Capitolo 1:
FILOSOFIA E SCIENZA
1. Il tempo tempo storic storico o di Aristot Aristotele ele Sebbene gli anni che separano Platone e Aristotele siano relativamente pochi, tra i due periodi si notano cambiamenti sostanziali soprattutto per quanto riguarda le pòlis greche. Infatti, a macedone, le pòlis entrarono in crisi, crisi, e i cittadini greci, greci, abituati a causa della pressione macedone, partecipare attivamente alla vita politica del proprio paese, vedendo il governo in mano ad altri, se ne allontanarono completamente. completamente. 2. La vita Aristotele nacque a Stagira nel 384 a.C. A 17 anni entrò a far parte della scuola di Platone, e continuò ad essere allievo di questo per altri 20; ovviamente la formazione del pensiero di Aristotele avvenne completamente sotto l'influenza di quello di Platone. Tuttavia, il pensiero e la critica di Aristotele risultano differenti da quelli del suo maestro, e ciò ha fatto nascere una leggenda, secondo la quale Aristotele avrebbe avuto dei comportamenti di ingratitudine nei confronti confronti del suo maestro. maestro. Tale leggenda, comunque, è smentita smentita dalle opere di Aristotele Aristotele stesso, nelle quali sono presenti atteggiamenti di libertà e rispetto nei confronti di Platone. Asso. Qui, assieme ad altri Alla morte di quest'ultimo, Aristotele lasciò la scuola e si trasferì ad Asso. platonica; oltre ciò, sposò Pitia. Nel 342 due allievi di Platone, fondò una piccola comunità platonica; a.C. venne convocato dal re macedone che gli affidò l'educazione del proprio figlio Alessandro; a quest'ultimo Aristotele comunicò la propria convinzione della superiorità della cultura greca che, assieme ad un governo forte ed unitario, unitario, gli avrebbe permesso di dominare tutto il mondo. Tuttavia Alessandro preferì istituire un governo secondo il modello dei governi orientali, e Aristotele preferì allontanarsi da lui. Dopo 13 anni ritornò ad Atene e qui fondo la Liceo. Il Liceo, oltre l'edificio e il giardino, comprendeva sua scuola, alla quale diede il nome di Liceo. la passeggiata; in questa scuola, Aristotele e gli scolari più anziani, seguivano dei corsi regolari. Nel 323 a.C., dopo la morte di Alessandro, la vita di Aristotele venne messa in pericolo dalle insurrezioni del partito nazionaliste e, perciò, Aristotele si rifugiò a Calcide. Qui, un anno dopo, morì per una malattia allo stomaco. 3. Il probl problem ema a degli degli scri scritti tti Di Aristotele ci sono pervenuti soprattutto gli scritti e gli appunti che egli utilizzava durante le sue lezioni per spiegare. Gli scritti scolastici sono chiamati “acroamatici “ acroamatici”, ”, in quanto sono destinati ad un pubblico di ascoltatori, oppure “esoterici “esoterici”, ”, in quanto racchiudono una dottrina segreta. Oltre a tali scritti, sono pervenuti a noi le opere “essoteriche “essoteriche”, ”, ossia destinate al pubblico. Di queste opere, nelle quali Aristotele utilizzava soprattutto miti per spiegare i vari argomenti, ci sono pervenuti per lo più esigui frammenti. Le opere acroamatiche vennero riportate alla luce nel I secolo a.C. Fino ad allora Aristotele era conosciuto solo per i suoi dialoghi che, dopo la scoperta degli scritti scolastici, andarono via via non considerati più. A dialog oghi hi e gli gli scri scritt ttii ques questo to punt punto o nacq nacque ue il prob problem lema a del del rapporto esistente esistente tra i dial scolastici, scolastici, e di quanto quanto i dialog dialoghi hi possan possano o contr contribu ibuire ire a farci farci conosc conoscer ere e la person personali alità tà di Aristotele. Infatti, se studiando gli scritti scolastici, il pensiero di Aristotele appare ben fermo e cambiamenti: il pensiero di definito, studiando i dialoghi sembra che esso abbia subito dei cambiamenti: Aristotele, che in un primo momento si rifà a quello platoniano, in un secondo momento se ne distacca facendo si che gli interessi del filosofo passino dall'essere interessi filosofici all'essere interessi scientifici. 4. Il distacco distacco da Platone Platone e l'enciclopedi l'enciclopedia a del sapere ➔ La diversa concezione del sapere e della realtà Aristotele, ci mostrano come Le differenze esistenti tra il pensiero di Platone e quello di Aristotele, nell'età nell'età classica e in quella ellenistica si fossero sviluppate diverse culture; infatti, sebbene Aristo Aristotel tele e appart apparteng enga a crono cronolog logica icamen mente te all'et all'età à classi classica, ca, il suo pensie pensiero ro è frutto frutto di quella quella ellenistica ellenistica.. Comunque, Comunque, ancor prima di distinguers distinguersii per le specifiche specifiche discipline, discipline, Aristotele Aristotele e Platone si distinguono per i diversi modi di concepire gli scopi e la struttura della realtà e del politico, e sapere. Innanzitutto Platone crede che lo scopo della filosofia sia uno scopo politico Aristotele, invece, crede che lo scopo della intende il filosofo come un reggitore della città; Aristotele, conoscenza disinteressata disinteressata della realtà, realtà, e inte filoso filosofia fia sia la conoscenza intend nde e il filo filoso sofo fo come come un sapiente o un professore che si dedica alla ricerca e all'insegnamento. Oltre a ciò, vi sono
differenze anche per quanto riguarda la concezione della struttura della realtà e delle scienze: Platone ha una visione del mondo verticale gerarchica, gerarchica, Aristotele, sebbene in un primo momento segua le orme del suo maestro, ha una visione del mondo tendenzialmente più unitaria unitaria e orizzontale orizzontale.. Platone, seguendo la visione verticale gerarchica, fa una distinzione tra realtà “vere” e “apparenti” e una distinzione tra scienze “superiori” e “inferiori”; secondo lui, la filosofia, tendendo all'alto (ossia verso Dio) si distacca dalle altre scienze che, quindi, sono inferiori ad essa. La visione orizzontale unitaria di Aristotele, invece, non prevede una distinzione tra le varie realtà e le varie scienze: lui, infatti, mette tutte le realtà sullo stesso piano ontologico, e tutte le scienze sullo stesso piano gnoseologico. Tuttavia, Tuttavia, benché Aristotele abbia una visione unitaria della realtà, suddivide questa in “regioni”: ogni regione è una scienza che si occupa di un preciso aspetto dell'essere. L'insieme delle regioni è definito “enciclopedia del sapere” e riflette i diversi aspetti dell'essere. L'enciclopedia delle scienze di Aristotele Il modo di concepire la realtà suddivisa in regioni, rispecchia la cultura del IV secolo a.C. Durante questo secolo, infatti, le scienze, oltre che svilupparsi, sceglievano su quale aspetto metafisica, si dell'essere dedicarsi maggiormente. A questo punto, la filosofia intesa come metafisica, differ differenz enziav iava a da tutte tutte le altre altre scienz scienze: e: queste queste ultime ultime,, infatt infatti, i, appro approfon fondiv divano ano un aspett aspetto o tali. A dell'essere e della realtà, la filosofia, invece, studiava l'essere e la realtà in quanto tali. questo punto, così come i vari aspetti dell'essere presuppongono l'essere, le varie scienze scienza prima. prima. Egli presuppong presuppongono ono la filosofia filosofia che, da Aristotele, Aristotele, è definita definita scienza Egli la definis definisce ce scienza prima in quanto studia l'oggetto di tutte le scienze, ossia l'essere, e i principi di tutte le scienze, ossia i principi dell'essere. ➔
➔ I diversi modi e interessi dei due filosofi Le differenza esistenti tra Aristotele e Platone per quanto riguarda il modo di concepire la realtà e il sapere, hanno ovviamente comportato differenze per quanto riguarda il modo di filosofare. Platone, infatti, ha un filosofare aperto, ricco di interrogativi e soluzione; quello di Aristotele, filosofare chiuso chiuso, nel quale inve invece ce,, è un filosofare quale i dialog dialoghi hi rispet rispettan tano o severe severe regol regole e in strett stretta a connessione tra di loro. Inoltre, Platone fa uso dei miti e va alla ricerca della sapienza poetica all'interno della filosofia; Aristotele concepisce la filosofia come una speculazione razionale e “specialistica” che non ha nulla a che fare con la poesia. Un'altra grande differenza tra i due filosofi è che Platone ha interessi per la matematica e non per le scienze, mentre Aristotele ha interessi per la matematica e non per le scienze.
Le analogie Nonostante tra di loro vi siano così tante differenze, non bisogna concepire il pensiero di Aristotele e quello di Platone come pensieri contrapposti; d'altronde, Aristotele fu allievo di Platone e la sua formazione avvenne sotto la sua influenza. A tale proposito gli studiosi contempora contemporanei nei fanno dei confront confrontii tra Aristotele Aristotele e Platone Platone e i sofisti sofisti e Democrito Democrito:: i primi due risultano far parte di una stessa linea di pensiero. ➔
Capitolo 2:
LE STRUTTURE DELLA REALTA' E DEL PENSIERO
1. La meta metafi fisi sica ca Il quadro delle scienze Aristotele suddivide le scienze in tre gruppi: scienze scienze teoretiche teoretiche (metafisica, fisica, matematica): hanno come oggetto di studio il – necessario (oss (ossia ia ciò ciò che che non non può può esse esserre dive divers rso o da com' com'è) è),, come come scop scopo o la conoscenza disinteressata del reale, reale, e come metodo quello dimostrativo; dimostrativo; – scienze pratiche (etica, politica): hanno come oggetto di studio il possibile (ossia ciò che può essere diverso da com'è), come scopo l'orientamento dell'agire individuale e collettivo, e vertono su un oggetto che si risolve nell'azione stessa, e come metodo dimostrativo, ossia un ragionamento valido per lo più; quello del ragionamento non dimostrativo, scienze poietiche (arti belle, tecniche): hanno come oggetto di studio il possibile, possibile, – dimostrativo, e come scopo la produzione di come metodo un ragionamento non dimostrativo, opere e la manipolazione di oggetti. oggetti. ➔
Il concetto di metafisica Il termine “metafisica” non è un termine aristotelico; Aristotele, infatti, per indicare la disciplina che che inda indaga ga circ circa a le caus cause e ulti ultime me del del real reale e e che che va oltr oltre e l'ap l'appa pare renz nza a dei dei sens sensi, i, usav usava a l'espressione “filosofia prima”. La nascita del termine 2metafisica” fu del tutto casuale: si dice che tale termine risalga al I secolo d.C., quando Andronico da Rodi, mentre riordinava le opere aris aristo tote telic liche he,, disp dispos ose e quel quelle le che che parl parlav avan ano o dell della a “filo filoso sofi fia a prim prima” a” dopo dopo i libri libri di fisi fisica ca (=metafisica). Tuttavia, la tradizione, per indicare ciò che Aristotele definiva con l'espressione “filoso filosofia fia prima prima”, ”, utiliz utilizza za il termin termine e “metaf “metafisi isica” ca” o il termin termine e “ontolo ontologia gia”. ”. Aristo Aristotel tele e da 4 definizioni di metafisica: primi”; la metafisica “studia le cause e i principi primi”; – essere“; la metafisica “studia l'essere in quanto essere“; – sostanza”; la metafisica “studia la sostanza”; – immobile”. la metafisica “studia Dio e la sostanza immobile”. – La seconda definizione di metafisica è la più importante, in quanto dire che “la metafisica studia l'essere in quanto essere” equivale a dire che essa studia le caratteristiche universali che strutturano l'essere come tale, e quindi tutto l'essere e ogni essere. essere. La metafisica, essendo l'unica scienza che studia l'essere in generale, è definita “filosofia prima”, mentre le altre altre scienze scienze che studiano studiano solo determinati determinati aspetti aspetti dell'esse dell'essere re vengono vengono definite definite “filoso “filosofie fie seconde”. Aristotele, definendo la metafisica “scienza dell'essere in quanto essere”, ha portato su un piano di superiore consapevolezza e sistematicità le indagini dei filosofi precedenti. ➔
➔ I significati dell'essere e la sostanza Le categorie e la sostanza. La metafisica è, quindi, lo studio dell'essere il quale, secondo aspetti. Aristotele non ha una forma unica: esso, bensì, ha una molteplicità di forme e di aspetti. Dei vari aspetti nei quali l'essere si può presentare, Aristotele raccoglie quelli più basilari: accidente; l'essere come accidente; – categorie; l'essere come categorie; – vero; l'essere come vero; – potenza. l'essere come atto e potenza. – Prendendo in considerazione la seconda definizione, Aristotele, per “categorie “categorie”, ”, intende le determinazioni generalissime che l'essere ha e non può fare a meno di avere. Queste determinazioni sono: la sostanza, la qualità, la quantità, la relazione, l'agire, il subire, il dove e il quando; a queste determinazioni Aristotele aggiunge anche l'avere e il giacere. Dal punto di ontologico, quin vista ontologico, quindi di,, le cate catego gorie rie sono sono i gene generi ri supr suprem emii dell dell'e 'ess sser ere, e, ossi ossia a i modi modi logico, invece, le categorie sono fondamentali nei quali la realtà si presenta; dal punto di vista logico, i vari modi con i quali l'essere si predica, ossia sono i predicati fondamentali che fungono da grandi “caselle” entro le quali rientrano tutti gli altri predicati. Di tutte le categorie la più sostanza, in qua impo import rtan ante te è la sostanza, quanto nto tutt tutte e le alt altre cat catego egorie rie in qua qualche lche modo modo la presuppongono. Infatti la qualità è sempre qualità di qualcosa, la quantità è sempre quantità di qualcosa, e così via; questo “qualcosa” è la sostanza che, quindi, è il centro di riferimento delle categorie. Questa teoria implica due conseguenze: l'ess l'esser ere e non ha un unico unico signif significa icato, to, ma non ha nemmen nemmeno o tanti tanti signif significa icati ti divers diversi: i: – l'essere ha molteplici significati tutti uniti tra loro da un comune riferimento alla sostanza. sostanza. La sostanza, quindi, rappresenta il senso unitario che raccoglie tutti i significati dell'essere, poiché ogni cosa può essere definita “essere” in quanto esprime la sostanza o qualche aspetto di essa se l'esse l'essere re si identi identific fica a nelle nelle catego categorie rie che sono sono i generi generi supre supremi mi dell'e dell'ess sser ere, e, e le – categorie poggiano tutte sulla sostanza, la domanda “che cos'è l'essere?” si identifica nella domanda “che cos'è la sostanza?” Il principio di non-contraddiz non-contraddizione ione e la sostanza. E' attraverso un altro procedimento che Aristotele arriva a stabilire che l'oggetto proprio della metafisica è la sostanza. Egli afferma che la metaf metafisi isica ca deve deve auto-co auto-costi stitui tuirsi rsi in analog analogia ia con le altre altre scienz scienze: e: così così come come le scienz scienze e spogl spoglia iano no le cose cose da tutti tutti quei quei ca cara ratte tteri ri diver diversi si da qu quell ellii ch che e esse esse prend prendon ono o in considerazione (ad esempio il matematico spoglia le cose di tutte le qualità sensibili, come il peso, per ridurle alla quantità), allo stesso modo la filosofia deve ridurre tutti i vari significati di “essere” ad un unico significato, poiché la filosofia non studia i vari aspetti dell'essere, ma l'essere in quanto tale. Per procede in questo modo, la filosofia ha bisogno del principio di non contraddizione; contraddizione; questo si esprime in due modi: E' impossibile che la stessa cosa insieme inerisca e non inerisca alla medesima cosa e – secondo il medesimo rispetto. affermare re e negare negare nello stesso Tale Tale formula esprime l'impossibilità logica di afferma stesso
stesso predicat predicato o intorno intorno allo stesso stesso soggetto soggetto.. (Ese tempo uno stesso (Esemp mpio io:: non non si può può affermar affermare e contempora contemporaneame neamente nte “l'uomo “l'uomo è un animale animale ragion ragionevol evole” e” e “l'uomo “l'uomo non è un animal animale e ragion ragionevo evole” le”;; una una delle delle due afferm affermazi azioni oni e neces necessar sariam iament ente e falsa falsa,, l'alt l'altra ra necessariamente vera) E' impossibile che la stessa cosa sia e insieme non sia – Tale Tale formula esprime l'impossibilità ontologica che un determinato essere sia e insieme insieme non sia quello quello che è. (Esempio: se l'uomo è un animale ragionevole, ad ogni uomo bisogna riconoscere la natura di animale ragionevole; e se si nega che sia tale, si nega anche che sia uomo) In questo questo modo, modo, il principio principio di non-contrad non-contraddizion dizione e significa significa che ogni essere ha una natura determinata che non gli si può negare; tale natura, quindi, è necessaria. necessaria. Aristotele, appunto, sostanza” la natura chiama chiama “sostanza” natura necess necessari aria a di un esser essere e qualsi qualsiasi asi.. La sostan sostanza za è pertan pertanto to non-contraddizione. In altri termini la l'equivalente l'equivalente ontologico del principio logico di non-contraddizione. sostanza è l'essere dell'essere; dell'essere; in questo modo il problema dell'essere si concretizza nel problema della sostanza, ed è proprio quest'ultimo il compito della metafisica. La sostanza Per Aristotele, la sostanza è in primo luogo è l'individuo l'individuo concreto che funge da soggetto reale di proprietà proprietà e da soggetto logico di predicati. predicati. Il soggetto sostanziale è un qualcosa che, al contrario delle qualità che gli si riferiscono, ha una vita propria. Ogni essere è quindi sinolo, ossia un legame formato da sostanze e dalle qualità di esse. Ogni sostanza forma un sinolo, indiss indissolu olubil bile, e, tra due elemen elementi: ti: la forma forma e la materia materia.. La forma non è l'aspe l'aspetto tto fisico fisico di qualcosa, ma la struttura che la rende così come è; la materia è ciò di cui qualcosa è composta. La forma è l'elemento attivo del sinolo che struttura la materia, la quale, quindi, è l'elemento passivo del sinolo. Si può affermare quindi che la forma è ciò che rende una cosa ciò che è, ed è proprio per tale motivo che Aristotele chiama “sostanza” anche e soprattutto la l'essenza dell'essere dell'essere e l'essere l'essere dell'essenza dell'essenza.. forma; da ciò si deduce che la sostanza è l'essenza Intensa come forma, la sostanza è quindi l'essenza necessaria di una cosa. Da essa bisogna avere, distinguere l' “accidente “accidente”, ”, ossia quella qualità che una cosa può avere o non avere, senza però cessare di essere ciò che è. ➔
➔ Le quattro cause La teoria della sostanza è strettamente collegata alla dottrina delle quattro cause. Aristotele afferma che la scienza e la conoscenza indagano circa le cause delle cose; chiedersi quali sono le cause delle cose equivale a chiedere “perché?”; per il fatto che esistono “perché” diversi tra di loro, esistono varie cause. Aristotele, infatti, elenca quattro tipi di cause: causa materiale: materiale: è la materia, ossia ciò di cui una cosa è fatta; – causa formale: formale: è la forma, ossia l'essenza necessaria di una cosa; – causa efficiente: efficiente: è ciò che determina il movimento o la quiete, ossia ciò che origina – qualcosa; causa finale: finale: è lo scopo al quale una cosa tende. – Tutte le quattro cause sono specificazioni della sostanza intesa in senso generale; per cui è la sostanza la vera causa dell'essere. E' da notare, inoltre, che nei processi naturali la causa formale, quella efficiente e quella finale, possono essere unite (ad esempio una pianta è la forma, la causa efficiente e il fine del seme); al contrario, nei processi artificiale, le cause possono essere distinte tra di loro.
La critica alle idee platoniche Aristotele rileva come i pensatori a lui precedenti avessero in qualche modo già individuato le quattro cause anche se, tuttavia, si erano concentrati solo su una di esse. Il bersaglio principale della polemica di Aristotele è Platone, in quanto quest'ultimo aveva focalizzato la causa formale e aveva basato la propria dottrina sull'essenza necessaria delle cose, ossia sulla forma; tuttavia Aristotele critica la dottrina di Platone in quanto in essa non si capisce come le idee possano essere cause delle cose, in quanto cause e idee sono separate tra di loro. Aristotele afferma stesse, ossia nella loro forma; che il principio delle cose non può che risiedere nelle cose stesse, per tale motivo, Aristotele, al posto delle idee intese come paradigmi trascendenti delle cose, pone le forme intese come strutture immanenti degli individui. Per esempio, nell'Iperuranio di Platon Platone e non esiste esiste l'uman l'umanità ità;; questa questa esiste esiste solame solamente nte nella nella terra terra come come specie specie biolog biologica ica immanente. In questo modo, Aristotele, pur riprendendo una parte della dottrina di Platone, dichiara di essersi sbarazzato dell'assurdo ontologico e logico secondo i quali le idee sono la causa delle cose. Aristotele si distacca definitivamente da Platone per il fatto che egli ritiene ➔
semplificare, complicano ciò che devono che le idee siano solo dei doppioni che, anziché semplificare, rendere comprensibile. Oltre a ciò, Aristotele afferma che Platone, per spiegare la realtà delle idee, presuppone idee che secondo i platonici nemmeno esistono, ad esempio le idee delle cose negative, delle cose transitorie, e dei rapporti tra le idee e le cose rappresentate da esse (ad (ad esem esempi pio o l'id l'idea ea di uomo uomo e l'uo l'uomo mo). ). Infi Infine ne le idee idee,, esse essend ndo o immo immobi bili li,, non non spie spiega gano no i movimenti delle cose sensibili ➔ La dottrina del divenire Potenza e atto. La dottrina delle quattro cause è strettamente collegata con la dottrina del fatto, in quanto nell'universo tutto muta; divenire. Che il divenire esiste è un dato di fatto, pensato. l'unico problema consiste nel riuscire a capire come il divenire debba essere pensato. Parmenide aveva dichiarato che è logicamente impossibile pensare al divenire in quanto esso implica un passaggio dall'essere al non essere, ossia implica l'esistenza del nulla che non può essere pensato. Aristotele ribatte che il divenire sarebbe irrazionale e quindi irreale solo se esso consistes consistesse se nel passaggio dall'essere dall'essere al non essere essere e viceversa; viceversa; tuttavia tuttavia tale passaggio passaggio è impossibile in quanto l'essere non può nascere dal nulla né cadere nel nulla. Aristotele afferma, quin quindi di,, che che il dive diveni nire re non non cons consis iste te nel nel pass passag aggi gio o dall' dall'es esse sere re al non non esse essere re,, ma in un passaggio da un certo tipo di essere a un altro tipo di essere. essere. Il filosofo, per riuscire a atto”. La pensare e a spiegare meglio il divenire, ha elaborato i concetti di “potenza “potenza” ” e “atto”. forma; l'atto è la potenza è la capacità della materia di assumere una determinata forma; reali realizz zzaz azio ione ne di tale tale ca capac pacit ità à, e, infa infatt tti, i, l'at l'atto to si defi defini nisc sce e anch anche e “entelechìa (= realizzazione)” (esempio: la gallina è un pulcino in atto; il pulcino è una gallina in potenza). Aristotele, inoltre, riconosce la priorità gnoseologica, cronologica e ontologica dell'atto nei confronti della potenza: innanzitutto, la conoscenza dell'atto presuppone la conoscenza della potenza della quale essa è atto; inoltre l'atto viene temporalmente prima della potenze in quanto, sebbene il seme (potenza) venga prima della pianta, esso non potrà derivare che da una pianta già in atto. Ciò porta a dichiarare che l'atto è superiore ontologicamente rispetto alla potenza, in quanto esso è causa, senso e fine della potenza. Dunque, se la potenza è la pre-formazione dell'atto, quest'ultimo non esprimerà una possibilità, bensì una necessità. Da ciò ne deriva che la potenzialità aristotelica non è altro che una possibilità a senso unico dell'essere. e che la necessità è la modalità fondamentale dell'essere. La materia prima. Materia e forma, atto e potenza, danno origine al divenire; il movimento presuppone, invece, la causa efficiente, che da inizio al divenire, e la causa finale, che mette forma, fine al divenire. Solitamente è la materia a diventare forma, però accadde anche che la forma, materia, punto d'inizio del divenire; per questo motivo punto di arrivo del divenire, divenga materia, una stessa cosa può essere sia materia (potenza) che forma (atto): ad esempio, il pulcino è potenza della gallina e atto dell'uovo. Questo discorso implica degli estremi: pura”, definita da Aristotele “materia prima”, ossia priva da un lato vi è la “materia pura”, “materia prima”, – di determinazion determinazionii; questa, questa, essen essendo do indete indeterm rmina inata, ta, non può esser essere e conos conosciu ciuta ta né constata di fatto poiché nel mondo vi è solo materia formata, ed è quindi una pura nozione teorica; pura”, o “atto puro”, che consiste in una perfezione dall'altro lato vi è la “forma “ forma pura”, “atto puro”, – completamente realizzata. Questa realizzazione perfetta è Dio, il quale è oggetto di studio della teologia.
La concezione aristotelica di Dio Metafis Metafisica ica e teologi teologia. a. La teolog teologia ia chiari chiarisce sce perché perché la metaf metafisi isica ca viene viene definit definita a anche anche scienza che studio le cause e i principi primi e Dio e la sostanza immobile; immobile; tale disciplina, infatti, indaga circa l'essere più alto e la causa suprema del cosmo, ossia Dio. Alcuni metafisica come teologia teologia (ossia come scienza di Dio) fosse studiosi hanno ritenuto che la metafisica metafisica come ontologia ontologia (ossia contraddit contraddittoria toria rispetto rispetto alla metafisica (ossia come come scienz scienza a che studia studia l'essere in quanto tale); tuttavia, altri studiosi, per riuscire a far coesistere i due significati, hanno attribuito la teologia alla prima fase della filosofia di Aristotele e l'ontologia alla fase più matura. La dimo dimost stra razio zione ne dell' dell'esi esiste stenza nza di Dio. Dio. Nell Nella a Meta Metafi fisi sica ca Aris Aristo tote tele le da una una prova dell'esistenza di Dio; Dio; tale prova è tratta dalla cinematica, ossia dalla teoria generale del movimento. movimento. Aristotele afferma, infatti, che tutte le cose che sono in movimento sono mosse da altro, il quale, a sua volta, è mosso da altro ancora. Ovviamente non si può andare avanti all'infinito in questo processo di rimandi; ad un certo punto ci si dovrà necessariamente primo” e “immobile fermare e dovrà esserci necessariamente un principio “primo” “immobile” ” che da origine a tutti gli altri movimenti: tale principio è Dio. Gli Gli attri attribut butii di Dio. Dio. Aris primo motore motore immobil immobile e” e gli Aristo tote tele le affe afferm rma a che che Dio Dio è il “primo ➔
attribuisce una serie di attributi strettamente connessi tra di loro. Innanzitutto afferma che Dio atto puro puro, ossi è atto ossia a atto atto senz senza a pote potenz nza, a, in quan quanto to dire dire pote potenz nza a sign signif ific ica a poss possibi ibili lità tà di movimento, e Dio, essendo immobile, non può essere soggetto al movimento e quindi al divenire. Dio, dunque, è privo di materia; da ciò ne deriva che egli è forma pura o sostanza incorporea. incorporea. Inoltre Aristotele, sostenendo che i movimenti delle cose dell'universo sono eterni, eterna. A questo punto è lecito chiedersi come faccia una sostiene anche che Dio è una realtà eterna. motore immobile a generare movimento: Aristotele dichiara che Dio non è causa efficiente, finale, ossia ossi ossia a non non da iniz inizio io al movi movime ment nto, o, ma dich dichia iara ra che che egli egli è causa finale, ossia oggetto d'amore, d'amore, al qual quale e le cose cose del del mond mondo o tend tendon ono. o. Dunqu Dunque, e, Dio, Dio, pur pur esse essendo ndo immo immobi bile le e impassibile impassibile,, attrae attrae il mondo verso di lui e gli conferisce conferisce il movimento movimento.. Questa Questa aspirazion aspirazione e del desiderio della materia di prendere forma forma; mondo verso Dio è il ; dunque non è Dio che mondo, ma è quest'ultimo, forma e organizza il mondo, quest'ultimo, aspirando aspirando a Dio, che si auto-determina e si auto-ordina. auto-ordina. L'essere è, quindi, un processo eterno verso la forma, in quanto la materia non potrà mai essere eliminata e no potrà mai diventare materia pura. Dio, Atto puro, Sostanza incorporea, Essere eterno e Causa ultima del mondo, mondo, rappresenta la realtà di ogni possibilità e costituisce un'entità un'entità perfetta totalmente realizzata realizzata.. Tale entità non manca di nulla nulla e non non ha biso bisogn gno o di nulla nulla,, in quant quanto o in essa essa non non vi sono sono obbi obbiet etti tivi vi irre irreal aliz izza zati ti.. Ovvi Ovviam amen ente te,, all' all'en ente te supr suprem emo o corr corris ispo pond nder erà à il gene genero ro di vita vita più ecce eccell llen ente te,, ossi ossia a l'intelligenza. A quest'ultima gli uomini si sollevano solo per brevi periodi, Dio in continuazione. A cosa pensa Dio? Egli pensa alla perfezione, ossia a se stesso- Dio, quindi, pensa a se stesso pensante. Monotei Monoteismo smo e politei politeismo smo in Aristo Aristotele tele.. Il Dio aristote aristotelic lico o non è una sosta sostanza nza unica. unica. Aristotele, infatti, descrive Dio come il motore immobile del primo cielo; però, nell'astronomia del tempo, esistevano 47 o 55 cieli a ognuno dei quali corrisponde un cielo immobile. Al Dio del primo cielo, quindi, ne corrispondono altri 46 o 54 affini. Il rapporto esistente tra il primo motore immobile e gli altri motori immobili non è chiaro. L'unica cosa che si può affermare con certezza è che sebbene il pensiero di Aristotele si presenti come pensiero monoteista, talvolta politeista. appare anche come un pensiero tendenzialmente politeista. 2. La logica Aristotele non classifica la logica assieme alle altre scienze, perché essa studia il punto in comune comune delle delle varie varie scienz scienze e: il meto metodi di di metodo do dimo dimost stra rati tivo vo o, comu comunq nque ue,, i vari vari meto ragionamento utilizzati. Il termine logica non è nemmeno aristotelico; Aristotele, infatti, per designare tale disciplina, utilizzava il termine “analitica “analitica”. ”. Logica e metafisica Gli studiosi, per quanto riguarda ri guarda la logica, si sono chiesti 1. se essa essa abbia abbia precedu preceduto to o postici posticipato pato la la metafisic metafisica a 2. se essa presu presupponga pponga un un legame tra tra i modi del pensiero pensiero e quelli quelli della realtà realtà logica e Per quanto quanto riguar riguarda da il primo primo punto, punto, gli studio studiosi si sono sono arriv arrivati ati ad afferm affermar are e che logica metafisica si sono parallelamente; per sono svilup sviluppat pate e parallelamente; per quan quanto to rigua riguard rda a il seco second ndo o punt punto, o, Aristotele affermava che la logica ha un oggetto di studio, ossia la struttura della scienza. pensiero, studiate dalla logica, e Proprio per tale motivo, egli affermava che tra le forme del pensiero, realtà, studiate dalla metafisica, esiste un rapporto necessario sul quale si quella della realtà, realismo gnoseologico gnoseologico e la precedenza ideale della metafisica rispetto alla basa il realismo logica. logica. ➔
➔ I concetti L'opera di Aristotele, chiamata Organon, tratta di oggetti che vanno dal più semplice a quello logica di concet concetti ti,, di proposizioni proposizioni e di più comple complesso sso,, ed è strutt struttura urato to second secondo o una logica ragionamenti. ragionamenti. Secondo Aristotele i concetti che noi utilizziamo per formare dei ragionamenti, specie. Rispetto al possono essere disposti entro una scala secondo un rapporto di genere e specie. genere, la specie è un concetto che include un maggior numero di caratteristiche ma un minor numero di individui; al contrario, rispetto alla specie, il genere è un concetto che include un maggior numero di individui ma un minor numero di caratteristiche. Percorrendo la scala dei concetti dall'alto verso il basso, ossia dal genere alla specie, si andrà incontro a un progressivo aumento aumento di comprensio comprensione ne (insieme (insieme delle caratteristich caratteristiche) e) e a una progress progressiva iva diminuzion diminuzione e dell'estensione (numero di individui), fino a che si arriverà alla specie infima, ossia quelle prima”, che specie che, al di sotto di se, non ha altre specie. Tale è l'individuo, o “sostanza “sostanza prima”, seconde”. La sostanza prima è la sostanza in senso Aristotele Aristotele distingue dalle “sostanze seconde”. prop propri rio; o; le sost sostan anze ze seco second nde, e, inve invece ce,, sono sono le spec specie ie e i gene generi ri entr entro o i qual qualii rien rientr tran ano o
logicamente le sostanze prime. Percorrendo la scala dei concetti dal basso verso l'alto, ossia dalla specie al genere, si andrà incontro a un progressivo aumento di estensione e a una sommi”, ossia progressiva diminuzione della comprensione, fino a che si arriverà ai “generi “ generi sommi”, categorie. alle dieci categorie. Le proposizioni Aristotele, dopo aver esaminato i concetti, prende in esame le combinazioni di concetti, ossia asserzioni; queste si identificano con le proposizioni che, a quelle frasi che costituiscono le asserzioni; loro volta, costituiscono dei giudizi. Aristotele fa una distinzione tra preposizioni affermative e negative; sudd proposizioni negative; suddiv ivid ide, e, poi, poi, ques queste te in universali (proposiz (proposizioni ioni con soggetto soggetto universale; esempio “tutti gli uomini sono mortali”) e particolari (proposizioni con soggetto particolare; esempio “alcuni uomini sono bianchi”); a queste due, talvolta, aggiunge anche le singolari, singolari, ossia quelle preposizioni il cui soggetto è un ente singolo. Aristotele, per spiegare opposti”. In bene che rapporto esiste fra queste preposizioni, ha utilizzato il “quadrato “ quadrato degli opposti”. questo quadrato, le proposizioni universali affermative erano indicate con la lettera A (prima vocale del termino adfirmo); le proposizioni universali negative erano indicate con la lettera E (prima vocale del termine nego); le proposizioni particolari affermative erano indicate con la lettera I (seconda (seconda vocale del termine termine adfirmo); le proposiz proposizioni ioni particolar particolarii negative negative erano indicate con la lettera O (seconda vocale del termine nego). E' detta: contraria, contraria, l'oppo l'opposiz sizion ione e tra l'univ l'univers ersale ale afferm affermati ativa va e l'unive l'universa rsale le negati negativa. va. Due Due – vere, ma possono essere proposizioni contrarie non possono essere entrambe vere, entrambe false; false; contraddittoria, contraddittoria, l'opposizione tra l'universale affermativa e la particolare negativa e – l'opposizi l'opposizione one tra l'universal l'universale e negativa negativa e la particola particolare re afferma affermativa. tiva. Due proposiz proposizioni ioni falsa; contraddittorie devono necessariamente essere una vera e l'altra falsa; sub-contraria, sub-contraria , l'opposizione tra la particolare affermativa e la particolare negativa. – possono essere entrambe vere, vere, ma non entrambe Due proposizioni sub-contrarie possono false; false; subalterna, subalterna, la relazione tra l'universale affermativa e la particolare negativa, oppure – tra l'universale negativa e la p articolare affermativa. affermativa. In questo tipo di proposizione, dalla verità dell'universale si inferisce la verità della particolare, mentre dalla verità della part partic icol olar are e non non si infe inferi risc sce e la veri verità tà dell' dell'uni unive vers rsal ale; e; al cont contra rari rio, o, dall dalla a fals falsit ità à dell'univers dell'universale ale non si inferisce inferisce la falsità falsità della particola particolare, re, mentre dalla falsità falsità della particolare si può inferire la falsità dell'universale. Aristotele considera anche la modalità delle preposizioni, distinguendo tra asserzione (A è B), possibilità (A è possibile che sia B) e necessità (A è necessario che sia B), e da ciò sviluppa una serie di considerazioni logiche e filosofiche. Secondo Aristotele, dei termini o dei concetti singolarmente presi, presi, non si può dire né che siano veri, né che siano siano falsi; vera o falsa solo la combinazione tra più concetti. Da ciò derivano i due teoremi fondamentali di Aristotele: il primo è che la verità è nel pensiero e non nell'essere o nella cosa; il secondo è che la misura della verità è l'essere o la cosa, e non nel discorso. Il vero, per Aristotele, consistere nel congiungere ciò che è realmente congiunto e nel disgiungere ciò che è realmente disgiunto; il falso consiste nel congiungere ciò che non è realmente congiunto e nel disgiungere ciò che non è realmente disgiunto. Dunque anche per Aristotele esiste, tra linguaggio, pensiero ed essere, necessari: ad esempio, si possono combinare le parole “uomo” e esiste una serie di rimandi necessari: “corre” nella proposizione “l'uomo corre”, solo le l'uomo corre nella realtà. ➔
Il sillogismo Seco Second ndo o Aris Aristo tote tele le,, noi noi ragi ragion oniam iamo o sola solame ment nte e quan quando do da pass passia iamo mo da giudi giudizi zi,, o da proposizioni, a proposizioni che abbiano fra di loro determinati nessi e che siano una la conseguenza conseguenza dell'altra dell'altra;; senz sillogi gism smo o è il senza a ques questo to ness nesso o non non c'è c'è ragi ragion onam amen ento to.. Il sillo ragionamento per eccellenza, eccellenza, ovvero è un discorso in cui poste alcune premesse segue necess necessari ariame amente nte una conclu conclusio sione ne per il fatto fatto che quelle quelle preme premesse sse sono sono state state poste. poste. Il sillogismo-tipo è composto da tre proposizioni, due delle quali (la premessa maggiore e la conseguente. premessa minore) fungono da antecedenti e la terza (la conclusione) funge da conseguente. Nel sillogismo, inoltre, si hanno tre termini o elementi: il termine maggiore, con estensione maggiore e compare come predicato nella prima premessa; il termine minore, con estensione minore e compare come soggetto nella seconda premessa; il termine medio, con estensione media e che si trova in entrambe le premesse, una volta come soggetto e una volta come predicato. Il termine maggiore e quello minore compaiono nella conclusione, dove fungono da soggetto (quello minore) e da predicato (quello maggiore). L'elemento grazie al quale avviene ➔
l'unione è il termine medio, in quanto esso è incluso nel termine maggiore e include in sé il ter termine mine mino minore re.. Di cons conseg egue uenz nza, a, la cara caratt tter eris isti tica ca espr espres essa sa dal dal ter termine mine magg maggio iore re,, appartenend appartenendo o al termine termine medio, medio, apparterr apparterrà à anche al termine termine minore. minore. Tutto ciò può anche anche discorso: si sostituiscono ai termini del sillogismo le lettere essere espresso con l'algebra l'algebra del discorso: dell'alfabeto, ad esempio A,B,C. Da ciò genera che: ogni B è A, ogni C è B, ogni C è A. Il problema delle premesse Aristotele, sebbene studi il sillogismo da un punto di vista formale, sa che la validità di un sillogi sillogismo smo non si identi identifica fica con la sua verità, verità, in quanto quanto un sillog sillogism ismo, o, pur essend essendo o logica logicamen mente te corr corrett etto, o, può partir partire e da preme premess sse e false false e, di conseg conseguen uenza, za, arriv arrivar are e ad una sillogismo “scientifico “scientifico” ” o conclu conclusio sione ne falsa falsa.. Per Per tale tale motivo motivo,, Aristo Aristotel tele e si soffer sofferma ma sul sillogismo dimostrativo, dimostrativo, ossia su quel sillogismo che parte da premesse vere e che, ovviamente, arriva a una concl conclusi usione one vera. vera. Non è chiar chiaro o come come si otteng ottengano ano queste queste premes premesse se vere; vere; Aristo Aristotel tele e afferma che esse si ottengono con gli “assiomi “ assiomi”, ”, ossia con quelle proposizione intuitivamente principio di non-contraddizi non-contraddizione one,, con il vere comuni a più scienze che si ottengono con il principio principio di identità o con il principio del terzo escluso. escluso. Tuttavia Tuttavia tali principi non risultano sufficienti ai fini della costruzione del sapere concreto; accanto a essi, quindi, occorrono dei principi propri alle singolo scienze offerti da una lista di definizioni. definizioni. Queste definizioni si conseguono predicando di un certo concetto il suo genere prossimo e la sua differenza specifica e si ottengono mediante l'induzione, ossia mediante un procedimento grazie al qu ale dal particolare si ricava l'universale. L'induzione L'induzione,, non essendo necessariamente valida, è priva di un valore dimostrativo; essa, infatti, registra ciò che si constata di fatto e non spiega perchè le cose siano come sono. A questo punto è lecito chiedersi da dove derivano le definizioni che fungono da premesse di basi per i sillogismi dimostrativi. Secondo Aristotele esse derivano dalla dalla medesi medesima ma facol facoltà tà da cui deriva derivano no gli assio assiomi, mi, ossia ossia dall'i dall'inte ntelle lletto tto e dall'i dall'intu ntuizi izione one razionale. razionale. Quindi Aristotele Aristotele,, come Platone, Platone, afferma afferma che noi otteniamo otteniamo ogni conoscenz conoscenza a da cose. un'apprensione un'apprensione intuitiva delle essenze delle cose. ➔