997, pp. 156 - 157 VRFLRORJLD , Il Mulino, Bologna,
166
d iventare a livello livello attan ziale
il luogo d el confronto
tra
Soggetto ed
Antisoggetto, confronto confronto che pren d e la forma di un conflitto. conflitto. La crisi crisi si genera com com e conseguen za della della richiesta richiesta d i ad esione, d a p arte dell’aiutante, ad un cambiamento personale . Da u na pa rte c’è c’è ciò che che si è d efinito efinito ‘il ‘il vecchio vecchio sé ’ , opera tore d i resistenza e frustratore del cambiamento, quind i vero e pr oprio agente-antagonista,
le
cui attitudini e cred cred enze subisco subiscono no però un assedio continu continu ato ed effi efficac cacee da pa rte dell’aiutante dell’aiutante 205 ;
d all’altra all’altra c’è c’è qu ell’ insosp ettata riserva d i risorse
interiori interiori che Castaneda ignora e che don Juan Juan m aieuticamen aieuticamen te provv ede a far emer gere, a tirar tirar e fuori d alle rovine del Soggetto . Gli ostacoli che il il p rotag onista dev e sup erar e sono sono la d escrizione d i realtà, la la precedente identità ind ind ividu ividu ale e la la pau ra dell’ignoto dell’ignoto di cui è portatore il il vecchio vecchio sé, mentr e par allel allelam am ente avviene la rivelazione rivelazione d i un ‘nu ovo sé’ attraverso un grad uale e comp comp licato licato
camm ino di
abband ono d elle elle
precedenti certezze, tutte p er la m aggior pa rte ricond ricond ucibili ucibili al codice codice di senso comu comu ne che si è detto condiviso anche da l lettore. lettore. Questo cammino potrebbe “Il sé sociale è un punto di vista. Non possiamo mai vedere il nostro corpo interamente, neppure allo specchio. In questo caso l’individuo sperimenta se stesso non mediante l’osservazione l’osservazione diretta, ma solo in modo indiretto, attraverso il punto di vista degli altri. (… ) Questo sé, che può essere oggetto di fronte a se stesso, scaturisce soltanto dall’esperienza sociale. E’ solo dopo che l’individuo ha acquisito questo punto di vista sociale che può ritirarsi in solitudine e sviluppare i propri pensieri, non prima. Il pensiero è una forma di conversazione che un individuo fa con il proprio sé. Ma anche la conversazione con gli altri presenta la caratteristica di riferirsi al sé. Riusciamo a pensare quali parole siamo sul punto di dire perché assumiamo il punto di vista dell’altro e perché valutiamo la reazione dell’altro dell’altro rispetto a ciò che che abbiamo detto fino a quel m omento. La stessa cosa vale per q uella conversazione interiorizzata che è il il pensiero: dobbiamo bad are continuam ente al nostro sé come come voce interiore assumend o il punto di vista dell’ascoltatore interiore, in modo da riuscire a dirigere il fluire delle parti seguenti dei nostri pensieri. ( … ) Dato che abbiamo rapporti diversi con individui diversi e che rappresentiamo qualcosa agli occhi di una persona e qualcosa di d iverso agli occhi occhi di un’altra, esistono sé sé diversi a second second a dei diversi tipi tipi di rap port i sociali, sociali, mentre certe par ti del sé esistono solo soggettivamen te in relazione all’individ all’individ uo stesso.” Randall Collins, )RXU6RFLRORJLFDO7UDGLWLRQV, op . cit., p. 187 205 Don Juan pu ò perm ettersi di osservare osservare con spirito critico critico la la fallaci fallacità tà della vita quo tidiana perché ne è sostanzialmente estraneo, non vi partecipa, caratteristica caratteristica che rientra appieno nei tratti picareschi picareschi del personaggio : “In queste manifestazioni non ufficiali si evidenziano le figure del IXUIDQWH, del EXIIRQH e dello VFLRFFR, che hanno la stessa peculiarità di essere estranei al mondo, di poter ridere di tutto ( … ), smascherand o le false false convenzioni convenzioni d ella ella vita.” A. Marchese, Marchese, op. cit., cit., p. 74 . La La forza radicale a cui cui attinge don Juan Juan non è però riducibile riducibile in ultima istanza istanza ad un modello precostituito precostituito,, perché promana da una visione del mond o completamente estranea alla trad izione letteraria europ ea.
167
essere inteso, per il fatto d i coinvolgere coinvolgere al livell livello o più profondo tutti i campi d’esperienza d’esperienza del soggetto, come un a morte simboli simbolica ca ed una contem contem poran ea rinascita alla nuova vita del guerriero . Morti e rinascite simboliche rap presentan o la cap acità acità di un testo letterario letterario
di
influenz influenz are
la
sperimentaz ione di e l’ad l’ad esione esione a nu ovi pu nti di vista vista :
When w e seek seek to analyze the dynam ic fun ction ction of imagery ( as it it affects role-taking ), we must watch for changes in role, for aban d onm ents of the old self in symbolic d eath s, rebirth s, ( … ). (…)
There are various d egrees of sym bolic rebirth. A total rebirth w ould require a change of substance, for no rebirth is complete until the old self has been destroyed and a new self created. The higer the social social value value of the grou p into w hich hich the new enters, the greater the value of th e rebirth of the self. self.
206
Il tema del cambiamento percorre in maniera trasversale differenti differenti ambiti del discorso narrativo narrativo e lo si ritrova a vari vari livelli d’analisi d’analisi : come ingranaggio delle trasformazioni strutturali ; implicato nella morte, nell’adozione di esplicite direttive di comportamento, etc. Sembra seguire un andamento cumulativo cumulativo fino ad un punto critico, superato il quale sopraggiunge come repentina metànoia che investe al livello più profondo l’identità ed il rapporto rapporto con il mondo mondo ( episodio delle ‘linee del mondo’ ), senza per questo approdare approdare ad alcunchè di compiuto.
La crisi crisi d el pr otagon ista si m anifesta anche a livello livello d i pr ogetti narr ativi : Castaneda fallisce nel suo intento di raccogliere informazioni etnobotaniche per la sua ricerca ricerca ; il comp ito assegnatoli da don Juan d i ferm ferm are il il m ond o lo lo trova completamente impreparato e lo mette in una condizione di disagio ; tale comp ito lo p orta ad
un a lotta interiore con se stesso 207, lotta che
H . D. Du ncan, op . cit., cit., pp . 91 91 - 92 Il processo di miglioramento preved e l’ eliminazione - attraverso un m isto di ostilità ostilità e negoziazione negoziazione – dell’antagonista dell’antagonista ( il vecchio vecchio sé ), grazie all’ all’acquisizione acquisizione di un o mod o complessivo di stare al mon do fornito dall’aiutante magico; tale processo, avvenendo principalmente nello spazio intimo di un soggetto, non può 206 207
168
non ostant e gli gli sforzi d el suo benefattore non lo vede vincitore vincitore che per brevi attimi ( tanto che che Carlos Carlos
si ritrova per gran parte della della narrazione in una
sorta di terra di nessuno, dove le precedenti certezze non valgono più a tu telarlo
e le le nuov e acqu acqu isizioni isizioni sono an cora di là d a venire ) . Più in in
generale la crisi si genera nell’ambito dell’ orientamento complessivo della narr azione, chiaramente
contrar contrar io all’ all’orientamento del pr otagonista ( o
m eglio, d el suo vecchio sé ) . Anche risalend risalend o ad un livell livello o per così così dire più sup erfic erficiale iale del racconto, racconto, i tratti che che contrad distinguono il comp comp ortam ento del persona ggio delineano delineano la sua condizione di difficoltà: involontarietà, incoscienza, intransitività, incertezza, passività, caratteristiche che risaltano al diapason per via dell’accostamento all’agire di don Juan, sempre marcato da intenzionalità, consap consap evolezza, evolezza, tran sitivi sitività tà e ferm ferm ezza d i spirito. La crisi d el pr otagon ista tra scina scina con sé inevitabilmen te an che l’assiologi l’assiologiaa di cui egli egli è p ortatore, anzi ribaltando i termini essa non è che la ma nifestazione nifestazione epiderm ica ica d ell’ ell’ineffi inefficac cacia ia di tu tto un mod o d i pensare il mond o e d i agire in in esso per come viene viene considerata considerata d alla alla narra zione . Dall’an Dall’an alisi tem atica d el testo giun gono conferm conferm e
all’enfasi all’enfasi post a sulla
dimensione dimensione d el VHOIcome luogo di contraddizione e di conflitto interiore. Si è visto come il VHOI sia un WRSRV della narrazione, il punto di convergenza di differenti livelli ( quello strutturale legato ai processi narrativi, quello ideologico legato allo scontro tra
d iverse visioni d el mo nd o, qu ello ello
fenomen ologico ologico del camb iamen to etc. ). Altro mod o di leggere leggere la la crisi crisi di certezze certezze che che vive il protagon ista ista è anda re a rilevare rilevare le difese difese che che il suo suo sé pr odu ce per schivare, schivare, parare o ridimen sionare sionare la portata degli spietati spietati attacchi attacchi cui è sottoposto. Un esemp io di questo tipo tipo che prendere le forme di una crisi crisi dei JXDUGDUHDOPRQGR . possibilità possibilità d i JXDUGDUHDOPRQGR
valori di quest’ultimo
e di un agone
interiore
tra differenti
169
d i m anov re
sono le razionalizzazioni delle esperienze percettive non -
ordinarie :
“Why d o you call it it a m istake?” istake?” he asked . “Obviously the bu s his not there,” I said said .
“But “B ut you saw it, did n’t n’t you?” “I thought I did.” “What d o you see in in the p lace lace now?” “Nothing.” There was absolutely no vegetation on the spot where I thought I had seen the plant. I attempted to explain what I had seen as a visual distortion, a sort of mirage. I had really really been exhausted , and because of my exhaustion I may have easily believed I was seeing something that I expected to be there but which wa s not t here a t all. ( p . 145 145 )
Strettamente collegati sono, da questo punto di vista, VHOI e d escrizione escrizione d i realtà di cui questo VHOI è por tatore, come ricorda no P. Berger Berger e T. Luckma n :
In effetti l’identità viene oggettivamente definita come collocazione in un certo mondo e può essere fatta propria soggettivamente solo LQVLHPH a quel mondo. (…) L’appropriazione soggettiva dell’identità e l’appropriazione soggettiva del mondo sociale sono semplicemente due diversi aspetti dello VWHVVR processo di interiorizzazione, interiorizzazione, med iato da lle lle VWHVVH persone per me imp ortanti. ortanti.
208
208
P. L. Berger, Berger, T. Luckm ann , 7KH6RFLDO&RQVWUXFWLRQRI5HDOLW\, op. cit., cit., pp . 183 – 184 .
170
Ora si è visto che anche per d on Jua n i du e termini della relazione ( realtàsua rappresentazione da parte di un determinato soggetto ) si rimandano l’uno all’altro e sono in un inestricabile nesso reciproco ( si veda l’episodio d ella lezione nel ristorante d i fron tiera ). Per don Juan
l’insieme d i spiegazioni che il soggetto si dà del mond o e le
credenze che ha su di esso costruiscono sia il mondo in cui il soggetto vive che il soggetto stesso. Per cu i la crisi d el soggetto com por ta inevitab ilmente il collasso della realtà che lo circond a ( VWRSSLQJWKHZRUOG ) e lo stesso accad e se si inverte l’ordine di causazione e ad entrare in crisi è per prima la d escrizione d ella realtà ( in questi casi Carlos è pr eda d ella confusione e dello sma rrim ento ). Si pu ò dire che in JtI il percorso viene comp iuto in entr am be le direzioni. Don Jua n, indicando la natu ra consensuale della descrizione di realtà di senso comune, ne rimette in discussione la legittimità ( “Why should the w orld be only as you think it is? Who gave you th e auth ority to say so?” ) . La sua domanda apre una riflessione epistemologica ( di cui Carlos è la controp arte d ialettica ) all’interno d ella na rrazione p erché chiama in causa i fondam enti taciti e convenzionali
del modo socialmen te convalidato di
vedere il mon do. La posizione di don Juan ricorda davvero quella di un interazionista simbolico : “ You have only seen the acts of people. Your experiences are limited to w hat people have done to you or to others.”
D’altro canto,
l’acquisizione d i un a n uova descrizione d ella r ealtà per le concezioni d i don Juan non rap presenta solo
un fatto simbolico, semantico o cognitivo, ma
corrispon de invece all’entra ta WRXWFRXUW in un a nu ova realtà. Qui, volend o continu are il par agone, la spiegazione della stregoneria si distanzia
da
qu ella dell’intera zionismo simb olico, che invece cala i suoi ind ividu i in un 171
cosmo la cui
fisicità new tonian a
è attribu ita alle cose e non ad un a teoria
scientifica tra le altre 209 .
Viceversa, il cosmo costruito dal test o ( e si ricorda che il testo reclama a sé un indice di referenza completa nei confronti del mondo esterno ) è una realtà che si è definita proteiforme, mutevole, multidimensionale. Il principio di realtà salta in aria, e gli oggetti possono essere contemporaneamente due cose ( il ramo secco che diventa un animale ) , entrare ed uscire dai sogni a piacere ( la macchina di Carlitos ), contenere mondi nei mondi ( il paesaggio lunare su cui Carlos sente di atterrare contemplando l’ombra di un ciottolo ) e via di seguito. Alla descrizione di realtà della stregoneria si accompagna un senso di euforica meraviglia e di timore reverenziale per il senso di imponenza e di grandiosità che genera il mondo; al rispetto, la realtà del senso comune è qualcosa di umano, troppo umano. Parallelamente alla realtà, il senso d’identità subisce una sorta di diluizione, o se si vuole di ‘alleggerimento’ che espande i confini del soggetto dilatandoli molto oltre quelli del singolo individuo, lasciando intuire un’ esperienza di comunione con il cosmo circostante :
“That is the little secret I am going to give you today,” he said in a low voice. “Nobody knows my personal history. Nobody knows who I am or what I do. Not even I.” ( … ) “How can I know who I am, when I am all this?” he said, sweeping the sourrou nd ings w ith a gesture of his head.” ( sott. agg. )
( p. 14 )
Per raggiungere questo stato di SDQRXVLD il soggetto deve precedentemente aver diminuito le dimensioni del suo senso di importanza personale fino a stemperare lo stesso senso d’identità ( “How can I know who I am, when I am all this?” ) , il che spiega l’accanimento da parte di don Juan nei confronti del VHOI di Castaneda ed in particolare del suo ancoraggio sociale, da cui ( direbbe E. Goffman ) dipendono la rispettabilità, la dignità, la maschera ( la SHUVRQD nel suo etimo originario ) ed il dispendio di forze che servono per mantenerle in piedi . Anche per la sociologia il soggetto si riconosce come individuo ( quindi come elemento della realtà LQGLYLGXDWR cioè separato da ciò che lo circonda da precisi confini ) nella misura in cui fa proprie le immagini che di lui hanno gli altri significativi del suo gruppo di riferimento. Per la stregoneria, però, la distanza che ne deriva, il senso di autonomia e separatezza dal cosmo circostante è soltanto un’illusione. Non si intende in questa sede instaurare un confronto di tipo filosofico, che risulterebbe fuori luogo ed inopportuno, quanto riconoscere la profonda connessione esistente tra le certezze di senso comune che entrano in crisi all’interno del testo castanediano e le dimensioni costitutive
“Generalmente, la trasformazione viene soggettivamente percepita come totale; questo, però, è un po’ inesatto: dato che la realtà soggettiva non è mai totalmente socializzata, non può essere totalmente trasformata d a pr ocessi sociali. L’individu o trasformato continu erà come minimo a d avere lo stesso corpo e a vivere nello stesso universo fisico.” P. Berger, T. Lukm an, 7KH6RFLDO&RQVWUXFWLRQRI5HDOLW\ p. 214. 209
172
del processo di socializzazione, perché interamente su questa connessione ruota lo scontro tra vecchio e nuovo sé ed il coinvolgimento LPSRUWDQWH ( dal punto di vista sociologico ) del lettore .
Possiamo d ire che tu tti gli altri tem i rilevan rilevan ti d al pu nto d i vista d ei pr ocessi ocessi di
socializza socializza zion e, che p u re
son o stat i censiti in JtI,
son o collegati collegati in
man iera iera d iretta iretta o indiretta a qu esto processo processo d i erosione erosione . Per esemp io, il continu o confronto con con la m orte, che per la sua posizione nel racconto è stata definita ‘ospite necessario’ necessario’,, ha come risultato la diluizion e delle linee linee divisorie divisorie tra ciò ciò che è um ano e ciò ciò che non lo è, stemp erand o questi confi confini ni allo allo zero
generati da lla lla cultura
l’ antrop ocentrismo ocentrismo
per ridu rre ad un grad o pr ossimo ossimo
d el 'DVHLQ d el protagon ista ista
che così pu ò
trovarsi affratellato in una primordiale comunione con le altre specie ( per esemp io nell’episod nell’episod io d el d ialogo con il FR\RWH). Se l’alterità l’alterità è necessaria all’iden all’iden tità, in in qu ant o la definisce definisce per contr asto, e se uno dei cardini della socializzazione è l’introiezione del confine simbolico culturalmente determ inato
che distingue l’ l’uom o dagli altri viventi e gli gli
assegna un posto ed un valore speciale speciale nell’ nell’ordine ‘natu rale’ del mon do, allora la la morte, essend essend o l’esper l’esper ienza più
rad icale icale cui l’uo l’uo mo va incontr incontr o
nella nella sua vita, viene evocata evocata così intensamente d alla alla nar razione allo allo scopo scopo d i annichilire tutti gli altri tipi di differenza e differire il confine stabilito tra uom o, piante, animali, animali, montagn e,etc e,etc : da vanti alla morte gli uni non sono n é più né m eno imp ortanti d egli altri, altri, sono finalmen finalmen te sullo stesso stesso piano210. Questa ri-negoziazione dell’identità fondamentale, quella tra simili, ha pa rticolare rticolare spa zio in JtI per ché
d irige
l’attacco l’attacco d irettam ente
al nocciolo nocciolo
an trop ocentrico d ella descrizione della realtà del senso comu ne, all’intern all’intern o della quale all’uomo viene assegnato un posto a sé. Non è un caso se il catalizzatore della rivoluzione interiore che prelude all’esperienza estatica di
Si è già constatato analizzando i temi dell’alterità in JtI come tali linee di demarcazione vengano ripetu tamente manip olate, e si si è riconosci riconosciuto uto in questo procedimento un tratto caratteristico caratteristico dello sciamanismo. Cfr. M. Eliade, /HFKDPDQLVPHHWOHVWHFKQLTXHVDUFKDLTXHVGHO·H[WDVH op. cit. 210
173
Carlos è rapp resentato resentato d a un o scarabeo scarabeo coprofago coprofago ( si si veda il brano d elle elle pp. 249 249 – 250 250 ripor tato nel 3° capitolo ). Una rifl riflessi essione one che in qu esta sede ap pr ofondim ento
non potrà che essere breve ( p er un
si rima nd a al cap itolo 5° )
va comp iuta
sull’ alterità
culturale. Il confronto che si instaura tra i due personaggi della storia non si svilup pa su ll’asse ll’asse dell’opp dell’opp osizione ind ind iano/ occident occident ale, come ci ci si pot rebbe aspett are d a un resoconto etnogra fico fico qu ale in fond o è JtI , m a su quello della distinzione distinzione stregone/ stregone/ uom o comu comu ne. Don Don Juan Juan non viene presentato con con una qualche tipicità culturale propria degli indios
am ericano ericano d ’ad ozione
ricercatore ricercatore
della 8QLYHUVLW\RI&DOLIRUQLD. Per completezza rispetto ai requisiti richiesti dalla verifica bisogna bisogna aggiungere infine infine che l’azione, come si è visto visto durante l’analisi, l’analisi, è sistematicamente posta al centro di un’attenta valutazione; vengono passati al vaglio i suoi presupposti presupposti ed i suoi risultati; vengono vengono prescritti dei principi orientativi astratti ( il modo di vita di un guerriero ) e viene instaurato un confronto serrato tra questi ed i modelli di di vita vita e di comportamento dell’uomo della strada.
,Q FRQFOXV FRQFOXVLRQ LRQH H VL ULWLHQH ULWLHQH FKH -W, FRUULV FRUULVSRQ SRQGD GD VX VXIILFL IILFLHQWH HQWHPHQ PHQWH WH DOOD WHU]D WHU]D FRQGL] FRQGL]LRQ LRQH H VLD SHUFK SHUFKp p LOSHU LO SHUVRQ VRQDJJ DJJLR LRFKH FKH FRQGLYL FRQGLYLGH GHLO LO FRGLFH FRGLFH GHOOHWW GHO OHWWRUH RUH HIIHWWLYDPHQWH VSHULPHQWD XQD FULVL FKH VIRFLD LQ XQD FRQYHUVLRQH HVLVWHQ]LDOHVLDSHUFKpO·RJJHWWRGHOFRQIOLWWRFKHJHQHUDWDOHFULVLVRQRLO FRQVHQVRVXOODUHDOWjOHGHILQL]LRQLFKHVWUXWWXUDQRO·LGHQWLWjGHOVHOI OH OH OLQHHGLGHPDUFD]LRQHFKHSHUFRUURQRLOFRQILQHWUDQDWXUDHFXOWXUDHG HVSO HVSOLF LFLW LWH H DUJR DUJRPH PHQWD QWD]L ]LRQL RQL YROWH YROWH
D PHWWH PHWWHUH UH LQ GLVF GLVFXV XVVL VLRQ RQH H R D VX VXJJ JJHUL HULUH UH
GHWHUPL GHWHUPLQDWL QDWL RULHQWD RULHQWDPHQ PHQWL WL DOO·D]L DOO·D]LRQH RQH /H LPPDJL LPPDJLQL QL FKH VL IDQQR IDQQR FDULFR FDULFR D 174
OLYH OLYHOO OOR R OLQJ OLQJXL XLVW VWLF LFR R
GL WDOL WDOL WHPL WHPL VRQR VRQR GD FRQV FRQVLG LGHU HUDU DUVL VL D]LR D]LRQL QL LQFL LQFLSL SLHQ HQWL WL
LQIOXHQ]DWULFLQHOOHWWRUHGHOOHFRUULVSRQGHQWLDWWLWXGLQL VRSUDWWXWWRVH LOOHWWRUHKDVSHULPHQWDWRDVVLHPHDOVXRHURHLOSLRPHQRPRPHQWDQHR VFDFFRGLTXHVWHDWWLWX VFDFFRGLTXHVWHDWWLWXGLQLSUHVHFRP GLQLSUHVHFRPHXQWXWWR HXQWXWWR ODGHVFUL]LRQHGLUHDOWj LO PRGR PRGR GL YLWD YLWD
ULVS ULVSHWW HWWR R DG XQ·D XQ·DOWH OWHUQD UQDWLY WLYD D SUHV SUHVHQ HQWDW WDWD D FRPH FRPH VHUL VHULDP DPHQ HQWH WH
SRVVLELOHO·DOWHUQDWLYDGHOODVWUHJRQHULD Questi dati confermano che la struttura narrativa narrativa del testo porta il lettore ad identificarsi con un eroe con cui si può facilmente riconoscere, ma che non viene premiato dalla vicenda se non nel momento in cui abbandona il progetto e la relativa relativa assiologia di cui è portatore portatore ( e che il lettore aveva momentaneamente condiviso ) .
FRQGL]LRQH
L’ultimo punto punto da discutere riguarda riguarda un esplicito intento di manipolazione della ricezione da parte dell’autore nella direzione di favorire un processo di adozione degli orientamenti cognitivi e comportamentali ‘suggeriti’ dal testo. L’ovvia clausola di questa condizione è che effettivamente nel testo debba esserci un insieme più o meno coerente e più o meno strutturato di simili suggerimenti. In via preliminare si può dire che a questa condizione possono essere in parte riferiti riferiti tutti gli elementi fin qui presi in considerazione, in quanto disposti da un intelligenza creatrice secondo un progetto narrativo complessivo ed in esposizione di un codice alieno che finora si è chiamato 212 stregoneria ed a cui la narrazione, come si è constatato, riconosce palesemente il suo favore . Leggendo JtI si assiste infatti alla costruzione di repertori che accompagnano la narrazione ampliandosi progressivamente fino a condurre in un universo di discorso dove tutto si spiega ormai secondo le regole, i principi principi e le interpretazioni contenute nei repertori stessi.
« Mais ces signifi signifiants, ants, d’autre p art, isolés isolés ou r egroup és en séquences plus ou moins longu es et même d’ailleurs plus ou moins pertinentes au regarde du contexte, renvoient HQPrPHWHPSV le lecteur lecteur à son histoire personelle. Par le jeu jeu d es connotations et d es glissements glissements p arad igmatiques, les signifiès signifiès sont DXVVL ceux des preoccupations les plus secrétes, secrétes, le moins conscientes conscientes : cela cela est couram ment ad mis. ( … ) la lecture lecture joue joue d ans l’histoire l’histoire et da ns m on h istoire. » Picard Picard , op. cit, p. 51 211
La narrazione premia il cambiamento, rivelando così palesemente il suo orientamento generale. Essa fornisce delle istruzioni istruzioni d i lettura lettura e pro gressivamente mette il luce la la prosp ettiva dalla quale organizza il prop rio discorso. Se Se l’orientamento l’orientamento d ella ella narrazione p romu ove il pro getto di do n Juan, Juan, allora bisogna andar e a rintracciare nel suo p unt o d i vista l’orientament l’orientament o dell’autor dell’autor e implicito. 212
175
Ora si tratta di vedere in quale intelaiatura retorica ( retorico va qui inteso come ambito di di applicazione di determinate strategie persuasive, quindi in un’accezione pragmatica del termine ) vanno ad inserirsi gli elementi di tali repertori e qual’ è il fine ultimo, se di fine ultimo si potrà parlare, dell’atto dell’atto di persuasione . Basterà sistematizzare quanto già emerso in sede di analisi.
,QQD ,QQDQ]L Q]LWX WXWW WWR R LO JHQH JHQHUH UH 6L q GHWWR GHWWR FKH FKH -W, q XQ UHVR UHVRFRQ FRQWR WR DXWRE DXWRELR LRJU JUDIL DILFR FR URP URPDQ]D DQ]DWR WR HODE HODERU RUDW DWR R D SDUWL DUWLUH UH GDJO GDJOL L DSSX DSSXQW QWL L SUHV SUHVL L VX VXO O FDPS FDPSR R VL WUDW WUDWWD WD TXLQGL GL PHPR HPRULH GL HYHQWL DFFD DFFDGX GXWWL LQ
SDVVDWR DO SURW URWDJRQLVWD H
UDFFRQWDWLGDOVXRVpQHOIUDWWHPSRPDWXUDWR&RPHULFRUGD*3DJOLDQR FLWDQGR3/HMHXQH
O·DX O·DXWR WREL ELRJ RJUD UDIL ILD D FRP FRPH SHUD SHUDOW OWUR UR OH PHPR PHPRUL ULH H LO GLDU GLDULR LR OH OHWW OHWWHU HUH H SUHVHQWDODFRLQFLGHQ SUHVHQWDODFRLQFLGHQ]DIUDDXWRUHQRPHLQFRSHUWLQDHORFDWRUH ]DIUDDXWRUHQRPHLQFRSHUWLQDHORFDWRUH RQDUUDWRUHQHOWHVWRQHOVHQVRFKHLOSDWWRLPSOLFLWRFRQLOOHWWRUHq DSSXQW DSSXQWR R TXHOOR TXHOOR GL WDOH FRLQFL FRLQFLGHQ GHQ]D ]D H GHOOD GHOOD XOW XOWHULR HULRUH UH FRLQFL FRLQFLGHQ GHQ]D ]D FRQLOSHUVRQDJJLRQDUUDWR« /·DXWR /·DXWRELR ELRJUDI JUDILD LD SRL SRL VL FDUDWWH FDUDWWHUL] UL]]D ]D SHU LO UDFFRQ UDFFRQWR WR UHWURVS UHWURVSHWWL HWWLYR YR FKH OD SHUVRQ SHUVRQD D UHDOH UHDOH ID GHOOD GHOOD SURSUL SURSULD D HVLVWH HVLVWHQ]D Q]D ,PSOLF ,PSOLFLWR LWR LQ WDOH RSHUD RSHUD]L ]LRQ RQH H PD EHQ EHQ SUHV SUHVHQ HQWH WH q LO YDORU YDORUH H DWWUL DWWULEX EXLW LWR R DOOD DOOD SURS SURSUL ULD D HVSHULHQ]D
JHQHUDOPHQWH
UDSSUHVHQWDWLYD
GHOOD
SURSULD
JHQHUD JHQHUD]LR ]LRQH QH R GHO SURSUL SURSULR R JUXSS JUXSSR R VRFLDO VRFLDOH H 6WDUREL 6WDURELQVN QVNL L FRQIHUP FRQIHUPD D FRPHVLDO·LPSRUWDQ]DFXOWXUDOHGHOODSURSUL FRPHVLDO·LPSRUWDQ]DFXOWXUDOHGHOODSURSULDHVSHULHQ]DS DHVSHULHQ]DSHUVRQDOH HUVRQDOH DG DXWRUL DXWRUL]]D ]]DUH UH OD VFULWW VFULWWXUD XUD DXWREL DXWRELRJU RJUDIL DILFD FD PD HJOL HJOL ULWLHQ ULWLHQH H FKH OR VFDU VFDUWR WR WHPSR WHPSRUD UDOH OH IUD HVSH HVSHUL ULHQ HQ]D ]D H VFUL VFULWWX WWXUD UD VRWWH VRWWHQG QGD D XQR XQR VFDUW VFDUWR R G·LGHQWLWj H FKH O·LR DWWXDOH FKH VFULYH VL GLVWDFFKL GDOO·LR SUHFHGH SUHFHGHQWH QWH /D PRWLYD PRWLYD]LR ]LRQH QH GHO UDFFRQW UDFFRQWR R DXWREL DXWRELRJU RJUDILF DILFR R VDUHEE VDUHEEH H DOORUDLOFDPELDPHQWRODFRQYHUVLRQHODWUDVIRUPD]LRQHUDGLFDOH
176
/·DXWRELRJUDILDVLFROORFKHUHEEHGXQTXHIUDVFRS /·DXWRELRJUDILDVLFROORFKHUHEEHGX QTXHIUDVFRSHUWDHFRVWUX]LRQH HUWDHFRVWUX]LRQH GLVpRPHJOLRDXWRLQWHUSUHWD]LRQHGLXQDJHQHVL
/DFRLQFLGHQ]DGLDXWRUHVFULWWRUHQDUUDWRUHHSHUVRQDJJLRSURWDJRQLVWDLO YDORUH YDORUHGL GL WHVWLP WHVWLPRQL RQLDQ] DQ]D D FXOWXU FXOWXUDOH DOH O·HVS O·HVSUHV UHVVL VLRQH RQH GL XQ FDPELD FDPELDPHQ PHQWR WR LO SDVVDJJLRGDXQYHFFKLRDGXQQXRYRVp7XWWHHWUHTXHVWHFDUDWWHULVWLFKH VRQRSUHVHQWLLQ-W,HGDVVXPRQRXQSDUWLFRODUHULOLHYRVHUDSSRUWDWHDOOH DVSHWWDWLYHGHOOHWWRUH Si è visto che il discorso mimetico e quello trasposto in stile indiretto libero tendon o a ridu rre la la distanza tra il racconto racconto ed il il lettore; lettore; a questo si deve aggiu nger e lo stile d ivulgativo di JtI JtIin cu cu i non c’è c’è traccia d i ricerca ricerca poetica o stili stilisti stica, ca, di
metad iscorso iscorso sulla sulla letteratur letteratur a, di
problematizzazione del
discorso discorso letterario. letterario. Non è qu esto ciò ciò che che interessa a Castaned a. Non si tratta in qu esto caso oper are
d i un a
ma ncanz a d i sensibilità sensibilità rispetto all’ all’ eff effic icacia acia d ell’ ell’
d ella ella forma art istica istica
sug li
schemi cognitivi d el fruitore
dell’artefatto dell’artefatto letterario, letterario, qua nto più proba bilmen bilmen te d i un a sce scelta lta strategica strategica per raggiungere il ma ggior num ero possibile possibile di fasce fasce di lettori lettori e non solo una cerchia cerchia ristretta. J. Wolff cita cita un caso rap pr esentativo di qu esta strategia di comunicazione :
Il commediografo Trevor Griffiths ha introdotto il concetto di SHQHWUD]LRQH
VWUDWHJLFD per motivare il proprio uso di tecniche tradizionali, naturalistiche, nello scrivere scrivere per la televisione. televisione. Egli Egli affe afferma rma che la cosa più imp ortante p er lui è
G. Pagliano, 3URILORGLVRFLRORJLDGHOODOHWWHUDWXUD , op. cit., pp. 134-135 P. Lejeune, /·DXWRELRJUDSKLHHQ)UDQFH , Colm, Paris, 1971; ,O SDWW SDWWR R DXWRE DXWRELR LRJU JUDIL DILFR FR, Il Mu lino, Bologna , 1986 1986.. J. Starobinsk i, Le style de l’autobiograp hie, in 3RpWLTXH, 3, pp. 257- 265 ; si veda anche 0RQWDLJQHHQPRXYHPHQW 0RQWDLJQHHQ PRXYHPHQW , Gallimard, Paris, 1982 Anche M. Gu glielminetti, glielminetti, 0HPRULDHVFULWWXUD/·DXWRELRJU 0HPRULDHVFULWWXUD/·DXWRELRJUDILDGD'DQWHD&HOOLQL DILDGD'DQWHD&HOOLQL, Einaud i, Torino, 1977. 1977. 213
177
che le commed ie possano essere accessibili ad un vasto p ubblico, verso il qu ale può convogliare le proprie idee, e che al momento attuale il naturalismo, o realismo, è il modo dominante in cui la gente vede e comprende le commedie televisive.214
Si è d etto anche che la m odu larità d egli episodi e d elle pr oposizioni ricorda qu alcosa d el breviar io o della silloge. La comp resenz a dei titoli d idascalici che formano una sorta di schema di riferimento fa viceversa pensare ad un manuale che, dovendo essere disponibile ad una consultazione veloce, è rifornito di una segn aletica intern a che perm ette l’accesso facilitato a quelle informazioni che servono al momento. L’autorità testuale privilegia uno schema di orientamento sugli altri, quindi suggerisce esplicitamente una lettura ed un tip o di fru izione215. La suddivisione del testo in capitoli introdotti da titoli didascalici evoca un indice, un elenco di applicazioni operative. L’atto linguistico che i titoli compiono, così diretto e fuor di metafora, tradisce un’attitudine dell’artefatto letterario a suggerire, ad ind icare, a prop orre ap plicazioni di comp ortam ento. La form a in LQJ sta per : “come fare p er … “. Un ind ice ‘tecnico’, quale app un to quello di un m anu ale, men tre la struttur a del discorso è di tipo narrativo : il titolo del capitolo, infatti, con il suo modo assertivo
non
prelude
ad
una
dissertazione
manualistica
ma
alla
corrispondente narrazione in cui sono coinvolti don Juan e Carlos nell’accadere dell’apprendistato, narrazione che è l’H[HPSOXP che articola in forma quasi di par abola
l’argom ento tematico riassunto nello ‘VORJDQ’ del
J. Wolff, op. cit., p. 130. T. Griffiths, Trevor an d Bill: on p ut ting Politics before New s at ten, interv iew, in 7KH/HYHOOHU , n.1 215 L’indice dei capitoli ottiene come risultato di “stimolare lo sviluppo dei concetti attraverso una distribuzione strategica delle idee che si vanno sviluppando.” Questa retorica della SDUWLWLR è orientata a fornire un repertor io. Cfr. A. Plebe, 0DQXDOHGLUHWRULFD , op. cit., p . 71 214
178
testo. JtI non scad e mai nel m anu ale : Castan eda avrebb e potu to scrivere un “manuale per diventare sciamano”, ma così facendo avrebbe rinunciato al potere affabu latorio d ell’istanza narr ativa. In base alle considera zioni fin qui svolte, altre stranez ze del testo risu ltano ora più comprensibili, come l’uso enfatizzante del corsivo per i temi del repertorio, un u so che in u n n orma le romanzo sar ebbe risultato volgare, o le numerose ellissi temporali, vuoti cronologici che lasciano intendere una precisa scelta avvenuta sull’insieme delle “note sul campo” guidata d all’intenz ione d i selezionare
esclu sivam ente gli elemen ti decisivi alla
trasmissione della conoscenza ricevuta. A proposito dei dialoghi, in via preliminare si può dire che la narrazione anticipa lo scetticismo del lettore prevedendo per esso un posto prestabilito nella sua stru ttura ed inglobandolo nel suo movim ento dialettico, poiché il dialogo
ritaglia
nel
testo
uno
spazio
per
il
lettore
nella
figura
dell’interlocutore che riserva al destinatario del racconto un’apparenza di par tecipazione d iretta alla conversazione che sta avend o luogo. La ridondanza 216 dei dialoghi ha uno scopo chiaramente divulgativo. I dialoghi sono volti ad esplicitare il sistema di conoscenza della stregoneria secondo la consueta esposizione piana e lineare ( si è parlato di una sorta di
VSHOOLQJ ) .
I du e tornan o ancora ed ancora sugli stessi temi all’interno di
un a singola discussione affrontan do
di ogni formu lazione
possibili
implicazioni, eccezioni, critiche, PLVXQGHUVWDQGLQJV . L’articolazione complessa
« Esiste una ULSHWL]LRQHFUHDWLYD, che è ben diversa dal puro e semplice ripresentarsi di elementi identici, e questa rip etizione creativa incide in ma niera essenziale sul ritmo di un a composizione. » A. Plebe, op. cit., p. 70 . Per Picard la ripetizione è il mod o dell’app rend imento che accomu na la lettur a al gioco ( pp. 104 – 105 de /D OHFWXUH FRPPH MHX, op. cit. ) ; “A cet égard, la lecture littéraire diffère fortement de la lecture scientifique ou même d’information, dont la forme idéale est le décodage d’un message linéaire univoque, enchaînant, selon des principes rigoureux, les données les plus formalisées possibles : ici, la répétition est nécessaire à un e comp lexe maîtrise où s’associent à l’aveuglette la r econstitution d ’objets sym boliques, ( … ) et la codification toujours nou velle d’informations m al déterm inées en voie de symbolisation. » idem, pp . 106 – 107. 216
179
dei dialoghi e delle risposte non è sostenuta solamente da una necessità narrativa, perché l’ambito perlocutorio di ricaduta delle argomentazioni di don Juan supera i limiti della sola funzione persuasiva connessa ai processi evolutivi del racconto 217. La ridondanza va quindi relazionata con la funzione illustrativa delle sequenze : la narrazione, il cui movimento può essere
paragonato
ad
una
spirale,
ritorna
sugli
stessi
argomenti
approfondendoli e suggerendo una loro lettura come concetti chiave che il pretesto d ell’intreccio p ermette d i esporre, osservare da diverse p rospettive, scandire, enfatizzare, mettere in relazione reciproca. Le domande di Carlos hanno quindi lo scopo di permettere a don Juan di enunciare gli argomenti dell’insegnamento218 . 217
Per Plebe il senso gerarchico dei temi e delle soluzioni, la tendenza a considerare temi e soluzioni nella loro globalità, e quindi nella loro presentazione prospettica, l’aggressività polemica per cui ogni tema ed ogni soluzione sono considerati come competitivi rispetto ad altri temi e soluzioni contrap posti sono i tratti che caratterizzano uno stile retorico. A. Plebe, op. cit., p. 28 218 I dialoghi tra i du e personaggi sono caratterizzati da u n’asimm etria di fondo : uno alla fine recede, mentr e l’altro non mod ifica quasi mai le prop rie posizioni. L’asimmetria è una d imensione estremam ente significativa dell’interazione d ialogica : “ Inevitabilmente, l’a. nel dialogo rinv ia alla dimensione d el potere e alla dinamica dell’influenza sociale. Esistono a. per così dire a monte del dialogo : tali a. extradiscorsive rinviano a dimensioni sociali, quali il ruolo, lo VWDWXV, l’appartenenza di gruppo e le relazioni intra e intergruppi che generano diversità nel sistema di atteggiamenti, di credenze, opinioni e rappresentazioni, facendo sì che i partecipanti al dialogo aderiscano a prospettive separate. ( … ) chi parla ha il privilegio di esporre la propria comprensione dell’evento di comunicazione ( tanto più chi parla per primo dando l’inizio al dialogo ) e segna la dinamica del dialogo strutturando il campo rappresentazionale in modo particolarmente conforme al proprio punto di vista. ( … ) Esistono almeno quattro diverse dimensioni implicate nella d ominanz a d ell’interazione : la quantità globale del discorso ( è dominan te chi parla d i più ); il predominio semantico ( è dominante chi introduce argomenti particolari o prospettive particolari su argom enti ); il predom inio interazionale ( è dom inante ad esemp io chi effettua azioni di d irezione, cioè chi compie più azioni per cominciare il discorso e per condurlo; oppure chi compie azioni di controllo/ regolazione e di inibizione d ei contribut i dell’altro ); il predom inio in termini di azioni o “mosse” strategiche, volte alla sua instaur azione e al suo m antenimento . “ Giovanna Petrillo, Comunicazioni sociali e comunicazioni di massa nella prospettiva dialogica, in /HGLPHQVLRQLGHOODSVLFRORJLDVRFLDOH , a cura di B. Zani, La Nu ova Ita lia Scientifica, Rom a, 1995, pp . 201- 231 ( pp . 210-211 ). Sarà facile ritr ovar e le cond izioni accennate nei dialoghi d i JtI i quali tendono però ad assorbire l’asimmetria iniziale, una caratteristica che sembra propria dell’interazione pedagogica : “Se dunque ( … ) l’asimmetria è una proprietà costitutiva della comunicazione, si può tuttavia anche dire che scopo generale della comunicazione è di ridurre l’asimmetria, facendo si che si realizzino processi di influenza reciproca e che i margini della conoscenza d iventino semp re più elevati.” ( sott. agg. ), p. 212 ; “Le DVLPPHWULHGHOODFRQRVFHQ]D possono essere di diverso tipo : ad esempio, possono riguardare la responsabilità epistemica, derivante dalle disuguaglianze nei diritti di sviluppare un argomento e di sfruttare le conoscenze; oppure possono riguardare le conoscenze reciproche degli interlocutori o, ancora, l’accesso differenziato a determinati argomenti e disuguaglianze nel mantenere il controllo di prospettive particolari. Quest’ultimo è il caso più frequentemente ricorrente nelle interazioni comun icative in ambito istituzionale, ( … ) part icolarmente nelle interazioni esperto/ pr ofano. ( … ) l’acquisizione di d eterminate conoscenze da part e del p rofano, che sono p ossedute solo d all’esperto all’inizio
180
7DOLLQGLFD]LRQLGLFRPSRUWDPHQWRHGHVFUL]LRQLGHOPRQGRVRQRFRPHVL q GHWWR WDQWH GLGDVFDOLH LQ PDUJLQH DJOL DYYHQLPHQWL H GDQQR QHOOD ORUR VRPPDWRULD FRPSOHVVLYD FRPH ULVXOWDWR O·HVSRVL]LRQH RUJDQLFD GHOOH FRPSRQHQWL FRJQLWLYH H SUDJPDWLFKH GHOOD YLVLRQH GHO PRQGR GHJOL VFLDPDQL 'DTXHVWDIXQ]LRQHGLSHQGRQRO·HVVHQ]LDOLWjODFRQQRWD]LRQH JHQHULFDO·DVWUDWWH]]DFKHOHFDUDWWHUL]]DQR Non è un caso che Castaneda abbia selezionato, nel suo ultimo lavoro di silloge di citazioni – 7KH :KHHO RI 7LPH - proprio queste parti del tessuto letterario d elle
sue precedenti produ zioni, senza sentire la necessità di
dovervi apportare sostanziali modifiche: le descrizioni della cognizione sciamanica erano già là, pronte per essere trasferite ad un altro contesto, manipolate, riarticolate in un nuovo insieme di senso, perché la loro natura astratta e fondamentalmente didattica che le caratterizza poteva permettere fin d al pr incipio un simile EULFRODJH
.
3HUTXDQWRULJXDUGDTXHOORFKHVLqYROXWRGHILQLUHLOFDUDWWHUHUHIHUHQ]LDOH RVWHQVLYRGHOWHVWRELVRJQDULSHWHUHFKHLOULQIRU]RUHIHUHQ]LDOHGHOVHJQR VHGDXQODWRVXVFLWDGHOOHDVSHWWDWLYHFKHLOEDVVRJUDGRGLYHURVLPLJOLDQ]D HO·DOWDLPSUREDELOLWjGHJOLHYHQWLHGHJOLHVLVWHQWLSURYYHGRQRDVSLD]]DUH LQPDQLHUDFRQVLVWHQWHGDOO·DOWURUHFODPDQGR XQRVWDWXWRGLYHULGLFLWjGHL
dello scambio comunicativo, si presenta come una sorta d i problem solvine, alla cui soluzione sono chiamati a contribuire attivamente entrambi i partecipanti. ( … ) resta il fatto che lo scambio comunicativo è finalizzato al raggiungimento di uno scopo comune, che è quello di rendere determinate conoscenze cond ivise.” p. 213 . 219 La nozione di codice va quind i integrata con quella di visione del mond o, a cui il codice specifico va ricondotto. Per cui da ora si parlerà di visione degli sciamani messicani, un a definizione che si fond a sull’attento studio di tutta la produzione di Carlos Castaneda che, molto più di una ricognizione puntuale o di un evento letterario episodico , è strutturata da un coerente ed organico sistema di conoscenza e di azione di tipo WUDGL]LRQDOH . 220 Come no n è u n caso se oggi, nella hom e page d i Internet d el sito ufficiale di &OHDU*UHHQ, l’istituzione che si incarica di coordinare i seminari della tensegrità e di emanare le linee guida seguite dai gruppi di pratica in tutto il mond o, le stesse citazioni vengano utilizzate come sorta d i MLQJOH pu bblicitari ( anche se pu bblicitari pu ò essere in questo caso un term ine improp rio ).
181
SURWRFROOLGHOOHHVSHULHQ]HUDFFRQWDWHULYHODXQ·LQWHQ]LRQHWHVWXDOHGLWLSR SHUORFXWRULR LO WHVWR FHUFD GL SHUVXDGHUH FLUFD O·HIIHWWLYD VWRULFLWj GHJOL HYHQWLQDUUDWL Lo straniamento generato dallo spiazzamento delle aspettative crea una dissonanza nel lettore : ora è noto che uno dei modi per fare breccia nelle credenze e negli atteggiamenti individuali è l’uso 221 della dissonanza . L’apertura di una dissonanza cognitiva richiede una successiva compensazione che può ristrutturare le credenze originarie . Si può quindi parlare di una gestione testuale della dissonanza cognitiva :
l’azione del testo si esplica attraverso la dissonanza cognitiva : la partecipazione emotiva porterebbe il lettore ad un orientamento comportamentale che nella vita reale potrebbe rifiutare a causa di alcuni pregiudizi, ed in tal modo si realizzerebbe il principio dialogico e l’interazione che è alla base della costruzione personale del mondo.
222
Tocca alla figu ra di Carlos gestire la d elusione delle asp ettative ed integra rla in
u n per corso d i ri-significazione che
si ap re alla possibilità d i
un’esperienza ( anche ‘soltanto’ letteraria ) di cambiamento . Infine va notata la completa assenza d i sequenz e riemp itive o di scene legate alla quotidianità dei personaggi : essi non vengono qu asi mai seguiti da lla narr azione nelle loro faccend e d omestiche o p iù in generale in atteggiamenti d i ‘ zep pa ’ d ell’intreccio, se non nella misur a in cui qu este sequ enze ( per esemp io qu elle d i tipo colloquiale ) non sono significative dal pu nto di vista dell’illustrazione ed esplorazione
dell’insegnamento. Anche quand o don
Juan va dietro la sua abitazione per preparare da mangiare ( pp. 92 - 93 ), Gary Cronkhite, 3HUVXDVLRQ 6SHHFK DQG %HKDYLRUDO &KDQJH , The Bobbs-Merril Company Inc., New York, 1969; /D SHUVXDVLRQH &RPXQLFD]LRQH H PXWDPHQWR GHOFRPSRUWDPHQWR, Franco Angeli Editore, Milano ( 3ª ed., 1989, pp . 68 – 73 ) . 222 G. Pagliano, 3HUFKqOHJJHUH, op . cit., p. 20 221
182
q uesta semplice azione quotidiana diventa l’arena dove prolungare la discussione sulle differenti definizioni di cosa è reale e cosa non lo è. Tutto è sottom esso al principio regolativo d ell’illustra zione. Il gioco lingu istico che
met te in comu nicazione le diver se pr ospett ive
conduce il lettore ad assumere le concezioni che non rientrano nel suo sistema di asp ettative : il testo gli prop one, per la d ur ata d ella nar razione, di farle pr opr ie, così come accad e al p ersona ggio-Carlos . Si può dire che rientrano nella condizione di verifica anche i seguenti elementi di valore metanarrativo .
6WUXWWXUHGHOWHVWRFKHKDQQRYDORUHPHWDQDUUDWLYR :
1) Si è visto come il cambiamento percorra in maniera trasversale vari ambiti di discorso e si ritrovi a vari livelli narrativi. La sua tematizzazione esplicita comporta una suggestione forte, quella della possibilità di un cambiamento nel lettore. E’ vero che la richiesta esplicita
di
cambiamento
è
indirizzata
al
protagonista
e
non
direttamente al lettore, ma fa appello ( come si è avuto modo di constatare ) ad u na serie d i considerazioni di tipo u niversale/ generale sul comportamento umano, valide anche fuori dal contesto delle vicend e narrate; 2) l’ingan no iterato è u no specchio d ell’attitu d ine
p ersu asiva d el testo,
del suo impianto perlocutorio; lo stesso fare persuasivo di don Juan può essere uno specchio del fare persuasivo dell’autore, che mette in agend a vari temi e cerca di sedu rre il lettore
attraverso il potere
affabulatorio della narr azione ; 3) accanto ad un a struttu ra contrattua le periferica, di cui l’inganno fa par te in quanto contratto frod ato, c’è una struttu ra polemica centrale : 183
sono i due modi della persuasione 223, la negoziazion e, che ap re lo spazio del confronto e del dialogo ed attraverso la quale il testo ricontratta con il lettore i criteri definitori della realtà e quelli orientativi dell’ HWKRV, e lo scontro d ialettico, p er m ezzo d el qu ale il testo attacca le certezze non negoziabili del lettore, apre delle aree di crisi, propone le dovute sostituzioni etc. In questo senso le prove qualificanti, se intese nel senso euristico del termine e cioè come verifiche ‘emp iriche’ d ell’esattezza d elle concezioni d i d on Jua n sia agli occhi del protagonista ( “There is no proof that the world is other w ise”, p. 60 ) che a quelli del lettore, ricongiun gono la stru ttu ra contrattu ale che le ha generate a quella polemica. La veridizione ha a che fare con l’acquisizione d i u n sap ere che per m ette d i riconoscere l’essere dietro l’ingan no ( il non –essere ), e si svilupp a tra i d ue poli di un fare persuasivo ( quello d el destinatore )
e d i un fare
interp retativo ( qu ello d el destin atar io ). Si è già detto che Castan ed a è coinvolto in una doppia indagine investigatoria, nei confronti delle reali intenz ioni di d on Jua n e nei confronti della realtà che fino a quel mom ento aveva data p er scontata. Nel momen to in cui la sua inda gine convalida le concezioni d el m aestro si esau risce la carica dialettica dello scontro, che si risolve a favore d i una delle due p arti: la struttu ra polem ica viene riassorbita in quella contrat tua le . Se si du plica ora l’ indagine sul versante del lettore, dove il fare persuasivo è quello dell’autore implicito ed il fare interpretativo quello del lettore, avremo ancora una volta un suggerimento metanarrativo: infatti il lettore per rendere significativa la lettura di JtI deve a sua volta svolgere
“La confrontation , à son tour, peut être soit SROpPLTXH, soit WUDQVDFWLRQHOOH, se manifestant tantôt par un combat, tantôt par un échange, distinction que permet de reconnaître deux conceptions des relatioins interh um anies ( … ). » J. Court és, op. cit., p. 11 223
184
un’indagine sulle reali intenzioni dell’autore implicito ; ed al di là di qu esta prima ind agine viene sobillato a comp ierne u n’altra su lla realtà che lo circond a . Il contratto di lettura è il pa tto che ha stretto con il testo quando ne ha aperto le pagine impegnandosi a sospendere il giud izio; il confronto polemico ha imp egnato corde pr ofond e del suo essere sociale; ora JtI cerca di persuaderlo dell’esistenza di un mondo che esiste pa rallelam ente a qu ello di tut ti i giorni, in u n altrove che, come un
misterioso oggetto che è stato nascosto per un a caccia al
tesoro, egli
d eve
scoprire
indagan do personalmente
d entro la
prop ria realtà quotidiana, con gli stessi strum enti che hann o aiutato il protagonista; 4) l’incitam ento
all’ap plicazione
d iretta
d elle
sug gestioni
e
d elle
possibilità fornite dal testo è dato anche dal frequente ripiegare nelle discussioni su argomenti di prassi. L’argomento pragmatico con cui don Juan m ette fine alle dispu te verbali tra lui ed il suo app rendista pu ò sug gerire al lettore il pa ssaggio d al livello pu ram ente intellettuale della lettura,
man tenuta dentro rigidi confini di separatezza dal
mon d o extratestuale, a qu ello pragm atico d ell’adozione/ introiezione ; 5) alcun e contrad dizioni struttu rali d el testo possono rappresentare la forza propulsiva che innesca il processo risocializzante, ed in pa rticolare qu elle legate alla scrittur a . Si è visto com e Castaned a si trinceri dietro difese di tipo razionale inesorabilmente messe in crisi dall’insegnamento di don Juan. Ad un livello più astratto si può dire che le aggressioni di don Juan mirano alla stessa conoscenza intellettuale, o meglio all’assolutizzazione di questa, che in fondo è solo una form a tra le altre, a p rototipo d i ogni conoscenza. La scrittur a rap pr esenta i p rocessi di raziona lizzazion e che il soggetto app lica a ciò 185
che sta vivendo e quindi ancora rappresenta la sicurezza e la serenità che la conoscenza intellettua le fornisce qu and o si irrigidisce in u na forma di difesa. Ma la scrittura è anche il PHGLXP con cui Castaneda comu nica la sua esperienza. La contrad d izione na sce qua nd o il lettore prende consapevolezza che quel tipo di conoscenza di cui è uno strumento ed un momento la scrittura dell’etnografo e che è stata ridimensionata al ruolo di difesa psicologica, è la stessa che lui lettore sta usando per decifrare e comprendere l’esperienza che gli viene narrata. Se il messaggio a livello metanarrativo è che la conoscenza intellettuale ( rappresentata dalla scrittura ) non basta ad indagare il mondo, allora il lettore dovrà dedurne che la lettura dei testi di Castaneda non basta ad indagare in prima persona lo sciamanismo, perché, come si è detto, la conoscenza di don Juan non è soltanto un atto dell’intelletto ma coinvolge l’essere nella sua interezza, è una metan oia. Queste contrad dizioni ( uso d ella scrittura an che se si rivela in ultima istanza inadegu ata/ inada tta al pa rticolare tipo di conoscenza veicolata, mezzo che il lettore sta usando ed allo stesso tempo oggetto della contestazione letta ) e la deduzione che ne deriva aprono, a ben guar da re, l’opzione d i una p ratica; 6) la percezione visiva è il luogo in cui avviene l’incontro tra i d ue mon d i. Nella stazione degli autobu s lo sguar do d ello stregone si incrocia con quello
dell’antropologo
e
due
visioni
del
mondo
entrano
in
comunicazione, ma questo avviene in realtà all’interno dello sguardo letterario dell’autore che, in m aniera non m eno potente, cattura quello d el suo lettore : il gioco d i riman d i tra fonte conoscitiva, fonte letterar ia e soggetto ricevente si instaur a all’interno d i uno sguard o.
186
Se si van no ora a ved ere le poche d ichiara zioni rintra cciabili d ell’au tore sulla sua prod uzione , si troverann o interessanti conferme ai risultati fin qui discussi . Castaneda
fa esplicitamen te
riferimento ad una strategia più
amp ia nella quale va situato il suo progetto comu nicativo :
Non voglio niente
da nessun o, solo consenso. Noi vorremm o consenso
riguard o al fatto che ci sono altri mond i oltre al nostro. ( … ) Col consenso si forma la m assa, con la m assa ci sarà il movimento.
224
Castaneda ha agito in m aniera consapevole e deliberata, anche se non poteva prevedere i ris ultati del suo operato : sapeva però, e per l’app rend istato consegu ito e per la sua forma zione intellettua le accad emica, che toccare certi temi attr averso
il lavoro
artistico-letterario
pot eva
pot enziar e,
se
l’oper azione fosse riuscita con su ccesso, la suscettibilità d ei testi in q uestion e a generare occasioni d i ri-socializzazione, come d imostra
soprattu tto nel
secondo brano, tratto dalla prefazione ad uno dei libri della compagnia di avventu ra Florind a Donner :
Le nostre normali aspettative circa la realtà sono create dal consenso sociale. Ci hanno insegnato a vedere e capire il mondo in un certo m od o; il tru cco d ella socializzaz ione è convincerci che le d escrizioni “Si vive solo due volte”, intervista di Bruce Wagner a Carlos C astaned a, in ,QWHUYLVWHD&DUORV&DVWDQHGD , Stampa Alternativa, Roma, 1997, trad. d i Roberto Fedeli e Matteo Gu arnaccia, p. 17 224
187
su cui concordiamo tratteggiano i limiti del mondo reale. Ciò che chiam iamo realtà
è solo un modo di vedere il mon do, un modo
sorretto d al consen so sociale.225
E’ stato chiesto a Florinda Donn er p er qu ale ragione ha scritto questo libro e lei ha risposto che le era indispensabile raccontare le sue esperienze, nel processo di affrontare e sviluppare l’attenzione di VRJQR, al fine di tentare di acuire la curiosità o almeno di incitare intellettualmente coloro che sarebbero stati disposti a prendere sul serio le affermazioni di don Juan Matus sulle illimitate possibilità d ella percezione.226
Anche se in questo caso l’ intenzione viene attribuita da Castaneda alla Donner, pu ò serenamente essere riferita anche a lui med esimo .
Alla fine di qu esto lungo percorso è lecito e produ ttivo
affrontare l’
introduzione di JtI. Essa è il luogo narrativo delle enunciazioni di principio, di rinvenimento delle intenzioni autoriali, di chiarificazione, di polemica, di difesa. Fornisce una mappa al lettore per orientarsi nella storia e, in quanto tale, è imp ortan te nel discernimen to delle inten zioni esplicite d ell’au tore. Il lettore viene messo al corrente del tipo di patto che sta sottoscrivendo impegn and osi a leggere
il testo che ha tra le ma ni e di
qua le forma di
collaborazione e grad o di partecipaz ione gli verrann o richiesti d al racconto . Nell’introdu zione si è trovata conferm a, a giudicare dalle dichiarazioni dello scrittore, d i qu ant o fin qui rivelato, cioè d ella valid ità d ell’interp retaz ione L’incontro con il vecchio Nagual, intervista di Sam Keen a C. Castaneda, in &DVWDQHGD H OH VWUHJKH GHO 1DJXDO, a cura d i Giovann i Feo, Stam pa Alt erna tiva, Roma, 1998, trad . di Robert o Fedeli, pp . 60 – 61 226 Prefazione di C. Castaneda a %HLQJLQ'UHDPLQJ, di Florinda Donner , Harper Collins Publishers Inc., USA, 1991; (VVHUHQHOVRJQR, Edizioni Il Punto d’Incontro, Vicenza, 1996, ( 1998, 2ª ristampa, trad. di Laura Caraffa , p p. 8-9 ). 225
188
d egli elem enti emersi in sede di analisi ; insom ma , un riscontro comp lessivo alle con clu sioni cu i si è giunti ed un a convalid a della loro esattezza . “ On Saturday, May 22, 1971, I went to Sonora …. “ Castaneda accoglie il lettore con qu esta anticipazione di eventi narrati solo nella second a pa rte del testo, e cioè gli eventi che ap pa rentemente conclud ono l’app rend istato - che in realtà riprend e terminan do solo nel 1973 – argomento d i 7DOHVRI3RZHU Qu ind i c’è un LQFLSLW a pa rtire d alla fine cronologica deg li eventi – m a poi c’è subito dop o un ’analessi
che
cond uce
ai pr odrom i
dell’app rend istato
( “ w ith wh om I had been a ssociated since 1961” ) . In tre righe l’au tore comp end ia cronologicamen te l’intero arco di svilup po d ella storia
che si
app resta a raccontare , il suo inizio e la sua fine. Parla al passato, torna sugli eventi accad uti, si richiama ai precedenti du e resoconti ;
un richiamo,
questo, che caratterizza la prod uzione complessivam ente come raccontoresoconto a pu ntate , ciascuna pu ntata corrispond ente ad un libro, anche se le singole pu ntate non seguono
esclusivamente un ordine cronologico
lineare. Infatti un altro criterio di ordinamento, non meno importante di quello temporale, è rappresentato dal contenuto ( piante psicotrope, altri aspetti d ell’insegnamento ), il che au torizza il ritorno d el narra tore ad eventi già cronologicam ente sup erati da i precedenti libri per esplorarli da altre angolazioni, metterne in luce elemen ti pr ecedentem ente ignorati o arricchirli con nu ove sequenz e in preced enza elise . Ma soprattutto nell’introduzione Castaneda dichiara la natura del suo scritto e mette in chiaro alcuni pu nti per lui par ticolarmente imp ortanti :
189
For the purp ose of avoiding any misund erstandings about my w ork with don Juan I would like to clarify the following issues at this point. So far I have made no attempt whatsoever to place don Juan in a cultural milieu. The fact that he considers himself to be a Yaqui Indian d oes not mean th at his know ledge of sorcery is know n to or pr acticed b y the Yaqu i Ind ians in general. All the conversations that don Juan and I have had throughout the apprenticeship were conducted in Spanish, and only because of his through command of the language was I capable of obtaining complex explanations of his system of beliefs. I have m aintained th e practice of referring to that system as sorcery and I have also maintained the p ractice of referring to d on Jua n as a sorcerer, because these were categories he himself used.
Since I was capable of writing down most of what he said in the beginning of the app renticeship, and everything that w as said in th e later phases of it I gathered voluminous field notes. In order to rend er those notes readable and still preserve the d ramatic unity of don Juan’s teachings, I have had to edit them, but what I have d eleted is, I believe, im ma terial to the points I wa nt to raise. In the case of my work with don Juan I have limited my efforts solely to view ing him as a sorcer and to acquiring PHPEHUVKLS in his knowledge. ( pp . vii, viii )
E qu i Castan ed a
fornisce un a d escrizione teorica genera le ( “th e basic
prem ise” ) della visione del mond o che don Juan gli ha trasm esso : per la 190
stregoneria la realtà è solo un a descrizione ; don Juan ha ind irizzato i suoi sforzi a convincere l’ apprendista che ciò che questi chiama mondo non è altro che un a tra le possibili descrizioni; che questa descrizione socialment e convalidata viene introiettata nella pr ima infanzia e trasforma un bambino in un membro; le percezioni ( “the perceptual interpretation” ), da quel mom ento in poi, vann o a convalida re la descrizione da ta.
Per don Juan ,
quindi, “the reality of our day-to-day life consists of an endless flow of perceptu al interpretations w hich we, the individu als w ho share a specific
PHPEHUVKLS, have learned to make in comm on.” ( ix ) Lo scopo del maestro è stato quello di insegnare al suo allievo “ how to ‘see’ as opposed to merely ‘looking’ “ ( ix ), e fermare il mondo è il primo passo per ‘vedere’. Castaneda quindi fa riferimento all’evento che viene narrato verso la fine del libro, quando lo scopo astratto della stregoneria si concretizza in una euforica esperienza estatica, perché quell’evento ha rappresentato un punto di svolta nella stessa comprensione dell’autore degli insegnamenti ricevuti :
That monum ental event in my life compelled me to reexamine in detail my work of ten years. It became evident to me that my original assumption about the role of psychotropic plants was erroneous. They were not the essential featu re of the sor cerer’s des cription of the w orld ( … ). In reviewing the totality of my field notes I became aware that don Juan had given me the bulk of the new descriptions at the very beginning of our association in what he called ‘techniques for stopping the world’. He had discarded those parts of my field notes in my earlier works because they did not pertain to the use of psychotropic plants. I have now rightfully reinstated them in the total scope of don Juan’s teachings and they comprise the first seventeen chapters of this work. The last three chapters are the field notes covering th e events tha t culminated in my ‘stopping t he w orld’. “ ( xiii )
191
Castaneda a questo pu nto stesso stesso temp o fornisce ornisce
giunge al cuore del suo app rendistato e nello nello
al lettore lettore
un a
possibili possibilità tà di interpretazione del
testo :
( … ) in in other w ords, one had to learn learn the new description description in a total sense , for the purpose of pitting it against the old one, and in that way break the dogmatic certainty, which we all share, that the validity validity of ou r p erception’ erception’s, s, or our reality reality of the w orld, is not to be qu estioned . ( xiv xiv )
Castaneda conclud conclud e, dop o aver riconosci riconosciuto uto che che ( = d ella ella descrizione descrizione di realtà ) d all’acqu all’acqu isizione isizione
in cui
d i un a d ifferente ifferente
l’autentici l’autenticità tà del mon do
è stato
PHPEHUVKLS
introdotto
deriva
( l’affiliazione alla
stregon eria ), che :
( … ) all all this steps can only be un derstood in terms of the description to w hich they belong; and since it was a description description that h e endeavored to give me from the beginning, I mu st then let his teachings be the only source of entran ce into it. Thu Thu s, I have left left d on Juan’s words to speak for themselves. ( xiv )
Queste righe mettono al corrente il lettore di JtI che egli si trova di fronte ad un documento, e che questo documento può diventare un accesso ad un diverso sistema di conoscenza . Anche se assemblando elementi lessicali preesistenti, Castaneda è stato un produttore di linguaggio in quanto quanto ha introdotto introdotto formulazioni che prima della pubblicazione dei suoi libri semplicemente non esistevano. Per esempio, esempio, nel caso di JtI, si possono ricordare ‘not-doing’, ‘lines of the world’, 192
‘stopping the world’ , ‘dreaming’ ‘seeing’ e ‘warrior’ nella nell a loro particolare accezione ( per questi ultimi tre lemmi, di cui due due erano già stati introdotti da Castaneda nei precedenti libri 7KH 7HDFKLQJVRIGRQ-XDQ ed $6HSDUDWH 5HDOLW\ si può parlare di pratiche risignificanti attuate dal testo ) . La complessa riflessione sulla realtà che attraversa il racconto dimostra una notevole consistenza intellettuale . Ma quello che è importante riconoscere riconoscere è che Castaneda ha solamente avuto il ruolo di ricettore di una conoscenza preesistente che ha rielaborato in una proposta letteraria artistica .
Questo non vuol dire che i testi di Carlos Castaneda siano propaganda. Al contrario, si è portati a pensare che l’effetto sul lettore sia potenziato proprio d al fatto fatto che su qu est’ ultim o agisce
la m ediaz ione dei codici estetici, estetici,
piuttosto che che il fare direttam ente esortativo esortativo di un testo di pr opagan da . Cioè, i testi di Castaneda sono suscettibili di generare occasioni di risocial socializzazione izzazione nella nella m isura in cui inseriscono inseriscono un pr eciso eciso discorso discorso sul m ond o che ha lo statuto d i una visione visione d el mond o nel cuore cuore d ell’ ell’am am biguità letteraria, letteraria, per definizione radicale, di un mondo possibile, di una ILFWLRQ letteraria, che per qu anto possa aver attinto a ffatti atti realmente accadu accadu ti resta una ILFWLRQ ed in questo suo statu to trova la forza forza d i una capa cità cità d i influenza. influenza.
193
CONCLUSIONI
Forse è possibile a questo punto dire qualcosa di più sul percorso sconosc sconosciuto iuto che che ha portato u n num ero imp imp recisato recisato di ind ind ividu ividu i da lla lla lettura lettura dei testi di Castaneda alla condivisione dell’immaginario e del vocabolario delle comun ità virtua virtua li ed alla pratica pratica della tensegrità. tensegrità. Attra verso la rete mobile d i pr otensioni e ritensioni, l’attività l’attività di selezione selezione degli elementi e quella di combinazione di questi in connessioni salienti, il riempimento dei EODQNV, la produzione di inferenze, spiegazioni, estensioni extratestuali e tu tto quell’insi quell’insieme eme va riegato di op erazioni che che p rincipa rincipa lmente la fenomenologia fenomenologia d ella ella r isposta estetica estetica ha riconosc riconosciuto iuto come p ropr ie del suo lavoro 227, il lettore
ha enfatizzato degli asp etti, rid otto o ignora to altri,
modulato tra loro in un insieme di senso le componenti messegli a disposizione disposizione d alla alla nar razione . H a insomm a comp iuto la prop ria esecuzione esecuzione d el testo ma, nel farlo, farlo, reso
allo allo stesso temp o
d isponibile isponibile ad un processo di
si è
ri-creazi ri-creazione one di sé
stesso, perché ha seguito le linee-guida suggerite dal testo mettendo così in gioco gioco
istanze profond e della sua esperienza passata e intrapr end end o un a
reinterpretazione d ei principali elementi elementi fam fam iliari iliari del suo mond o quotidiano:
Attraverso l’esperienza del testo, quindi, accade qualcosa alla nostra riserva di esperienza. Questa non può rimanere indenne, perché la nostra presenza nel testo non avviene soltanto attraverso il riconoscimento di ciò che abbiamo già conosciuto. conosciuto. Ovviamen te, il testo contiene un a gran qu antità
di materiale
227
L’altro L’altro contributo fondam entale è quello di Eco, per il quale il lettore compie operazioni estensionali, estensionali, fa riferimento a codici e sottocodici raggruppati in dizionari di base, fa riferimento a regole di coreferenza, opera selezioni contestuali e circostanziali, opera inferenze da sceneggiature comuni ed intertestuali, opera ipercodifiche, identifica i WRSLF e le isotopie della narrazione, si pr efigura efigura mon di p ossibili, ossibili, comp comp ie passeggiate inferenziali inferenziali e più in generale cerca cerca di disam biguare il significato significato e porre argini alla potenziale semiosi semiosi illimitata d el testo. Cfr. U. Eco, Eco, /HFWRULQIDEXOD, op. cit.
194
familiare, familiare, ma qu esto serve di solito solito non come un a conferma, conferma, m a come un a base al d i fuori fuori d ella ella qu ale si devono forgiare le nuove esp erienze. Il Il familiare familiare è solo momentaneamente tale, e la sua significazione va cambiata nel corso della nostra lettura.
228
Il lettore, essend o attivam ente coinv coinv olto nella nella costru costru zione e ri-creazi ri-creazione one d el testo letterario, letterario, nel farsi d i qu esto pr ocesso ocesso d i interazione ha ristruttu rato anche se stesso, acquisendo risorse culturali ed integrandole al proprio percorso di social izzazione. Questo è potuto avvenire perché, come si è verificato, il testo ha dimostrato di essere effettivamente suscettibile a gener are occasioni di ri-sociali ri-socializza zza zione . Se
si è trova ta qu ind i un a conferma
all’ap all’ap pr occio occio teorico che vu ole la
letteratur letteratur a luogo di costruz costruz ione social socialee della realtà ed agenzia che che rispond rispond e ai bisogni d i socializzazione socializzazione d ell’ ell’ind ividu o contribu end o alla costruz ione della sua identità, d’altro d’altro canto canto è evidente che non tu tte le le letture letture sono capaci di innescare una trasformazione che va ad operare sugli elementi della socializzazion socializzazion e . Si tra tta d el caso por tato all’ estrem o di una regolar e fun fun zione sociale sociale svolta svolta da lla lla letteratura letteratura . Esis Esistono tono delle delle peculiarità peculiarità dei testi testi di Castaneda
che
innescano n el lettore lettore – in in u n certo tipo d i lettore lettore – l’ l’avvio d i un p rocesso di risocializzazione. L’impianto del testo-campione di JtI, secondo i risultati emersi da ll’ ll’analisi , operazione e
ad
si è d imostrato
idoneo a
favorire favorire questo tipo di
innescare innescare un pr ocesso ocesso di interiorizzazione interiorizzazione
di valori e
comp comp onenti cognitive cognitive afferenti afferenti al m ond o d egli sc sciaman i messicani messicani attra verso un percorso che, che, a partire dalla dalla pratica di lettura lettura ed attr averso di essa, essa, pu ò sfoc sfociare iare in in u n nu ovo mod o di stare al mon do e d i vedere il il mond o. 228
W. Iser 7KH$FWRI5HDGLQJ$7KHRU\ 7KH$FWRI5HDGLQJ$7KHRU\RI$HVWKHWLF5HVSRQVH RI$HVWKHWLF5HVSRQVH, op. cit., p. 202.
195
La n atura pseud o-ref o-referenzi erenziale ale della della nar razione ed il suo su ggerimento ggerimento quasipragmatico 229,
l’uso l’uso
did ascalico ascalico d ei d ialoghi, il rifornimen to d i schemi
struttu rati d i concetti concetti astratti che che suggeriscono suggeriscono m oda lità lità concrete concrete d i azione e le altre caratteristiche d el testo
emer se in sede d i an alisi e discusse nel
capitolo successivo successivo ne fanno
racconto volto
un
pu bblico bblico circa circa lo sciaman sciaman ismo
per mezzo di un
ad
alfabetizzare il suo vocabolario vocabolario e di un
imm aginario . A questo pu nto, prim a di pr ocedere, ocedere,
sarà bene bene chiarire chiarire i limiti limiti di
app licazi licazione one dei mod elli elli d i testo e di esperienza ad esso corrispond corrispond ente che si sono ricostruiti, ricostruiti, e per far far questo bisogna bisogna
tornare momentan eamente
sul rap porto testo-let testo-lettore tore . I risultati risultati a cui si si è giunti con con la presente ind ind agine non
portan o
a
concludere concludere
che
il
testo
letterario letterario
prestru tturi
d eterm inisticam inisticam ente l’interp l’interp retaz ione e l’esper l’esper ienza del lettore . Intanto va d etto che che solo un certo lettore lettore and rà incontro al tipo di esperienza esperienza rad icale icale qui ricostruita ricostruita , cioè cioè un lettore lettore matu ro, pr onto a
– e soprattu tto –
capace di mettersi in in qu estione, estione, di sperimen sperimen tare la barthesiana barthesiana m essa in stato di perdita del sogge soggetto, tto, più o meno momentanea, più o meno dura tura :
Vorremm Vorremm o qui ricordare l’ipotesi l’ipotesi da n oi segnalata segnalata ( … ) che la lettu lettu ra, e quella letteraria in particolare, abbia luogo quando gli individui sono in grado di affrontare aff rontare p rogetti di cambiam cambiam ento, sociale sociale e/ o culturale, disponibili ad imp egnarsi in un lavoro che può m ettere in in d iscussione iscussione le proprie certezze. certezze.
230
“ There is a form of reception with regard to fictional texts that one could call quasi-pragmatic. In quasi pragmatic reception the boundaries of the fictional text are transcended through an illusion created by the reader himself. This illusion may be compared to pragmatic reception, which is always overstepping the boun dar ies of the text text in an attemp t to fill fill the gap between w ord and w orld. ( … ) there are are specific specific forms of fiction fiction that count on an exclusively exclusively quasi-pragm atic reception. reception. In such cases the verbal structure of narra tion is veiled veiled in ord er to make the p assage from fiction fiction to referential illusion illusion as easy as possible. “ K. K. Stierle, Stierle, The Readin g of Fictiona Fictiona l Texts, in S. R. Suleiman e I. Crosm an ( eds . ), 7KH5HDGHULQWKH7H[W(VVD\VRQ$XGLHQFH DQG,QWHUSUHWDWLRQ, op. cit., p p. 84 – 85. 230 G. Pagliano, 3HUFKp/HJJHUH, op. cit., p . 135 135 229
196
Il lettore d eve in qu alche mo do p restarsi al pericoloso gioco a cu i lo invita il testo ed essere predisposto ad intraprendere una lettura qualitativamente impegnativa. Si può facilmente immaginare che l’ assimilazione non sia avvenuta in chiunque abbia letto un libro di Castaneda, per cui bisogna fare un a distinzione tra lettore occasionale e
lettore che
ha pr ofond am ente
integrato l’esperienza della lettura, e ciò che ne è potuto derivare, nella sua vita. Inoltre va detto che questi risultati valgono esclusivamente per il testo in questione che, come si è detto, rivela una specifica predisposizione interna, una peculiare tendenza a “suggerire” un uso prima ancora che una lettura, tenden za che a sua volta si compren de e d iventa significativa solo risalendo al livello ideologico e cultur ale d el contesto d i p rod uz ione del testo ed al progetto comu nicativo più amp io del qua le è strum ento, e non può essere m essa in relazione con cara tteristiche generali d el testo letterario in qu ant o tale se non nel senso di aver por tato all’estrem o certe possibilità latenti in ogni struttura narrativa. Si è in altri term ini toccato il comp lesso pr oblema dell’interp retaz ione d el testo, del peso che in essa interpretazione han no le operazioni del lettore e d ella sua
libertà nel comp ierle e, d all’altro versan te d ella lettur a,
d ella
capacità che hanno i testi di orientare queste operazioni e questa libertà ermeneu tica verso u n tragu ard o – in par te – prestabilito dai binari testuali del lettore modello o implicito, della presupposizione di adeguate competenze, d elle conoscenze encicloped iche etc. Il rapporto non può che essere compreso attraverso un modello di interazione, di reciprocità e di vera collaborazione. E’ banale ripetere che senza u n lettore che lo legga, un libro esiste solo come virtu alità e, alla prova 197
d ei fatti, è come se non esistesse. Anz i si è detto che l’attività d el lettore, oltre che essere connessa alla ri-costruzione ed attualizzazione del testo, si allarga anche ad operazioni pra gmatiche di individu azione e selezione delle risorse simboliche e cultur ali messe a disposizione da l testo, e d i integra zione alle prop rie strategie d i azione
di queste risorse ( si veda oltre per l’
app rofondimento di questo pu nto ), il che pare il riconoscimento completo del ruolo attivo e partecipativo del lettore, che diventa un esperto EULFROHXU capace di scegliere, smontare, riassemblare secondo la propria rilettura e secondo
le necessità e le sfid e postegli inna nz i d alla situ azione sociale in
cui egli vive
231.
Ma d ’altro canto n egare la forza p erform ativa del testo – anche qua nd o non è così eviden te come in JtI – significa app iattire la relazione su u no d ei du e poli della lettura e , soprattu tto, perdere di vista la p ossibilità che u n testo – e più in generale la letteratura – sia qua lcosa d i più d i un passatem po, e cioè abbia la forza di par tecipare ai processi d i socializzazione attivand o un d ialogo profondo
con
il
soggetto
a
livello
di
idee,
rappresentazioni ed interpretazioni della realtà232 ed d i assem blaggio d elle risorse cultur ali stratega-EULFROHXU
secondo p articolari
valori,
comportamenti,
indirizzand o l’attività
m esse a d isposizione d el lettoreorientam enti all’azione ed alla
cognizione:
231
Senza p er questo cadere nell’idealizzazione del lettore come attore sociale perfettamente razionale, che sa sempre adeguare i mezzi ad i fini e che conosce sempre in maniera trasparente gli stessi fini. L’agire dell’attore sociale va qu i inteso attraverso un a razionalità limitata, le cui scelte sono valide solo all’interno d i un d ato contesto e solo sulla base di un a conoscenza e di una d efinizione della situazione bastante all’efficacia dell’azione fino alla prossima smentita. Per quanto riguarda i limiti culturali e strutturali di una simile possibilità nella società contemp oranea si ved a oltre. 232 Sembra che la fatica del leggere che em erge in alcun e ricerche sociologiche e la d ifficoltà d i ram mentar e le informazioni della lettura relative al testo siano un indizio di questo impegn o che la lettur a comp orta per il sé e le sue credenze e del livello profondo su l quale agisce . Semp re nello stesso lavoro, Pagliano cita alcuni risultati di un a ricerca di Lorang d ai quali risultava che il 53 % degli intervistati asseriva di aver cercato di imitare un p ersonaggio letterario ed il 42% di aver agito in relazione a quanto letto. Cfr. 3HUFKpOHJJHUH, op. cit., p. 21.
198
( … ) è vero che un testo narrativo è una serie di atti linguistici che “fingono” di essere asserzioni senza chieder peraltro di essere credute, né pretendere di essere provate: ma fa ciò per quel che riguarda l’esistenza dei personaggi immaginari che mette in gioco, mentre non esclude che intorno alla serie di asserzioni fittizie che dipana altre se ne allineino, che fittizie non sono, e anzi trovano le loro cond izioni di felicità n ell’imp egno con cui l’au tore le sostiene e nelle prove che ( sotto il velame della parabola narrativa ), intende portare a sostegno di quanto asserisce sulla società, la psicologia umana, le leggi della storia. 233
Vale qu i an che qu an to osserva G. Bettetini:
E’ chiaro che ogni tipo di testo ha al proprio interno una particolare predisposizione verso il comportamento presunto del suo fruitore. Ogni testo ( … ) si attiva a contatt o con il fru itore perch é l’attività d i quest’ultimo è già stata in qualche modo preordinata. Naturalmente tutto ciò dà insieme libertà e costrittività: libertà perché un lettore, per esempio, può dirsi a pieno titolo un coautore della propria interpretazione dell’opera; costrittività perché il suo processo interpretativo è in qualche modo predisposto dal testo e dal suo aut ore, e a volte sotto l’ap par ente apertu ra dei testi si nascond e una strategia molto rigida e astu ta.
234
Eco, /HFWRULQ)DEXOD, op . cit., pp . 48 - 49. Gianfranco Bettetini, Comunicazione del pluralismo e pluralità delle comunicazioni, in $]LRQH VRFLDOH H SOXUDOLWjFXOWXUDOH, op. cit., pp. 217-226, p. 223. 233 234
199
Come ricord a Eco nella sua definizione del concetto di opera ap erta , “ ogni opera d’arte (… ), è sostanzialmente a perta ad un a serie virtualmente infinita di letture possibili, ciascun a delle quali p orta l’opera a r ivivere secondo u na prospettiva, un gusto, una esecuzione personale. (…)” 235; bisogna d’altro canto osservare che un’opera incanala e fa ruotare semp re le letture che se ne possono fare attorno a dei cardini, centri nodali della sua organizzazione interna, della sua struttura in quanto forma compiuta, ed in questo senso la collaborazione del fruitore all’interminabile processo di completamento dell’opera n on p uò d iventare mai un o stravolgimento d ella stessa: L’aut ore offre insom ma al fruitore u n’opera GDILQLUH: non sa esattamente in qual mod o l’opera p otrà essere portata a term ine, ma sa che l’opera p ortata a termine sarà pur sempre la VXD opera, non un’altra, e che alla fine del dialogo interpretativo si sarà concretata una forma che è la VXD forma, anche se organizzata da un altro in un modo che egli non poteva completamente prevedere: poiché egli in sostanza aveva proposto delle possibilità già razionalmente organizzate, orientate e dotate di esigenze organiche di sviluppo.” 236
Le “esigenze organiche d i svilup po” corrispond ono alla p oetica, al pr ogetto, all’intenz ionalità d ell’au tore. Rintr acciare in Castan ed a
la sua po etica,
a
U. Eco, 2SHUD$SHUWD , op. cit., p.52. E ancora: “ (…) un’opera d’arte, cioè, è un oggetto prodotto da un autore che organizza una trama di effetti comunicativi in modo che ogni possibile fruitore possa ricomprendere ( attraverso il gioco di risposte alla configurazione di effetti sentita come stimolo dalla sensibilità e d all’intelligenza ) l’opera stessa, la forma originaria imm aginata d all’autore. In tal senso l’autor e prod uce un a forma in sè conchiusa nel desiderio che tale forma venga comp resa e fruita così come egli l’ ha prodotta; tuttavia nell’atto di reazione alla trama degli stimoli e di comprensione della loro relazione, ogni fruitore porta una concreta situazione esistenziale, una sensibilità particolarmente condizionata, una determinata cultura, gusti, propensioni, pregiudizi personali, in modo che la comprensione della forma originaria avviene secondo una determinata prospettiva individuale. Infondo la forma è esteticamente valida nella misura in cui può essere vista e compresa secondo molteplici prospettive, manifestando una ricchezza di asp etti e di risonanze senza m ai cessare di essere sé stessa.” ibidem, p . 26 236 idem, pp. 50-51 235
200
questo pu nto, è corrisposto all’individu azione di un mod ello narr ativo di tipo d ida scalico, volto ad alfabetizzar e il suo p ub blico circa lo sciam an ismo . La ri-socializzazione è il percorso che conduce il lettore attento di Castaneda ad una affiliazione al mondo cognitivo degli stregoni messicani. Le singole un ità comp onenti
questo processo corrispond ono all’ad ozione delle par ti
costitutive della YLDGHOJXHUULHUR , il modo di vita degli stregoni descritto da Castaneda nei suoi testi, e della VSLHJD]LRQHGHJOLVWUHJRQL, la concezione che essi han no d el cosmo. I testi di Castaned a hann o infatti rivelato una v isione del mond o prima d ella loro pu bblicazione e d iffusione pr aticamen te sconosciut a237, quella di uno specifico filone d i d iscend enza tra dizion ale
risalente a
sciam ani vissuti
centinaia d i anni fa nell’ant ico Messico . La visione sciaman ica del mond o, pu r essend o
disseminata nei testi
inestricabile un ione di form a e contenu to con le struttu re narrative
in
della
produzione di Castaneda, si manifesta come un organico sistema di conoscenza intrinsecam ente coerente. Infatti, tale visione degli sciamani dell’antico Messico ha un proprio linguaggio con il quale descrive il cosmo ( la realtà ) ed una propria epistemologia che fond a un a conoscenza a sé stante. Non si è entrati nei dettagli d i questo sistema d i conoscenza se non a seguito della necessità di delucidare ambiti strettamente connessi all’obbiettivo dell’ indagine. I testi di Castaneda sono quindi
il terreno di scontro tra due diverse
prosp ettive su l mond o, scontro che si esplica DOO·LQWHUQR d el p rota gonista ( 1° am bito d i conflitto ) ed all’esterno, tra i d ue am bito d i conflitto ) .
Il confronto
per sona ggi
pr incipali ( 2°
è affiancato m olto spesso da lla
237
E. Zolla passa in rassegna, in alcun e righe di estremo interesse, i pochi e sporad ici contatti avvenuti in precedenza tr a pr ofani e nagualismo . Si veda Zolla, Elémire, ,OHWWHUDWLHORVFLDPDQR, op. cit., pp. 390 – 392.
201
negoziazione del contratto, tanto che si è detto che esso si manifesta attraverso u n m isto di ostilità e n egoziazione. Se ci fosse stata solo ostilità il lettore avr ebbe vissuto con m aggiore d ifficoltà la propria persuasione ; la negoziazione riduce la distanza culturale, rende più familiare il mond o a tu tta p rima stran o e sconcertante costruito dal testo. Il conflitto ideologico
semb ra un a caratteristica
pr opr ia d ella letteratu ra
contemp oranea in generale, come ricorda Wolff:
A m eno che le regole e le convenzioni della prod uzione ar tistica e letteraria non siano m olto strettamen te d efinite e circoscritte – cosa che n on si v erifica nel caso delle società industriali contemporanee – allora i testi diverranno il terreno di scontro d elle d inamiche d i diverse voci e ideologie, forse anche in conflitto tra loro. Ciò può essere riconosciuto esplicitamente attribuendo voci diverse a personaggi diversi, oppure attraverso qualche altro modo di rinunciare al dom inio dell’au tore espresso attraverso un a voce uniforme.
238
Sembra che la visione sciamanica della realtà vada di pari passo, nella prop osta
di Castaneda, con uno stile di vita, qua lcosa di simile ad una
strategia, che permette il passaggio da un sistema d i conoscenza ad un altro: si tratta del “warrior’s path”, del cammino con un cuore elegantemente illustrato da don Juan nel primo dei libri di Castaneda, 7KH7HDFKLQJVRI'RQ
-XDQ. A chi riferire il PRGXV YLYHQGL del guerriero? Anch’esso è par te integrante della sud detta visione del mon do, e quind i anch’esso corrispond e al grup po sociale di riferimento rappresentato dal lignaggio di Don Juan, dalla catena
238
J. Wolff , op . cit., p . 173
202
tradizionale di iniziati, l e cui radici affondano nell’epoca del Messico precolombiano. La pr odu zione letteraria
di Castaneda , a buon a ragione, è
qu indi
espr essione d i tale visione, se è vero che “ ciò che l’au tore o l’artista esp rime attraverso l’opera d’arte è effettivamente ( o forse si dovrebbe dire DQFKH ) l’espressione d i un grup po sociale e della sua visione del mon do.”239 Ora appaiono molto interessanti in questo contesto le considerazioni di Pagliano :
Secondo la teoria di Goldmann, già ricordata , il soggetto creatore dell’opera letteraria è il gruppo sociale che elabori una visione del mondo adeguata rispetto alla prop ria situazione reale: il testo sarà struttu rato in mod o omologo a tale visione del mondo. In tal modo il genere letterario diviene portatore non solo di convenzioni ed abitudini sociali ma di una visione della realtà, e la sua ricezione pu ò essere attivata qu and o, e solo qu and o, i lettori siano alla ricerca d i un a tale strut tura zione del reale.
240
Ad un livello più astratto di comprensione, si dirà allora che questa attivaz ione
di
possibilità
d i ri-socializzazione
( o m eglio qu esta
attivaz ione d i un pr ocesso tut t’ora in corso, a constatar e d all’esistenza d i un movim ento di pra tica interp retativo d el circolo
)
d eve essere
erm eneu tico
avvenu ta
come
risultato
venu tosi a creare tra l’orizzon te
storico-cultur ale del lettore e qu ello del testo . Questi testi hanno forzato, per la loro specificità, il lettore al dialogo ed all’attivazione di un profondo processo interpretativo, che, nel caso di quei lettori che poi sono diventat i m embr i e p raticanti, ha
239 240
scalzato il soggetto
Wolff, op. cit., p. 172 G. Pagliano, 3URILORGLVRFLRORJLDGHOODOHWWHUDWXUD, op . cit., p. 126 .
203
dalle proprie pre-condizioni, dai propri presupposti, sulla base delle quali aveva intrapreso il camm ino ermeneutico, per cond urlo ad integrare parte o l’insieme
d ella visione d el m ond o d egli sciam ani.
Com e osserva P.
Jedlow ski :
D’altro canto, è tut ta la lezione d ell’ermen eutica a ricordarci come non si possa conoscere se non sulla base delle proprie tradizioni, che ogni processo conoscitivo è fondato su presupposti ( … ). Ma questi meccanismi sono anche possibili di superamento. Questo sup eramento non è abolizione d ei pregiud izi con un colpo di spugna, ma ricorrente assunzione della posizione del GLDORJR, come messa in discussione dei propri presupposti nel confronto con quelli dell’altro. ( … ) Il dialogo è l’assunzione di responsabilità dei presupposti sui qua li si basa il nostro pen siero, e contem poran eament e l’ap ertura alla messa in forse di qu esti presu pp osti, che la presenza d ell’altro comp orta.
241
Questo consente ora di affrontare alcuni dubbi che il lavoro avrebbe potuto sollevar e. L’ atto di costitu zione del sé e del m ond o che si pr od u ce attra verso la pratica di lettura avviene semp re entro u n orizzonte d i socialità , e non è da ricondursi , né sul versante dello scrittore, né su quello del lettore, ad un imp roba bile op erato solipsistico : sul versante dello scrittore p erché non si tratta della sua creatività o della sua fantasia, ma della solida espressione di una
realtà
culturale;
su
quello
del
lettore
perché
il
processo
di
ristrutturazione non avviene tra egli ed il testo, ma tra il suo vissuto di individuo appartenente ad un determinato mondo sociale, passato in cui ha introiettato
mod i
socialmente
determ inati di vivere
e
pensar e quel
mon do , ed il passato culturale che DWWUDYHUVR il testo parla e si esprime e si 241
P. Jedlowski, Pluralismo, pregiudizio e comunicazione, in $]LRQH VRFLDOH H SOXUDOLWj FXOWXUDOH, op. cit., pp. 236-237.
204
presenta al soggetto come riserva di risorse simboliche e di azione spendibili nel p resente. Ora il lettore, indirizzato in qu esto dalla stessa struttu ra narrati va con cui si è dovu to confrontare, ha interpretazione
assegnato alla sua
attività d i ri-creazione e di
la veste d i un rapp orto strum entale con il testo che ne ha
enfatizza to gli asp etti prag ma ticam ente ap plicabili alla vita reale. Si d eve a D. Waples l’elaborazione di cinque diverse mod alità di lettura ( strum entale, di prestigio, di consolidamento, estetica, di distrazione )242.
La mod alità
strumentale, volta ad ottenere informazioni per compiere azioni pratiche, dovr ebbe corrispond ere all’ap pr occio che il testo d i Castaneda indirettamen te ha suggerito e che un certo tipo d i lettore ha adottato. Può risultare al riguardo interessante evidenziare che i membri delle comu nità virtuali, prima d i iden tificarsi come
lettori ed ap pa ssionati, si
autodefiniscono “praticanti”. Un praticante intrattiene principalmente, nei confronti di un testo che viene visto come fonte di conoscenza risp etto alla pra tica, un ra pp orto di tipo strumen tale. Il testo, come si accennava ,
è d iventato riserva di
risorse cultur ali
pragmaticamente fruibili e spendibili da parte dell’attore sociale nella costruzione delle sue strategie di azione, quali un nuovo modo di vedere il mond o ed un n uovo modo d i essere nel mond o. Ci si richiam a qu i all’idea d i strategia d ’azione pr oposta d a An ne Swidler, per la qua le
la cultura viene concepita come un a “cassetta degli attrezzi”
( WRRONLW ), un insieme di risorse tra le quali ogni attore sociale seleziona delle comp onenti con cui costruire le p roprie linee di azione243.
Waples, D., Berelson, B., Bradsman, F. R., :KDW5HDGLQJ'RHVWR3HRSOH$6XPPDU\RI(YLGHQFHRQWKH6RFLDO (IIHFWVRI5HDGLQJDQGD6WDWHPHQWRI3UREOHPVRI5HVHDUFK, Chicago University Press, Chicago. 242
243
A. Swidler, &XOWXUHLQ$FWLRQ6\PEROVDQG6WUDWHJLHV, in “Am erican Sociological Review” , 51, pp . 273-286.
205
In questa maniera, senza cadere nell’individualismo di un lettore che a prop rio piacimento acquisisce da un testo letterario mod i di comp ortam ento o visioni del mondo diverse dalla propria in un vuoto
sociale, diventa
accettabile l’idea di un soggetto che, nell’articolarsi del proprio rapporto con il contesto sociale che lo circonda, laddove non trovi efficaci gli strumenti culturali che la sua socializzazione gli ha fornito, possa attingere in maniera attiva e più o meno consapevole ad una serie di risorse, tra cui anche quelle fornite dalla letteratura, per trovare risposta ai problemi di azione che quel contesto sociale gli pon e ed a rricchire così il prop rio WRRONLW. Similmen te K. Bu rke avev a inteso la letteratu ra come sorta di SUREOHPVROYLQJ ( in realtà egli par lava
di “equipm ents for living”, equipa ggiamenti/
attrezzatu re per vivere ) : “Critical and imaginative w orks are answers to questions posed by the situation in wh ich they arose. They are not merely an sw ers, they are strateg ic answ ers ( … ). “ 244 La letteratura offre strategie ed attitudini per risolvere situazioni. Essa provvede ad organizzare i pensieri e le immagini in modo tale da preparare l’individu o ad a ffrontare le manovr e e le operazioni della vita quotidiana:
What would such sociological categories be like? They would consider w orks of art, I think , as strategies for selecting enem ies an d allies, for socializing losses, for w ard ing off evil eye, for p ur ification, propitiation, and desanctification, consolation and vengeance, ad mon ition and exhortation, implicit comman d or instru ctions of one sort or another. 245
244 245
K . Bur ke , 7KH3KLORVRSK\RI/LWHUDU\)RUP6WXGLHVLQ6\PEROLF$FWLRQ, op. cit., p. 1 . idem, p. 304.
206
E’ più che p roba bile che il soggetto-lettore p ercepisca , selezioni ed utilizzi in misura ma ggiore quelle componen ti
strategicam ente valide per il suo
contesto ed il suo vissuto, rispetto ad un ’assimilazione WRXWFRXUW d ella visione sciamanica. In questo il lettore viene guidato dalle proprie esperienze precedenti, dalle proprie particolari esigenze, da interessi, da resistenze o consonan ze specifiche: un ad olescente individu erà ed en fatizzerà , nei testi di Castaned a, temi e motivi diversi d a quelli che catturerann o l’attenzione di un uomo adulto di cinquant’anni, la cui lettura selettiva sarà a sua volta diversa da quella di una donna della stessa età etc. Ciò che conta è che a ciascuno di questi individui il testo di Castaneda, almeno che non generi un rifiuto o una condanna, fornirà una FKDQFH di ri-negoziazione dell’identità e del consenso sulla realtà, secondo gradi, modalità e tempi di volta in volta differenti. Se da un lato si ha questa attività interpretativa e creativa del lettore, che resu scita l’oper a in vista della sua situ azione esistenziale, d all’altro bisogna fare i conti
con l’intenz ionalità
a m onte
p iù o men o consap evole
d ell’au tore, che, nel caso specifico, ha m esso in oper a un a pr ecisa strateg ia affinché il p rocesso si orientasse in una pa rticolare direzione
246.
Riguar do al pr imo asp etto, bisogna ora inqu ad rare il contesto storico-sociale all’interno del quale avviene o può avvenire una lettura dagli effetti risocializzanti: infatti un processo simile può essere facilitato in una società, come quella contemp oranea, nella quale l’identità non è ma i conqu istata u na volta per tutte ma è un continuo processo di aggiustamento e revisione :
Quan to ha giocato in tutto qu esto una p ossibile intenzione autoriale a monte lo si è constatato attrav erso il riconoscimento e l’enucleazione degli stratagemm i retorici e stilistici individu ati quali spie di una p roposta di fru izione implicita al testo stesso che si è cercata di r icostruire. 246
207
“Negli anni ’80 si è messo bene in luce la centralità d ella r icerca d ell’iden tità che il soggetto, com e attor e sociale, gestisce con u n u so strat egico d elle risorse che l’ambiente gli offre.” 247 Qualcuno ha parlato, al riguardo di questa provvisorietà del percorso di socializzazione, di identità SURWHLIRUPH
Senza voler entrare nel merito di
una discussione estremamente complessa ( la traversata che l’individuo comp ie d el vasto camp o di po ssibilità simboliche e cultur ali nella società contemp oranea è stata interpretata sia come rischio che come FKDQFH
249
),
andrà qui sottolineato che caratteristica dell’ identità proteiforme è l’apertura necessaria
a
continu i aggiustamen ti e revisioni, in
risposta ai tratti
struttu rali d ella società contemp oranea :
Sinteticamente, dunque si può parlare di differenza e diversità nell’ambito dei processi di socializzazione in relazione ad una
SOXUDOLWj GL VRJJHWWL che
interagiscono all’interno di un processo strutturato in base a FULWHUL GL YDORUH definiti, che possono essere o meno gerarchizzanti, con un obbiettivo che può essere di RPRJHQHLWj o d i GLIIHUHQ]LD]LRQH. A queste tre variabili bisognerebbe aggiungere una quarta dimensione della diversità, quella temporale che si Silvio Scanagat ta, Plur alità e terr itori soggettivi, in $]LRQHVRFLDOH HSOXUDOLWj FXOWXUDOH, op. cit., pp. 239-246, p. 240 . Si ved ano an che M. Livolsi, ,GHQWLWjHSURJHWWR/·DWWRUHVRFLDOHQHOODVRFLHWjFRQWHPSRUDQHD , La Nuova Italia, Firenze, 1987; A. Melucci, /·LQYHQ]LRQH GHO SUHVHQWH 0RYLPHQWL LGHQWLWj ELVRJQL FROOHWWLYL , Il Mulino, Bologna, 1982; F. Bimbi, 6WUXWWXUH H VWUDWHJLH GHOOD YLWD TXRWLGLDQD $QJHOL 0LODQR 1986; Cesareo, 1989; L. Gallino, ,GHQWLWj LGHQWLILFD]LRQH , in “Laboratorio politico”, n.1, Einaudi, torino, 1982; A. Polmonari, F. Carugati, P. E. Ricci Bitti e G. Sarchiello , ,GHQWLWj LPSHUIHWWH , Il Mulino, Bologna, 1979; L. Sciolla, ,GHQWLWj , Rosen ber g & Sellier, Tor ino , 1983-84; F. Cres pi , 0RQGLYLWDOLHIUDPPHQWD]LRQHGHOVHQVR , in &RQVHQVRHFRQIOLWWR QHOODVRFLHWjFRQWHPSRUDQHD, An geli, Milano , 1982-3; Aa. Vv., &RPSOHVVLWjVRFLDOHHLGHQWLWj, An geli, Milano, 1983. 248 Luisa Ribolzi, Azione sociale e pluralità culturale, in $]LRQH VRFLDOH HSOXUDOLWjFXOWXUDOH, op. cit., p. 290; si veda anche A . Kennedy, 7KH3URWHDQ6HOI'UDPDWLF$FWLRQLQ&RQWHPS)LFWLRQ, MacMillan, Lond on, 1974. 249 L. Sciolla, ,GHQWLWj , op . cit., p. 48. T. Luckma nn e P. Berger , dei qu ali sono ripor tati alcuni testi nell’antologia di Sciolla, osservano criticamente che nella società contemp oranea le identità diventano uno tra gli altri oggetti di consum o a disposizione su quello che loro chiamano “il mercato delle identità”. Berger e Luckmann han no affrontato il tema principalment e nei loro lavori 7KH ,QYLVLELOH 5HOLJLRQ, ( T. Luckamnn ), MacMillan Co., New York, 1963; 7KH6DFUHG&DQRS\, ( P. Berger ) , 1967 ( Dou bleda y, New York, 1990 ); 7KH +RPHOHVV 0LQG, ( P. Berger, B. Berger, H Kellner ), Harmondsworth, Penguin Books, 1973; 3\UDPLGV RI 6DFULILFH, ( P. Berg er ), Basic Book s, New York, 1974 ; 7KH+HUHWLFDO ,PSHUDWLYH, ( P. Berger ) , Anchor Press/ Doubleday, N ew York, 1979. 247
208
esprime nel binomio “ SHUPDQHQ]DSURYYLVRULHWj”, dal mom ento in cui non solo si ha a che fare con una società più eterogenea, ma i singoli oggetti sociali sono instabili, e p ossono facilmente mod ificarsi nel tem po, o essere sostituiti da altri. Oggi tutt e le relazioni sociali sono vissute su l breve periodo, e tu tte le scelte di fondo, un tempo considerate immutabili, sono anch’esse soggette a quel ULILXWR
GHOODLUUHYHUVLELOLWj che caratterizza questa fase storica e che ha portato alcuni a parlare di “nomadismo tecnologico” per indicare fenomeni di provvisorietà, prevalenza del contingente e del quotidiano, pluralità dei centri di riferimento. A questo consegue in termini di processo non più la prevalenza della socializzazione secondaria su quella primaria, che aveva caratterizzato la società industriale, ma una successione di “risocializzazioni” in grado di favorire questo continuo adattamento.
250
--------------------Il
soggetto
quindi
è,
in
un
certo
senso,
costretto
ad
un
continuo
aggiustam ento/ verifica sui su oi bisogni di qua nto gli offre l’ambiente: l’autoreferenzialità del sistema soggettivo non chiude la comunicazione e l’azione con l’esterno, ma piuttosto commisura sé rispetto ad un territorio di risorse. L’informazione quindi e la sua gestione diventano oggetto fondamentale per gestire la quotidianità , l’identità e la soggettività; e questo vale sia nel senso della num erosità, che dei contenu ti. ( … ) Dal pu nto d i vista della socializzazione è evidente che ci stiamo moven do verso un’ulteriore offerta di consumo di oggetti comunicativi; questo favorirà le già articolate presenze di agenzie formative: addirittura potrà incrementare la capacità autoformativa che i soggetti hann o di fronte ai m ezzi comu nicativi.
251
250 L. 251
Ribolzi, op. cit., p. 289. Silvio Scanag atta, op . cit. , pp . 241 – 242.
209
Il soggetto contemp oran eo d eclina p ercorsi di senso pr ovvisori, m utev oli, con m aggiore cap acità e possibilità d i scelta. Il VHOI proteiform e è stato capa ce di attingere ai testi di Castaneda elemen ti che poi ha riadattato alla propr ia vita . Un simile pr ocesso pr obabilmente è stato caratterizzato d a momenti fortemen te conflittua li - come la frequen tazion e d el flu sso comu nicativo d elle comu nità web lascia intu ire - ; inoltre si p uò imm agina re che esso sia tu ttora in corso e da gli esiti incerti . Si dovreb be quin di rettificare il richiamo alla ri-socializzazione, ar ticoland olo e problematizzandolo in un SHUFRUVR di risocializzazione, che, in quan to tale,
non va imma ginato come una
conversione totale ( del tipo p rod otto in seguito ad uno FKRFbiografico ) , ma come un fenomeno che ha coinvolto maggiormente alcuni aspetti – per esemp io qu ello dell’orientam ento all’azione più di quello d el lingu aggio – e che va inteso come una questione di gradi lungo un FRQWLQXXP di possibilità di concretizzazione e ma nifestazione. In questo caso, comu nqu e, la letteratura, al par i d i altre agenzie inform ali di socializzazione, può divenire il luogo di reperimento di quelle risorse culturali
che altri am biti, ma gari istituzionalmente dep utati a qu esto
comp ito, non forn iscono all’attor e sociale.
Per quanto attiene al secondo aspetto, quello dell’intenzionalità, bisogna and are ad inda gare
le motivazioni a monte dell’atto di scrittura, che si
rintracciano compr end end o il contesto al qua le lo scrittore ap par tiene. Non ostante la scarsezza di notizie di prima m ano sulla vicend a di Castaned a, qualcosa sul contesto di produzione si può comunque dire ( si veda anche qua nto già riportato al proposito nel cap. 2 ) : con Castaneda ha termine il lignaggio d i sciaman i ; per qu esto motivo, a lui viene assegnato il comp ito di chiud ere la centenar ia vicenda con un gesto finale, qu alcosa all’altezza della 210
ricerca compiuta in Messico da uomini e donne nel corso dei secoli sulla realtà e la percezione . La “fibbia d ’oro” – per u sare l’espr essione di d on Jua n - con cui Castaned a chiud e
la linea di trasmissione ereditaria
diventa allora l’ apertu ra della
tradizione ad un p iù vasto num ero di individu i per mezzo di un’operazione letteraria. L’ avvicinamento del pubblico occidentale al mondo degli sciamani viene intenzionato dall’autore come un ad escaggio intellettuale comp iuto dalla sua opera scritta. Per raggiung ere questo obbiettivo Castaned a p rod uce, grazie a determ inate
strategie narr ative e stilistiche, un a narra tiva suscettibile di
occasioni d i risocializzazione . In questo modo la fine del lignaggio si trasforma nella diffusione delle pra tiche e d ella visione d el mond o d i cui lo stesso era custode e tra smettitore e la nascita di un corpo d i pra tican ti le arti d egli sciam ani d ell’ant ico Messico, di cui sono prova le comunità web e la frequentazione dei seminari di insegnamen to dei cosidd etti passi magici. Se attraverso l’analisi delle strategie retoriche si è rintracciata l’intenzione dell’ autor e implicito, and and o ora
ad analizzare le circostanze di
enu nciazione d el testo si verifica u n’effettiva corrisp ond enza intenzione e quella dell’autore empirico252,
tra la prima
imp licato nel pr oblema
d ella
gestione di un eredità trad izionale. Quindi la prod uzione di Castaneda
non è indirizzata al
grupp o di
riferimento dello scrittore , a quel grupp o la cui struttur a mentale è omologa all’orizzonte di significati del testo e da cui in ultima istanza provengono il
Cfr. Eco, /HFWRULQ IDEXOD, cit., pp. 64 – 65. Per autore implicito si intende qui :“ un’entità effettiva, un’istanza che stabilisce le norme della narrativa e che vi acclude ( in via più o meno esplicita ) un orientamento ideologico, sul qu ale il lettore mod ella un a reazione che fonda così la sua risp osta estetica.” Bertoni, ,OWHVWRDTXDWWURPDQL cit., , p. 7 252
211
sistema d i conoscenza e d i azione alieno,
ma
è
stata intenzionalmente
prod otta per i non-membri come testimonianza ed atto di apertura di una trad izione esoterica verso l’esterno:
Un’altra p ossibilità generalm ente ignorata all’interno d i un mod ello semp lice di determinazione culturale è quella dell’influenza degli interscambi culturali. Idee culturali ed artistiche si sono spesso diffuse da una società all’altra senza l’intervento di alcuna particolare colonizzazione e senza alcuna convergenza o trasformazione politica o economica. (…) Enfatizzare eccessivamente una concezione della cultura intesa come prodotto di una particolare ‘base’ socioeconomica, rischia di oscurare questo tipo di sviluppo e di cambiamento culturale che sopraggiunge, per così dire, dall’esterno di tale base.
253
Questo implica una serie di problemi : una visione del mondo non occiden tale che è alle spalle della prod uzione di un o scrittore ap par tenente alla tradizione intellettuale europ ea trasforma i testi d i quest’ ultimo non solo in un terren o di scontro e di conflitto , ma an che
in un luogo di
trad uzione e di risignificazione ( un aspetto la cui comp lessità meriterebbe ben altro app rofondimento ). Tutta l’opera di Castaneda è attraversata da questo travaglio, da questa dialettica, e si è visto come la pluralità dei punti di vista in contrasto contribuisca anche al gioco di identificazione – distanza, e conseguentemente alla peculiare capacità di mettere in crisi le certezze di cui è portatore il lettore. Questo specifico aspetto della produzione castanediana è suscettibile di almeno du e ulteriori tipi di
253
connessione teorica,
d a un lato con caratteri
J. Wolff, op. cit., p. 107
212
generali
prop ri della
forma d’arte letteraria, e d all’altro ancora un a volta
con il contesto sociale contem p oran eo . Per la sua caratteristica di gioco e di ILFWLRQ e le conseguen ze che
ne
derivano ( contemporaneità di identificazione e di distanza, virtualità della situazioni che permette la revocabilità della partecipazione del lettore, sperimentab ilità di un a plur alità di pu nti d i vista e significati in am biente protetto, assenza d el discorso norm ativo prop rio di altri tipi d i testo ed ord ini d i d iscorso qua li qu ello p olitico, religioso, filosofico, giu rid ico, scientifico ) la letteratur a si pr edispone ad essere il luogo d ell’ incontro con la d iversità cultur ale e con elemen ti ( simboli, significati, d escrizioni di com por tam ento etc. ) lontani da l contesto di app artenenza . La riflessione d i G. Pagliano si è in più occasioni confrontat a con qu esti motivi, giungend o infine ad una loro connessione reciproca:
Ora è opportuno chiedersi come tali immedesimazioni, distanziazioni e sperimentazioni siano possibili mediante il testo letterario, mentre verrebbero rifiutate nella comunicazione quotidiana o restando all’interno del discorso ideologico. In proposito possiamo ricordare che lo statuto del testo viene opp ortun amen te den ominato “d i finzione”. Come il gioco, il testo letterario non è né vero né non vero, mentre si presenta come non vincolante rispetto alle norm ative politiche, etiche, religiose, giurid iche. Qu esto statu to p ermetterebbe dunque una libertà di adesione o di rifiuto non immediatamente pericolosa per l’identità sociale e di grup po, ed estrem amen te utile per la sperimentazione d ei ruoli sociali. In chiave più prossima al punto di vista psicanalitico possiamo ricordare che la letteratura disegna dinamiche relazionali all’interno di un preciso quad ro formale, ed è qu esta “forma” , costituita dalla struttu ra d el testo, poetico o narrativo, che ritma inizi ed esiti delle tensioni al livello profondo della “fabula” o a livello stilistico e linguistico, che riduce la sensazione di pericolo della esposizione all’altro e , incanalando in certo modo le pulsioni aggressive e distruttive ne permette la trasformazione, favorendo il passaggio
213
da meccanismi di difesa a meccanismi di adattamento, in grado di accettare la diversità .
254
Il testo per m ette qu ind i di “ affrontar e l’alterità rad icale,
attra verso la messa
in d iscussione delle propr ie certezze, propr io in qu anto esso si presenta come fittizio e non vero, come un gioco che può appunto essere sospeso, che il soggetto pu ò m antenere nei limiti d el gioco.”255 La p olifonia d el testo letterario
bene si p resta, qu ind i,
ad accogliere la
plu ralità di ‘voci’ d ell’attu ale società . La po tenzialità d ella letteratu ra di divenire
,
in
quanto
forma
di
mediazione
simbolica,
luogo
di
destru ttura zione e/ o di costruz ione sociale della realtà app are esaltata da lla pluralità culturale della società contemporanea, dove coesistono molteplici ordini di discorso senza che, app arentem ente, un o in particolare prevalga sugli altri256 . Sarà bene d efinire cosa si intende qu i per pluralità cultur ale. Paolo Jedlow ski fornisce la seguen te d efinizione problem atica :
254
Pagliano, Azion e sociale e plur alità cultu rale, cit., pp. 146-147. G. Pagliano, 3URILORGLVRFLRORJLDGHOODOHWWHUDWXUD , op. cit. , pp. 115 – 116 . “ Già Duncan, sulle tracce di H. G. Mead, individuava la funzione della letteratura nell’offerta che essa compie di situazioni e personaggi – nell’accezione di ruoli – che il lettore può sperimentare al livello dell’immaginario, costruendo in tal modo ( e cioè decostruend o e ricostruen do ) i prop ri atteggiamenti e la propria p ersonalità. ( … ) Tale discorso può essere confrontato e integrato con quanto si afferma relativamente alla struttura dialogica dell’incontro tra testo letterario e lettore e all’esperienza di sé nell’esperienza dell’altro che il testo permette.” G. Pagliano, Azione sociale e plura lità culturale, in $]LRQHVRFLDOHHSOXUDOLWjFXOWXUDOH, op. cit., p. 146. “ L’ipotesi probabile è che si tratti di una funzione di sperimentazione a livello dell’immaginario di un nostro inserimento ( del soggetto lettore ) nel mondo inventato dal testo: sperimentazione di ruoli, azioni, situazioni ( così Duncan 1953 ). Tale sperimentazione sarebbe resa possibile, nonostante pregiudizi e convinzioni del soggetto, dallo statuto non normativo e non legato alla veridicità del testo letterario. Mediante tale sperimentazione si potrebbero operare modifiche della visione del mondo, delle convinzioni e dei riferimenti di valori, non operabili a livello razionale a causa delle barriere frapposte dalle convinzioni già esistenti (….).” idem , 3HUFKpOHJJHUH cit. p p. 18 – 20 . 256 “We need to know h ow the individu al accepts one and not the other tradition in society where there are many u sable pasts being invoked by competing grou ps within the same institution, by institutions within the society, and, finally, by cultures within civilizations. When we eliminate choice in the acceptance of the trad ition, we really beg the qu estion.” Duncan, cit., nota 14, p. 232 . 255
214
Io direi che la nozione di SOXUDOLVPR esprime LOSUREOHPDGHOODFRPSUHVHQ]DGLXQD
SOXUDOLWjGLRUL]]RQWLFXOWXUDOLGLYHUVLLQXQPRQGRFRPXQH . Con questa d efinizione si evidenzia l’aspetto di SUREOHPD del pluralismo, ma soprattutto si pone l’accento su l fatto che la p luralità di orizzonti cultu rali si eserciti su di XQPRQGR
LQFRPXQH . Se il mondo in questione non fosse comune, non vi sarebbe problema: vi sarebbero gruppi diversi, diverse identità, diverse culture, ma tutto ciò non inter-agirebbe, e dunque la pluralità non costituirebbe nulla, non sarebbe nepp ure avvertita. Il problema nasce dunque dal fatto che su di un mondo in comune esistono rappresentazioni diverse. Lo stesso mondo viene descritto in termini diversi, con altre parole, da punti di vista differenti, che possono essere antagonisti. Qu esti pun ti di vista diversi non si ignorano reciprocamen te. E qu i sta il pun to. Perché se la visione del mondo di un gruppo sociale viene a confrontarsi con quella diversa, ma incidente sul medesimo mondo, di un altro gruppo, l’effetto è quello di una delegittimazione dell’ordinamento cognitivo su cui quella visione si basava: la “naturalità” – “l’ovvietà” – di quella visione si sgretola. L’ordine diviene p roblemat ico.
257
( sott. agg. )
Nel m ond o in comu ne d ella società contempora nea emergon o la revocabilità d elle scelte tra diverse realtà, la m olteplicità d elle app arten enze, la norm alità del
transito
tra diverse province di significato, la costruz ione situata e
contestuale delle identità
258.
257
P. Jedlowski, Pluralismo, Pregiud izio e comu nicazione, cit., p. 235. Gli autori che hanno p resentato la cultura delle società contemp oranee come u na m olteplicità di sistemi d i significato, di “m ond i” simbolici, tra di loro interrelati e in competizione reciproca sono p rincipalmente, sulla scia di Schut z, P. Berger e T. Luckmann, ai cui lavori citati nella nota 20 del presente capitolo si rimand a per u n app roccio critico al pr oblem a. Si veda inoltr e L. Sciolla, Il plu ralism o cultur ale nelle società com plesse, in $]LRQHVRFLDOHHSOXUDOLWj FXOWXUDOH, op. cit., pp. 26-38) . L’altro filone che si è occupato del pluralismo culturale mettendolo al centro della prop ria riflessione è quello filosofico della “postmod ernità”, di cui viene fornita amp ia rassegna bibliografica in M. Ferrarsi, 7UDFFH1LFKLOLVPRPRGHUQRHSRVWPRGHUQR, An geli, Milano, 1983. 258 Pier Paolo Giglioli, Sociologia e d ifferenza. App unti sul p luralismo cognitivo e n orma tivR, in $]LRQHVRFLDOH HSOXUDOLWjFXOWXUDOH, op. cit., p . 19
215
L . Sciolla
pa rla al pr op osito d i m olteplicità ed incomm ensu rabilità d elle
alterna tive e delle p ossibilità,
d i conseguen te pr oblema e necessità d ella
scelta, di acentralità del sistema sociale contemporaneo, di differenziazione simbolica,
di
pluralizzazione
dei
modelli
culturali
eviden ziare come, affian co alle consegu enze di tipo
etc.,
finendo
per
nega tivo, per l’
individu o si apr a un orizzonte d i possibilità d i risposte attive basate sul pr incipio di rev ersibilità d elle scelte . 259 Rispetto alle dimensioni di differenziazione e complessità, nel presente lavoro risulta più interessante
porr e attenzione all’aspetto cultur ale della
plur alità. Scrive dun que Pagliano :
Una volta superati i rapporti di conquista e di dipendenza, la convivenza del molteplice non si delinea allora quale compresenza separata, ma quale rete di reciproche costruzioni di soggettività, individu ali e di gru pp o. Le interazioni istituiscono le iden tità in un pr ocesso d i dinam ica cultur ale e interr elata. ( … ) La compatibilità e l’arricchimento culturale risultano in questa prospettiva non solo necessari ma anche acquisibili, soprattutto par tend o d al riconoscimen to che siam o tutti in tran sito culturale. 260
Differenziazione simbolica e identità, in “Rassegna italiana di sociologia”, 24, 1983, pp.41-77. Si vedano anche Dal Lago, A., ,OSROLWHLVPRPRGHUQR, Unicopoli, Milano, 1985; idem, 2OWUHLOPHWRGR, Unicopoli, Milano, 1989; Giglioli, P.P., 7HRULHGHOO·D]LRQH, in A. Panebianco ( a cura di ), /·DQDOLVLGHOODSROLWLFD , Il Mulino, Bologna, 1989, p p. 107-33 . 260 G. Pagliano, Az ione sociale e plu ralità cult ur ale, cit., pp . 143-148 259
216
A proposito della diversità culturale nella società contemporanea è stato nota to, p erò, che la plu ralità coesiste fian co a fianco con vistosi fenomen i e processi di om ologazione cultura le. Senza avere la minima pretesa di entrare in un dibattito così complesso, si ricord a che è stato risposto a queste osservazioni che, se la plur alità di offerta culturale sembra coesistere, al livello macro, con l’omologazione culturale, a livello di soggetto/ i essa sembra fornire un’effettiva opp ortun ità di diversificazione . Di conseguenz a, “la soggettività è semp re più elemen to di differenziazione intrinseco rispett o alla gener alità d ei fenom eni; (…)
vi è un a necessità
sempre maggiore di attenzione alla diversificazione dei fenomeni prodotta da l soggetto” 261. Ci si riallaccia a questo punto a quanto detto a proposito dell’identità proteiform e :
La crescente instabilità e precarietà dei m odelli di riferimento cultu rale ha reso problematica la formazione delle identità sociali, che anziché essere GDWH p er nascita, in base a rapporti oggettivi legati alla famiglia, alla comunità di appartenenza e alle unità territoriali locali, sono sempre più spesso il risultato d i VFHOWH, attraverso continui processi di VRFLDOL]]D]LRQH e d i ULVRFLDOL]]D]LRQH, nonché di ULQHJR]LD]LRQH di rapp orti.
Preso atto di qu anto detto,
262
app are
ora
più verosimile e pr obabile
possibilità dell’innesco d i un a ri-socializza zione orizzonte culturale anche
rad icalmente
la
per via letteraria ad un
estraneo
a quello del contesto
sociale di ap par tenenza d el lettore . 261 262
Silvio Scanagatto, Pluralità e territori soggettivi, in $]LRQHVRFLDOHHSOXUDOLWjFXOWXUDOHop . cit., p. 240 F. Crespi, 0DQXDOHGLVRFLRORJLDGHOODFXOWXUD, op . cit., p. 201
217
Il testo letterario è infatti l’interp retaz ione perlomeno, è
lo strum ento che perm ette la trad uzione e
cultur ale, anche se pa rziale, incomp leta o d istorta; o l’agente che
alimenta nd ola con
pr edispone la sensibilità
degli individu i,
la curiosità FLUFD la diversità culturale ed alimentando,
quind i, il d esid erio di a vvicinarla. Il testo letterario, contemporaneamente, può fornire nuove lenti attraverso cui guard are agli oggetti della vita quotid iana; e la diversa angolazione pu ò m ettere il lettore nella cond izione di sper imen tare i limiti e la convenz ionalità di ciò che prima d ava p er scontato, natu rale o familiare. La ILFWLRQ è caratterizzata da un a particolare abilità ad “articolare un sistema di prospettive, che fornisce un esperienza rad icalmente
differente dall’
esperienza d ella vita qu otidiana.” 263
The world of fiction is a competitive world of new views and new ways of presenting them. We may thus think of fiction as shaping the horizon of our everyday life by providing us with new models for the organization of our experien ce. ( … ) Fictional texts ask the reader to construct experimental schematised views that exceed the horizon of his everyday life, and that open new experiences to him. 264
Per Ricoeur nella letteratura lo spazio d i varianza sperimentabile dall’identità è molto maggiore di quello offerto dall’esperienza quotidiana. Il testo
K. Stierle, The Readin g of Fictiona l Texts, in S. R. Suleiman e I. Crosm an ( eds. ), 7KH5HDGHULQWKH7H[W (VVD\VRQ$XGLHQFHDQG,QWHUSUHWDWLRQ, op . cit., p. 100. 264 Idem, pp. 101 – 103. 263
218
letterario metterebbe in comunicazione l’altro esterno al sé con l’alterità interna d el soggetto265. Per
Escarp it l’atto della lettu ra “ è d un qu e insieme socievole ed asociale.
Sopprime provvisoriamente le relazioni dell’individuo col suo universo per costruirne di nuove con l’universo dell’opera. Perciò la sua motivazione consiste quasi semp re in u na insodd isfazione, in u no squ ilibrio tra il lettore e il suo am biente ( … ).”266 Tornan do alla riflessione iniziale, la letteratu ra, com e l’arte più in genera le, in quanto forma di mediazione simbolica , è un luogo privilegiato di negoz iazione e ri-negoziazion e d ei significati. Nella eterogenea offerta di orientamenti e risorse culturali caratteristica della società contemp oranea, d ove l’individu o si trova a vivere simu ltaneamente in più ambiti senza identificarsi completamente con nessuno di essi, diventa possibile più che in pa ssato adottar e
stili di vita e
strategie da contesti
diversi da quello di appartenenza 267 . La socializzazione , come si è d etto, diventa u n p rocesso in fieri che non trova m ai comp imento. La perd ita di un sistema di valori dominante e la compresenza di diversi punti di vista contrastanti nella società, tutti parimenti legittimi, costringe l’individuo a rimettere periodicamente in discussione i risultati raggiunti della sua socializzazion e. Ecco allora che l’attor e sociale si rivolge an che alla letteratu ra
265 266
267
P. Ricouer, 6RLPrPHFRPPHXQDXWUH, p. 231 e sgg. Alfredo De Paz, $OFXQHWHQGHQ]HDWWXDOLQHOODVRFLRORJLDGHOODOHWWHUDWXUDHQHOODFULWLFDVRFLRORJLFD, op. cit., p. 556 La costituzione delle identità attraverso reti di relazione dislocate lontano nel tempo e nello spazio e l’accesso
facilitato a forme di esperienza e di vita lontane dal contesto culturale di appartenenza – o forse bisognerebbe dire l’ampliamento del proprio contesto culturale fino alle dimensioni di reti globali di scambio ed appartenenza - genera nuove forme di autenticità dell’ esperienza, al di là del FOLYDJH tradizione/innovazione : le identità si fanno mobili, il soggetto è decentrato ed in transito culturale. Cfr. James Clifford, 7KH 3UHGLFDPHQW RI &XOWXUH, Harvard Univ. Press, Cambridge-London, 1988; , IUXWWL SXUL
LPSD]]LVFRQR , Bollati Boringhieri, Torino, 1993 ( 1ª ed. “Gli Archi” 1999 ) .
219
per il reperimento di quelle risorse e competenze con cui costruire un’ identità ed un a concezione del mon do. Quind i, se è vero che un ’opera d ialoga con il suo tem po, allora le condizioni della
accettabilità
del
testo
castanediano
affondano
le
loro
radici
nell’indeterm inatezza struttu rale dell’identità contemp oranea.
( … ) Tutti siamo presi nella verità dei linguaggi, cioè nella loro regionalità, travolti nella formidabile rivalità che regola il loro vicinato. Giacchè ogni parlata ( ogni finzione ) combatte per l’egemonia; se ha il potere si estende dap pertu tto nel corrente e nel quotidiano d ella vita sociale, diventa GR[D, natura ( … ). Una WRSLFD spietata regola la vita del linguaggio: il linguaggio viene sempre d a qualche parte, è WySRV guerriero. 268
Éditions du Seuil, Paris, 1973 ; 9DULD]LRQLVXOOD VFULWWXUDVHJXLWH GD ,O SLDFHUHGHOWHVWR, a cura di Carlo Ossola, Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino, 1999, p. 95 268
Roland Barthes, /H SODLVLU GXWH[WH,
220
1 L’ant rop ologa M. Cap ald i è tra i p ochi che si sono accorti del filo che unisce fenom enologia e spiegazione degli stregoni nella vicend a d i Castaneda : “ (… ) Tuttavia a parte le differenze che dipendono dalla sensibilità individuale di uno sguardo, esiste, come diceva don Juan , un WRQDOGHOWHPSR che noi cond ividiamo con la società, qualcosa che noi chiameremm o socializzazione, qu ella socializzazione che sottraend oci alla natu ra fa di noi degli esseri cultu rali. Diventare u n essere cultur ale vuol dire far proprie le mod alità d i interpretaz ione caratteristiche di qu ella determ inata cultura. Sebbene ogni cultu ra abbia le proprie modalità, tutte le culture educano i loro bambini a interpretare il mondo che li circonda. Da quando siamo piccolissimi siamo indotti a credere che la spiegazione del mondo da noi ricevuta sia quella giusta, ma che tale spiegazione sia vera o no, non ha realmente importanza, ciò che importa è che esiste una spiegazione. Questo vuol dire che noi non smettiamo mai, neppure per un istante, di dare a noi stessi delle spiegazioni che interpretano tutto ciò che ci circonda, queste interpretazioni sono impresse nella nostra percezione attraverso gli inventari che la nostra mente fa continuamente. Se smettessimo per un attimo di fare riferimento ai nostri inventari potremmo sperimentare quello che Castaneda chiama la VRVSHQVLRQHGHOJLXGL]LR . ( … ). Qu esto è anche qu ant o si pr efigge, in un altro ambito, la fenomenologia second o E. G. Hu sserl, “un a filosofia trascend entale che trattava solamente del residuo che rimane dopo che viene eseguita una riduzione. Chiamava questa riduzione HSRFKq, cioè mettere da parte il significato, o sospendere il giudizio.” M. Cap ald i, “Oltre i limiti d el corpo”, Ed.ni Il Pun to d ’Incontro, 2001 Vicenza, p. 72. Anche lo studioso di filosofia N. Classen ha colto l’affinità esistente tra le due linee di pen siero: “ Qu esto (l’atto d i interpreta re la p ercezione d i un a cosa colorata d i forma s ferica e dire che si tratta di un pom odoro, che si pu ò cucinare in certi modi, che p roviene da un certo angolo del mondo) non è più un atto della percezione, ma un atto della interpretazione, l’atto di assegnare un significato che il filosofo tedesco e fenomenologo Edmun d H usserl aveva chiamato LQWHQ]LRQDOLWj . Gli stregoni della linea di d on Juan han no un proprio termine p aragonabile a questo, O·HYRFD]LRQHGHOO·LQWHQWR. “ N. Classen, “Castaned a u nd das Vermächtnis des D on Juan ”, Han s-Nietsch-Verlag, 1998, trad. it.“ Castaneda e i guerrieri di Don Juan“, a cura di M. Poriati, Edizioni Il Punto di Incontro, 1998 Vicenza pp. 92-93. Sono invece da ritenersi impropri gli accostamenti formulati da Furio Jesi a determinate correnti intellettuali ed artistiche contemporanee nella sua introduzione dell’edizione italiana di “Tales of Power”, perché non storicamen te accertati, a differenza d el retroterra fenom enologico della forma zione accadem ica d i Castaned a.
221
2
In una nota a margine del suo saggio “Del modo di formare come impegno sulla realtà”, Eco, toccando di sfuggita il tema trattato in questa sede all’interno di una più generale riflessione sul rapp orto tra struttu ra sociale pen etrante
e forma artistica, offre un simp atico e
esemp io di come le stru ttur e e gli ordini narrativi possan o, filtrand o nel
quotid iano, trasformarsi in ord ini di realtà, griglie interpretat ive del mond o ed orizzonti all’interno dei quali si situa e si orienta il comportam ento “ Un esempio: sarà accadu to al lettore di trovarsi in una delle situazioni più squallide che possano darsi, il trovarsi cioè solo, in un momento di FDIDUG, possibilmente in un luogo sconosciuto, in un Paese straniero, a bere in un bar per ammazzare il tempo, nell’attesa inconsapevole, regolarmente frustrata, d i qualcosa che intervenga a interromp ere il corso della solitud ine. Non credo vi sia situazione men o sopp ortabile, e tuttavia chi vi sia incorso quasi semp re è riuscito a sopportarla trovandola, in fondo, molto ‘letteraria’. Perché? Perché tutta una letteratura ci ha abituat o alla conven zione che qua nd o un individu o si trova solo a bere in un bar, ecco che gli accad e qua lcosa: nel romanzo giallo sarà l’app arizione di un a bionda platinata, in H emingw ay un incontro meno vistoso, u n d ialogo, una rivelazione del ‘nad a’. Dunqu e un certo ordine narrativo prevede, ormai istituzionalmente, che quand o un o beve solo in u n bar d ebba accadere qu alcosa. Ecco così come u n atto tra i men o significativi (…)
SUHQGH RUGLQH e diventa a torto accettabile; si fa significante (…) con l’applicazione di strutture narrative che esigono comunque la soluzione di una premessa, la conclusione ordinata , la fine d i un inizio, e non consent ono u n inizio senza fine (…).” La letteratura “ci abitua alle convenzioni”; crea “ordin i narrativi che prevedon o il mod o socialmente codificato e legittimato di comportarsi” che diventano, in virtù della forza poietica della letteratura, e dell’arte più in generale, nei confronti della realtà sociale, ordini d i realtà ‘natu rale’, di realtà WRXWFRXUW.
U. Eco, 2SHUDDSHUWD, Bom p ian i, Milan o, 1962 ( 3ª ed ., 1971 , p. 263, no ta 11 ).
222
3
Pragmat ica della comu nicazione u man a, costruzionismo interpr etativo ed interazionismo.
“ I presupposti pragmatici dell’interazione comunicativa si possono riassumere in alcuni pu nti .
1 – I fenomen i comu nicativi e interattivi sono entram bi IRUPHGHOOD VRFLDOLWjXPDQD , che si esprime così in diversi tipi di comportamento; è proprio nella pragmatica della comunicazione che i discorsi vengono concettualizzati come veri e propri DWWL, tra cui spiccano p articolarmente quelli allocutori e qu elli dotati d i un a valenza p erlocutoria, per la loro peculiarità d i indu rre ( o avere intenz ione di indu rre ) degli effetti sul comportam ento dell’interlocutore.
(…)
2 – I fenomen i comu nicativi ed interattivi implicano anche XQGLYHUVRPRGRGLLQWHQGHUHOD
UHDOWje il rapporto con qu esta, sia essa un a realtà esterna o interna all’individu o ; mettendo in discussione un ontologismo di fondo ( … ), la realtà viene svelata come essa stessa costru zione dell’uom o, al pa ri del concetto di ind ividualità e di iden tità.
(…)
4 – ( … ) Proprio perché la logica naturale che sostiene questi processi di produzione di senso è impregnata di dimensione etica, comprensibilmente poiché risponde ad una ragione pr atica, il consenso non è qua si mai il risultato di u n’adesione acritica e immed iata : il più delle volte il senso prod otto è conteso in d ispute an che molto accese e sempre negoziato.”
Petrillo, G., Comunicazioni sociali e comunicazioni di massa nella prospettiva dialogica, in
/HGLPHQVLRQLGHOODSVLFRORJLDVRFLDOH, a cura di B. Zani, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1995, p p . 201- 231 (pp . 203 – 204) . 223
4
Seguono sei interviste a lettori-praticanti ( cinque donne, un maschio ) realizzate all’interno del gruppo di pratica di tensegrità di Roma. Le domande sono state selezionate in collaborazione con alcuni membri del gruppo sulla base di una lista di quesiti ruotanti attorno ai seguenti argomenti:
O·LQFRQWURFRQ&DVWDQHGD -come, quando -comm enti sull’opera ed il mond o in essa narrat o -come si ar riva alla YLDGHOJXHUULHUR -come si arriva alla tensegrità
ORVFLDPDQLVPRH&DVWDQHGD -cosa sa d ello sciama nism o (d i ciò che in O ccid ente intend iamo p er s.) chi legge Castaned a o chi p ratica Tensegrità -dialettica tra la conoscenza sciaman ica e la conoscenza m odern a
FKHUDSSRUWRKDFKLOHJJH&DVWDQHGDRSUDWLFDWHQVHJULWjFRQDOWULVHQWLHULVSLULWXDOL FRQOHWHUDSLHROLVWLFKHHFRQODVDOXWH
int. n.° 1
224
Elène è una pitt rice. Vive tra l’Italia e la Francia, suo lu ogo d’origine. Attu almen te risiede ad alcun i chilometri da Roma.
I.: “Come h ai conosciuto Castan eda?” E.: “E’ stato u n am ico che mi h a p resentato i libri, quan do gli ho chiesto qua lcosa p er cambiare.” I.: “Quali opere h ai letto? In qu ale ordine?” E.: “Ne h o lette sei: qua nd o avevo venticinque an ni ho letto “L’erbe du d iable et la p etit fumè”, “Voir”, “Voyage a Ixtlan”, “Històire de poivour” (sono i titoli francesi rispettivamen te di “A scu ola dallo stregone”; “Una realtà separ ata”; “Viaggio ad Ixtlan”; “L’isola d el Tonal”), adesso ( Elene h a ora u na qua rantina d’anni) ho letto “Il Fuoco d al Profond o” e “Il Potere d el Silenzio”. I.: “Quali motivi ti hanno sp into a leggere e quali aspettative provavi nei confronti di quella lettura?” E.: “Avevo voglia di cambiare vita, non avevo motivi precisi.” I.: “Che effetto ti ha fatto la prima lettura d i Castaned a?” E.: “Ho cap ito che c’eran o diver si livelli di lettu ra: c’era la gioia d el roman zo, c’era u n livello di lettur a sociale, con la d escrizione di u n u omo con tu tte le sue d ebolezze, ed il livello stregonesco, irraggiungibile però…appetibile!” I.: “Ind ividui u n percorso p referenziale, i testi cioè andr ebbero letti in un a certa sequenza?” E.: “No, ognun o mi ha porta to qualcosa.” I.: “Cosa distingue i libri di Castan eda da altri racconti d i incontro con Maestri?” E.: “Si entra nella 6HFRQGD$WWHQ]LRQH.” I.: “Quale p ersonaggio ti ha affascinato di p iù? Perché?” E.: “Don Genaro, perché ha gioia ed um orismo.” I.: “Quan to d i letterario e qu anto d i reale c’è nei p ersonaggi dei racconti?” E.: “Sono reali, non ho p roblema ad amm ettere la stregoneria.” I.: “Parliamo d el “guerriero”. Hai fatto entrare n ella tu a vita un a p arte o l’insieme di questo modo d i stare al mondo? “ E.: “L’ho fatto entrare sia a livello d i comp ortament o u man o che per pren dere la forza degli st regoni.”
225
I.: “Trovi difficoltà a seguire u n sen tiero di cui non possiedi u n esem pio vivente, ma delle righe scritte?” E.: “No, ness un a d ifficoltà.” I.: “Il guerriero non ha ego, la società in cui viviamo si basa su l culto della persona. Qu ale sentimen to ti genera questa contrad dizione?” E.: “Ci sono d iversi tip i di rea ltà, c’è chi sceglie l’ego e chi l’op pos to…non c’è nes su n conflitto, è u na questione d i scelta.” I.: “Parliamo del YHGHUH . Ti andr ebbe di raccontarm i qualche esperienza? E.: “Il mio kinesiterapista m i aveva su ggerito, per la m ia attività artistica, d i aprire il centro di en ergia alla base d ella colonn a vertebrale, per a ffinare la m ia percezione. Passato del tempo, stavo giocando in campagna con le mie nipotine quand o, passando tra d ue macigni di granito, ho p oggiato la ma no su di essi e … potevo sentire l’intera ma ssa della roccia da pa rte a parte, la sua stru ttu ra energetica…mi sono spaventa ta, ma poi mi sono lasciata coinvolgere nell’esperienza.” I.: “Il tuo VRJQDUHè sporad ico, frequen te o sei una VRJQDWULFH?” E.: “E’sp orad ico. No n è collegato a qu alcosa in p articolare.” I.: “Esistono altre d imensioni oltre qu ella in cui viviamo? Le hai sp erimentate? Secondo te, potrebbero essere accessibili a chiun que?” E.: “E’ qua nd o un o VRJQD che si rende conto che sì, esistono queste altre d imensioni e possiamo esplorarle.” I.: “Com e hai iniziato a p raticare?” E.: “Dal libro ( ‘Tensegrità I sett e mov imen ti ma gici degli sciam ani d ell’an tico Messico’ ). Poi semp re lo stesso amico mi ha ‘regalato’ il nu mero di telefono di Z.
( un a
prat icante del grup po d i Roma ). I.: “Cosa ti ha spint o, se hai iniziato dai libri, a passare d a u n coinvolgimento letterario ai pa ssi m agici?” E.: “Avevo il desiderio d i introdu rre in m odo p iù ‘materiale’ gli insegnam enti nella mia vita.” I.: “Hai seguito dei seminari? Perché tan ta enfasi da p arte d ei praticanti sui seminari?” E.: “Ne ho segu iti du e. A Berlino l’ann o scorso e ad H an nover q u esto an no. L’enfasi c’è perché gli istrutt ori riescono a fare scend ere la realtà di Castaned a d entro la realtà
226
quotid iana, e quello che si crea è u n m omento … m agico. La m agia nella vita è bella. E’ come partecipare ad un ’opera d ’arte.” I.: “L’esecuzion e dei p assi ha in fluito sul tu o mod o di leggere i libri? H ai trovato conferm e, cose che p rima a vevi ignorato?” E.: “Rispetto alla prima d oman da no, per m e è ugu ale. Rispetto alla second a sì, nel VRJQDUH è p iù ch iaro (?).” I.: “Puoi aiutarm i a ricostruire la storia di Tensegrità nel nostro P aese? O perlomeno la storia d el tuo grup po?” E.: “Non so niente. Non faccio molte doman de qu and o sono lì. Non m i interessa, neanche le dinamiche che si creano p er via della storia del grup po m i interessano.” I.: “Cosa pen si del d iffuso interesse p resente n elle nostre società verso lo sciamanesimo?” E.: “Me ne son o resa conto d a p oco.” I.: “Cos’è per te lo sciam anes imo?” E.: “ Può essere u na cosa p ericolosa, se presa in m odo su p erficiale. Però è anche u na occasione.” I.: “Conosci altre opere d i autori del mon do m odern o che narran o del loro incontro con sciamani?” E.: “ ‘Le sette piu me d ell’Aqu ila’ ( un t esto francese che n on è sta to p ossibile id ent ificare ): in fondo racconta le stesse cose in m odo m olto superficiale, come u n rom anzo, men tre Castaned a è per lavorare.” I.: “ 9HGHUH è un mod o di conoscere lontano d a ciò che nelle nostre società si intend e per conoscenza. Cosa provi a vivere tra due p arad igmi?” E.: “Per m e YHGHUH non lo è, perché attraverso l’arte io comun qu e vivo fuori.” I.: “Credi che l’attu ale società sia prep arata o d isposta ad accettare al suo interno compon enti sciaman iche? Inoltre, pen si che la visione prop osta da Castan eda p ossa entrare a far parte d ella cultu ra d ella società in cui viviamo?” E.: “ Sì, credo che l’attuale società sia disposta ad accettare lo sciamanesimo, purchè trasferisca nella realtà queste altre percezioni. Sì, le due visioni possono convivere.” I.: “E’ secondo te possibile, oggi, nel complesso e veloce mondo contemporaneo, percorrere ‘strad e con u n cuore’?” E.: “E’ auspicabile …” I.: “Cosa p ensi d el ‘N ew Age’?”
227
E.: “Non mi tocca. So che esiste m a non so qu ello che c’è den tro.” I.: “Molti ind ividui app artenent i alle nostre società passano att raverso un a varietà di esperienze tanto che qualcuno li ha definiti ‘nomadi spirituali’ (Cecilia Gatto-Trocchi, nell’omonimo libro d egli Oscar Mon da tori 269) . Ti sent i vicina a qu esta d efinizione? Cosa pen si di questo tipo di esperienza?” E.: “ Ogn i mezzo è bu ono risp etto al fine. Io stessa faccio i balli dei Dervisci e med itazione. Ho bisogno d i non chiud ermi, ma d i sentire cosa accad e negli altri sistemi. Anche se so che dove vad o per i balli dei Dervisci, nei grup pi d i Osho, forse non è un a cosa prop rio au tentica, sento che l’importan te è che il mio intento sia p uro. Qu indi va bene. Al mio corpo piace.”
Prima d i salut are Elene, discorrend o di vari argomenti viene fuori un asp etto della tensegrità che era già emerso dura nte la frequentazione dei grupp i di pratica e sul web. Elene afferma che p uò a ccadere, a chi p ratica i passi magici, di VRJQDUHdi essere in compagn ia di altri pr aticanti assieme ai qu ali si eseguono d elle forme di p assi all’interno di un a specie di VRJQRcomun e, pa ssi sconosciuti che poi trovano corrispond enza nella realtà.
int. n.° 2
269
Cecilia Gatto-Trocchi, 1RPDGLVSLULWXDOL0DSSHGHLFXOWLGHOQXRYRPLOOHQQLR , Arnoldo Mondadori, Cles (Tn) 1998.
228
Giada lavora all’interno di una università di Roma. Il suo lavoro la porta a contatto col mondo delle piante, la sua grande passione. Ha seguito un seminario con Victor Sanchez ( un emulo di Castaneda ) che le è parso : “farmi cambiare di livello e farmi entrare definitivamente”.
I.: “Come h ai conosciuto Castan eda?” G.: “Dal pr imo libro ("A scu ola d allo stregon e").” I.: “Quali opere h ai letto? In qu ale ordine?” G.: “Tut te le opere, in ord ine cronologico.” I.: “Quali motivi ti hanno sp into a leggere e quali aspettative provavi nei confronti di quella lettura?” G.: “All’ inizio, quind ici-venti an ni fa, mi attirava il fascino d elle piante d i potere collegato al fascino ed al mistero che provavo p er il mond o delle piante in generale. Mi attirava l’idea di provare le piant e stesse.” I.: “Che effetto ti ha fatto la prima lettura d i Castaned a?” G.: “Per primo fascino, quindi un senso di app artenenza a quel mondo.” I.: “Ind ividui u n percorso p referenziale, cioè i testi andrebbero letti in u na certa sequenza?” G.: “La sequ enza dovrebbe, secondo me, essere qu ella cronologica, perché ripercorre le tap pe d ell’app rend istato di Carlos Castaned a. Posso dire di aver vissuto accanto a lui tredici ann i di appr end istato!” I.: “Preferisci alcuni test i in p articolare?” G.: “Sì, "Viaggio ad Ixtlan", "Il fuoco dal profondo" e l’ultimo ("Il lato attivo dell’infinito"). Tutti i libri delle streghe (le compagn e di ap pren distato d i Castaneda , Carol Tiggs, Taisha Abelar e Florind a Donn er-Grau ; solo le ultime d ue h ann o pu bblicato dei resoconti delle loro esperien ze, rispettivam ent e "Il p assag gio degli stregon i" la Abelar e "Il sogn o della strega ", "Sha bono" e "Essere nel sogn o" la Donn er-Grau , tut ti pu bblicati dall’ed itore Il Pu nto d i Incon tro) , sop ratt ut to "Shab ono", ero lì … mi è stato d ifficilissimo rient rare… il mio cuore era a p ezzi perché d ovevo rientrare n ella realtà d i ogni giorno.” I.: “H ai avu to l’occasione d i leggere altri racconti che narra no d i incont ri con Maestr i? Se sì, cosa distingu e l’ opera d i Castaneda risp etto alle altre narrazioni ?”
229
G.: “Sì, ho letto di altri incontri, e qu ello che distingu e i testi di Castaned a è l’operatività. C’è anch e in "Donne ch e corrono coi lup i", non r icordo il nom e d ell’au trice ( Clarissa Pinkola Estés )… lei cita Castan eda n el suo libro. Usa miti e racconti per rafforzare la psiche, p er conoscerla e trasforma rla.” I.: “Quale p ersonaggio ti ha affascinato d i più ? Perché p roprio qu el personaggio?” G.: “… Ju an , Carlos stesso, Taisha, Carol, Florind a; un o mi colpiva, Emilito, perché raccoglieva con pazienza le foglie , forse perché sono poco paziente.” I.: “Quan to d i letterario e qu anto d i reale c’è nei p ersonaggi dei racconti?” G.: “Ho vissuto tu tto come reale.” I.: “Il JXHUULHUR . Hai fatto entrare n ella tua v ita un a part e o l’insieme di questo m odo d i stare al mon do? La tua vita è migliorata? In cosa?” G.: “Sì, certo, an che se certe volte è d u ra, per ché rim an e il conflitto fra l’ego che non vu ole cambiar e e l’asp irazione ad essere imp eccabile e raggiun gere il silenzio (l’imp eccabilità ed il silenzio intern o sono d ue elementi d ella condotta d el JXHUULHUR).” I.: “Trovi difficoltà a seguire u n sen tiero di cui non possiedi u n esem pio vivente, ma delle righe scritte?” G.: “Certe volte sì …lo chiamo, d on Juan, nei sogni! … qu esto forse è u n m odo d i concretizzare il Maestro.” I.: “Il guerriero no ha ego, la società in cui viviamo si basa su l culto della person alità. Qu ale sentimento ti genera questa contrad dizione?” G.: “Mi genera conflitto… giud izio sugli altri, pesantezza. Però an che un ’opp ortun ità, vedere n elle storie person ali degli altri la p ropria!” I.: “Parliamo del YHGHUH . Ti andr ebbe di raccontarm i qualche esperienza?” G.: “Per ora ved o come u na n ebbiolina di energia.” I.: “Il tuo VRJQDUH è sporad ico, frequen te o sei un a sognatrice?” G.: “Ci sono d ei period i in cu i sono un a sogna trice, poi ci sono d ei blocchi, poi ricomin cio il ciclo.” I.: “Esistono altre d imensioni oltre qu ella in cui viviamo? Le hai sp erimentate? Secondo te, potrebbero essere accessibili a chiun que?” G.: “Sì, esistono altre d imensioni. Le ho sperimen tate n el VRJQDUH, qua lche piccola cosa du rante la ricapitolazione, nel silenzio interiore o quan d o sono nei boschi, nella na tur a. Sì, possono essere accessibili a chiun que.”
230
I.: “Com e hai iniziato a p raticare la Tensegrità?” G.: “Ho iniziato eseguen do i p assi magici della p rima vid eocassetta e, quasi in contemp oranea, del libro ("Tensegrity vol. uno. Dodici movimenti base p er raccogliere l’energia e promuovere il benessere"; "Tensegrità. I sette movimenti magici degli sciamani dell’antico Messico" ). Qu indi ho continu ato in un piccolo grupp o di sette/ otto persone cercand o di imp arare da l libro, qui d ove siamo ora ( nel grup po d i pratica di Roma ) e poi in casa p erché ti a ccorgi che è p iù d ifficile farlo fuo ri.” I.: “Cosa ti ha spint o, se hai iniziato dai libri, a passare d a u n coinvolgimento letterario ai pa ssi m agici?” G.: “Ti rispon der ei che il salto c’è stato n el semina rio con V. Sanch ez (V. Sanch ez ha rielaborato gli insegnam enti e le tecniche contenu te nei lavori di Castaned a, integrand oli con la su a esper ienza p resso i Wirrarika; il su o lavoro, disp onibile nei libri "Gli insegnam enti di Don Carlos" per le edizioni Il Punt o di Incontro e "Toltechi del nuovo millennio" per le edizioni Amrita, non è stato convalidato da ClearGeen, voce del grup po di ap pren disti di Castan eda.) Dopo il corpo n e ha sent ito l’esigenza.” I.: “ Hai seguito dei seminari tenu ti da ClearGreen? Perché c’è tanta en fasi da par te dei prat icanti su i seminari?” G.: “No, n on li ho segu iti, però comp rend o benissimo l’enfasi, perché son o sferzate d’energia, non s olo, and are al seminario è an dar e alla fonte, come l’acqua d i un a fonte che non h a ancora preso il suo corso nel ruscello ed è comp letamente limp ida.” I.: “L’esecuzione dei p assi ha influito su l tuo mod o d i leggere i libri? Hai trovat o conferme, cose che p rima a vevi ignorato?” G.: “Sì, sicu ram ente. H o riconosciuto il vedere.” I.: “Puoi aiutarm i a ricostruire la storia di ten segrità nel nostro Paese, o almeno n el tuo gruppo?” G.: “Avevo u n contatt o tre ann i fa, forse c’era Z. (attuale pu nto d i riferimento organizzativo del grup po d i Roma). Era u na p alestra vicino Corso Francia, ma mi sentii respinta. Qu esta volta invece ho LQWHQWDWR di u nirmi agli altri, ma la storia di questo grup po non la conosco.” I.: “Cosa pen si del d iffuso interesse p resente n elle n ostre società verso lo sciaman esimo?” G.: “Penso che sia una ricerca au tentica dell’uom o, non un a mod a … magari per alcuni grup p i lo è anche. E’ un tentativo d i rimettersi in contatto col mistero e con le prop rie
231
poten zialità, cosa che la vita qu otidiana d istrugge. Sono in contatto p iù con lo sciama nesimo d ell’America d el Su d, qu esta è la m ia affinità, piuttosto che con le vie orientali, perché n ello sciamanesimo c’è qu esto contatto con le forze cosmiche p iuttosto che con delle entità. Lo sciama nesimo è u n m odo m olto pratico per stare a contatto.” I.: “In parte h ai già risposto a qu esta dom and a. Cos’è, per te, lo sciama nesimo?” G.: “E’ un mod o per accedere alla Conoscenza, un a Conoscenza non di tipo m entale.” I.: “Conosci altre opere d i autori del mon d o mod erno che narran o del loro incontro con sciamani?” G.: “Sì, "La sciam an a" (di Olga Kharitid i, edito negli Oscar M ond atori). Mi ha stimolat o molto il sognare.” I.: “ 9HGHUH è un mod o di conoscere lontano d a ciò che nelle nostre società si intend e per conoscenza. Cosa provi a vivere tra due p arad igmi?” G.: “Ehh… è p roprio d ura ! Però a volte è anche molto affascinan te… rarament e trovo delle sintesi, p erò ci sono. Il lavoro che faccio (G. lavora in am bito accadem ico) credo m i faciliti da qu esto punto d i vista.” I.: “Credi che l’attu ale società sia prepa rata o disp osta ad accettare al suo interno compon enti sciaman iche?Inoltre, pensi che la visione p roposta d a Castaned a possa entra re a far par te d ella cultu ra d elle società in cui viviamo?” G.: “A m e sembra d i sì… ci sono stati du e convegn i in cui sono stati radu nati sciama ni a confronto con medici occidentali . Sì, penso che ci siano dei canali aperti in questa società. Per qua nto riguard a Castaned a, la diffusione d i Tensegrità in soli cinqu e anni m i sembra un segnale molto preciso.” I.: “E’ second o te poss ibile oggi, nel veloce e comp lesso mon d o cont emp oran eo, percorrere VWUDGH FRQXQFXRUH?” G.: “Ah sì, penso p roprio d i sì. Perché si forman o dei varchi, ci sono sp inte energetiche che mu ovono alcuni attraverso qu esta complessità che è il mond o di oggi. E’ du ra, però è possibile.” I.: “Cosa p ensi del N ew Age?” G.: “Non ho avu to un buon contatto. Conferenze su altre forme d i vita sulle stelle, mi è sembrata u na recita di au toimp ortanza, ripresentavan o le stesse cose con diverse mod alità…sai, il potere d i chi crede di p ossedere la verità e la p orge agli altri, un mod o anche p oco profond o di relazionarsi.”
232
I.: “Molti ind ividui app artenent i alle nostre società passano att raverso un a varietà di esperienze, tanto che qu alcu no li ha definiti nomad i spirituali. Ti senti vicina a qu esta definizione? Cosa pensi d i questo tipo d i esperienza?” G.: “Sì è vero, pure io ho p reso diverse strade, però ad un certo pu nto averne imboccata con consap evolezza un a in part icolare è molto importan te per la consapevolezza di sé ed il lavoro su ll’energia .”
Ritengo sia interessante riportare alcuni au tori e concetti che, in u na su ccessiva discussione informale, Giada ha ind ividuato come “apertu re” della razionalità mod erna al mon d o dell’energ ia: “la rete della vita”, Bateson , “i sistem i”, Heisenberg ; inoltre, in altro ambito, il titolo “L’Avventu ra d ella Coscienza” d i Aurobind o e Mer, i resoconti di quest’ultima su lla vita all’interno dell’DVKUDP.
int. n.° 3
Zoì è una giovane donna che vive a Roma. E’ una figura di riferimento del gruppo di prat ica della città. Il suo camp o di stud i è quello antrop ologico, nel quale ha conseguito un a laurea .
233
I.: “Come hai conosciuto Castaned a ?” Z.: “Me ne ha p arlato un a mico, un a person a solitamen te schiva; invece mi vide e mi p arlò di Castaned a. Rimasi molto impressionata d alla trasformazione in corvo che Castaned a subisce. La cosa mi terrorizzava perché d a piccola sentivo di queste storie in cui alcun e person e si trasformava no in anim ali e succhiavano il sangu e. Poi ho rimosso Castaned a, solo dopo d el temp o il mio ragazzo venn e a casa e m i portò ‘Il Dono d ell’Aqu ila’ ed allora io ricollegai le du e cose. Mi misi a leggere e m i resi subito conto che d ovevo and are a fond o. Ho iniziato a leggerli ( i libri ) e non mi sono più fermat a. Mi mettevo a letto nella p osizione che lu i sugg eriva, forse è descritta in ‘Essere nel Sogno’.” I.: “Quali asp ettative provavi n ei confronti di qu ella lettur a?” Z.: “Asp ettative nessun a, forse la speranza di capire cose che n on m i erano mai state chiarite…cap isci che c’è semp re qu alcos’altro. In realtà siamo a ncora a quel p un to.” I.: “Ind ividui u n p ercorso p referenziale, i testi andr ebbero letti in un a certa sequenza ?” Z.: “Cond ivido il consiglio di Castan eda dato negli ultimi seminari d i lasciar perd ere i p rimi libri e di leggersi gli ultimi a p artire d all’ ‘Arte d i Sogna re’, di leggersi le interviste, i libri delle streghe, perché son o molto p iù consap evoli. Sui p rimi inoltre c’era lo zam pino di Florinda che glieli p orgeva in 6HFRQGD$WWHQ]LRQH( la Second a Atten zione è il lemma con cui gli stregoni si riferiscono allo stato d i consapevolezza che d ischiud e i regni d i percezione sciaman ici; la Florinda a cui si riferisce Zoì non è la Donner-Grau ma la sua ‘mad rina’, compagn a nel grup po d el vecchio Nagu al don Jua n Matu s ). E’ stata lei che ha assistito Castaned a d opo la scomp arsa d i don Juan. ‘ L’Arte d i Sognare ‘ era tropp o du ro, venn e così buttato n ella 6HFRQGD$WWHQ]LRQH, poi insieme hann o deciso di riprend erlo ma ormai era comp letamente tra sformato. Infatti se osservi lo stile è completam ente d iverso.” I.: “Preferisci alcuni test i in p articolare?” Z.: “ ‘La Ruot a d el Temp o’. Perché lo apri e trovi le rispost e che ti servono in qu el preciso momento.” I.: “Cosa d istingu e i testi di Castaned a d a altri racconti d i incontro con Ma estri?” Z.: “Non ne h o letti. Non ostante stu diassi antrop ologia, non è che lo sciama nesimo mi appassionasse alla follia.” I.: “Quale p ersonaggio ti ha affascinato di p iù? Perché?”
234
Z.: “Lo VILGDQWHGHOODPRUWH( un a figura che ha rivestito u n ru olo import ante nella storia della linea d i discendenza di d on Juan ). Questo essere vivo da d iecimila anni.” I.: “Quan to d i letterario e qu anto d i reale c’è nei p ersonaggi dei racconti?” Z.: “Secondo me sono estrem amen te reali, perché non p enso che si possan o inventare person aggi di questo tipo.” I.: “Parliamo del JXHUULHUR . Hai fatto entrare n ella tu a vita un a par te o l’insieme di qu esto mod o di stare al mond o? La tu a vita è migliorata?” Z.: “Sicura ment e si. Ora mi sembr a che anche p rima fosse semp re stato così, invece prima non ero consap evole. Questa cosa ha d ato u n significato al senso d i estraneità che sentivo con tu tti.” I.: “Trovi difficoltà a seguire u n sen tiero di cui non possiedi u n esem pio vivente, ma delle righe scritte?” Z.: “Ma p ossiedo d egli esemp i vivent i !…Taisha, Florinda, lo Scou t Blu, Kylie, Miles, Gevin, Brand on ( tu tti ind ividui coinvolti in p rima person a nei seminari ). Prima m agari no. Leggend o i libri pensav o che non si poteva fare. Mi ero detta: ‘ O incontri d on Juan o niente…’. I.: “Il JXHUULHUR non ha ego, la società in cui viviamo si basa su l culto della personalità. Qu ale sentimento ti genera questa contrad dizione?” Z.: “Solitud ine.” I.: “Parliamo del YHGHUH . Ti andr ebbe di raccontarm i qualche esperienza?” Z.: “La prima volta che ho YLVWR le man i in VRJQR erano verdi. Questa è stata la prima esperienza.” I.: “Esistono altre d imensioni oltre qu ella in cui viviamo? Le hai sp erimentate? Secondo te, potrebbero essere accessibili a chiun que?” Z.: “Esistono sicu ram ent e. Sono accessibili a chi riesce a spost are il SXQWRGLDVVHPEODJJLR. Dipend e d al livello d i energia.” I.: “Com e hai iniziato a p raticare i pas si magici?” Z.: “Mi hanno contattato perché stavo facendo una tesi su Castaneda; mi proposero di mettere insieme un gru p po. Non ho cercato niente , è tutto arrivato da fuori.” I.: “Hai seguito dei seminari organizzati d a ClearGreen? Perché tanta enfasi d a p arte dei prat icanti su lla p artecip azione ai seminari?”
235
Z.: “Sì. L’enfasi c’è p erché q u and o tu vai lì, il SXQWRGLDVVHPEODJJLR va d ove è il loro. Sei lì, fai i passi, sei felice.” I.: “L’esecuzion e dei p assi ha in fluito sul tu o mod o di leggere i libri? H ai trovato conferm e, cose che p rima a vevi ignorato?” Z.: “No, non mi va n emm eno d i leggerli.” I.: “Puoi aiutarm i a ricostruire la storia di Tensegrità nel nostro P aese? O almeno la storia del tuo grupp o?” Z.: “Si, ma sarebbe tropp o lungo p arlarne ora.” I.: “Cosa pen si del d iffuso interesse p resente n elle nostre società verso lo sciamanesimo?” Z.: “E’ un a m oda, la New Age. Penso che questo rientri nel WRQDOdel temp o. Ci sono molte person e che si sono ap erte. Si era pa rlato di Era dell’Acquario. Personalmente la sen to come una m oda, è diventato un grosso business che ha sp ostato l’attenzione sugli aspetti esteriori…questi che p redicano non han no l’energia per sostenere qu ello che dicono.” I.: “Cos’è, per te, sciaman ismo?” Z.: “Per me u no sciamano è un o che è cap ace di andar e e venire da un mon do all’altro.” I.: “Conosci altre opere d i autori del mon d o mod erno che narran o del loro incontro con sciamani?” Z.: “C’era Jeanne Favret – Saada, un’antropologa che aveva fatto una ricerca sulla guarigione nel sud della Francia per u na curiosità intellettuale e teorica ed è d iventata u na guaritrice a sua volta 270. Non s i pu ò fare altrimenti! O tocchi con man o o non p u oi capire. Don Juan diceva: - Non si può parlare di potere se chi ti ascolta non ha il potere di ascoltarti -. Questo diceva don Juan a Castaneda, per cui di potere non si può parlare. Inoltre ho letto ‘La via del Wyrd ’, di Brian Bates 271. Ci sono pochissime differenze con Castaned a. Con la caratteristica d i essere diventati d iscepoli a loro volta, solo questi du e. C’è poi Mam ani 272.”
Favret-Saada , J., /HVPRWVODPRUWOHVVRUWV, Gallima rd , Paris, 1977 (rééd. coll. Folio Essais, 1985) ; FavretSaada, J.; Contrer as, J., &RUSVSRXU&RUSV(QTXrWHVXUOD6RUFHOOHULHGDQVGH%RFDJH , Gallimard, 1981. Favret-Saada (Jeanne) : etnologa francese d'origine tunisina, maestra d i ricerca al CNRS, principalmente conosciuta per il suo eccellente /HVPRWV/DPRUWOHVVRUWV , descrive la sua ricerca sulla stregoneria nel Bocage dell'Ovest. Ella dimostra, con grande finezza d'osservazione, il meccanismo della stregoneria, che associa con legami sottili colui che stregonizz a, la vittim a e chi la circond a e colui che cerca di liberar la magicamente. 271 Brian Bates, /DYLDGHO:\UG , coll. Saggi Stran ieri Rizzoli, Milano, 1988, trad . B. Lotti. 272 Hernani Huarache Mamani, 1HJOL RFFKL GHOOR VFLDPDno , ed.ni Piemm e, 1998 ; idem , /D SURIH]LD GHOOD FXUDQGHUD , ed. Piemm e, 2001. H.H . Mamani è un o sciaman o peru viano che ha riscoperto il sentiero della tradizione dopo aver vissuto l’esperienza dello sradicamento e dell’alienazione della metropoli e della vita 270
236
I.: “ 9HGHUH è un mod o di conoscere lontano d a ciò che nelle nostre società si intend e per conoscenza. Cosa provi a vivere tra due p arad igmi?” Z.: “Può essere divertente, come faceva Castaned a che praticava i QRQIDUH della lettur a e dei libri, per esemp io quan do and ava a dorm ire.” I.: “ Credi che l’attu ale società sia prep arata o d isposta ad accettare al suo interno compon enti sciaman iche? Inoltre, pen si che la visione prop osta da Castan eda p ossa entrare a far parte d ella cultu ra d ella società in cui viviamo?” Z.: “Si. La società att uale è fatta d i tante cose, perché è v ero che c’è u na cultura d ominan te e c’è p oi la cultura subalterna … e c’è qu alcosa d i serpeggiante … “ I.: “E’ secondo te possibile, oggi, nel complesso e veloce mondo contemporaneo, percorrere ‘VWUDGHFRQXQFXRUH’?” Z.: “Penso pu rtroppo che questa cosa non fa più p arte del WRQDO del nostro tempo. Presup pon e provare u n tipo d i affetto che, così come sono adesso, gli esseri um ani non sann o provare. E’ molto du ra tornare da u n seminario con un po’ di mom entanea consapevolezza in più ed accorgersi che chi ti circonda qu otidianam ente in realtà pensa prim a di tu tto a sé stesso. ” I.: “Molti individui appartenenti alle nostre società passano attraverso una varietà di esperienze, tanto che qualcuno li ha definiti nomadi spirituali. Ti senti vicina a questa definizione? Cosa pensi di questo tipo di esperienza?” Z.: “Non mi sento “nom ade sp irituale”. Forse è un a ricerca anche questa, un bisogno di risposte, però alla fine un o deve d ecid ere. Don Ju an lo diceva, le strade son o tut te ugu ali, non p ortano da nessuna parte.”
int. n.° 4
Clara è un a praticante di Roma.
I.: “Come h ai conosciuto Castan eda?” C.: “ Dai libri”
urbana. Secondo la tradizione andina il pianeta sta vivendo una fase di crisi e di cambiamento radicale; questo mutamento viene chiamato in lingua THFKXD3DFKDFXWLT , e porterà al risveglio di molte potenzialità latenti nell’essere um ano.
237
I.: “Quali opere h ai letto? In qu ale ordine?” C.: “Tutte, cominciand o da lle prim e e p oi in ordine, a segu ire” I.: “Quali motivi ti hanno spinto a leggere e quali aspettative provavi nei confronti di quella lettura?” C.: “E’ stato un entrare in u n m ond o diverso, e non riu scivo più a sm ettere” I.: “Che effetto ti ha fatto la prima lettura d i Castaned a?” C.: “Non l’ ho cap ita, era talmente lontano d alla mia vita, mi intrigava, m i affascinava” I.: “Individu i un p ercorso preferenziale,
cioè i testi and rebbero letti in un a certa
sequenza ?” C.: “N o” I.: “Preferisci alcuni test i in p articolare?” C.: “Si, alcuni, “L’arte di sognare”, “Il dono dell’Aquila”, l’ultimo ( “Il lato attivo d ell’Infinito” ). Second o me è la sum ma ” I.: “ Cosa distingue i libri di Castaned a d a altri racconti d i incontro con m aestri?” C.: “Sono totalmente diversi. C’è un prenderti e farti entrare nella sua realtà e c’è un divenire, tu p artecipi al p rocesso, entri in p rofond ità” I.: “Quale p ersonaggio ti ha affascinato di p iù? Perché?” C.: “Don Jua n, u n grosso fascino p er La Gorda , e Silvio Manu el” I.: “Quan to d i letterario e qu anto d i reale c’è nei p ersonaggi dei racconti?” C.: “Non me lo sono p osto, sono entra ta e basta” I.: “Il ‘guerriero’. Hai fatto entrare nella tua vita una parte o l’insieme di questo modo di stare al mon do ? La tu a vita è m igliorata? In cosa?” C.: “Tento d i farlo ogn i giorno, è la mia lotta”
I.: Trovi difficoltà a segu ire un sentiero di cui n on p ossiedi un esemp io vivente, ma delle righe scritte?” C.: “N o”
238
I.: “ Il guerriero non ha ego, la società in cui viviamo si basa sul culto della personalità. Qu ale sentimento ti genera questa contrad dizione?” C.: “ Un sentiment o di scissione” I.: Parliamo d el ‘vedere’. Ti andrebbe d i raccontarm i qualche esp erienza?” C.: “Credo che quello che io interpreto come vedere mi sia capitato molto raramente in sogno. ‘Vedere’ in qu el sogno era percepire la mia casa da u n altro pu nto d i vista, come se fosse in un ’altra realtà, diversa” I.: “Il tuo ‘sogna re’ è spor ad ico, frequen te o sei una sogna trice?” C.: “Sogno molto poco, soprattutto dopo che ho iniziato tensegrità (ride). Per essere più specifici, sogno m olto anche adesso, ma un certo tipo di sogni è m olto raro.” I.: “Esistono altre d imensioni oltre qu ella in cui viviamo? Le hai sperim entate? Second o te potrebbero essere accessibili a chiunqu e?” C.: “Secondo me esistono. Credo qualche volta di esserci arrivata molto vicino, forse l’ho anche toccata, ma non ho energia sufficiente a comp rend ere o a fissare. Riman e però tu tto nell’ambito d el ‘non so’, di essere come un bambino che n on sa” I.: “Com e hai iniziato a p raticare?” C.: Ho cominciato freneticamen te su Internet, Castaned a, tutto quello che c’era, ho trovato l’indicazione d el grup po d i Roma.” I.: “Cosa ti ha spint o, se hai iniziato dai libri, a passare d a u n coinvolgiment o letterario ai pa ssi m agici?” C.: “Qu and o leggevo Castaned a, non ostante fossi incredibilmente coinvolta e affascinata, sentivo che m ancava u n anello, il pa ssaggio dall’elaborazione alla p ratica, alla
realizzazione, e i passi p er me potevan o essere l’anello man cante. “ I.: “Hai seguito dei seminari? Perché tan ta enfasi da p arte d ei praticanti sui seminari?”
239
C.: “Si, ho seguito seminari. Quello che cambia è il livello energetico, è uno spostamento su un altro piano. Va sperimentato. Gli istruttori sono stati a contatto con loro ( gli stregoni ) per m olto temp o ed han no u n imp rinting energetico particolare che va sentito. “ I.: “L’esecuzion e dei p assi ha in fluito sul tu o mod o di leggere i libri? H ai trovato conferm e, cose che p rima a vevi ignorato?” C.: “Si, diciamo che mi ha fatto venire voglia di tornare sui libri, ha cambiato il punto di vista e h o p otuto leggere i libri ad u n altro livello… singoli episodi, p iù che a ltro.” I.: “Puoi aiutarm i a ricostruire la storia di tensegrità n el nostro Paese? O almeno la storia del tuo grupp o?” C.: “Si, ti posso p arlare degli ultimi du e ann i. C’è stato un avvicend amen to di p ersone, poi come storia non c’è molto d a d ire, la tensegrità e i grupp i seguono u na corrente en ergetica, un continuo cambiamen to, p er cui ci sono momen ti alterni di stanchezza o vitalità.” I.: “Cosa p ensi del d iffuso interesse present e nelle nostre società verso lo sciamanesimo?” C.: “Fa parte, forse, di u n’ap ertura verso il mistero” I.: “Cos’è per te ‘sciam an ismo’?” C.: “E’ u na via d i un ione d ell’essere, dell’ind ividu o con l’un iversale.” I.: “Conosci altre opere di autori del mondo moderno che narrano del loro incontro con sciamani?” C.: “Si, M. Eliad e, anche s e è u n s aggio, ed a ltre cose.” I.: “ ‘ Vedere’ è un mod o di conoscere lontano d a ciò che n elle nostre società si intend e per conoscenza. Cosa provi a vivere tra due p arad igmi?” C.: “ Un senso d i euforia ( ride) quand o riesco a ved ere che le due cose non si soffocano a vicenda.”
240
I.: “ Credi che l’attuale società sia preparata o disposta ad accettare al suo interno compon enti sciamaniche? Inoltre, pen si che la visione proposta da Castaneda
p ossa
entrare a far parte d ella cultu ra d ella società in cui viviamo?” C.: “Forse no, vedo che questa cosa… è come se non avessimo scelta, anche se ci opp oniamo ci si arriverà, è l’un ica man iera di salvezza.” I.: “E’ secondo te possibile oggi, nel complesso e veloce mondo contemporaneo, percorrere ‘ strad e con u n cuore’?” C.: “ E’ un mon do d ifficile, ma u n’inten to inflessibile lo pu ò realizzare.” I.: “Che cosa pensi d el New Age?” C.:
“Penso
che
sia
una
strumentalizzazione
pazzesca,
un’ulteriore
velo
sulla
consapevolezza” I.: “Molti individui appartenenti alle nostre società passano attraverso una varietà di esperienze, tanto che qualcuno li ha definiti ‘nomadi spirituali’. Ti senti vicina a questa definzione? Cosa pen si di questo tipo d i esperienza?” C.: “Penso che sia estremamente connaturato all’essere di oggi, un riflesso della nostra testa.”
Int. n .° 5
241
R. è un a giovane d onna del N ord Italia trasferitasi a Roma.
I.: “Come h ai conosciuto Castan eda?” R.: “Leggend o” I.: “Quali opere h ai letto? In qu ale ordine?” R.: “Non c’è un ordine. Da giovane quelli vecchi e poi l’Arte di Sognare e poi i libri delle streghe più i libri con le interviste. In realtà leggo a pezzi. E’ un po’ come se fossero vivi e ci intera gisco.” I.: “Quali motivi ti hanno spinto a leggere e quali aspettative provavi nei confronti di quella lettura?” R.: “All’inizio non a vevo asp ettative. Leggevo e non cap ivo.” I.: “Che effetto ti ha fatto la prima lettura d i Castaned a?” R.: “Qu alcun o che mi raccontav a cose incred ibili !” I.: “Individui un percorso preferenziale, cioè i testi andrebbero letti in una certa sequenza?” R.: “N o” I.: “Preferisci alcuni test i in p articolare?” R.: “Preferisco alcune frasi, a seconda dei momenti. A volte ti parla di più una parte d ell’oper a, a volte un ’altra.” I.: “Cosa distingue i libri di Castan eda da altri racconti d i incontro con Maestri?” R.: “Second o me son o interat tivi. Si negan o, si ap ron o.” I.: “Quale p ersonaggio ti ha affascinato di p iù? Perché?” R.: “Don Juan , ovviamente, ad oro la sua ironia, il suo sorriso.” I.: “Quan to d i letterario e qu anto d i reale c’è nei p ersonaggi dei racconti?” R.: “Veramen te non m i sono mai p osta il problema.” I.: “Il ‘guerriero’. Hai fatto entrare n ella tua v ita una part e o l’insieme di questo m odo d i stare al mon do? La tua vita è migliorata? In cosa?” R.: “Si, è entrato; mi ha migliorato; si, hai un altro punto di vista sulla vita se pensi che pu oi usare qu ello che arriva invece di su birlo.” I.: “Trovi difficoltà a seguire un sentiero di cui non possiedi u n esem pio vivente, ma d elle righe scritte?”
242
R.: “E’ difficile, il fatto d i non av ere u n esem p io è un’aper tu ra.” I.: “Il guerriero non ha ego, la società in cui viviamo si basa sul culto della personalità. Qu ale sentimento ti genera questa contrad dizione?” R.: “ Nessu no in par ticolare” I.: “ Parliamo d el ‘vedere’. Ti and rebbe di raccontarm i qu alche esperienza?” R.: “ E’ vedere tutto quello che arriva in termini di energia durante le interazioni, in termini di dinamiche di energia, di dialogo; però decidiamo di seguire una strada nonostante il dialogo (?)” I.: “Il tuo ‘sogna re’ è spor ad ico, frequen te o sei una sogna trice?” R.: “ Il ‘sognare’ sta tornando ora. Nel passato è stato legato ad un luogo, andavo lì e sognavo. Era la casa dei m iei nonni.” I.: “Esistono altre dimen sioni oltre quella in cui viviamo? Le hai sperimen tate? Secondo te, potrebbero essere accessibili a chiun que?” R.: “ Penso di si, dirlo vuol d ire già sp ostare il proprio pu nto d i un ione.” I.: “Com e hai iniziato a p raticare?” R.: “ Ho iniziato con il grupp o di Roma “ I.: “ Cosa ti ha sp into, se hai iniziato dai libri, a p assare d a u n coinvolgimen to letterario ai pa ssi magici? “ R.: “ E’ su ccesso. “ I.: “ Hai segu ito dei seminar i? Perché tanta enfasi da p arte dei pr aticanti sui semina ri? “ R.: “ Ho seguito dei seminari e penso che forse c’è tanta enfasi perché c’è il culmine dell’intento di tu tti i gru pp i di pratica. “ I.: “ L’esecuzione dei passi ha influito sul tuo modo di leggere i libri? Hai trovato conferme, cose che prim a avevi ignorato? “ R.: “ La pratica aumen ta silenzio e consap evolezza, e quind i cambia il pu nto d i vista.” I.: “ Puoi aiutarmi a ricostruire la storia di tensegrità nel nostro Paese o almeno la storia del tuo grupp o? “ R.: “ No, non conosco la storia del mio gru pp o. “ I.: “ Cosa p ensi d el diffuso interesse present e nelle nostre società verso lo sciamanism o? “ R.: “ La possibilità di u scire dalla nost ra gabb ia di esseri m ortali “ I.: “ Cos’è, per te, ‘sciamanismo’ ? “ R.: “ Spegn ere il dialogo “
243
I.: “ Conosci altre opere di autori del mondo moderno che narrano del loro incontro con sciamani? “ R.: “ N o “ I.: “ ‘Vedere’ è u n mod o d i conoscere lontano d a ciò che nelle nostre società si intend e p er conoscenza. Cosa provi a vivere tra du e parad igmi ? “ R.: “ Niente. Sono d u e para digmi, e u no d à valore all’altro. “ I.: “ Credi che l’attuale società sia preparata o disposta ad accettare al suo interno componenti sciamaniche? Inoltre, pensi che la visione proposta da Castaneda possa entrare a far parte d ella cultu ra d ella società in cui viviamo? “ R.: “ Qualcuno ha iniziato. Questo non significa che ad un livello più ampio siamo pron ti. “ I.: “ E’ secondo te possibile, oggi, nel complesso e veloce mondo contemporaneo, percorrere ‘strad e con u n cu ore’ ?” R.: “ Si “ I.: “ Cosa p ensi d el ‘N ew A ge’ ? “ R.: “ No, non ha a che fare con m e. “ I.: “ Molti individui appartenenti alle nostre società passano attraverso una varietà di esperienze tanto che qualcuno li ha definiti ‘nomadi spirituali’. Ti senti vicina a questa definizione? Cosa pensi d i questo tipo d i esperienza? “ R.: “ Il pu nto è d iventare consapevoli, quind i … “
int. n.° 6
244
Stefano è un giovane uomo del Nord che si è trasferito da poco nella capitale. La sua grande passione è il teatro, che spera di trasformare nel lavoro di domani. Stefano sta raccogliendo il materiale a disposizione su Internet sui passi magici per renderlo disponibile a chiunque sulla Rete.
I.: “Come h ai conosciuto Castan eda?” S.: “Dal libro “L’arte di sognare”. In precedenza sì, ne avevo sentito parlare, ma in quel mom ento par ticolare mi interessavo ai sogni ed il libro mi ha attratto per qu esto motivo. Castaned a rientrava in u na conoscenza generica come autore famoso.” I.: “Quali opere h ai letto? In qu ale ordine?” S.: “Non ho letto i primi tre libri ( “A scuola dallo stregone”; “Una realtà separata”; “Viaggio ad Ixtlan” ) e “La ruota d el tempo”. Gli altri li ho letti non ricordo in che ordine … dai p iù recen ti ai più vecchi fino ad a rrivare a “Il lato attivo d ell’Infinito”.” I.: “Quali motivi ti hanno spinto a leggere e quali aspettative provavi nei confronti di quella lettura?” S.: “Te l’ho detto, all’inizio la curiosità sulle tecniche del sogno, durante la lettura ho poi trovato un riscontro con alcune cose che mi erano già successe nei sogni. Castaneda è il primo che mi ha descritto O·HPLVVDULR GHO VRJQR, cioè questa voce disincarnata che avevo sentito durante un sogno.Quindi l’interesse è nato sulla base di una cosa molto concreta. Lui ( Castaneda ) diceva che le cose bisogna sp erimentarle, piu ttosto che crederle.” I.: “Ind ividui u n p ercorso preferenziale, cioè i testi and rebbero letti second o te in u na certa sequenza?” S.: “Gli u ltimi sono m olto più consap evoli. All’inizio lui ( Castan eda ) è nella nebbia, e solo successivamente si spiega molti interrogativi. Il tipo di scrittura è diverso, è questione di consapevolezza. All’inizio ci sono cose che non sa spiegarsi, la confusione con la Gorda eccetera ( sono gli episodi d escritti ne “ Il second o anello del potere”e ne “ Il dono d ell’ Aqu ila” ). E’ d a “L’arte d i sognare” che è cambiat a la scrittu ra … o forse è cam biata la trad uz ione !” 273 I.: “Preferisci alcuni test i in p articolare?”
273 Ecco
una lista d ei tradu ttori. Francesca Band el Dragone ha trad otto per la BUR : “Il dono d ell’aquila”; “Il fuoco dal p rofond o”; “Il potere del silenzio” e “L’arte d i sognare”. “L’isola del Tonal” è stato trad otto per la BUR dal mitologo Furio Jesi. Pier Francesco Paolini ha trad otto “Il second o anello del p otere” per la BUR. Maria Barbara Piccioli ha trad otto “La ru ota d el tempo” e, in collaborazione con Alessandra D e Vizzi, “Il lato attivo dell’Infinito” per le edizioni BUR.
245
S.: “ “L’arte di sognare” e “Il lato attivo dell’Infinito”; poi c’è “Tensegrità”, che è un po’ diverso.” I.: “Cosa distingue i libri di Castan eda da altri racconti d i incontro con Maestri?” S.: “Le altre opere sono più astr atte.” I.: “Quale p ersonaggio ti ha affascinato di p iù? Perché?” S.: “Don Juan; Julian, perché era un attore ( Stefano lavora nel teatro ); Silvio Manuel, perché è il più sfuggente di tutti; quelle due indiane enormi che lo fanno passare tra di loro, ti ricordi? 274” I.: “Quan to d i letterario e qu anto d i reale c’è nei p ersonaggi dei racconti?” S.: “O tu tto o niente. O sono tut ti d i pura inv enzione, e allora lui si è inventato tu tto, o niente è invenzione. Pare che Jodorowski, il regista cileno che ha scritto “Psicomagia”, dicesse che Castaneda p arlava di Don Juan in privato come di un a persona reale.” I.: “Parliamo del JXHUULHUR. Hai fatto entrare nella tua vita una parte o l’insieme di questo mod o di stare al mon do? La tua vita è m igliorata? In cosa?” S.: “Sì, la mia vita è migliorata. Una delle cose principali è diventare indipendenti, la ricerca della libertà è ciò che conta , non le gerarchie, i dog mi, le religioni ma la ricerca dell’energia. La cosa più importante è capire che conquistarsi pezzi di energia è conquistarsi la libertà. Un’altra cosa importante di questo modo di vita è pagare i propri
Ecco il passo in cui è contenuto l’episodio a cui si riferisce Stefano, contenuto n e “ Il d ono d ell’Aquila” : “La sua interp retazione fu che per m e sarebbe stato p ericolosissimo r ichiamare l’altrui attenzione, e concluse che il mio doveva essere un m ond o di grand e semplicità e cand ore – i rituali elaborati e pom posi non mi si confacevano. Tuttavia ammise che s’imponeva un minimo d’osservanza dei modelli ritualistici quando avrei conosciuto i suoi guerrieri. Dovevo iniziare ad avvicinarli da sud, poiché è quella la direzione seguita dal potere nel suo flusso incessante. La forza vitale scorre verso di noi da sud, e ci lascia scorrendo verso nord. Disse che l’unico accesso al mondo di un Nagual era situato a sud, e che la porta era formata da due guerriere che m i avrebbero accolto e mi a vrebbero lasciato passare, se l’avessero deciso. Mi cond usse in u na città del Messico centrale, in un a casa di campagna. Mentre ci avvicinavam o a piedi p rovenend o da su d, vid i du e indie m assicce ritte l’una di fronte all’altra, distanti circa un m etro tra loro. Erano a d ieci o dod ici metri dal portone, in una zona in cui il terreno era duro e compatto. Le due donne erano straordinariamente forti e muscolose. Entrambe avevano capelli lunghi e neri come l’ebano avvolti in un’unica e grossa treccia. Sembravano sorelle. Avevano più o meno la stessa altezza e lo stesso peso – secondo me, dovevano essere alte all’incirca un metro e sessanta, e pesare settanta chili. Una era scurissima di pelle, quasi negra, l’altra molto più chiara. Erano vestite nel tipico costume indio del Messico centrale – abito lungo e ampio, scialle, sandali fatti a mano. Don Juan mi fece fermare a un metro da loro. Si volse verso la donna sulla sinistra e si mise di fronte a lei. Disse che si chiamava Cecilia e che era una VRJQDWULFH. Poi si girò di colpo, senza darmi tempo di dire nulla e mi mise di fronte alla donna più scura, alla nostra destra. Disse che si chiamava Delia ed era una FDFFLDWULFH. Le don ne mi fecero u n cenno con il capo. N on sorrisero, né si mossero per stringerm i la mano , o per fare alcun gesto di benvenu to. Don Juan passò fra d i loro, come se fossero d ue colonne indicanti una p orta. Fece un p aio di passi, poi si girò quasi in attesa che le donne mi invitassero a entrare. Le donn e mi fissarono con calma per un po’. Poi Cecilia mi invitò ad entrare, come se fossi sulla soglia di un a por ta vera.” pp . 190 – 191. 274
246
debiti, con gli altri, con il passato, per me che tendo ad essere avaro è importante. Non è facile, è una lotta continua.” I.: “Trovi difficoltà a seguire un sentiero di cui non possiedi u n esem pio vivente, ma d elle righe scritte?” S.: “No. N on avere il maestro n on è un pr oblema fond amen tale.” I.: “Il guerriero non ha ego, la società in cui viviamo si basa sul culto della personalità. Qu ale sentimento ti genera questa contrad dizione?” S.: “E’ un bel casino. Tutto qua. Non è impossibile, ma…: “Surrender your ego, be free, be free”…si, il senso di quella canzone dei Queen è esattamente quello. Qu ella è la sfida.” I.: “Parliamo del YHGHUH . Ti andr ebbe di raccontarm i qualche esperienza che hai avu to?” S.: “Per qu anto m i riguard a sono sens azioni dell’energia in cui non sono coinvolti gli occhi. Per esemp io con H . Lee la sento propr io ( H. Lee è stato maestro di Kun g-Fu d i Castaned a; attu almente cond uce attività terapeu tiche e seminariali d i indu zione d ell’energia in America ed Eu rop a ). Sento calore alle ma ni etc.” I.: “Il tuo VRJQDUH è sporad ico, frequen te o sei un VRJQDWRUH?” S.: “E’ sporadico, soprattutto perché sono stressato…quando sono tranquillo è più frequente.” I.: “Second o te, esistono altre d imensioni oltre qu ella in cui viviamo? Le hai sperimen tate? Secondo te, potrebbero essere accessibili a chiunque?” S.: “Boh?! Non le ho sperim entate. Ci sono i sogni, che m agari ti dan no d ei mond i un po’ diversi, però è p oco.” I.: “Com e hai iniziato a p raticare la Tensegrità?” S.: “Con la p rima videocassetta”. I.: “Hai seguito seminari? Perché tan ta enfasi da p arte d ei praticanti sui seminari?” S.: “No, non n e ho seguiti. Credo che i semina ri siano imp ortanti per il discorso della
PDVVD XPDQD , trecento-quattrocento persone energeticamente connesse nel compito di aumentare il proprio livello di consapevolezza è qualcosa che non si trova altrove. Spendere due milioni per due giorni mi sembra eccessivo. Anche perché credo che, non avend o ancora fatto le cose più semp lici, non p otrei poi ricordarm i i movimenti complessi che si fann o lì.” I.: “L’esecuzion e dei p assi ha in fluito sul tu o mod o di leggere i libri? H ai trovato conferm e, cose che p rima a vevi ignorato?”
247
S.: “No, nel senso che i passi sono qualcosa di finale rispetto ai libri. All’inizio lui (Castaneda) eseguiva i passi senza consapevolezza, per cui nei primi libri non ne parla prop rio. Quello che h ann o cambiato in m e è la percezione diretta d ell’energia.” I.: “Cosa pen si del d iffuso interesse p resente n elle n ostre società verso lo sciaman esimo?” S.: “Si vede che ci sarà qu alcosa d i vero!” I.: “Cos’è, per te, lo sciaman ismo?” S.: “Per me è esattam ente Castaned a, il quale ha avu to il temp o e la costanza p er prop orre un sistema. Per esempio, ho letto un altro libro, sullo sciamanismo celtico, che dava consigli sull’animale guida, però non l’ho mai seguito. Era un’edizione de “Il Punto di Incontro”, però non m i ha m ai colpito.” I.: “ 9HGHUH è un modo di conoscere lontano da ciò che, nelle nostre società, si intende per conoscenza. Cosa provi a vivere tra due p arad igmi?” S.: “La realtà è che questi due paradigmi non sono lontani. C’è un passo in cui lui ( Castaneda ) dice che vede contemporaneamente uova luminose e persone. Spesso ci si dimentica che ci sono più cose in ciò che ci circonda e semplifichiamo. Vivere secondo l’energia è così lontan o da l vivere secondo il buon senso.!” I.: “Credi che l’attuale società sia preparata o disposta ad accettare al suo interno componenti sciamaniche? Pensi che la visione proposta da Castaneda possa entrare a far pa rte della cultura della società in cui viviamo?” S.: “Non lo so. Sono cose un po’ elitarie, riguardano persone che hanno la capacità di leggere, di viaggiare.Potrebbero essere per tutt i, ma p er il momen to è u n p o’ difficile.” I.: “E’ secondo te possibile oggi, nel veloce e complicato mondo contemporaneo, vivere percorrendo “strade con un cuore”?” S.: “Forse è l’u nica vera altern ativa, se n o finisci nel vortice.” I.: “Ancora du e doman de. Cosa pen si del movimen to 1HZ$JH?” S.: “Non lo conosco. Per esempio nella “Profezia di Celestino” ci sono cose che sono present i in Castaned a, però ad u n certo livello di astrazione le cose coincidon o. Lo stesso Cristo aveva un LQWHQWR da p aura!” I.: “Molti individui appartenenti alle nostre società passano attraverso una varietà di esperienze, tanto che qualcuno li ha definiti “nomadi spirituali”. Ti senti vicino a questa definizione? Cosa pensi d i questo tipo d i esperienza?”
248
S.: “Nom ade … m i da l’idea d i uno che spizzica un p o’ di qu a e un po’ di là…non m i sento un nomad e, mi sento un esploratore.”
249
BIBLIOGRAFIA
Abelar, T., 7KH6RUFHUHU·V &URVVLQJ, Viking Penguin, USA, 1992; ,OSDVVDJJLRGHJOLVWUHJRQL
9LDJJLRGLXQDGRQQD , Edizioni Il Pu nto d ’Incontro, Vicenza, 1996, ( 1998, 2ª ristampa , trad .
di Pietro Sanjust ). Bagnasco, A., Barbagli, M., Cavalli, A., &RUVRGLVRFLRORJLD, Il Mulino, Bologna, 1997.
Barthes, R., /HSODLVLUGXWH[WH, Éditions d u Seuil, Paris, 1973 ; 9DULD]LRQLVXOODVFULWWXUDVHJXLWH GD,OSLDFHUHGHOWHVWR, a cura d i Carlo Ossola, Giulio Einau di editore s.p .a., Torino, 1999. Berger, P. L., Luckma nn , T., 7KH6RFLDO&RQVWUXFWLRQRI5HDOLW\ , Doubleday and Co., Garden City, N ew York, 1966; /DUHDOWjFRPHFRVWUX]LRQHVRFLDOH, Il Mulino, Bologna, 1969 (1999, trad . di M. Sofri Inn ocenti e A. Sofri Peretti) Bertoni, F., ,OWHVWRDTXDWWURPDQL3HUXQDWHRULDGHOODOHWWXUD, La Nu ova Italia, Firenze, 1996 Blanchot, M., /·HVSDFHOLWWpUDLUH, Gallimard , Paris, 1955 ; /RVSD]LROHWWHUDULR, Einaudi, Torino, 1975. Booth, W., 7KH5HWKRULFRI)LFWLRQ , The University of Chicago Press, Chicago, 1961 & 1983; 5HWRULFDGHOODQDUUDWLYD, La Nuova Italia, Scandicci ( Firenze ), 1996. Bremond , H., /DORJLTXHGXUpFLW, Seuil, Paris, 1973 ; /DORJLFDGHOUDFFRQWR, Bompian i, Milano, 1977. Burke, K., 7KH 3KLORVRSK\ RI /LWHUDU\ )RUP 6WXGLHV LQ 6\PEROLF $FWLRQ, University of California Press, Berkeley an d Los Angeles – Lond on, 1941 ( third ed., 1973 ). Capald i, Maria, 2OWUHLOLPLWLGHOFRUSR, Edizioni Il Pun to d i Incontro, Vicenza, 2001 Castaneda, C., 7KH7HDFKLQJVRI'RQ-XDQ$
RCS 250
idem , 7KH6HFRQG5LQJRI3RZHU , Sim on & Schu ster , N ew York, USA, 1977; ,OVHFRQGRDQHOOR GHOSRWHUH, RCS Rizzoli Libri S.p.a., Milano, 1978 ( 2000, 1ª ed. Superbur Saggi, trad. di Pier Francesco Paolini ). idem , 7KH(DJOH·V*LIW , Sim on & Schu ster , N ew York, USA, 1981; ,OGRQRGHOO·DTXLOD , RCS Rizzoli Libri S.p.a., Milano, 1983 ( 2000, 1ª ed . Sup erbu r Saggi, trad . di Francesca Drag one Band el ) idem, 7KH )LUH IURP :LWKLQ, Simon & Schuster Inc., New York, USA, 1984; ,O IXRFR GDO SURIRQGR, RCS Rizzoli Libri S.p .a., Milan o, 1985 ( 1999, 7ª ed. Su p erbu r Sagg i, tra d . di Francesca Band el Dragone ). idem, 7KH 3RZHU RI 6LOHQFH, Simon & Schuster Inc., New York, USA, 1987; ,O SRWHUH GHO VLOHQ]LR , RCS Rizzoli Libri S.p.a., Milano, 1988 ( 2001, 2ª ed. Superbur Saggi, trad. di Francesca Bandel Dragone ) idem, 7KH $UW RI 'UHDPLQJ, Ha rp er Collins Publishers, Inc, New York, 1993; /·DUWH GL VRJQDUH, RCS Libri & Grandi Opere S.p.a., Milano, 1993, ( 1997, 4ª ed. BUR Supersaggi, trad . di F. Ban d el Dragone ). idem , 7HQVHJULW\ , Lauga n Prod actions Inc., USA, 1997; 7HQVHJULWj,VHWWHPRYLPHQWLPDJLFL GHJOL VFLDPDQL GHOO·DQWLFR 0HVVLFR, RCS Libri S.p.a ., Milan o, 1997, ( 1999, 2ª ed. Sup erbu r Saggi, trad. di Alessandra De Vizzi idem , 7KH$FWLYH6LGHRI,QILQLW\ Laug an Produ ctions Inc., USA , 1997 ; ,OODWRDWWLYR GHOO·LQILQLWR , trad . d i Alessand ra De Vizzi e Maria Barbar a Piccioli, RCS Libri S.p.a. , Milano, 1998, ( ed. Superbur Saggi 2000 ). idem, 7KH :KHHORI 7LPH Laugan Productions, USA, 1998; /DUXRWDGHOWHPSR RCS Libri S.p.a., Milano, 1999, trad . d i Maria Barba ra Piccioli Ceseran i, R., 5DFFRQWDUHODOHWWHUDWXUD, Bollati-Borin gh ieri, Torin o, 1990. Chatm an, S., 6WRU\DQG'LVFRXUVH, Cornell Un iversity Press, Ith aca, 1978; 6WRULDHGLVFRUVR/D VWUXWWXUDQDUUDWLYDQHOURPDQ]RHQHOILOP, Pratiche Editrice, Parm a, 1981. Classen, N., &DVWDQHGD XQG GDV 9HUPlFKWQLV GHV 'RQ -XDQ, Hans-Nietsch-Verlag, 1998; &DVWDQHGDHLJXHUULHULGLGRQ-XDQ , Edizioni Il Pu nto d i Incontro, Vicenza, 1998, trad . di M. Poriati. Clifford, J., 7KH 3UHGLFDPHQW RI &XOWXUH 7ZHQWLHWK ± &HQWXU\ (WKQRJUDSK\ /LWHUDWXUH DQG$UW , Harvard University
Press, Cambridge-London, 1988; , IUXWWL SXUL LPSD]]LVFRQR, Bollati
Boringhieri, Torino, 1993 ( 1ª ed. “Gli Archi” 1999 ) .
251
Collins, R., )RXU 6RFLRORJLFDO 7UDGLWLRQV, Oxford University Press, 1985; 4XDWWUR WUDGL]LRQL VRFLRORJLFKH, Zanichelli Editore, Bologna, 1996. Corti, M., 3ULQFLSLGHOODFRPXQLFD]LRQHOHWWHUDULD , Milan o, 1976. Corvalan , G., “Misteri sfuggen ti”, interv ista a Carlos Castan ed a, sta in ,QWHUYLVWHD&DUORV &DVWDQHGD 6L YLYH VROR GXH YROWH., trad . di Roberto Fedeli e Matteo Guar naccia, Stamp a Alter na tiva , Roma , 1997, p p . 103-104 Cou rtés, J., ,QWURGXFWLRQjODVpPLRWLTXHQDUUDWLYHHWGLVFXUVLYH, Librairie H achette, Paris, 1976. Cowan, T., 6FLDPDQLVP DV D 6SLULWXDO 3UDFWLFH IRU 'DLO\/LIH, USA, 1996; 6FLDPDQLVPR8QD SUDWLFDVSLULWXDOHSHUODYLWDTXRWLGLDQD, Edizioni Cr isalide, Sp igno Satu rn ia (LT), 2000, trad . di Lorenza Menegoni. Cresp i, F. ( a cu ra d i), $]LRQHVRFLDOHHSOXUDOLWjFXOWXUDOH, Ang eli, Milan o, 1992 . idem, 0DQXDOHGL VRFLRORJLD GHOOD FXOWXUD , Gius. Laterza & Figli, Roma-Bari, 1996 ( 4ª ed., 1998 ). Cronkhite, G., 3HUVXDVLRQ6SHHFKDQG%HKDYLRUDO&KDQJH , The Bobbs-Merril Company Inc., New York, 1969; /D SHUVXDVLRQH &RPXQLFD]LRQH H PXWDPHQWR GHO FRPSRUWDPHQWR , Franco Angeli Editore, Milano. De Paz, A., $OFXQHWHQGHQ]HDWWXDOLQHOODVRFLRORJLDGHOODOHWWHUDWXUDHQHOODFULWLFDVRFLRORJLFD, “ Il Mu lino” , Bologn a, XI, n. 221, ma ggio-giu gn o 1972, pp .552-570 . Dina, Maurizio, Roma , 1998.
,QL]LD]LRQH DOOR VFLDPDQLVPR /D YLD GHOOD OLEHUWj, Edizioni Mediterranee,
Donner, Florinda , %HLQJLQ'UHDPLQJ, Ha rp er Collins Pu blishers Inc., USA, 1991; (VVHUHQHO VRJQR, Edizioni Il Punto d’Incontro, Vicenza, 1996, ( 1998, 2ª ristampa, trad. di Laura Caraffa ). Drury , Nevill & Susan , 6KDPDQLVP, Element Books Ltd, Longm ead , Sha ftesbur y, Dorset ( GB ), 1989; *OLVFLDPDQL, trad . di Ald o Troisi, Xenia Ed izioni, Milano, 1995. Duncan, H. D., /DQJXDJHDQG/LWHUDWXUHLQ6RFLHW\$6RFLRORJLFDO(VVD\RQ7KHRU\DQG0HWKRG
LQ WKH ,QWHUSUHWDWLRQ RI /LQJXLVWLF 6\PEROV ZLWK D %LEOLRJUDSKLFDO *XLGH WR WKH 6RFLRORJ\ RI /LWHUDWXUH , Univer sity of Chicago Press, Chicago, 1953 ( 1961, Bedm inster, N ew York). Eco, U., /HFWRULQIDEXOD, Bompiani, Milano, 1979 . idem, 2SHUDDSHUWD, Bom p ian i, Milano , 1962 ( 3ª ed ., 1971 ).
252
Eliade, Mircea, /HFKDPDQLVPHHWOHVWHFKQLTXHVDUFKDLTXHVGH O·H[WDVH, Editions Payot, Paris, 1951 ; /RVFLDPDQLVPRHOHWHFQLFKHGHOO·HVWDVL , Edizioni Med iterran ee, Roma, 1974, trad. J. Evola, riv. e agg. da F. Pintore. Escarpit, R., ( éd. par.) /HOLWWpUDLUHHWOHVRFLDO, Flamm arion et Cie, Par is, 1970 ; /HWWHUDWXUDH 6RFLHWj, a cura di G. Paglian o Ung ari, Il Mulino, Bologna, 1972. Feo, G., ( a cur a d i ) &DVWDQHGDHOHVWUHJKHGHO1DJXDO, Stam pa Altern ativa, Roma , 1998, trad . d i Roberto Fedeli. Fokkema, D. W., Kunne-Ibsch, E., 7KHRULHV RI /LWHUDWXUH LQ7ZHQWLHWK &HQWXU\, C. Hurst & Company, London, 1977; 7HRULHGHOODOHWWHUDWXUDGHO;;VHFROR, Editori Laterza, Roma-Bari, 1981, tra d. Gloria Beltran i Forbes, P., “Tower of Stren gth ”, in “The Gua rd ian” , 5 set. 2002 Foucau lt, M., Qu ’est -ce-qu ’ u n au teu r?, in “ %XOOHWLQGHOD6RFLHWpIUDQoDLVHGH3KLORVRSKLH “ , lugl.-sett. 1969 ; Che cos’è u n au tore ?, in 6FULWWLOHWWHUDUL, a cura di C. Milanese, Feltrinelli, Milan o, 1971. Gadamer, H. G., :DKUKHLWXQGPHWKRGH , J. C. B. Moh r ( Pa u l Siebeck ), Tü bin gen , 1965 ( IIª ed . ) ; 9HULWjHPHWRGR, Fratelli Fabbri Editori, Milano, 1972. Idem, 3HUVXDVLYLWjGHOODOHWWHUDWXUD, Transeuropa, Ancona, 1988. Gallino, L., 'L]LRQDULRGLVRFLRORJLD, UTET, Torino, 1978 ( 3ª ed. TEA, 1998, pp. 37-38 ). Geertz, C., :RUNV DQG /LYHV 7KH $QWKURSRORJLVW DV $XWKRU , Stanford University Press, Stan ford , 1988 ; 2SHUHHYLWH, Il Mu lino, Bologna , 1990. Giaccard i, C., 6HQVRLQWHUSUHWD]LRQHLQWHUD]LRQH3HUXQDSSURFFLRSUDJPDWLFRDOWHVWRFRPHD]LRQH, Angeli, Milano, 1991. Giglioli, P. P., 6RFLRORJLDHGLIIHUHQ]D$SSXQWLVXOSOXUDOLVPRFRJQLWLYRHQRUPDWLYR , in $]LRQH VRFLDOHHSOXUDOLWjFXOWXUDOH, op . cit., pp . 13-25 . Goldmann, L., 3RXU XQH VRFLRORJLH GXURPDQ, Gallimard, Paris, 1964; 3HUXQDVRFLRORJLDGHO URPDQ]R, Bom pian i, Milano, 1967 ( 1ª ed. “Stud i Bom pian i”, 1981 ). Greimas, A. J., /HV$FWDQWVOHV$FWHXUVHWOHV)LJXUHV , in 6pPLRWLTXHQDUUDWLYHHWWH[WXHOOH, édit p ar Cha brol, C., Coquet, J. C., Larousse, Paris, 1973, p. 161 sgg. ; *OLDWWDQWLJOLDWWRULHOH ILJXUH, in 'HOVHQVR,, , Bomp iani, Milano, 1984 ( ed . or. 'X6HQV,,(VVDLVVpPLRWLTXHV, Edition s d u Seu il, Paris, 1983 ) . Grotow sky, J., conferenze a Ponted era e Firenze n el 1987, stan no in “Teatro e Storia”, a. III, n.1, ap rile 1988.
253
Harner, M., 7KH:D\RIWKH6KDPDQ, Harper & Row Publishers, San Francisco, USA, 1980; /DYLDGHOORVFLDPDQR, Edizioni Med iterran ee, Rom a, 1995, ( 1999, 2ª ed., trad . di Lorenz a Meneg oni ) . Holland, N. H., 7KH 'LQDPLFV RI /LWHUDU\ 5HVSRQVH, Oxford University Press, New York, 1968; La din am ica della rispost a letter aria, Il Mu lino, Bologna, 1986.
,QWHUYLVWH D &DUORV &DVWDQHGD, Stampa Alternativa, Roma, 1997, trad. di Roberto Fedeli e Matteo Guarn accia. Iser, W., 7KH$FWRI5HDGLQJ$7KHRU\RI$HVWKHWLF5HVSRQVH, Johns Hop kins University Press, Baltimore, 1978; /DWWRGHOODOHWWXUD8QDWHRULDGHOODULVSRVWDHVWHWLFD, Il Mu lino, Bologna, 1987. Jauss, H. R., , 5H]HSWLRQVlVWKHWLNXQGOLWHUDULVFKH.RPPXQLNDWLRQLQ$XIGHQ:HJJHEUDFKW , H . Su nd , M. Timm erm ann ( hrsg.), Konstan z, 1979; (VWHWLFDGHOODULFH]LRQH , Guid a, Na poli, 1988. Jodorowsky, Alejandro, 3VLFRPDJLD 8QD WHUDSLD SDQLFD &RQYHUVD]LRQL FRQ *LOOHV )DUFHW, Giangiacom o Feltrinelli Ed itore, Milano, 1995, (1997, 1ª ed. Un iversale Economica, trad . di Silvia M eu cci, pp . 103-107 ) Kenn edy, A., 7KH3URWHDQ6HOI'UDPDWLF$FWLRQLQ&RQWHPSRUDU\)LFWLRQ, Macmillan, Lond on, 1974. Koelb, C., 7KH,QFUHGXORXV5HDGHU/LWHUDWXUHDQGWKH)XQFWLRQRI'LVEHOLHI , Cornell University Press, Ithaca and Lond on, 1984. Livolsi, M., ,GHQWLWj H SURJHWWR/·DWWRUH VRFLDOH QHOOD VRFLHWj FRQWHPSRUDQHD, La Nuova Italia, Scandicci, 1987. Lotman , Ju rij M., 7HVWRHFRQWHVWR6HPLRWLFDGHOO·DUWHHGHOODFXOWXUD, raccolta di saggi a cura di Simon etta Salvestron i, Laterza, Roma-Bari, 1980 Marchese, A., /·RIILFLQDGHOUDFFRQWR6HPLRWLFDGHOODQDUUDWLYLWj , Arnoldo Mondatori Editore S.p .a, Milan o, 1983 ( 9ª ris. O scar Saggi, 2000 ).
0XND RYVN\- /DIXQ]LRQH OD QRUPDH LO YDORUH HVWHWLFL FRPH IDWWL VRFLDOL, Einaudi, Torino, 1971 ( 3ª ed . , 1974 ) . Pagliano, G., La lezione di Goldm ann , in ,O0XOLQR , Bologna, XIX, n. 212, nov.-dic. 1970. idem, 6RFLRORJLDGHOODOHWWHUDWXUD, Il Mu lino, Bologna , 1972 . idem, Il leggibile e il sociale, in 6RFLRORJLDHFXOWXUDQXRYLSDUDGLJPLWHRULFLHPHWRGLGLULFHUFD QHOORVWXGLRGHLSURFHVVLFXOWXUDOL , a cur a d i F. Crespi, Franco An geli, Milan o, 1989, pp . 243 254.
254
idem, 3URILORGL VRFLRORJLDGHOODOHWWHUDWXUD , La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1993, (3ª ed., Carocci editore, 1998). idem ( a cura di ) , 3HUFKpOHJJHUH, Bonan no ed itore, Catan ia, 1994. Perrotta, R., 3HQVLHUR VRFLRORJLFR H LPPDJLQL GHOOD UHDOWj ,QWHUD]LRQLVPR VLPEROLFR 3URXVW 3LUDQGHOOR , Prisma , Catan ia, 1988. Petrillo, G., Comunicazioni sociali e comunicazioni di massa nella prospettiva dialogica, in /HGLPHQVLRQLGHOODSVLFRORJLDVRFLDOH, a cura di B. Zani, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1995, p p . 201- 231. Picard, M., /DOHFWXUHFRPPHMHX, Ed. d e Minu it, Paris, 1986. Plebe, A., 0DQXDOHGLUHWRULFD, Laterza, Roma, 1988. Ragone, G., ,QWURGX]LRQHDOODVRFLRORJLDGHOODOHWWHUDWXUD, Liguori Ed itore, N ap oli, 1996. Ricoeur, P., 7HPSV HW UpFLW7RPH , , Editions du Seuil, Paris, 1983 7HPSR H UDFFRQWR, Jaka Book, Milano, 1983, trad . G. Gram p a. Idem, 'X WH[WH j O·DFWLRQ, Editions du Seuil, Paris, 1986 ; 'DO WHVWR DOO·D]LRQH, Jaka Book, Milano, 1989, trad . G. Gramp a. Idem, 6RLPrPHFRPPHXQDXWUH, Editions de Seuil, Paris, 1990 ; 6pFRPHXQDOWUR, Jaka Book, Milano, 1993, trad . D. Ian nott a. Sartre, J. P., Qu’est ce-que la litérature?, in 6LWXDWLRQV,,,,,, , Librairie Gallimard, Parigi, 1947 ; &KHFRV·qODOHWWHUDWXUD", Il Saggiatore, Milano, 1960, trad . D. e G. Tarizzo, A . Mattioli, G. Monicelli, M. Mau ri, L. Arano Cogliati. Sciolla, L., ,GHQWLWj3HUFRUVLGLDQDOLVLLQVRFLRORJLD, Rosenb erg & Sellier, Torin o, 1983. Suleiman, R. S., Crosman, I. ( eds. ), 7KH 5HDGHU LQ WKH 7H[W (VVD\V RQ $XGLHQFH DQG ,QWHUSUHWDWLRQ, Princeton Un iversity Press, Princeton , 1980. Swidler, A., &XOWXUHLQ$FWLRQ6\PEROVDQG6WUDWHJLHV, in “American Sociological Review”, 51, pp. 273-286. Thomp son, K., “Il sentiero del cuore”, intervista a Carlos Castaneda, sta in &DVWDQHGDHOH VWUHJKHGHO1DJXDO, Stam p a Altern ativa, Roma , 1998. Zolla, E., ,OHWWHUDWLHORVFLDPDQR, Marsilio Editori, Venezia, 1969, ( nuova ed. 1989 ). idem , “Il d ecennio 1970-1980 in Am erica”, sta in )RQGDPHQWL , 4, 1986, p p . 184-185.
255