L'apicoltura naturale, semplice e di successo di Johann Thür, Apicoltore
Titolo Originale Bienenzucht. Naturgerecht einfach und erfolgsicher di Johann Thür, Imker (Vienna, Gerasdorf, Kapellerfeld, 2 a ed., 1946) Tradotto da Nicola Savio ( http://ortodicarta.wordpress.com http://ortodicarta.wordpress.com) ) da una traduzione di David Heaf (http://warre.biobees.com/index.html) Illustrazione di Noemi Zago ( http://ortodicarta.wordpress.com http://ortodicarta.wordpress.com) )
Parte 1 Lo Sviluppo La regola della ritenzione dell'atmosfera e del calore: la base della salute, dello sviluppo e della produzione Per potersi sviluppare e produrre le api dipendono interamente dal calore. Importante tanto quanto le fonti di nutrimento. Ricerche hanno provato che le api necessitano di diversi livelli di temperatura. Durante il periodo invernale, in assenza di covata, la temperatura media al centro del nucleo si stabilizza sui 22°-25°C. Durante il resto dell'anno la temperatura viene mantenuta a 34°-35°. Per “maturare” il miele viene portata fino a 40°C. La temperatura dell'aria circostante è, invece, decisamente inferiore. Le api e la covata, essendo essenzialmente prive di una propria temperatura corporea, devono produrre il calore necessario per ridurre la differenza durante tutto l'arco dell'anno, primavera, estate, autunno, inverno. Il miele è il carburante che gli permette di generare questo calore necessario. Miele che viene consumato in grandi grandi quanti quantità, tà, quanti quantità tà superi superiori ori alle alle loro loro sempli semplici ci neces necessit sitàà fisiol fisiologi ogiche che nel proce processo sso di “riscaldamento”. Per esempio: in una situazione naturale di favo protetto il consumo invernale di miele, nei sei mesi che trascorrono tra il 1° ottobre ed il 1° Aprile, si attesta circa su 2 chili, mentre nelle arnie classiche, caratterizzate da un alto grado di dispersione, sono necessari dai 6 agli 8 chili. Quest'eccesso di consumi nei sei mesi invernali di, mediamente, 5 chili a colonia è essenzialmente dovuto alla necessità di mantenere la temperatura minima essenziale. Per utilizzare in maniera efficace ed efficiente la costosa, fondamentale e vitale risorsa del calore prodotto la natura ha fatto si che le api, un superorganismo comprendente comprendente la colonia e i favi, potessero trattenerlo, controllarlo. Il calore trattenuto nell'arnia è composto da aria calda ricca di componenti aromatiche e, quindi, priva di germi, in grado di sopprimere cariche batteriche patogene patogene e limitare lo sviluppo di malattie. Il centr centro o focale focale dell'e dell'effe ffetto tto comple complesso sso di riscal riscaldam dament ento o culmin culmina a nella nella regola regola della della
ritenzione delle componenti aromatiche e del calore
Visto che la dispersione delle componenti aromatiche e del calore comporta un aumento del cons consum umo o delle delle scor scorte te e uno uno sfor sforzo zo ingi ingius usti tifi fica cato to da part partee delle delle ape ape e caus causa, a, fino fino ad oggi oggi,, l'inesp l'inesplic licabi abile le esplos esplosion ionee di patolo patologie gie a rapida rapida diffus diffusion ione, e, come come la Nosema Nosema,, che tanti tanti danni danni procur procurano ano all'ap all'apico icoltu ltura, ra, è di fonda fondamen mental talee import importanz anzaa che si inizi inizi a presta prestare re attenz attenzion ionee alle alle questioni inerenti la preservazione del calore e dell'atmosfera interna alle arnie. Questa è divenuta una necessità necessità ancora ancora più pressante pressante dal momento in cui la cultura cultura dell'apico dell'apicola, la, dall'inven dall'invenzione zione dell'arnia a telaino, ha determinato uno sviluppo in diretto contrasto con le regole naturali della ritenzione del calore e delle essenze aromatiche. I telaini e le arnie che li utilizzano interferiscono con il naturale sviluppo dei favi e, conseguentemente, con i meccanismi di ritenzione. I sistemi di selezione contemporanei non hanno quasi nulla a che fare con questi meccanismi. Apicultore): “I favi nei tronchi cavi, casa delle api fin Nel 1936 Weippl scrisse in Bienen-Vater ( Apicultore dai tempi della Creazione, così come nei “bugni” sono fissati alle pareti della struttura. Ogni corridoio tra i favi crea uno spazio chiuso, come in una stanza. Questo limita non solo la dispersione del calore ma regola l'umidità interna (troppo secco-troppo umido) ed evita l'eccessivo consumo di scorte.” scorte.” A questo questo io aggiunge aggiungerei: rei: se alle api non viene permesso permesso di di costruire i favi fissandoli fissandoli a tutti i lati, loro chiuderanno questi spazi con “ponti” di cera. L'aria calda non si disperde verso il basso essendo più leggera ed è trattenuta ai lati e nella parte superiore dei cul-de-sac nei favi natura naturali. li. Solo Solo l'aria l'aria utiliz utilizzat zataa dalle dalle api si dispe disperde rderà rà verso verso il basso basso,, appes appesant antita ita dall'a dall'anid nidride ride carbonica, attraverso il fondo aperto dei favi e scambiata con aria fresca di ricircolo. Le aperture inferiori dei favi possono essere viste come la bocca di un singolo apparato respiratorio che, grazie all'opera di sigillatura dei lati da parte delle api, inspira ed espira la giusta quantità di aria limitando la penetrazione eccessiva di aria fredda.
La regola della ritenzione del calore e dell'atmosfera interna negli interspazi dei favi è così raffinata ed adattata ai sistemi naturali che permette alle api di vivere in favi costruiti all'aria aperta, ammesso che possano modellare la struttura protettiva senza che siano disturbate dall'apicoltore, che siano presi di mira da predatori o da danni esterni. Rimane comunque indubbio che, anche nell'arnia più ingegnosa che utilizzi i telaini, per quanto le pareti possano essere spesse, le api non potranno prosperare se la regola della ritenzione non potrà essere applicata tra i favi. E l'apicoltura artificiale, con i suoi telaini, è ben lontana da soddisfare le condizioni minime di applicazione. Da quando sono stati inseriti i telaini, circa cent'anni fa al momento in cui scrivo, gli apicultori si sono lentamente spostati verso questa tecnologia. Questo ha segnato una svolta epocale nella cultura e nel rapporto tra l'uomo e le api. L'apicultura naturale, naturale, portata avanti con successo successo dall'alba dei tempi in maniera semplice, anche se laboriosa, con strumenti naturali e disarmata grazie ad un'approfondita e specialistica competenza è stata eclissata dall'apicoltura artificiale e dall'uso dei telaini. Le competenze, proprietà in passato di un numero limitato di persone, e l'apicoltura naturale si sono perse lasciando il passo agli agli errori più lampanti ed alla disinformazione che ha accompagnato accompagnato la commercializzazione dei telaini. Gli stessi telaini facilitano l'intrusione nei segreti delle api e permettono la continua creazione di nuovi concetti, punti di vista, progetti per arnie e metodi di gestione. La semplicità della natura è stata rimpiazzata dalla molteplicità, dalle contraddizioni avviluppate nell'artificiale e gli apicultori, senza parlare di quelli alle prime armi, non son opiù messi in grado di trovare la propria strada. La ricerca di nuovi tipi di arnie e metodi di gestione è
continuato ininterrottamente dimostrando in maniera evidente come nessuno fosse soddisfacente. (Tutti mancavano di qualcosa: la regola della ritenzione del calore e dell'atmosfera interna). Ogni apicultore sostiene che la sua sia la migliore delle arnie possibili ammesso che vi rimanga fedele a lung lungo. o. In ogni ogni caso caso le cons conseg egue uenz nzee dell dell'a 'ado dozi zion onee delle delle arni arniee a tela telain ino o mobi mobile le sono sono quas quasii completamente ignote visto che gli apicultori moderni, quasi senza eccezioni, non hanno più la minima conoscenza delle necessità naturali delle api. L'elemento vitale, la preservazione della temperatura e delle essenze interne all'arnia, è stato fondam fondament entalm alment entee distru distrutto tto dall'a dall'arni rniaa a telain telainii che dispe disperde rde calore calore e umidit umiditàà a causa causa dei lati lati “aper “aperti” ti”.. Le evoluz evoluzion ionii catas catastro trofic fiche he di questa questa apico apicoltur lturaa artific artificial ialee dovre dovrebbe bbero ro porta portare re al riconoscimento che tutte le arnie a telaino mobile sono in contrasto con lo sviluppo naturale e quindi inutili. L'evidenza del fatto che le piccole api abbiano bisogno di calore dovrebbe essere talmente radicato in noi da rendere palese l'importanza della preservazione della temperature e dell'atmosf dell'atmosfera era interna alle arnie e tutti gli strumenti strumenti adoperati adoperati dovrebbero dovrebbero essere sottomessi sottomessi e studiati a questo scopo. Gli sviluppi successivi, la fase dell'apicoltura artificiale, ci hanno condotto su una strada pericolosa allontanandoci dagli scopi originari. E' una realtà incontrovertibile che, con l'inserimento delle arnie a telaino mobile e la loro manca mancanza nza di consi consider derazi azione one per la conser conservaz vazion ionee di un'atm un'atmosf osfera era libera libera da patoge patogeni ni e una temperatura adeguata, le malattie delle api si siano sviluppate in maniera esponenziale. Da quel momento queste epidemie sono diventate un fenomeno costante ed irrisolvibile – una su tutte la Nosema che nella sola Germania ha ucciso 800.000 famiglie secondo le ultime statistiche. Negli USA è stata condotta una fallimentare campagna con ingenti finanziamenti contro la peste. Nel 1932, in Russia, nelle 18.000 colonie analizzate tutte sono risultate infette da Nosema in tutti gli stadi. Alla conferenza di apicoltura di Karlsbad del 1936 un'attenzione particolare fu portata al metodo di gestione ed alle arnie di Gerstung che segnavano la definitiva scomparsa delle vecchie arnie a favo fisso. Contemporaneamente nello stesso incontro si sottolineava come, negli anni preced preceden enti, ti, le patol patologi ogiee stesse stessero ro prende prendendo ndo piede piede e portan portando do ad una notevo notevole le riduzi riduzione one delle delle raccolte anno dopo anno. Anche in altri paesi dove erano state inserite le arnie a telaini si notavano le stesse problematiche. Per contrasto, nei paesi in cui l'apicoltura naturale era ancora forte, le colonie venivano descritte come sane e con raccolti soddisfacenti. Non dovrebbe suggerirci qualcosa tutto ciò? In cerca di aiuto le voci isolate che proponevano un “ritorno alla natura” venivano offuscate e lasciate cadere nel nulla poiché interpretate come un semplice ed acritico ritorno alle primitive condizioni dei nostri padri. Il fatto che a quei tempi si raccogliesse miele in eccesso tanto da rispondere non solo alla richiesta generale di dolcificanti ma anche anche per alcuni alcuni sottoprodo sottoprodotti, tti, maggiorme maggiormente nte bevande bevande come l'idromele, l'idromele, viene viene sottovalut sottovalutato ato o mini minimi mizz zzat ato o affe afferma rmand ndo o che che il calo calo delle delle rese rese è da impu imputa tare re alla alla dimi diminu nuzi zion onee di font fontii di foraggiamento. Sicuramente ci sono state delle alterazioni portate dal complesso agricolo ma la “fioritura”, come sistema eterno naturale, rimane ed incredibili quantità di nettare probabilmente seccano ogni anno poiché, non tutto, viene raccolto. Venti anni fa, alla conferenza di apicoltura di Vienna del 1925, Weippl, consulente economico e, all'epoca, direttore della Scuola Austiaca di Apicoltura, tenne una lezione in cui disse tra le altre cose: Contin Continuam uament entee in lezion lezionii e sulla sulla stampa stampa di settor settoree si fa riferime riferimento nto alle alle colon colonie ie di api selvatiche completamente autosufficienti senza nessun tipo di intervento, sia questo attraverso l'alim l'alimen enta tazi zion onee forz forzat ata, a, i fogl foglii cere cerei, i, i tela telain inii o altr altrii tipi tipi di cura cura.. Loro Loro pros prospe pera rano no tranquillamente mentre, se le tesi attuali fossero corrette, sarebbero dovute essere morte tutte
già da tempo. In definitiva la foresta, casa assegnata alle api selvatiche fin dal giorno della Creazione, è l'habitat più appropriato, molto meglio di qualsiasi ingegnosa e perfettamente realizzata arnia. E' il tronco “morto”, in decomposizione al suo interno, e quindi estremamente ben isolato ed in grado di trattenere il calore, che non diventa eccessivamente umido, impenetrabile al calore estivo, in cui i favi possono essere ancorati a tutte le pareti e non lasciati sospesi come gocce nei telaini, ovviamente non la situazione migliore per gli apicoltori ma sicuramente la casa più adatta per le api. Le condizioni di esistenza delle api selvatiche nei boschi sono sicuramente migliori di quelle addomesticate e gli svantaggi di quest'ultime potranno al massimo essere parzialmente, ma mai completamente, rimossi dalla più attenta ed oculata gestione, dalla migliore protezione e dalla nutrizioni qualitativamente più adatta. Queste attente e corrette osservazioni non portarono, però, alcun frutto poiché né Weippl né l'intero corpo degli apicoltori presenti furono in grado di trovare una soluzione – eppure era così vicina! Per riassumere, io sostengo che l'innaturalità delle arnie con i telaini consista in questo: lo spazio che si viene a creare sui lati dei favi, aperti su tutti i lati permette all'atmosfera interna dell'arnia di dissiparsi e, con lei, le essenze antibiotiche e antisettiche di cui è ricca. I melari vuoti posti al di sopra dell'arnia accentuano questa problematica. Ogni qual volta se ne aggiungano, il problema aumenta e quando l'arnia viene aperta nella parte superiore tutto il calore e le essenze scappano fuori dall'arnia. Sicuramente nelle colonie selvatiche si possono riscontrare favi lunghi anche un metro ma mai favi vuoti sopra le celle di covata. Il ripetuto calo di temperatura causato dall'uso dei telaini significa un conseguente aumento del consumo delle scorte. Questo vuol dire un alto fabbisogno di miele che non sempre può essere sufficiente nel caso ci dovessero essere bruschi cambiamenti climatici e può risultare in abbandono della covata, focolai di infezioni e malattie. Api distrofiche, lento ricambio generazionale, sviluppo rallentato, aumento di “grumi” di api dedicate al riscaldamento dell'arnia, limitatezza del numero di foraggere sono, comunque, tutte conseguenze inevitabili anche con la miglior gestione e cliam favorevole, e riducono il raccolto. Il calo calo della della tempe temperat ratura ura intern internaa può causa causare re la crista cristalliz llizzaz zazion ionee delle delle scort scortee invern invernali ali e l'aum l'aumen ento to sign signif ific icat ativ ivo o della della prod produz uzio ione ne di calo calore re si tradu traduce ce in una una inna innatu tura rale le nece necess ssar aria ia introduzione di alimentazione forzata in forma di zucchero, irresponsabile fardello economico a carico dell'attività di apicoltura. Il prematuro esaurimento delle colonie, inoltre, rallenta lo sviluppo primaverile con ricadute sulla catena della diminuzione del foraggiamento. Gli Gli spaz spazii non non prot protet etti ti tra tra i favi favi perm permet etto tono no al cald caldo o e all'u all'umi midi dità tà inve invern rnal alii di pass passar aree dall'ingresso dell'arnia ai favi stessi appesi liberamente come cortine del teatro. Il calore del nucleo che fluisce attraverso le fenditure dei telaini si disperde formando condensa, muffa ecc..., mentre la fondam fondament entale ale atmosf atmosfera era interna interna si disper disperde de dal nucleo nucleo.. Che utilità utilità posson possono o avere avere le miglio migliori ri copertu coperture re invern invernali ali o chius chiusure ure più salde salde quando quando le api e le loro loro scorte scorte rimang rimangono ono comun comunque que sovrastate da spazi vuoti che permettono al freddo ed all'umidità di infiltrarsi modificando la temperatura del nucleo? Nelle arnie a telaini le api non possono essere protette da nessuna delle precauzioni prese dall'apicoltore e nemmeno il più illuminato di essi è minimamente in grado di concepire cosa sono portate a sopportare le api in queste condizioni. Ma questo genere di disturbo è una una real realtà tà igno ignota ta ai favi favi natu natura rali li.. Già Già solo solo ques queste te due due indi indica cazi zion onii dovr dovreb ebbe bero ro port portar arci ci all'elimina all'eliminazione zione della arnie artificiali artificiali ma la comunità comunità degli apicoltori apicoltori,, purtroppo purtroppo,, si è lasciata lasciata
convincere dall'apparente successo che hanno raggiunto. Il coronamento del lavoro di distruzione si è compiuto con il componente più amato dagli apicoltori: il melario! Non è mai abbastanza grande, mai abbastanza pieno e non lo si apre mai abbastanza, senza curarsi del fatto che ogni cella vuota collabora a dissipare il calore disperdendolo lontano dal nucleo. I cosiddetti melari contraddicono la struttura naturale dei favi, il concetto architettonico delle api, il loro istinto ed il dimensionamento delle colonie che, in natura, segue uno sviluppo dall'alto verso il basso o dal fronte verso il retro e mai il contrario. Le api si lasciano gestire con riluttanza in un sistema a melari a cui vengono spesso forzate attraverso azioni assolutamente innaturali come lo sposta spostame mento nto della della covata covata.. Le api perce percepis piscon cono o come come malsa malsane ne queste queste operaz operazion ionii e cercan cercano o di diminuirne l'impatto. I loro sforzi iniziali sono volti a collegare i favi nel melario con quelli di covata attraverso ponti di cera in modo da ridurre il disturbo termico creato dall'interruzione dei favi. Si da per certo che gli apicoltori più “ordinati” non sopportino questo tipo di “disordine” e li rimuovano in modo da restituire ai telaini la loro mobilità che ne sarebbe altrimenti danneggiata, persino nei corsi di apicoltura viene insegnato ad eliminare queste “irregolarità” di costruzione. Questo tipo di interventi negano persino le basi più elementari e primitive della natura delle api. E' un grido di aiuto che cerca risposta. Le api cercano di riempire anche i vuoti tra le top bar ed il “cuscino” (Nelle arnie Warrè il cuscino o “quilt” è una cassetta posta alla sommità che simula il legno in decomposizione del tronco nella parte superiore dei favi naturali n.d.t.) nel tentativo di minimizzare la dispersione del calore in modo da riavvicinarsi alla regola della ritenzione. Ma gli apicoltori con la loro incapacità di comprendere supportata da insegnamenti errati continuamente rimuovono questi riempimenti. E' vero che questi ponti di cera limitano la mobilità interna all'arnia, quindi si può sostenere che la struttura delle arnie sia sbagliata. Le api non possono diventare qualcosa di diverso da quello che sono, sarà quindi l'apicoltore a doversi modificare alle immutabili leggi della natura – prima su tutte la regola della ritenzione r itenzione dell'atmosfera e del calore interno – costruendo arnie adeguate. I possibili danni qui presentati ne sono una prova inoppugnabile. Il fallimento nel riconoscerne r iconoscerne le origini giustifica di per sé l'assunto che i telaini con i loro spazi vuoti su tutti i lati, in grado di dissipare velocemente il calore, siano la maledizione degli apicoltori e ha dato origine allo sviluppo di tutte le arnie a telaino. La tecnologia è andata fuori strada e potrà solo portare l'apicoltura al fallimento. Dall'ingres Dall'ingresso so delle arnie a telaino telaino le api e gli apicoltori apicoltori sono rimasti rimasti impotenti impotenti di fronte al collasso collasso della nobile nobile arte dell'apicoltur dell'apicolturaa che, in ultima istanza, istanza, porterà porterà alla diminuzione diminuzione della coltivazione di piante da fiore. Questa è una delle grosse responsabilità degli apicoltori. Ma c'è una via di uscita! Nel sistema di costruzione naturale dei favi da parte delle api, sistema sviluppatosi in migliaia di anni, in cui favi e contenitore formano un'unità chiusa, in cui la regola della ritenzione del calore e dell'atmosfera governa e protegge, risiede il segreto di una colonia sana in grado di produrre anche senza interventi – neanche la gestione da parte degli uomini o la somministrazione di zuccheri. E' lì che si può individuare una soluzione! Il suo culmine è la regola della ritenzione ritenzione dell'atmos dell'atmosfera fera e del calore in grado grado di infondere la vita al sistema.
Apicoltori: imparate a leggere il libro della natura! Li, scritto a caratteri cubitali, ci sono le sagge ed immutabili leggi della creazione. Seguirle, applicarle e supportarle al momento giusto dovrebbe essere il comandamento fondamentale dell'apicoltore, così che la bevanda degli dei, il nettare che scorre dalla cornucopia della benedizione diventi puro miele.
Parte II La nuova arnia naturale sezioni removibili “L'arnia a scomparti con favi naturali” Circa 200 anni fa il predicatore di Nassau, Christ, mise in distribuzione l'arnia a scomparti che portava il suo nome, arnia che apparentemente viene utilizzata ancora oggi (1945) in diverse località. La cosa fondamenta fondamentale le nella sua struttura struttura sono gli scomparti di 28x28X14 28x28X14 cm equipaggia equipaggiati ti di favi, fondo removibile e una sorta di tetto a scatola per chiuderla. Il numero di scomparti utilizzabili è defin definito ito dalla dalla “forza “forza”” della della colon colonia ia in ogni ogni moment momento o dello dello svilup sviluppo po e vengo vengono no aggiun aggiunti ti inserendoli nella parte inferiore dell'arnia. Al momento apice del flusso di nettare si può arrivare fino a 7 scomparti. 200 anni fa l'arnia di Christ era un'arnia trasportabile a scomparti mobili in cui la regola regola della della ritenzi ritenzione one del calore calore era scrupo scrupolos losame amente nte osserv osservata ata.. Christ Christ stesso stesso valutò valutò che la produttività della sua arnia fosse cinque volte tanto quella dei bugni in paglia. L'arnia a scomparti con favi naturali
In effetti questo tipo di arnia fu un colpo di genio. Gli scomparti richiedono quattro assi stagionate, inchiodate tra di loro e otto stecche di legno che facciano da supporto ai favi. Gestirle non necessita di nessuna particolare competenza o complessa operazione, fondamentalmente si tratta di inserire scomparti vuoti dal basso e prelevare gli scomparti pieni al termine del massimo periodo di foraggiamento. Le normali operazioni annuali erano svolte con poche manipolazioni e nel modo più semplice ed economico. Un sistema superiore ed efficace di apicoltura naturale era possibile, libero da azioni di disturbo ed intrusioni. Christ portò avanti con successo una campagna contro l'utilizzo dei bugni in paglia che comportavano l'asfissia della colonia con lo zolfo o di quelle pratiche che portavano ad avere il raccolto sparso in varie arnie costruite in maniera inappropriata, senza rispetto per la regola della ritenzione, e quindi in grado di sviluppare e diffondere malattie. A proposito delle malattie stesse, Christ scrisse che lui non riconosceva nessuna malattia reale delle api. Raccomandava Raccomandava che: “ le persone tengano solo solo colonie popolose a cui vengano vengano lasciate ampie scorte di miele. In questo modo rimarranno estranee alle infezioni. Il cibo da loro stesse prodotto estraendolo dalla miglior linfa delle piante e dei fiori le proteggerà completamente dalle malattie”. Ma secondo le parole di Schiller: “ Non abbiamo legami eterni con le forze del fato...” risultano ancora più vere se applicate a quest'arnia. Venne spazzata dalla marcia del progresso. Dopo 100 anni i telaini telaini resuscita resuscitarono, rono, monopolizzar monopolizzarono ono l'ammirazio l'ammirazione ne della comunità degli apicoltori apicoltori e spazzarono via qualsiasi cosa si opponesse opponesse al loro sistema, tra cui anche l'ottima arnia di Christ. Se vi fermate a ragionare sulle richieste in termini di competenze, equipaggiamento, interventi e lavoro, sulla frequenza dei fallimenti e le quantità di zucchero adoperate per l'alimentazione forzata i capelli vi si rizzeranno sulla testa e vi troverete a riconoscere con chiarezza l'errore evolutivo a cui ci ha condotto, da allora, lo sviluppo. L'arnia di Christ permise, inoltre, di contribuire alla ripresa dell'apicoltura riportandola ad ottimi livelli dopo che era stata praticamente spazzata via dalla Guerra dei Trent'anni.
Guardando oggi, 200 anni dopo Christ, con rispetto ed ammirazione dovremmo fare inmodo che qualcosa di simile accada nelle nostre terre così afflitte ed impoverite dalla guerra. Questa è la nostra ora del bisogno : “questo semplice e proficuo sistema di arnie dovrebbe sostituire il costoso, artificiale sistema di apicoltura che è degenerato in una forma di hobby”. I piccoli proprietari ed i contadini in grado di curare le api dovrebbero essere appoggiati nell'utilizzo di queste semplici arnie che potrebbero essere facilmente autocostruite, senza costi gravosi gravosi per materiali, materiali, senza competenz competenzee specifiche, specifiche, soldi o lavoro, lavoro, senza macchinari macchinari o gadget, gadget, senza la necessità di utilizzare zucchero o fogli cerei, in maniera naturale. Queste Queste caratterist caratteristiche iche non sono riscontrabili riscontrabili in nessuna nessuna delle arnie attualmente attualmente utilizzate utilizzate.. Anche le arnie in paglia, che vennero prontamente adottate, furono eliminate perché non in grado di ospitare nuclei delle dimensioni attuali. Il loro spazio-ape è insufficiente a contenere una colonia forte forte che che si trove trovereb rebbe be a sciama sciamare. re. Nel caso caso non sciama sciamass ssee proba probabilm bilment entee sarebb sarebbee segno segno di problemi nello sviluppo. L'operazione, spesso raccomandata, di aggiungere un melario vuoto sopra all'arnia in paglia risulta innaturale e pericoloso poiché il calore verrebbe spostato nello spazio vuoto lasciando la covata “al freddo”. Inserire una cassetta di sotto incoraggia l'istinto naturale a spostare la covata sotto l'arnia in paglia che verrà utilizzata per immagazzinare il miele, impedendo che venga usata come “casa”. Questi sistemi che venivano raccomandati sono antieconomici e negativi. L'unico sistema per la raccolta del miele, l'asfissia con zolfo, è pratica barbara e non sostenibile. Il tagliare i favi per asportarli è dannoso e complesso. Ma l'arnia componibile di Christ ci presenta un modello sosten sostenibi ibile le ed ampiam ampiamen ente te sperim speriment entato ato.. Con alcuni alcuni piccol piccolii accorg accorgime imenti nti può perme permette tterci rci di raggiungere i nostri scopi: “Il fondo privo di telaini deve possedere: un'apertura di volo regolabile con un piano di atterraggio; lo spazio tra il fondo e la scatola deve comprendere 6 cm di spazio libero da favi in modo che rimanga per la costruzione delle “catenelle” da parte delle api, per le api giovani dedite alla pulizia e per le foraggere per riposarsi. Queste, insieme, formano un efficace e flessibile regolatore della temperatura dell'arnia. A questo fondo ne può essere aggiunto eventualmente un secondo per l'inverno. Verso il fondo, per tutta la larghezza, una finestrella chiudibile permette un attento controllo della colonia in qualsiasi momento senza creare disturbi anche in inverno. Ogni scatola dovrebbe avere dimensioni interne di 28x28x14 cm, dimensioni da rispettarsi rigorosamente per molti motivi. Lo spessore delle pareti dovrebbe essere almeno di 2 centimetri. Sulla sommità devono essere poste 8 barre per la costruzione dei favi, di 2 cm di larghezza e 6 mm di spessore, incastrate in scansi ad una distanza adatta alle api in modo che la parte superiore della scatola sia assolutamente in piano. Una scatola completa di tetto a tenuta d'acqua conclude la struttura. Normalmente vengono utilizzate tre scatole o scomparti. Le api ne occupano due, la terza diviene il magazzino delle scorte di miele. Lo spazio creato da due scomparti sovrapposti completi di favi compreso in uno spazio cubico di 28x28x28 centimetri ospita 8 favi costruiti naturalmente in grado di mantenere la temperatura e l'atmosfera interne. Questo spazio include 60 decimetri quadri di superficie di favi ossia circa 50,000 celle. L'equivalente di sette porta-favi Austriaci. Le barre intermedie, tra una scatola e l'altra, incorporate nel favo dalle api rinforzano in maniera efficace la struttura. Lo spazio interno corrisponde alle dimensioni sferiche dei un nucleo di api raggruppate ed è il più economico da impiegare. Uno spazio per la covata di 28x28 cm che si estenda per due scatol scatolee copren coprendo do una superf superfici iciee di 7,5 decime decimetri tri quadri quadri è, per prova prova e sperime sperimenta ntazio zione, ne, la
dimensione ideale in cui ascrivere ascrivere la sfera del nucleo. Insieme al fondo fondo ribassato il volume totale dell dellee due due scat scatol olee è di 26 litri litri,, iden identic tico o ad una una gran grande de arni arniaa in pagl paglia ia.. Le due due scat scatol olee sono sono suffic sufficien ientem tement entee grandi grandi da poter poter ospita ospitare re la colon colonia ia duran durante te l'inver l'inverno no fino fino all'in all'inizi izio o della della pollinazione per la raccolta delle scorte e per lo sviluppo di una covata sana in grado di dare origine ad una regina sana. La terza scatola posizionata, vuota, al di sotto delle altre due nel momento giusto, in primavera, offrirà offrirà spazio spazio suffic sufficien iente te per lo svilup sviluppo po della della coloni colonia. a. Riempi Riempirla rla con i favi favi compo comporte rterà rà la produzione di 300 grammi di cera che corrispondono a quella raccolta dalle arnie mobili a telaini, produzione che soddisferà in maniera naturale l'istinto delle api alla costruzione delle api. L'idea generalmente diffusa che la costruzione naturale dei favi senza fogli cerei dia come risultato la produzione massiccia di celle da fuchi è una sciocca favola che viene ripetuta in maniera acritica e meccanica. Se fosse vero le colonie allo stato selvatico sarebbero ormai da tempo formate quasi esclusivamente da fuchi. Solo uno spazio non adeguato comporta la sovracostruzione di celle da fuchi. Le api ovviamente si espando in accordo con il loro sviluppo nelle scatole inferiori spostando di conseguenza le celle di covata. Sono assolutamente in grado di organizzare lo sviluppo dei favi e della colonia e, sicuramente, non hanno bisogno di fogli cerei o dell'intervento dell'apicoltore. La casse cassetta tta nella nella posizi posizione one più alta alta divent diventerà erà automa automatic ticame amente nte un melari melario o mentre mentre le api api svilup sviluppan pano o la coloni coloniaa sposta spostando ndosi si verso verso il basso basso e conte conterrà rrà circa circa 10Kg 10Kg di miele miele in surplu surplus. s. Contin Continuar uaree ad aggiun aggiunge gere re casse cassette tte nella nella parte parte inferi inferiore ore seguen seguendo do la necess necessità ità della della coloni coloniaa permetterà di dare spazio allo sviluppo delle api ed a un raccolto di maggiori dimensioni. L'arnia di Christ sta avendo una sua riscoperta nella nuova forma di arnia a favi naturali e sezioni removibili che soddisfa appieno le richieste, specialmente quelle legate alla ritenzione del calore calore e delle delle essenz essenzaa aromat aromatich ichee presen presenti ti all'int all'intern erno o della della coloni coloniaa nella nella loro loro compl complete etezza zza e efficacia, assumendo, in questo modo, il ruolo di arnia perfetta per i nostri tempi e per la miglior qualità e produzione. L'apicoltura a favi naturali e sezioni removibili non è un ritorno al passato ma un opportuno progresso che si adegua ai ritmi naturali e si basa su successi comprovati evitando tutto ciò che si oppone alla natura. Per contrasto strane mode hanno ucciso l'apicoltura artificiale che è così degenerata in una sorta di hobby. In questa apicoltura le regine vengono selezionate artificialmente in incubatrici artificiali. Lei verrà probabilmente accompagnata nel suo volo di accoppiamento da un corteo di soggetti per lo più estranei. Ogni maschio della sua stessa colonia verrà tenuto debitamente a distanza e, in un luogo luogo isolat isolato, o, un fuco fuco scelto scelto dall'a dall'apic picolt oltore ore,, alien alieno o alla alla colon colonia ia della della regina regina,, le vine vine impost imposto o negandole la libera scelta del fuco più adatto. La regina sarà costretta a portare una marchiatura innaturale sulla schiena per tutta la vita legando il suo ruolo naturale all'intervento dell'apicoltore. Attraverso un asettico calcolo di utilità la vecchia regina verrà rimossa e uccisa prima del ciclo naturale naturale degli eventi eventi creando sofferenza sofferenza alla colonia. colonia. Un prolungato prolungato lamento, lamento, udibile udibile anche a distanza, ci comunica questa sofferenza. E, prima che la colonia ritorni alla sua routine quotidiana, prima che riesca a rimpiazzare la regina secondo i ritmi naturali, l'apicoltore impone il suo artefatto di regina, senza nessuna prova della sua sostenibilità e della sua adeguatezza, supportata solo dalla convinzione del successo dell'apicoltore. Spesso le api perdono la pazienza e rigettano ai piedi dell'apicoltore questo sangue reale ma, nel caso questo non accadesse, e la regina venisse accettata, questo accade nella totale ignoranza e menefreghismo di fenomeni naturali ancora in gran parte sconosciuti. Sappiamo solo questo: che questi metodi non sono naturali e che l'intervento umano portato avanti in questo modo genera solo successi limitati e pesanti degenerazioni.
Nelle arnie artificiali – una gioia per gli apicoltori, un inferno per le api – il nucleo viene sposta spostato, to, diviso diviso,, riarra riarrangi ngiato ato,, chiuso chiuso al centro centro,, compat compattat tato o o separa separato, to, spesso spesso senza senza motivo motivo o comprensione degli effetti. Si – è tutto più facile e conveniente con i telaini! E ad un'in un'inno nova vazi zion onee ne segu seguee semp sempre re un'a un'alt ltra ra.. E quin quindi di ecco ecco l'al l'alim imen enta tazi zion onee forz forzat ata, a, l'alimentazione da riempimento, l'alimentazione d'emergenza. I fuchi, veri e propri condizionatori dell'umore, vengono uccisi a centinaia nelle loro celle negandogli il cibo. Il miele viene considerato come una sostanza fondamentale per la salute dei bambini e dei malati ma per le api, questi delicati organi organismi smi,, si provve provvede de a dare dare zucch zucchero ero convin convinti ti che che possa possa essere essere meglio meglio del del miele. miele. Princi Principi pi innaturali ed arnie artificiali vengono imposte alle api. Le necessità naturali, soprattutto quella della vitalizzante preservazione del calore e dell'atmosfera interna, sono valutate come inconvenienti per l'apicoltore. Non fosse così si troverebbe a dover gettare alle fiamme le sue arnie a telaini che tanto care care gli sono. sono. Anche Anche se l'apic l'apicolt oltore ore ha un atten attenzio zione ne al calore calore prefer preferisc iscee scalda scaldare re le arnie arnie elettricamente o avvilupparle in stracci inadeguati come fossero barboni. I Gadget di cui ha bisogno riempiono cataloghi interi. I modelli e le variazioni della arnie sono infinite. Il Comitato di Consulenza all'Apicoltura del Terzo Raich si trovò costretto nel 1940 a mettere un limite a questo sviluppo interminabile. Basandosi sulla convinzione che nessuna delle arnie esistenti fino a quel momento rispondesse a dei requisiti precisi, il Reich creò una nuova arnia, la Einheitsblätterbeute, che compre comprende ndeva va “solo “solo”” 74 parti parti mobili mobili.. Erano Erano così così convi convinti nti della della perfez perfezion ionee della della loro loro “arnia “arnia standa standard” rd” che misero misero fuori fuori legge legge qualsi qualsiasi asi altro altro modell modello o ed ogni ogni possibile evoluzione. Le necessità naturali delle api, così come la preservazione della temperatura e di un'atmosfera priva di patogeni, non vennero prese in considerazione. Ovvio che le speranze riposte in questo tipo di arnia vennero disattese. Il Reich dovette prendere atto del fallimento e in due anni sviluppò tre nuovi progetti che vennero istallati in vari distretti nazisti, in località segrete, per le sperimentazioni. Questi modelli rimasero sconosciuti alla comunità degli apicoltori e lo rimarranno non essendo in grado di risolvere i problemi di base. Non si può comunque negare che gli apicoltori che utilizzano le arnie artificiali siano persone attente e premurose. Nessun prezzo e troppo alto per le loro care. Per le loro deprivate, deboli e spesso malate bambine vengono create stazioni di quarantena, organizzati servizi di ispezione sanitaria e ogni ape sospetta spedita ai laboratori per indagini approfondite. Ricerche, investigazioni e test vengono condotti in tutto il mondo. Batteri sono stati riconosciuti e gli è stato dato un nome in modo modo da poterl poterlii ricono riconosce scere re dagli dagli altri altri ma le cause cause delle delle patol patologi ogiee sono sono ancora ancora circon circonda date te dall'oscurità e molte colonie continueranno a morire, fino a... Si, fino a quando le persone non si renderanno conto che queste piccole creature non sono in grado di prosperare in queste strutture innaturali e che niente è in grado di rimpiazzare la preservazione dell'atmosfera “antibiotica” ed il calore del nido. Quando ci rendiamo conto di quale livello di conoscenza teorica viene richiesta dall'apicoltura attuale solo per essere in grado di tenerla in vita artificialmente siamo costretti a riconsiderare seriamente la possibilità di rientrare sui binari tracciati dalla nature. Per contrasto, nelle arnie naturali a cassette mobili, l'intera operazione è portata avanti in maniera semplice e naturale durante tutto l'arco dell'anno. Iniziando dalla stagione invernale, le due cassette più in basso, completamente occupate dai favi, vengono lasciate come dimora invernale dalle caratteristiche naturali. Le cassette superiori, adoperate come immagazzinamento del miele, vengo prelevate come raccolto. Nel caso le cassette fossero saldate tra loro da “ponti” di cera saranno facilmente separate facendo passare tra loro un
sottile cavo d'acciaio. La restante struttura andrà coperta per l'inverno e l'apertura d'ingresso ristretta in modo modo da impedi impedire re l'acce l'accesso sso ai topi. topi. Un fondo fondo interm intermedi edio o può essere essere posizi posiziona onato to se fosse fosse neces necessar sario. io. I favi favi saran saranno no suffic sufficien ientem tement entee pieni pieni di miele miele da garant garantire ire nutrim nutriment ento o fino fino alla alla primavera seguente grazie alle dimensioni delle cassette, grazie al consumo molto limitato che risult risultaa dalla dalla natura naturale le preser preserva vazio zione ne del calore calore intern interno o e per per l'asse l'assenza nza di interv intervent entii da parte parte dell'apicoltore. L'unione dei favi naturali, della preservazione del calore e dell'atmosfera interna, permettono di risparmiare zuccheri, inibiscono le malattie e, in primavera, si osserverà una colonia sana. Lo sviluppo naturale ha luogo senza bisogno di interventi e, quando inizierà il periodo di pollinazione, le colonie saranno pronte. Le operaz operazion ionii primav primaveri erili li compr compren endon dono o il rimuove rimuovere re la coper copertur turaa invern invernale ale ed il fondo fondo intermedio, l'ampliamento dell'ingresso e la collocazione di una cassetta nella parte inferiore. La natura stessa darà l'avvio allo sviluppo della colonia attraverso le sue fioriture. Il miele viene stoccato in tutte le celle vuote. Il cerchio della covata viene spostato verso il basso seguendo la costruzione dei nuovi favi da parte della colonia e le api si sviluppano nelle cassette posizionate nella nella parte parte inferi inferiore ore.. Le scorte scorte nella nella parte parte superi superiore ore vengon vengono o costa costante nteme mente nte riempi riempite te fino fino ad occupare l'intera cassetta. La covata, la costruzione e il foraggiamento si sviluppano naturalmente fintanto che il flusso del nettar nettaree dura dura e fintan fintanto to che che l'apic l'apicolt oltore ore provve provvede de ad aggiun aggiunger geree spazio spazio quando quando richie richiesto sto posizionando cassette nella parte inferiore che, nel caso, può essere fatto con buon anticipo. La sciamatura come reazione alla carenza di spazio è prevenuta grazie a questo continuo ampliamento. Un continuo ribollire di vita riempie l'arnia; i fuchi ronzano dolci melodie amorose, dettando l'umore. Armonia e produzione regnano ovunque libere dall'intervento dell'apicoltore fino a quando il flusso di polline non cessa. La rimozione delle scorte in surplus alleggerisce le api di un'eccesso. La copertura delle due cassette mantenute come residenza invernale e la restrizione dell'ingresso chiu chiudo dono no le oper operaz azio ioni ni annu annual alii dell dell'a 'api pico colto ltore re,, oper operaz azio ioni ni che che non non rich richie iedo dono no spec specif ific iche he competenze. L'occasionale recupero di uno sciame o il confrontarsi con emergenze estemporanee possono essere facilmente apprese con la pratica o dal confronto con altri apicoltori. L'estrazione del miele può essere fatta senza l'uso di una centrifuga ma semplicemente facendo sciogliere i favi sopra una fonte di calore tenuta molto bassa, la cera si raccoglierà sulla superficie e potrà essere rimossa quando fredda, sotto vi sarà il miele maturo che messo nei vasetti, chiuso e conservat conservato o in un luogo asciutto asciutto si conserverà conserverà indefinitame indefinitamente. nte. I contenitori contenitori più adatti sono i barattoli in metallo smaltati o quelli in ceramica. Nel caso si preferisse il miele integrale completo del favo, ci si potrà evitare anche il lavoro di estrazione e confezionamento. Non c'è bisogno di dire che, che, in ogni ogni caso, caso, i favi favi attacc attaccati ati alle alle barre, barre, una volta separa separati ti dalle dalle pareti pareti posson possono o esser esseree centrifugati e riutilizzati nell'arnia. Costru Costruire ire questo questo tipo tipo di arnia, arnia, possi possibil bilmen mente te rispet rispettan tando do le dimens dimension ionii qui descri descritte tte,, è sicuramente possibile per chiunque avesse voglia di farlo e, se una minima attenzione gli viene posta, soddisferà completamente sia le api che gli apicoltori. I piccoli agricoltori fanno sicuramente cose molto più complesse. La cosa a cui prestare più attenzione sono le dimensioni interne di 28x28x14 cm e che gli angoli siano perfettamente di 90°. In nessun caso si dovrà comunque cercare di utilizzare i telaini invece delle barre con questo tipo di struttura. Questo annullerebbe totalmente l'effetto di ritenzione dell'atmosfera e del calore interno a causa dello spazio tra i telaini, cosa che non può che portare effetti negativi.
Il materiale necessario per la realizzazione di quest'arnia è di 2 metri quadri di legno spesso almeno 2 cm e può essere assemblato anche senza un progetto preciso utilizzando assi di recupero, vecchi melari ecc... L'arnia può essere popolata con uno sciame di dimensioni adeguate da istallare all'inizio della stagione di maggior pollinazione e può considerarsi la spesa maggiore da affrontare. Non c'è bisogno di fogli cerei sebbene l'applicazione di strisce di cera sulle barre possa essere d'aiuto ma non fondamentale. L'arnia può essere collocata all'aperto, in un posto soleggiato, tranquillo, protetto e riparato dal cald caldo o sole sole esti estivo vo,, ad un'a un'ade degu guat ataa dist distan anza za dai dai vici vicini ni di casa casa.. E' impo importa rtant ntee che che l'ar l'arni niaa sia sia perfettamente verticale. La preser preservaz vazion ionee del del calor caloree e dell'a dell'atmo tmosfe sfera ra propri propriaa della della costru costruzio zione ne natura naturale le dei favi favi permetterà di risparmiare sull'alimentazione a base di zucchero. E quali profitti accompagnano l'apicoltura? Noi sappiamo che nell'apicoltura artificiale – e gli apicoltori onesti lo ammetteranno – i costi, gli sforzi ed il lavoro collegati all'utilizzo dello zucchero sono sproporzionati rispetto al raccolto medio e che i profitti attesi sono solo illusori. Alcuni Alcuni apicol apicoltor torii fanno fanno di testa testa loro, loro, ma la maggio maggiorr parte parte è compos composta ta da apico apicolto ltori ri che costantemente utilizzano più zucchero di quanto miele raccolgono, che non raccolgono nulla e manten mantengon gono o esclus esclusiva ivamen mente te le propri propriee coloni coloniee affam affamand andole ole o acqui acquista stando ndone ne di nuove nuove per per rimpiazzare quelle, che a causa loro, sono morte per malattie ed epidemie. Se vi informaste sui guadagni netti della Scuola di Apicoltura Austriaca scoprireste che il modello di gestione di questa istituzione, nonostante il nomadismo ed i buoni raccolti, quasi sempre consuma più zuccheri di quanto sia il miele prodotto. Questo non è imputabile a chi segue gli apiari – modelli per la formazione dei nuovi apicoltori. In questi centri di formazione all'apicoltura moderna ed artificiale le informazioni principali da curriculum sono sulla selezione artificiale delle regi regine ne,, i tratt trattam amen enti ti cont contro ro le infe infezi zion onii e le epid epidem emie ie caus causat atee dagl daglii apic apicol olto tori ri stes stessi si che, che, considerandosi superiori alla natura si scontrano con essa... da qui l'insuccesso. E quali sono gli scenari per un'apicoltura che si allei con la natura come nel caso dell'arnia a sezioni removibili e favi naturali? Per ciò che riguarda il raccolto... ebbene si, dobbiamo fare attenzione a non ciarlare a vuoto sull'argomento. Noi dovremmo dar via solo quello che, grazie alla corret corretta ta istall istallazi azione one della della colon colonia, ia, fatta fatta nel rispe rispetto tto della della millen millenari ariaa regola regola della della ritenz ritenzion ionee dell'atmosfera e del calore che le ha preservate da sempre, assicurerà uno sviluppo duraturo ed un raccolto al momento opportuno. E' estremamente raro che, durante una stagione, l'intero complesso delle fioriture venga danneggiato dalle piogge. All'inizio della stagione di bottinatura una colonia sana, sana, anche in una zona di media media produzion produzione, e, è in grado di riempire riempire un'intera sezione sezione di miele in eccesso rispetto alle sue necessità fisiologiche che ammontano a circa 60 chili. Questo surplus di miele è di circa 10 chili e 250 grammi di cera. In zone ottimali con lunghe stagioni di bottinatura queste cifre possono aumentare notevolmente. Vista la variabilità di queste cifre è inutile prendere carta e penna per fare il calcolo 10 chili x 10 colonie uguale 100 chili e poi, e poi... ecc... No, questo calcolo è errato sopratutto se l'area d'interesse – di 4 chilometri di raggio, la distanza media di volo – è sovrappopolata di api. La sovrappopolazione è da evitarsi, una questione a cui prestare molta attenzione per proteggere se stessi e gli altri apicoltori. La creazione di un surplus, e quindi la quantità di raccolto, dipende in grande misura dal tipo di
arnia. Qualsiasi critica a questo concetto può essere solo interpretato come una non attenzione ai processi naturali. La api sono state create per la pollinazione delle piante non per raccogliere miele per l'uomo. Solo l'abbondanza che la natura crea per assicurarsi il successo gli permette di produrre questo surplus. Lo “sviluppo ed il declino” di tutte le cose terrestri è rappresentato nelle api dalla formazione delle nuove colonie e dalla distruzione delle celle. I favi e le api compongono un'unità organica, l'ape come singolo individuo è solo una parte mobile di questo organismo. Non è in grado di sopravvivere da sola, così come non è in grado di farlo la colonia senza le celle dei favi. Lo svolgersi naturale degli eventi può essere influenzato in modo da aumentare la quantità di miele immagazzinato principalmente per mezzo delle arnie. Studia Studiando ndo atten attentam tamen ente te la strutt struttura ura natura naturale le delle delle coloni coloniee notiam notiamo o immedi immediata atame mente nte che, che, indipendentemente indipendentemente dalle dimensioni, le cavità hanno comunque dei confini. Le api fanno in modo di riempire tutto lo spazio con covata, api e scorte, questo processo le conduce alla maturità e a generare una nuova colonia. La sciamatura che ne consegue è una naturale “comparsa” o sviluppo. Le celle da covata gradualmente invecchiano, diventano più spesse e si scuriscono. Come accade accade con l'ispe l'ispessi ssimen mento to delle delle arteri arterie. e. L'unit L'unitàà organ organica ica dei favi favi e delle delle api invecc invecchia hia,, perde perde progressivamente di produttività avviandosi verso la morte o il naturale “decadimento” Un'arnia in grado di rispondere hai bisogni di spazio e di espansione limita il processo di matura maturazio zione ne della della coloni coloniaa limita limitando ndo la sciama sciamatur tura. a. Fintan Fintantoc toché hé questa questa maturi maturità, tà, e quindi quindi la sciamatura, sono frenate il surplus delle scorte aumenta dal continuo sforzo mantenuto completo delle api. La sensazione di abbondanza, gli spazi ristretti devono essere negati da subito alle api per evit evitar aree che che si inne innesc schi hi l'is l'isti tint nto o alla alla scia sciama matu tura ra che, che, una una volt voltaa scat scatta tato to a caus causaa del del rita ritard rdo o nell'ampliamento degli spazi, non può più essere più fermato. L'invecchiamento può essere ritardato dal rinnovo dei f avi. Attraverso questi due sistemi lo “sviluppo ed il declino” vengono bilanciati e la colonia resa più forte. Questo bilanciamento porta alla creazione di scorte che superino i limiti naturali. Questo vuol dire che l'arnia deve avere una struttura elastica, espandibile, in modo da adattarsi alle richieste di spazio e che i favi possano essere rinnovati, quindi, per così dire, l'opposto di ciò che succede nelle colonie selvatiche. Equipaggiare un'arnia serve solo all'apicoltore. Le api hanno bisogno solo di spazio vuoto. Un'arnia non dovrebbe mai andare contro la natura delle api, ma purtroppo, questo argomento, è stato tenuto poco in considerazione, conseguentemente sono stati commessi parecchi errori come nel caso dei telaini mobili che, essendo aperti su tutti i lati, violano la regola della ritenzione dell'atmosfera e del calore interni, essenziali per la vita stessa delle api. L'os L'osse serv rvaz azio ione ne dell' dell'ha habi bita tatt natu natura rale le dell dellee api api ha dimo dimost stra rato to che che ques quest'u t'ult ltim imo o eser eserci cita ta un'influenza decisiva sulla produzione del miele e deve essere tenuto da conto dall'apicoltore se vuole portare avanti un'attività piena e duratura. Non dovrà lasciarsi confondere da apparenze di successo. La nuov nuovaa arni arniaa a modu moduli li remo removi vibi bili li con con favi favi natu natura rali li tiene tiene cont conto o di ques queste te pecu peculia liarit ritàà provvedendo a creare una situazione armoniosa per le api. Al centro si raccoglie il nucleo invernale
completamente circondato circondato dalle scorte, scorte, sia nella parte superiore superiore che ai lati, scorte scorte che rimangono consumabili grazie al calore del nido e che creano un cuscino protettivo alle api; i favi vengono inspessiti così da ridurre i vuoti tra di loro, rendendoli più facilmente riscaldabili; gli stessi favi, collegati e saldati alle pareti ed alla sommità, creano vicoli ciechi che trattengono sia le essenze antibatteriche sia il calore essenziali alla vita della colonia. Sopra al nucleo non c'è mai neanche una cella vuota che possa disperdere il calore. Una colonia così ben protetta procederà dalla parte più bassa dell'arnia verso l'alto conseguentemente al consumo di miele. Quindi, arrivati alla sommità, nel calore lì raccolto, l'attività di deposizione delle uova ricomincia. Inizialmente solo con piccoli gruppetti ma, seguendo il percorso ascendente del sole, si sviluppano a sfera fino ad occupare completamente le celle non utilizzate per le scorte. All'inizio della stagione le scorte vengono spostate nella parte superiore dell'arnia, sopra la covata, man mano che le pupe liberano le celle. La covata viene portata verso il basso dove c'erano le scorte, nei favi nuovi. Qui, l'istinto a costruire e riempire riempire i vuoti, vuoti, trova il suo compimento compimento attraverso attraverso i limiti determina determinati ti dalle risorse di nettare e dallo sviluppo della colonia, libera da compulsioni o restrizioni da parte dell'apicoltore, in questo modo ogni riduzione del raccolto viene evitato mentre i favi vengono automaticamente rinnovati. Non viene usato nessun tipo di escludi-regina. L'ultima covata ad emergere in autunno libera lo spazio per il nucleo invernale che si sta formando ed il movimento verso l'alto ricomincia. La ritenzione dell'atmosfera interna ricca di essenze e del calore determinata dai favi costruiti in mani manier eraa natu natura rale le sopp sopprim rimee le caric cariche he batt batteri erich che, e, limita limita l'in l'inso sorg rger eree di patol patolog ogie ie,, evita evita la cristallizzazione delle scorte e la dispersione del calore attraverso le fessure. In questo modo si risparmiano i costi dell'operazione dovuti all'acquisto dello zucchero. Non essendo utilizzati i fogli cerei la cera diventa un surplus anche se sono accettate piccole strisce di cera come guida sulle barre. Le api sono normalmente preservate dai disturbi creati dagli interventi dell'apicoltore anche se, in casi estremi, possono essere effettuate delle ispezioni grazie alle cassette removibili ed ad una limitata possibilità di prelievo dei favi. La rimozione di parte delle scorte diventa un modo di supportare lo sviluppo naturale in quanto le api non dovranno scaldare questa massa in eccesso durante l'inverno. La tempestiva aggiunta di cassette nella parte inferiore dell'arnia impedisce il progressivo restringersi dello spazio che avverrebbe in natura e che potrebbe innescare la sciamatura. Nessun limite viene posto alla possibilità di immagazzinare miele, all'espansione all'espansione della colonia o all'istinto a costruire. Il continuo inserimento di cassette nella parte inferiore permette inoltre raccolti di diverse dimensioni. La costante rimozione e rinnovo dei favi ne impedisce l'eccessivo invecchiamento mantenendo favi ed api in uno stadio di “gioventù”. L'armonia generale migliora il raccolto. Grazie ai vantaggi derivati dalle sezioni mobili con possibilità illimitata di estensione dello spazio interno, l'automatico rinnovo dei favi quest'arnia a cassette e favi naturali è estremamente superiore a qualsiasi altra priva di telaini. La gestione è talmente semplice che i piccoli proprietari terrieri o contadini – le persone nella posizione migliore per avere le api – possono iniziare un'attività apistica semplice, naturale e di successo senza nessuna competenza specialistica e senza onerosi investimenti in termini economici o di lavoro. Qualsiasi novizio in grado di leggere uno schema ed inchiodare qualche asse potrà costruirsi una di queste arnie, libere da brevetti, - dando per assunto che non preferisca comprarla –
e, ottene ottenendo ndo un buon buon sciam sciame, e, potrà potrà tenere tenere le api api senza senza necess necessità ità di compet competenz enzee specif specifich ichee migliorando la propria resilienza alimentare. La forma e l'aspetto aggiornati dell'arnia soddisfa completamente tutte le esigenze che possano sorgere nei confronti di un'arnia che si accordi ai sistemi naturali. La notevole certezza di raccolto fa si che quest'arnia a sezioni mobili, sperimentata e testata per secoli ed attualmente migliorata, spicchi come casa in grado di soddisfare completamente api e apicoltori rispondendo a molte delle esigenze del nostro tempo.
Note 1. E' probab probabile ile che le dimensio dimensioni ni non siano siano esatt esattame amente nte corrette corrette perché perché basate basate sull'e sull'erra rrata ta conversione dell'unità di misura “pounce” (inch). Quasi certamente l'Abbé Christ utilizzava il “pied du roi” Francese. Nel suo libro le scatole sono di 13 punces esterni che vuol dire circa 11 punces interni. Il pounces Francese equivale a 2,7069 cm. Questo vorrebbe dire che le dimensioni interne sono di 298mm, solo 2 mm in meno dell'arnia dell'Abbé Warré. (trad. basato su corrispondenza personale con Eric Zeissloff; vedere anche http://en.wikipedia.org/ French_units_of_measurement). French_units_of_measurement ).
Ringraziamenti Ringrazio Bernhard Heuvel per il supporto alla traduzione e a Pat Cheney per il lavoro di edizione David Heaf
Ringraziamenti dei ringraziamenti Ringrazio David Heaf per il costante lavoro di sperimentazione e divulgazione dell'apicoltura naturale e per le preziose informazioni che condivide liberamente, Ringrazio chi ha avuto la pazienza di leggere un testo tradotto in maniera approssimativa da me e a chiunque voglia fare il passo da apicoltore ad apicUltore. Non è più una questione di produzione. Non è più una questione di chi fa meglio o chi ne sa di più. E questione di creare possibilità perché, ciò che di sano c'è in natura, riesca a prevalere. Io sto con Darwin non con Mengele. Nicola Savio Il tutto rilasciato sotto licenza Condividi così com'è Non ci lucrare su La vita è assurda siate felici!
Creative Commons
http://ortodicarta.wordpress.com