IL PENSIERO POLITICO DI MACHIAVELLI
Le concezioni politiche di Machiavelli non sono quelle di un teorico, ma scaturiscono da un rapporto diretto con quella realtà storica che conosce bene e nella quale ha avuto parte attiva. Alla base di tutta la sua riflessione c’è la consapevolezza della crisi che l’Italia sta attraversand attraversando; o; una crisi che è, innanzitutto, innanzitutto, politica poiché, come ben si ricorderà, l’Italia non è un Paese unitario, ma un insieme di piccoli Stati; è, in secondo luogo, una crisi militare, poiché si basa ancora su una milizia di “mercenari” che, contrariamente a quelli “cittadini” non possono assolutamente garantire fedeltà e obbedienza; infine, è una crisi morale poiché sembrano scomparsi quasi del tutto quei valo valori ri,, come come l’am l’amor or di patr patria ia e lo spir spirit ito o di sacri sacrifi fici cio o che, che, inve invece ce,, erano erano una caratteristica dell’antica Roma. Per Per tutt tuttii ques questi ti moti motivi vi,, Mach Machia iave vell llii ausp auspic icaa la pres presen enza za di un prin princi cipe pe dall dallee straordinarie virtù, che possa fare dell’Italia uno Stato forte e unitario, in grado di contrastare le mire espansionistiche degli stati vicini. Machiavelli è stato considerato il fondatore della moderna scienza politica. C’è, però, da precisare un aspetto; durante il Medioevo la teoria politica era subordinata alla morale; il sovrano ideale era, quindi, colui che si comportava secondo le norme etiche. Al contrario, Machiavelli considera la politica come una scienza autonoma che ha delle proprie leggi; di conseguenza, le azioni degli uomini vanno valutate in base a queste leggi. In questo senso ciò che importa è il raggiungimento o meno, da parte del principe, dei fini propri della politica e non l’essere giusto o ingiusto. All’interno della cultura occidentale questa teoria fu sconvolgente, poiché Machiavelli fu sicuramente l’unico ad avere il coraggio di mettere in luce ciò che avviene realmente nella politica. Nella composizione delle sue opere e in tutta la sua vita conta molto l’esperienza, l’osservazione diretta della realtà. Per Machiavelli l’esperienza può essere di due tipi: quella quella dirett diretta, a, ricava ricavata ta dalla dalla partec partecipa ipazio zione ne attiva attiva alle alle vicend vicendee present presentii e quella quella ricava ricavata ta dalla dalla lettur letturaa degli degli autori autori antich antichi. i. Questi Questi due tipi tipi di esperi esperienz enzaa vengon vengono o
definite nella dedica del Principe, rispettivamente “esperienza delle cose moderne” e “lezione delle antique”.
LA CONCEZIONE NATURALISTICA DELL’UOMO E IL PRINCIPIO DI IMITAZIONE
Alla base di questo modo di accostarsi alla storia vi è una concezione tipicamente naturalistica; infatti, Machiavelli è convinto che l’uomo sia un fenomeno di natura come tutto il resto, pertanto non è soggetto a cambiamenti nel tempo. Per questo motivo è convinto che studiando il comportamento umano attraverso le fonti storiche o l’esperienza diretta, si possa arrivare a formulare delle leggi universali, applicabili ad ogni situazione. Gli esempi che trae dalla storia antica sono la prova che il comportamento umano non vari variaa e che che l’ag l’agir iree degl deglii anti antich chii può può offr offrire ire un mode modell llo o al nost nostro ro agire agire d’og d’oggi gi.. Poss Possia iamo mo quin quindi di dire dire che che anch anchee Mach Machia iave vell llii sfrut sfrutta ta il prin princi cipi pio o tipi tipica came ment ntee rinascimentale dell’imitazione.
GIUDIZIO PESSIMISTICO SULLA NATURA
Machiavelli ha una concezione pessimistica dell’uomo come essere morale. Infatti, per lui gli uomini sono essenzialmente malvagi, sono guidati da interessi materiali ed egoistici e non da reali valori civili. Pertanto, l’uomo politico deve agire su questo terreno; dovendo agire in un mondo di “non buoni” deve essere pronto a vestire più panni. Non può e non deve sempre vestire i panni dell’ideale e della virtù ma, quando le circostanze lo richiedono, deve saper essere umano o feroce. Usando una metafora, si deve essere “centauri”, metà uomo e metà bestia. E l’affermazione “il fine giustifica i mezzi” cosa significa? Cert Certam amen ente te con con ques queste te paro parole le Mach Machia iave vell llii non non vuol vuolee “ren “rende dere re leci lecito to”” ogni ogni comport comportame amento nto immoral immoralee e crudele crudele;; si tratta tratta solo solo della della constat constatazi azione one che certi certi comport comportame amenti nti,, buoni buoni o cattiv cattivii che siamo, siamo, sono sono indisp indispens ensabi abili li per conqui conquista stare re e mantenere lo Stato. Commettere crudeltà e violenze, tradire e mentire sono delle tristi
nece necess ssit itàà con con cui cui il poli politi tico co deve deve fare fare i cont contii se vuol vuolee pers persegu eguir iree l’ut l’util ilee dell dellaa comunità. A questo questo proposi proposito to Machia Machiavel velli li fa una distin distinzio zione ne tra “princ “principe ipe”” e “tiran “tiranno” no”;; il principe è colui che opera a vantaggio dello Stato e anche se usa metodi immorali lo fa per il bene pubblico; tiranno, invece, è colui che è crudele senza necessità ma solo per trarne un vantaggio personale. Il principe che Machiavelli immagina non è, pertanto, un despota folle, ma uno strumento al servizio dei sudditi, in quanto costruisce uno stato ben ordinato che garantisca ai cittadini tranquillità e benessere. Solo lo Stato può arginare arginare la malvagità malvagità e l’egoismo l’egoismo dell’uomo dell’uomo che spingerebbe spingerebbe la comunità nel caos. La crudeltà e la violenza del principe servono, allora, a garantire questo bene comune, cioè la salvaguardia della convivenza civile. Per mantenere lo Stato sono indispensabili certe virtù civili come l’amor di patria, l’amore per la libertà, la solidarietà e l’onestà che costituiscono il cemento della vita di società. Ma per radicare in uomini uomini “non buoni” queste virtù sono necessarie delle precise istituzioni, che Machiavelli indica nella religione, nelle leggi e nelle milizie: •
La religione non è intesa da Machiavelli né nella sua dimensione concettuale, come contenuto di verità, né nella sua dimensione spirituale, come garanzia di salvezza, ma come “instrumentum regni”, cioè come strumento di governo. Infatti la religione, in quanto fede in certi principi comuni obbliga i cittadini a rispettarsi e a mantenere la parola data. Questa era la funzione della religione tra i Romani Romani che, secondo Machiavelli Machiavelli,, con i suoi insegnamenti insegnamenti induceva alla forza, al coraggio e allo sprezzo del pericolo, che poi sono i fondamenti del vivere civile. Al contrario, critica la religione cristiana accusandola di aver esercitato esercitato un’influenza un’influenza negativa, negativa, in quanto ha spinto spinto gli uomini alla mitezza mitezza e alla rassegnazione.
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Le leggi eggi sono sono il fond fondam amen entto del del vive vivere re civi civile le perc perché hé disc disciiplin plinan ano o il comportamento dei cittadini, frenano i loro istinti bestiali e li guidano verso fini superiori.
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Le mili milizi ziee sono sono la forz forzaa dell dello o Stat Stato. o. Ques Queste te devon devono o esse essere re comp compos oste te da cittadini, che rimangono fedeli e valorose in quanto rinsaldano il loro legame con la patria.
La forma di governo che, secondo Machiavelli, rappresenta meglio questa idea di Stat Stato o ordi ordina nato to e sicur sicuro o è quel quella la repub repubbl blic ican ana; a; il princ princip ipat ato o era era solo solo una una form formaa transitoria, utile ed indispensabile solo in determinate circostanze, come quella che l’Italia vive nei suoi anni. A volte, però, la virtù non basta a creare uno Stato ben ordinato; anche la fortuna gioca un ruolo importante. Infatti, Machiavelli è convinto che nel suo agire l’uomo abbia dei limiti e debba fare i conti con fattori esterni, che non dipendono dalla sua volontà. volontà. Ma la fortuna guida solo la metà delle cose umane, lasciando lasciando agli uomini la libertà libertà di guidare guidare l’altra metà. In pratica, pratica, l’uomo deve saper cogliere l’occasione l’occasione del suo agire.